Livorno
comune italiano, capoluogo dell'omonima provincia in Toscana / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Livorno (AFI: /liˈvorno/[7], audioⓘ) è un comune italiano di 152 881 abitanti[3], capoluogo dell'omonima provincia in Toscana.
Livorno comune | |
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Veduta aerea del centro | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Livorno |
Amministrazione | |
Sindaco | Luca Salvetti (indipendente di centro-sinistra[1][2]) dall'11-6-2019 |
Territorio | |
Coordinate | 43°33′N 10°19′E |
Altitudine | 3 m s.l.m. |
Superficie | 104,71 km² |
Abitanti | 152 881[3] (31-10-2023) |
Densità | 1 460,04 ab./km² |
Frazioni | Castellaccio, Gorgona, Limoncino, Quercianella, Valle Benedetta |
Comuni confinanti | Collesalvetti, Pisa (PI), Rosignano Marittimo |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 57121–57128 |
Prefisso | 0586 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 049009 |
Cod. catastale | E625 |
Targa | LI |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[4] |
Cl. climatica | zona D, 1 408 GG[5] |
Nome abitanti | livornese, livornesi[6]; labronico, labronici[6] |
Patrono | Giulia di Corsica |
Giorno festivo | 22 maggio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Livorno all'interno della stessa provincia | |
Sito istituzionale | |
Terza[8] città della regione per popolazione (dopo Firenze e Prato), ospita da sola quasi la metà degli abitanti della propria provincia; con i comuni limitrofi di Pisa e Collesalvetti costituisce, inoltre, un vertice di un "triangolo industriale"[9].
È situata lungo la costa del Mar Ligure[10] ed è uno dei più importanti porti italiani, sia come scalo commerciale sia come scalo turistico. Centro industriale di rilevanza nazionale, è però da tempo in declino[11][12], tanto da essere riconosciuta nel 2015 come "area di crisi industriale complessa"[13].
Tra tutte le città toscane è solitamente ritenuta la più moderna[14][15], sebbene nel suo territorio siano presenti diverse testimonianze storiche, artistiche e architettoniche sopravvissute ai massicci bombardamenti della seconda guerra mondiale e alla successiva ricostruzione.
La città, notevolmente sviluppatasi dalla seconda metà del XVI secolo per volontà dei Medici prima e dei Lorena in seguito, fu un importante porto franco frequentato da numerosi mercanti stranieri, sede di consolati[16] e compagnie di navigazione. Ciò contribuì ad affermare, sin dalla fine del Cinquecento, i caratteri di città multietnica e multiculturale per eccellenza, dei quali sopravvivono importanti vestigia, quali chiese e cimiteri nazionali, palazzi, ville e opere di pubblica utilità indissolubilmente legate ai nomi delle importanti comunità straniere che frequentarono il porto franco fino alla seconda metà dell'Ottocento. La vocazione internazionale portò a identificare la città come Leghorn nel Regno Unito e negli Stati Uniti, Livourne in Francia, Liorna in Spagna, ecc., analogamente alle più importanti capitali di Stato dell'epoca[17].
Tra il XIX secolo e i primi anni del Novecento, parallelamente all'avvio del processo di industrializzazione, Livorno fu anche una meta turistica di rilevanza internazionale per la presenza di rinomati stabilimenti balneari e termali, che conferirono alla città l'appellativo di Montecatini al mare[18].
Livorno è sede dell'Accademia navale della Marina Militare, del comando e di due reggimenti della Brigata paracadutisti "Folgore" dell'Esercito Italiano, del 1º Reggimento carabinieri paracadutisti "Tuscania", del 9º Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin" inquadrato nelle forze speciali dell'Esercito Italiano e del Gruppo di intervento speciale dei Carabinieri; inoltre, è sede di direzione marittima del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera.
Territorio
Il comune di Livorno ha una superficie di 104,79 km²[19].
La città si trova a tre metri sul livello del mare (quota in piazza del Municipio). Non vi sono corsi d'acqua rilevanti, a parte alcuni piccoli torrenti (Chioma, Rio Ardenza, Rio Cigna, Rio Maggiore, Torrente Ugione). Il terreno è generalmente pianeggiante, salvo elevarsi a est e a sud, dove ha inizio il sistema della Colline Livornesi (quota massima 462 metri sul livello del mare presso il Poggio Lecceta)[19]. Conseguentemente anche la costa, che da Marina di Carrara a Piombino è sempre bassa, si alza quasi a picco sul mare, nella zona detta del Romito.
Il territorio comunale di Livorno comprende anche l'isola di Gorgona e le Secche della Meloria, facenti parte del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano.
L'isola di Gorgona ha una superficie di 220 ettari e si trova a 37 chilometri dalla costa labronica.
Dal punto di vista geologico il territorio livornese e i suoi dintorni sono caratterizzati da numerosi materiali come le arenarie e i gabbri[20]; in particolare, le colline alle spalle della città presentano terre dalla intensa tonalità rossa; più in basso, la panchina livornese è formata da calcarenite color ocra. La parte settentrionale del comune fa invece parte della pianura alluvionale dell'Arno.
Il comune è classificato, allo stesso modo della maggior parte dei comuni toscani, con grado di sismicità 9 (categoria 2), con il territorio comunale che è stato anche l'epicentro di alcuni terremoti. Il 5 aprile 1646 l'evento sismico raggiunse la magnitudo 5,17 della scala Richter e il VII grado della scala Mercalli; il 27 gennaio 1742 il sisma ebbe una magnitudo di 5,15 della Scala Richter e il VI-VII grado della scala Mercalli; l'8 gennaio 1771 il terremoto raggiunse la magnitudo 5,03 della Scala Richter e il VI-VII grado della scala Mercalli; il 3 aprile 1814 si ebbe la magnitudo di 5,22 della scala Richter e il VI-VII grado della scala Mercalli[21].
