Roma (città antica)
città antica, capitale della civiltà romana / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Roma in età antica fu un centro egemone, politicamente e culturalmente, che si sviluppò lungo il fiume Tevere nell'antico Latium vetus[1] per oltre un millennio (dal 753 a.C. al 476 d.C., continuando poi fino ai nostri giorni).
Roma antica Roma | |
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Plastico di Gismondi che rappresenta la Roma del tempo di Costantino. Museo della civiltà romana, Roma. | |
Civiltà | Romana |
Utilizzo | Città capitale |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Altitudine | 20−50 m s.l.m. |
Dimensioni | |
Superficie | 25 000 000 m² |
Amministrazione | |
Patrimonio | Centro storico di Roma |
Ente | Comune di Roma |
Sito web | www.archeoroma.it/ |
Mappa di localizzazione | |
Risulta verosimile che Roma sia nata dopo un lungo processo di aggregazione dei villaggi (sinecismo) che sorgevano sulle colline circostanti il fiume Tevere (in particolare sul Palatium, sul Cermalus e sulla Velia). Secondo alcuni storici la prima civitas quadrata formata sul Palatino fu in seguito allargata al Septimontium e poi alla città delle quattro regioni.[2]
Essa rappresentò la prima grande metropoli dell'umanità (tanto che il numero di abitanti della Roma Augustea fu raggiunto solamente agli inizi del XIX secolo da Londra) cuore di una delle più importanti civiltà antiche, che influenzò la società, la cultura, la lingua, la letteratura, l'arte, l'architettura, la filosofia, la religione, il diritto e i costumi dei secoli successivi. Capitale della Repubblica romana prima e dell'Impero romano poi, estese il suo dominio su tutto il bacino del Mediterraneo e gran parte dell'Europa.
Sull'origine del nome Roma sono state formulate diverse ipotesi[3]; il nome potrebbe derivare:
- da Roma, figlia di Italo (o di Telefo figlio di Ercole), sposa di Enea o di suo figlio Ascanio[4];
- da Romano, figlio di Odisseo e Circe[4];
- da Romo, figlio di Ematione, che Diomede fece giungere da Troia[4];
- da Romide, tiranno dei latini, che espulse gli etruschi dalla regione[4];
- da Rommylos e Romos (Romolo e Remo), fondatori della città[5] e figli gemelli di Rea Silvia e del dio Marte;
- da Rumon o Rumen, nome arcaico del Tevere,[2] avente radice analoga a quella del verbo greco ῥέω (rhèo) e del verbo latino ruo, che significano "scorrere"[6][7];
- dall'etrusco ruma, che significa mammella, e potrebbe quindi riferirsi al mito di Romolo e Remo, oppure alla conformazione della zona collinare del Palatino e dell'Aventino[8], oppure all'ansa del Tevere di fronte ad essi[9];
- dal greco ῤώμη (rhòme), che significa forza[10];
- da Roma, una ragazza troiana che conosceva l'arte della magia, di cui si trovano accenni negli scritti del poeta Stesicoro[11];
- da Amor, cioè la parola Roma se letta da destra verso sinistra: l'interpretazione è dello scrittore bizantino Giovanni Lido, vissuto nel V secolo[12].
L'origine del nome della città e, di conseguenza, del popolo che lo abitava, era incerta anche in età arcaica. Servio Mario Onorato, grammatico a cavallo tra il IV e il V secolo d.C., riteneva che il nome potesse derivare da un'antica denominazione del fiume Tevere, Rumon,[2] dalla radice indoeuropea del verbo latino ruo (presente nel greco ῥέω) 'scorro', così da assumere il significato di 'città del fiume', ma si tratta di un'ipotesi che non ha riscosso molto successo.
Dionigi di Alicarnasso (Ρωμαικη αρχαιολογία [Antichità romane] 1, 9, 1) citava: “Si dice che i più antichi abitatori della città, che ora è abitata dai Romani e che domina la terra e il mare, siano i Siculi, e cioè una popolazione barbara e autoctona. Nessuno invece è in grado di affermare con certezza se prima di costoro questa città fosse occupata da altri o fosse disabitata. Il popolo degli Aborigeni ne prese possesso dopo lunga guerra, dopo averla strappata ai precedenti possessori”. Conferma di ciò viene suffragata da importanti fonti storiche quali Plinio (III,56), Virgilio (Eneide 7,95) e diversi altri autori.