- Classificazione sismica: "zona 3"[22][23]
Clima
Il clima della città è di tipo mediterraneo, con estati mitigate dalla brezza marina (massima assoluta di +38,5 °C registrata dal Lamma nel luglio 1986) e inverni non freddi (minima storica di −7 °C registrata dal Lamma nel gennaio 1985). Le precipitazioni sono concentrate principalmente in primavera (massimo secondario) e autunno[24]. Tuttavia sono presenti differenze: sulla zona costiera, le precipitazioni annuali medie rilevate dal Mareografo si aggirano sui 700 mm, mentre la stazione della Valle Benedetta (300 metri sul livello del mare) in collina, rileva una media che oscilla tra gli 800 e i 1 000 millimetri annui[25].
Rare le nevicate, in pochissimi casi anche copiose (nel 2012 raggiunti quasi i 30 cm); tuttavia in alcuni casi durante irruzioni artiche nei mesi più freddi, non sono rare leggere nevicate miste a pioggia nelle zone collinari o più interne, con piccoli o assenti accumuli. Sulle Colline Livornesi, in particolare Gabbro (Rosignano Marittimo) e Valle Benedetta, solitamente almeno una volta all'anno si verificano precipitazioni nevose con modesti accumuli.
Livorno | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 11 | 12 | 15 | 17 | 21 | 25 | 29 | 28 | 26 | 21 | 16 | 12 | 11,7 | 17,7 | 27,3 | 21 | 19,4 |
T. min. media (°C) | 6 | 6 | 7 | 10 | 14 | 17 | 21 | 20 | 18 | 13 | 8 | 7 | 6,3 | 10,3 | 19,3 | 13 | 12,3 |
Precipitazioni (mm) | 59 | 64 | 64 | 69 | 59 | 39 | 15 | 29 | 70 | 90 | 95 | 75 | 198 | 192 | 83 | 255 | 728 |
- Classificazione climatica: "zona D", 1408 GG
- Diffusività atmosferica: "alta", Ibimet CNR 2002
Dalle origini al XVIII secolo
Le origini di Livorno sono ignote e si perdono nelle leggende e nella mitologia, ma certamente il sito era frequentato sin dall'epoca preistorica, come documentato da numerosi reperti archeologici, quali cuspidi di freccia, lamine usate come coltelli, raschiatoi e punteruoli. Nelle campagne intorno alla città furono rinvenuti anche oggetti d'epoca etrusca e romana, a testimoniare la frequentazione del sito.[26] Già nel I secolo a.C. Cicerone nella lettera al fratello Quinto («…ut aut Labrone aut Pisis conscenderet. Tu, mi frater, simul et ille venerit, primam navigationem…»)[27] cita il nome di Labrone, a testimonianza che il territorio era abitato stabilmente sin dai tempi antichi. L'aggettivo labronico è tutt'oggi comunemente utilizzato come sinonimo di livornese[28].
Il toponimo Livorna, originaria variante di quello che già a partire dal XIV secolo[29] diventerà "Livorno", appare per la prima volta in un documento risalente al 13 novembre 1017[30], nel quale il vescovo di Pisa dette in livello alla famiglia degli Orlandi, il castello di Livorno ed un piccolo agglomerato di abitazioni poste sulla costa dell'odierno Mar Ligure, in una cala naturale, a pochi chilometri a sud della foce dell'Arno e di Pisa[31]. All'epoca Livorno collaborava con il vicino Porto Pisano, il grande scalo marittimo della Repubblica di Pisa[32], ma il progressivo interramento di quest'ultimo favorì lo sviluppo del piccolo borgo labronico, che tra il XIII e il XIV secolo fu dotato di un sistema di fortificazioni e di un maestoso faro, noto con il nome di Fanale.
Tramontata la Repubblica Livorno passò ai Visconti di Milano, successivamente, nel 1407, ai genovesi e infine nel 1421 ai fiorentini in cambio di 100 000 fiorini d'oro. Nel XVI secolo i Medici, granduchi di Toscana, contribuirono in maniera determinante allo sviluppo di Livorno e del suo sistema portuale con l'intento di farne il principale sbocco a mare del Granducato. Bernardo Buontalenti fu pertanto incaricato di progettare una nuova città fortificata intorno al nucleo originario dell'abitato labronico, con un imponente sistema di fossati e bastioni (si veda la voce Fosso Reale).
Al popolamento della nuova città contribuì l'emanazione, tra il 1591 e il 1593, delle cosiddette "Leggi Livornine", che richiamarono a Livorno mercanti di qualsivoglia natione, garantendo agli abitanti libertà di culto e di professione religiosa (seppur con forti limitazioni per i protestanti), nonché l'annullamento di condanne penali (con l'eccezione delle condanne per assassinio e "falsa moneta"). Questi privilegi erano diretti soprattutto agli ebrei sefarditi scacciati dalla penisola iberica. Arrivarono in molti, soprattutto commercianti, e costituirono una florida e operosa comunità ebraica di lingua spagnola e portoghese. Gli ebrei vivevano liberi a Livorno, non rinchiusi in un ghetto, come invece avveniva nelle altre città d'Italia fino all'epoca dell'Unità d'Italia. Nel tempo la comunità ebraica divenne tra le più importanti d'Italia, come testimoniato dai nomi illustri di molti suoi membri, tra i quali spiccano il pittore Amedeo Modigliani, il filantropo Moses Montefiore e i rabbini Elia Benamozegh ed Elio Toaff. Il porto e la città furono anche soggiorno di numerose altre comunità straniere, organizzate in "Nazioni", i cui membri, a differenza degli ebrei, non erano ritenuti sudditi toscani (inglesi, olandesi, francesi, corsi, ragusei, greci, armeni, spagnoli, portoghesi, sardi, svedesi, danesi, austriaci, prussiani, ecc.) ed erano rappresentati da propri consoli, disponendo anche di specifici luoghi di culto e di sepoltura.
Dal punto di vista economico l'istituzione del porto franco favorì il proliferare di attività commerciali strettamente legate alle intense attività portuali[33], tanto da divenire il modello per analoghe iniziative nel resto d'Europa, come nel caso della cittadina svedese di Marstrand[34].
Dal XVIII secolo ai giorni nostri
Nel XVIII secolo la fine della dinastia medicea e l'avvento dei Lorena non ostacolarono l'espansione cittadina, con la formazione di grandi sobborghi suburbani a ridosso delle fortificazioni buontalentiane. Anche dal punto di vista culturale il Settecento portò a un proliferare delle arti in genere e in particolare dell'editoria; qui vennero pubblicati Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria (nel 1764, in forma anonima) e, nel 1770, la terza edizione dell'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonnè des Sciences, des Arts et des Métiers di Diderot e D'Alembert, nella stamperia Coltellini ricavata nel vecchio Bagno dei forzati[35].
Tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento la città subì l'assedio delle truppe francesi, capeggiate da Napoleone Bonaparte, degli spagnoli e degli inglesi. Durante l'occupazione francese, alcune opere d'arte presero la via della Francia[36] a causa delle spoliazioni napoleoniche. Secondo il catalogo pubblicato nel Bulletin de la Société de l'art français del 1936[37], da Livorno i francesi prelevarono una sola opera d'arte per inviarla in Francia nel luglio 1796, ma questa non fece mai ritorno in Italia dopo il Congresso di Vienna.
La Restaurazione e il ritorno al potere dei Lorena con Ferdinando III e poi Leopoldo II, permise la realizzazione di grandi opere pubbliche, come il completamento dell'acquedotto di Colognole, mentre le fortificazioni medicee furono in gran parte smantellate per far posto a eleganti palazzi della borghesia livornese. All'epoca, l'importanza internazionale del suo porto si rilevava anche dalle numerose rappresentanze diplomatiche e consolari in città, qualificate da importanti personaggi non estranei alla storia livornese: per esempio Grabau per Hannover, Anversa, Brema e Lubecca, Binda per gli Stati Uniti, Tausch per l'Austria, Gebhard per la Baviera, Mac Bean per la Gran Bretagna, Tossizza per la Grecia, Appelius per la Prussia, De Yough per i Paesi Bassi, Stub per la Svezia e Norvegia, Feher per la Svizzera[38].
I moti rivoluzionari del 1849 precedettero di pochi anni la definitiva annessione del Granducato di Toscana al Regno d'Italia. Nel 1868, con l'unità d'Italia, furono abolite le franchigie doganali di Livorno, che porteranno a un drastico calo delle attività commerciali e dei traffici marittimi, ma la successiva fondazione del Cantiere navale Orlando diede avvio a un esteso processo di industrializzazione[39]. Sul finire del medesimo secolo, il prestigio della città, ormai prossima ai 100 000 abitanti, fu sancito dall'istituzione della celebre Accademia navale, che andò a occupare l'area del Lazzaretto di San Jacopo, estendendosi in seguito anche sull'adiacente Lazzaretto di San Leopoldo.
Livorno fu spesso all'avanguardia nella realizzazione di nuove tecnologie, come per esempio l'inaugurazione nel 1844 di una delle prime ferrovie italiane (la linea Leopolda che collegava la città a Pisa e Firenze in poco più di tre ore), nel 1847 l'installazione della prima linea telegrafica che la collegava con Pisa, la linea telefonica attivata nel 1881; inoltre nel 1888 fu aperta, in via Paolo Emilio Demi, la centrale elettrica (la quarta in Italia, poi di fatto sostituita dalla Centrale termoelettrica Marzocco, aperta nel 1907), nel 1889 i primi lampioni pubblici elettrici, nell'estate del 1896 si proiettò uno dei primi spettacoli cinematografici italiani all'"Eden" (attuale Terrazza Mascagni), nel 1899 entrò in funzione presso gli Spedali di Sant'Antonio il primo apparecchio a raggi X, nel 1903 l'illuminazione pubblica a incandescenza elettrica e infine dal 1906 la pavimentazione bituminosa per le strade[40].
Gli inizi del XX secolo portarono a un fiorire di numerosi progetti architettonici e urbanistici: dagli stabilimenti termali e balneari, che avevano fatto di Livorno una delle mete turistiche più note sin dalla prima metà dell'Ottocento, alla nuova stazione ferroviaria della linea Livorno - Cecina sino ai piani di risanamento del centro. Poco prima dell'avvento del fascismo Livorno fu teatro della fondazione del Partito Comunista Italiano (1921), a seguito della scissione della corrente di estrema sinistra dal PSI al suo XVII Congresso.
L'affermazione del fascismo e l'ascesa politica di Costanzo Ciano portarono alla realizzazione di grandi opere pubbliche e industriali (nuovo ospedale, impianti Stanic, Terrazza del lungomare, ecc.), all'ampliamento dei confini provinciali e, al contempo, all'ideazione di massicci piani di sventramento per la città, che mutarono parte dell'antico assetto urbanistico, e alla proliferazione di quartieri dormitorio[41].
Lo scoppio della seconda guerra mondiale e i successivi bombardamenti alleati causarono la distruzione di gran parte della città storica e la morte di numerosi civili: ingenti danni si registrarono anche nelle aree industriali e portuali, che furono tra i principali obiettivi delle incursioni aeree. La città subì circa novanta incursioni aeree con conseguenti bombardamenti, tra questi quelli più gravi per danni provocati alla popolazione, edifici e impianti industriali furono: 28 maggio 1943 (distruzioni del porto industriale e Stazione Marittima, area Stanic, quartiere Venezia, aree limitrofe al Voltone, fortezze), 28 giugno 1943 (stessi obiettivi e Stazione, lungomare e Accademia navale), 25 luglio 1943 (Voltone, quartiere industriale di Torretta), 14 aprile 1944 (Stazione e quartiere circostante, linea ferroviaria), 19 maggio 1944 (completa distruzione del centro storico), 7 giugno 1944 (completa distruzione dell'area industriale). La città fu liberata dall'occupazione tedesca dagli americani che vi entrarono tra il 18 e il 19 luglio 1944.
La ricostruzione postbellica durò molti anni: lo sminamento di alcune zone del centro cittadino terminò solo negli anni cinquanta, mentre la cinquecentesca Fortezza Nuova ospitò baracche di sfollati fino agli anni sessanta. Livorno acquistò il volto di una città moderna e fortemente industrializzata, tuttavia il successivo disimpegno della partecipazione pubblica nei grandi centri industriali ha portato a uno spostamento del baricentro economico dall'industria pesante alle piccole e medie imprese e al terziario.
Simboli
Lo stemma del Comune di Livorno si rifà a uno più antico mostrante una torre in mezzo al mare e sormontato dalla lettera capitale latina "L". Nel 1605 il granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici concesse lo stemma attuale (riconosciuto poi con decreto del capo del governo del 19 settembre 1929)[42], mentre il 19 marzo 1606 la elevò al rango di città.[43]
La "liburna" dei Romani, dalla quale potrebbe derivare il nome della città, era un'imbarcazione (brigantino o feluca): alcuni asseriscono che il primitivo stemma della città mostrava detta imbarcazione in luogo della fortezza.
La parola "FIDES" pare una concessione della Repubblica fiorentina a ricordo della fedeltà di Livorno contro l'armata che l'assediò nel 1496 guidata dall'imperatore Massimiliano con Venezia e Genova alleate.
Il gonfalone è un drappo di rosso.
Onorificenze
La città di Livorno è la XIX tra le XXVII città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i moti insurrezionali del 1848 e la fine della prima guerra mondiale nel 1918.
— 11 marzo 1906[45]
Dopo le distruzioni subite nel corso della seconda guerra mondiale e le successive mutilazioni inflitte alla città con la ricostruzione, Livorno ha perso gran parte del suo retaggio storico, anche se resistono vestigia delle sue varie fasi, soprattutto del periodo tardobarocco e neoclassico.
Il complesso nel quale è sostanzialmente racchiusa la storia della città è la cinquecentesca Fortezza Vecchia, al cui interno sono ancora individuabili insediamenti risalenti al passaggio dall'Età del bronzo all'Età del ferro, reperti di epoca etrusca e romana[46], nonché consistenti testimonianze del periodo medievale, come il torrione cilindrico e i resti delle fortificazioni pisane. Nell'area portuale non mancano poi vestigia dell'antico Porto Pisano, un tempo caratterizzato da numerosi torri, come il Fanale e quella, ormai ridotta a un rudere, della Maltarchiata. In ogni caso, impianti medievali si riscontrano anche nella cappella di Santo Stefano ai Lupi, nella chiesa di San Martino di Salviano e nella Pieve di Sant'Andrea a Limone.
Il Quattrocento, che segnò l'inizio del dominio fiorentino, coincise con la costruzione della Torre del Marzocco, nella cui architettura è possibile cogliere un riferimento alla Torre dei Venti di Atene. Tuttavia, fu solo sul finire del XVI secolo che il modesto insediamento livornese fu trasformato, per volere dei Medici, in una dinamica città portuale, caratterizzata da un impianto urbanistico regolare, chiuso entro un pentagono fortificato. Ai primi interventi tardorinascimentali, come il Palazzo Mediceo, si affiancarono edifici improntati alla ricerca di un'estrema funzionalità. La fitta maglia viaria si apriva in corrispondenza della centralissima piazza Grande, la quale ispirò l'architetto Inigo Jones nella concezione del Covent Garden di Londra. A margine della piazza, contornato dai portici speculari del Pieroni, fu costruito il duomo, a navata unica, con soffitto ligneo ornato con tele del Possagnano e Jacopo Chimenti.
La città medicea, disegnata da Bernardo Buontalenti, era caratterizzata da imponenti fortificazioni delimitate da un fosso circondario; a nord della città, partendo dalla preesistente Fortezza Vecchia, le mura si estendevano fino alla possente Fortezza Nuova, che costituisce ancora oggi uno dei complessi architettonici di maggior interesse di Livorno. All'esterno della cortina muraria, dinnanzi al porto mediceo, all'inizio del Seicento fu innalzato il Monumento dei Quattro mori, una notevole opera di Giovanni Bandini e Pietro Tacca destinata a omaggiare il granduca Ferdinando I de' Medici.
Al contempo la promulgazione delle Leggi Livornine favorì il sorgere di numerosi luoghi di culto e cimiteri nazionali. Durante il periodo mediceo si ricordano, per esempio, la Sinagoga, tra le maggiori d'Europa, la chiesa dei Greci Uniti, caratterizzata da una notevole iconostasi, la chiesa della Madonna, con gli altari di quattro gruppi nazionali, nonché quella armena, con cupola rivestita in lamine di piombo. Tra i cimiteri merita di essere ricordato il cimitero degli inglesi di via Verdi, che risulta il più antico cimitero acattolico-protestante d'Italia e il più antico, ancora esistente, nel bacino del Mediterraneo[47].
In architettura i semplici modelli architettonici del XVI secolo sopravvissero per tutto il Seicento. Solo nel Settecento si affermarono i gusti tardobarocchi, riscontrabili nel Santuario di Montenero e nel quartiere della Venezia Nuova, dove sorsero la chiesa a pianta longitudinale di San Ferdinando (che ospita sculture di Giovanni Baratta) e quella centralizzata di Santa Caterina (dove in seguito fu collocata una pala del Vasari); tra gli edifici residenziali sono da segnalare il Palazzo Huigens e il vicino Palazzo delle Colonne di marmo, entrambi posti lungo la direttrice della via Borra. Particolarmente attivo all'inizio del secolo fu l'architetto e scultore Giovan Battista Foggini, artefice non solo di interventi in diverse fabbriche civili, religiose e militari, ma anche autore dello scenografico monumento funebre a Marco Alessandro del Borro all'interno del duomo.
La politica illuminata dei granduchi di Toscana e il clima di reciproca tolleranza tra le varie comunità nazionali presenti all'interno del porto franco, gettarono le basi per la costruzione della prima chiesa acattolica di tutta la Toscana (la chiesa greco-ortodossa della Santissima Trinità, distrutta)[48], nonché per l'apertura di importanti librerie, tipografie e prestigiosi teatri; qui per esempio fu pubblicata la terza edizione dell'Encyclopédie, mentre numerosi letterati, come Tobias Smollett o Carlo Goldoni, soggiornarono nelle ville sorte nelle amene località intorno a Livorno.
L'Ottocento vide l'affermazione del neoclassicismo: uno dei primi esempi, in architettura, fu il Teatro San Marco (1806, con pitture di Luigi Ademollo), al quale fece seguito una serie di spazi teatrali e arene per spettacoli diurni; tra questi spicca il Teatro Goldoni, dove architettura e ingegneria si fusero per dar vita a una caratteristica e funzionale copertura vetrata della sala. Nella prima metà del medesimo secolo architetti quali Alessandro Gherardesca, Luigi de Cambray Digny, Pasquale Poccianti, Gaetano Gherardi, Giuseppe Cappellini, Angiolo della Valle e Luigi Bettarini contribuirono all'edificazione di acquedotti, chiese, palazzi, piazze di stampo neoclassico o neorinascimentale, che, nel contesto della cosiddetta Livorno polytéchnique[49], mutarono completamente l'aspetto dell'antica città buontalentiana e dei suoi sobborghi. Tra le opere innalzate si ricordano, per esempio, l'imponente chiesa del Soccorso, i Bagnetti della Puzzolente, la Pia Casa di Lavoro, il nucleo originario della Stazione di Livorno San Marco, la sistemazione dell'odierna piazza Cavour, il Palazzo de Larderel e la nuova cinta daziaria, di Alessandro Manetti e Carlo Reishammer, che delimitava l'area soggetta a porto franco. In ogni caso l'edificio che meglio rappresenta l'Ottocento livornese è il Cisternone, che Pasquale Poccianti completò tra il 1829 e il 1842 con chiari riferimenti all'architettura termale romana, al Pantheon e all'architettura rivoluzionaria di Étienne-Louis Boullée e Claude-Nicolas Ledoux. Tra le piazze l'intervento di maggior rilievo è la copertura del Fosso Reale con la creazione della piazza dei Granduchi (oggi piazza della Repubblica), dove furono erette le statue dei granduchi lorenesi; tra esse pregevole era il monumento a Leopoldo II, di Paolo Emilio Demi, che tuttavia fu danneggiato nel 1849 e sostituito con una seconda statua eseguita da Emilio Santarelli alcuni anni più tardi.
Con l'unità d'Italia alcune delle principali piazze della città furono quindi adornate con grandi statue raffiguranti i principali artefici del Risorgimento: Vincenzo Cerri realizzò il monumento a Cavour, mentre il più noto Augusto Rivalta fu incaricato di eseguire la statua marmorea di Garibaldi e il monumento equestre a Vittorio Emanuele II in piazza Grande. Tra le prime architetture di rilievo dopo l'unificazione, occorre ricordare il neogotico Tempio della Congregazione olandese alemanna, di fronte al quale, alcuni anni dopo, sorse il grande Mercato delle vettovaglie. Al turismo balneare ottocentesco è invece legata la costruzione dell'Hotel Palazzo e la costruzione di una serie di infrastrutture per la villeggiatura in cui ancor oggi si avvertono gli echi di una lontana Belle Époque.
Il XX secolo, aperto con le opere vagamente Liberty di Angiolo Badaloni (come lo Stabilimento termale Acque della Salute, vicino al quale nel 1910 fu inaugurata l'elegante Stazione Centrale, pure con influenze floreali) e altri progettisti minori (autori di numerosi villini nei dintorni della città), si indirizzò, negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale, sulla costruzione di strutture eclettiche (per esempio il Palazzo della Galleria e, per certi versi, anche il nuovo complesso degli Spedali Riuniti) e di stampo più razionalista (come il Palazzo del Governo), ma il faraonico Mausoleo della famiglia Ciano, che avrebbe dovuto dominare Livorno dal colle Monteburrone, non fu mai portato a termine.
Gli eventi bellici causarono ingenti danni al centro cittadino; la ricostruzione, ispirata alle proposte urbanistiche presentate già prima della guerra, portò a un parziale stravolgimento dell'assetto della città e alla costruzione del controverso Palazzo Grande, opera di Luigi Vagnetti. Nei successivi anni sessanta si registra la costruzione di due importanti edifici: la nuova Sinagoga e il Grattacielo di piazza Matteotti, opera rispettivamente di Angelo Di Castro e di Giovanni Michelucci.
Architetture religiose
Cimiteri monumentali
- Famedio, ubicato sul colle di Montenero, dinnanzi il santuario mariano, si tratta di una sorta di pantheon dove sono sepolti livornesi illustri quali Giovanni Fattori e Francesco Domenico Guerrazzi.
- Cimiteri ebraici, gli unici giunti fino ai giorni nostri sono il Cimitero degli Ebrei di viale Ippolito Nievo (non più utilizzato e semiabbandonato) e quello prossimo al Cimitero comunale dei Lupi, ancora utilizzato.
- Cimitero degli inglesi di via Verdi, tra i primi luoghi di sepoltura protestanti in Italia, custodisce la tomba di Tobias Smollett. Si trova nei pressi della chiesa di San Giorgio, già luogo di culto della comunità anglicana. Intorno al 1840 fu sostituito da un secondo cimitero.
- Cimitero greco-ortodosso di via Mastacchi, aperto intorno al 1840, ospita al suo interno la cappella della Dormizione di Maria, l'attuale sede delle celebrazioni religiose ortodosse dopo la distruzione della settecentesca chiesa della Santissima Trinità. Qui si trovano le cappelle della famiglia Maurogordato, i cui membri furono proprietari, a Livorno, di una sontuosa villa e di un grande palazzo sul Fosso Reale.
- Cimitero della Congregazione olandese alemanna, adiacente a quello greco-ortodosso e fu realizzato in sostituzione del più antico cimitero protestante detto "Giardino degli olandesi". Qui si trovano le tombe delle famiglie Mayer e Kotzian.
Luoghi di culto
- Duomo, dedicato a San Francesco, fu incominciato alla fine del Cinquecento su progetto di Alessandro Pieroni. Successivamente fu ampliato con l'aggiunta di due cappelle laterali. Da segnalare il pregevole soffitto ligneo intagliato, andato perduto nel corso dell'ultima guerra mondiale, a seguito della quasi totale distruzione della chiesa.
- Chiesa di San Ferdinando, iniziatasi nel 1707 su progetto di Giovan Battista Foggini, fu conclusa nel 1716; in stile barocco, con una facciata incompleta, presenta una pianta a croce latina. Notevole il gruppo scultoreo conservato presso l'altare e opera di Giovanni Baratta, che rappresenta la liberazione degli schiavi. La chiesa era affidata all'ordine dei Trinitari.
- Chiesa di Santa Caterina, iniziatasi nel 1720 su progetto di Giovanni del Fantasia, fu consacrata nel 1755. La chiesa, a pianta ottagonale, è caratterizzata da una grande cupola ridotta all'aspetto di torrione a causa di problemi di natura statica. All'interno si può ammirare un notevole dipinto a olio del Vasari.
- Santuario di Montenero, il colle di Montenero, fin dalla prima metà del XIV secolo è meta di pellegrinaggi. L'attuale santuario risale al XVIII secolo e al suo interno sono custoditi un numero rilevante di ex voto. Sulla piazza antistante, sotto un loggiato, sono situate alcune tombe di livornesi illustri, come Francesco Domenico Guerrazzi e Giovanni Fattori.
- Chiesa di San Jacopo in Acquaviva, di origini millenarie, sino al Cinquecento l'eremo di San Jacopo era affidato ai Padri Agostiniani. Nel XVI secolo il complesso fu ceduto alla comunità dei Greci Uniti per poi tornare agli Agostiniani. Modificata profondamente nella seconda metà del Settecento, l'aspetto attuale risale invece alla fine del XIX secolo.
- Chiesa armena di San Gregorio Illuminatore, fu costruita nei primi anni del Settecento. Danneggiata durante la seconda guerra mondiale, fu abbattuta durante la ricostruzione del centro cittadino. Oggi resta solo la facciata, mentre alcuni resti delle decorazioni interne sono abbandonati nel giardino pubblico di Villa Fabbricotti.
- Chiesa di San Giorgio già anglicana, sorta come chiesa anglicana, fu progettata da Angiolo della Valle e consacrata nel 1844. Di gusto neoclassico, presenta una facciata ornata da un portico sormontato da un frontone. Nel dopoguerra è stata restaurata e consacrata al culto cattolico.
- Chiesa dei Greci Uniti, fu costruita nei primi anni del Seicento e intitolata alla Santissima Annunziata. È stata la chiesa nazionale dei greci che prestavano il loro servizio sulle navi dell'Ordine di Santo Stefano. Semidistrutta durante la seconda guerra mondiale, è sopravvissuta pressoché intatta la facciata settecentesca. L'interno, ricostruito, ospita una preziosa iconostasi.
- Chiesa valdese, in stile neogotico, fu costruita intorno alla metà dell'Ottocento e fu sede, fino ai primi anni del Novecento, della chiesa Presbiteriana Scozzese. Al fine di non turbare il clero cattolico fu imposto al progettista di realizzare un edificio simile a un palazzo, comprendente anche gli alloggi pastorali.
- Sinagoga ebraica, l'antica sinagoga seicentesca, una della più grandi d'Europa, fu gravemente danneggiata nel corso dell'ultima guerra mondiale. Per volontà della comunità ebraica fu deciso di abbattere gli antichi resti e di costruire una nuova sinagoga, inaugurata nel 1962 e che nelle sue forme architettoniche richiama la Grande Tenda nella quale veniva custodita l'Arca dell'Alleanza.
- Tempio della Congregazione olandese alemanna, questa chiesa protestante, fu costruita in stile neogotico tra il 1862 e il 1864 su progetto dell'architetto Dario Giacomelli. La facciata è ornata da tre rosoni e finestre bifore, mentre l'interno presenta un'aula a pianta rettangolare aperta da finestre ogivali e una tribuna posta sopra il vestibolo di ingresso. La chiesa è da anni in stato di completo abbandono.
Architetture civili
Acquedotti
- Acquedotto di Colognole, detto Lorenese, è un acquedotto cominciato sul finire del Settecento per alimentare la città. Le condotte, originandosi dalle sorgenti di Colognole, raggiungono Livorno dopo un percorso di diciotto chilometri incastonati tra le sinuose colline che costituiscono il sistema dei Monti Livornesi. È gestito da ASA.
- Cisternone, è un monumentale serbatoio ancor oggi funzionante e posto ai margini della città ottocentesca, al termine del viale Carducci e a lato del Parco Pertini. Fu progettato dal Poccianti e innalzato tra il 1829 e il 1842. È tra i migliori esempi di architettura neoclassica realizzati in Italia[50]. Assieme al Cisternone furono costruiti il Purgatorio di Pian di Rota e il Cisternino di città.
Palazzi
- Bottini dell'olio, questo antico magazzino per la conservazione dell'olio si trova nel quartiere della Venezia Nuova e il nucleo originario risale al 1705. Oggi ospita numerose esposizioni, mentre il piano superiore è una sede, assieme ad altri edifici cittadini, della Biblioteca Labronica.
- Casini d'Ardenza, nell'Ottocento erano un'elegante struttura ricettiva suddivisa in numerosi appartamenti. Il progetto si deve a Giuseppe Cappellini, che per alcuni si ispirò al Crescent di Bath.
- Grattacielo di piazza Matteotti, con i suoi 26 piani (91 m di altezza) è l'edificio più alto di Livorno e rappresenta una formidabile[51] architettura del Novecento sul tema della casa a torre. È stato progettato negli anni cinquanta dal celebre Giovanni Michelucci su incarico del Ministero del Tesoro. Sorge a poca distanza dalla Villa Fabbricotti.
- Hotel Palazzo, si tratta di un grande e lussuoso albergo ubicato davanti alla Terrazza Mascagni e caratterizzato da una imponente facciata sormontata da due caratteristiche torrette. Fu costruito nella seconda metà del XIX secolo per volontà di Bernardo Fabbricotti, già proprietario dell'omonima villa livornese. Da luglio 2008 è stato aperto nuovamente al pubblico, dopo un lungo periodo di inattività.
- Palazzo de Larderel, è il più sontuoso palazzo cittadino. Ubicato sulla via omonima, fu residenza della importante famiglia de Larderel. In origine era costituito da alcune palazzine isolate che furono unite intorno alla metà dell'Ottocento dietro a una monumentale facciata, caratterizzata da un raffinato timpano riccamente decorato.
- Palazzo delle Colonne di marmo, è uno dei più eleganti palazzi della Venezia Nuova, caratterizzato da numerose decorazioni in marmo. Fu eretto per conto della famiglia Gamberini su disegno attribuito a Giovan Battista Foggini; successivamente, nei primi anni del Novecento fu annesso all'adiacento Palazzo del Monte di pietà.
Stabilimenti termali
- Stabilimento termale Acque della Salute, questo stabilimento è una pregevolissima architettura dell'inizio del Novecento che si inserisce a breve distanza dalla Stazione Centrale e a pochi chilometri dai più antichi Bagnetti della Puzzolente. Svolse la sua attività fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, mentre nel 1968 fu danneggiato da un incendio: oggi versa in pessime condizioni di conservazione.
Teatri
- Teatro Goldoni, edificato tra il 1843 e il 1847 su progetto di Giuseppe Cappellini, è il più importante teatro della città, l'unico teatro storico di Livorno sopravvissuto agli eventi bellici e alla ricostruzione.
Ville
- Castello del Boccale, edificio residenziale costruito alla fine dell'Ottocento, ingloba una torre quadrata di epoca precedente. È ubicato sulla costa nei pressi di Antignano. Recentemente restaurato, è stato frazionato in lussuosi appartamenti.
- Castello Sonnino, fu residenza del barone Sidney Sonnino e si erge su un promontorio a picco sul mare a pochi chilometri dalla città, presso la frazione di Quercianella. Qui, in una grotta della scogliera, fu tumulata la salma dello stesso Sonnino, da sempre particolarmente legato a questi affascinanti luoghi.
- Villa Fabbricotti, l'aspetto attuale risale alla seconda metà dell'Ottocento, quando Vincenzo Micheli, su incarico di Bernardo Fabbricotti, trasformò un edificio preesistente in una sontuosa dimora signorile. È circondata da un grande parco pubblico. In estate ospita un cinema all'aperto.
- Villa Mimbelli, costruita da Vincenzo Micheli per Francesco Mimbelli tra il 1865 e il 1875, oggi ospita il Museo civico Giovanni Fattori, mentre i vicini granai sono destinati allestimento di mostre temporanee.
Altre architetture civili
- Fanale, è il faro del porto di Livorno e fu costruito dalla Repubblica di Pisa nei primi anni del Trecento. Distrutto durante la seconda guerra mondiale, è stato ricostruito fedelmente impiegando anche il materiale recuperato tra le macerie dalla famiglia Ghezzani, storica famiglia di imprenditori labronici.
- Mercato delle vettovaglie, è un maestoso edificio ubicato lungo il Fosso Reale. Progettato dall'ingegnere comunale Angiolo Badaloni, fu inaugurato, dopo circa quattro anni di lavoro, nel 1894. All'epoca il mercato labronico costituiva uno dei più grandi mercati coperti d'Europa, tanto che i livornesi lo avevano soprannominato il Louvre.
- Silo granario, è un edificio dei primi decenni del Novecento, parzialmente recuperato per essere destinato a eventi e iniziative culturali.
- Torre della Meloria, è una costruzione settecentesca innalzata al largo della costa labronica, nello specchio di mare che nel 1284 fu teatro della celebre battaglia tra genovesi e pisani.
Architetture militari
- Mura Leopoldine, rappresentano l'antica cinta daziaria della città e non avevano scopo difensivo. Furono costruite a partire dagli anni trenta del XIX secolo su progetto di Alessandro Manetti e Carlo Reishammer. Sul finire del medesimo secolo la cinta fu ampliata; demolita nei primi decenni del Novecento, si conservano ancora alcune barriere (Porta San Marco, Barriera Fiorentina, Barriera Margherita, ruderi della Dogana d'acqua) e parte del tracciato, costituito da un elegante muraglione rivestito in pietra.
- Fortezza Nuova, fu costruita su progetto di Bernardo Buontalenti e Don Giovanni de' Medici, alla fine del Cinquecento, per essere poi modificata successivamente per fare posto all'accrescimento del quartiere della Venezia Nuova. Oggi la Fortezza è adibita a spazio verde pubblico oltre che sede di eventi e manifestazioni.
- Fortezza Vecchia, in questo fortilizio si sovrappongono tutti i secoli della storia cittadina, partendo dai primi insediamenti romani, fino ad arrivare alle devastazioni belliche del Novecento. L'aspetto attuale si deve comunque ad Antonio da Sangallo il Vecchio, che, nei primi anni del XVI secolo, ebbe incarico di trasformare una fortificazione di origine pisana in una imponente macchina bellica.
- Fosso Reale, è l'antico fossato posto a difesa della città medicea e modificato nel corso dei secoli, con una sostanziale rettifica intorno al 1840 e la creazione di piazza della Repubblica. I lavori del Fosso furono incominciati contemporaneamente alla fondazione della città buontalentiana, nel 1577. Lungo il fosso si estendevano le mura difensive, di cui oggi restano solo poche tracce.
- Torre del Marzocco, attribuita dapprima a Lorenzo Ghiberti e successivamente a Leon Battista Alberti, questa torre, di forma ottagonale, fu edificata nella prima metà del Quattrocento dai fiorentini padroni del castello di Livorno. È alta ben 54 metri ed è rivestita interamente in marmo. A breve distanza si trovava la storica Torre del Magnale, gravemente danneggiata nel 1944 e demolita nel dopoguerra.
Altro
Monumenti scultorei
- Monumento a Ferdinando I detto dei Quattro mori, è uno dei simboli della città. È composto da un piedistallo sul quale si erge la statua marmorea del granduca Ferdinando I de' Medici (Giovanni Bandini, 1595) e, alla base, da quattro statue in bronzo (Pietro Tacca, 1623-1626) che raffigurano dei pirati in catene. Si innalza in prossimità della Fortezza Vecchia e avrebbe dovuto essere ornato con due fontane con mostri marini che invece furono poste in piazza della Santissima Annunziata a Firenze (a Livorno si trovano due repliche novecentesche, collocate in piazza Colonnella, a lato della via Grande).
Piazze e strade principali
- Piazza della Repubblica, questa vasta piazza (chiamata dai livornesi il "Voltone") funge da collegamento tra la città pentagonale del Buontalenti e quelli che furono i sobborghi ottocenteschi della città di Livorno. Fu realizzata intorno al 1840 convogliando il Fosso Reale all'interno di una galleria lunga oltre 200 metri, caratteristica che per alcuni porrebbe la piazza come il ponte più largo d'Europa. Al livello del piano stradale si trovano le statue dei granduchi lorenesi Ferdinando III e di Leopoldo II.
- Piazza Grande, ubicata nel cuore della città pentagonale, in origine era una vasta piazza sulla quale si affacciavano i più importanti edifici della vita cittadina, quali il Duomo e il Palazzo Comunale. Distrutta durante la seconda guerra mondiale, è stata completamente stravolta durante la successiva ricostruzione.
- Terrazza Mascagni, è il cuore della passeggiata a mare labronica e sorge nell'area un tempo occupata dal Forte dei Cavalleggeri. Si tratta di un belvedere di circa 8500 m² delimitato verso il mare da una sinuosa balaustra composta da 4 100 eleganti colonnine. La sua costruzione è stata effettuata in due tempi: la prima parte, lato sud, fu portata a termine nel 1928 dopo tre anni di lavori e intitolata a Costanzo Ciano; la seconda parte risale al 1948 quando fu anche modificata l'intestazione della terrazza a Pietro Mascagni.
Aree naturali
- Parco provinciale dei Monti Livornesi, si estende sulle colline alle spalle della città, interessando anche i comuni limitrofi di Collesalvetti e Rosignano Marittimo. Contigua al parco, lungo la costa, si trova la "Riserva naturale di Calafuria".
- Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, l'ambito livornese del parco è costituito essenzialmente dall'isola di Gorgona, compresa nel comune di Livorno e distante 37 km dalla costa.