Gli autori di origine greca, primo fra tutti Plutarco, tendevano naturalmente ad autocelebrarsi come i civilizzatori e i colonizzatori del bacino del Mediterraneo, e quindi insistevano sulla lontana origine ellenica della città. Una prima versione fornita da Plutarco vede la fondazione di Roma dovuta al popolo dei Pelasgi, i quali una volta giunti sulle coste del Lazio, avrebbero fondato una città il cui nome ricordasse la loro prestanza nelle armi (rhome).[13] Una seconda ricostruzione dello stesso autore dice che i profughi troiani guidati da Enea arrivarono sulle coste del Lazio, dove fondarono una città presso il colle Pallantion a cui diedero il nome di una delle loro donne, Rhome.[14] Una terza versione sempre di Plutarco offre altre ipotesi alternative, secondo le quali Rome poteva essere un mitico personaggio eponimo, figlia di Italo, re degli Enotri o di Telefo, figlio di Eracle, che sposò Enea o il di lui figlio, Ascanio.[15]
Una quarta versione vede Roma fondata da Romano, figlio di Odisseo e di Circe; una quinta da Romo, figlio di Emazione, giunto da Troia per volontà dell'eroe greco Diomede; una sesta da Romide, tiranno dei Latini, che era riuscito a respingere gli Etruschi, giunti in Italia dalla Lidia e in Lidia dalla Tessaglia.[15] Un'altra versione fa della stessa Rome la figlia di Ascanio, e quindi nipote di Enea. Ancora una Rome profuga troiana giunge nel Lazio e sposa il re Latino, sovrano del popolo lì stanziato e figlio di Telemaco, da cui ebbe un figlio di nome Romolo che fondò una città chiamata col nome della madre.[16] In tutte le versioni si ritrova la stessa eponima chiamata Rome, la cui etimologia proviene dalla parola greca rhome con il significato di "forza". Le fonti citano anche altri possibili eroi eponimi come Romo, figlio del troiano Emasione, o ancora Rhomis, signore dei Latini e vincitore degli Etruschi.
Secondo interpretazioni moderne, il nome ruma sarebbe di origine etrusca, in quanto non ne è stato trovato l'etimo indoeuropeo (e l'unica lingua non-indoeuropea della zona era appunto l'etrusco). Il termine sarebbe entrato come prestito nel latino arcaico e avrebbe dato origine al toponimo Ruma (più tardi Roma) e a un prenome Rume (in latino divenuto Romus), dal quale sarebbe derivato il gentilizio etrusco Rumel(e)na[17], in latino Romilius. Il nome Romolo sarebbe quindi derivato da quello della città, e non viceversa.
In ogni caso la tradizione linguistica assegna al termine ruma, in etrusco e in latino arcaico, il significato di mammella, riferito alla forma dei colli Palatino e Aventino o all'ansa del Tevere di fronte ad essi[9], come è confermato da Plutarco il quale, nella "Vita di Romolo" racconta che:
«Sulle rive dell'insenatura sorgeva un fico selvatico che i Romani chiamavano Ruminalis o, come pensa la maggioranza degli studiosi, dal nome di Romolo, oppure perché gli armenti erano soliti ritirarsi a ruminare sotto la sua ombra di mezzogiorno, o meglio ancora perché i bambini vi furono allattati; e gli antichi latini chiamavano ruma la mammella: ancora oggi chiamano Rumilia una dea che viene invocata durante l'allattamento dei bambini»
(Plutarco, Vita di Romolo, 4, 1.)
Questa interpretazione del termine ruma è quindi strettamente collegata con i motivi che hanno portato alla scelta, come simbolo della città di Roma, di una lupa con le mammelle gonfie che allatta i due mitici gemelli fondatori.
La morfologia dell'area geografica su cui insisteva la Roma primitiva può essere dedotta da analogie e da verifiche geologiche di quello e altri siti della valle del Tevere: era una zona caratterizzata da colline di altezza di solito contenuta ma dai fianchi tufacei che potevano anche essere estremamente ripidi e con le sommità generalmente abbastanza pianeggianti, adatte quindi a ospitare nuclei abitativi che, per ovvi motivi di sicurezza, preferivano stabilirsi su queste alture piuttosto che nelle valli sottostanti. In particolare, la sommità del Palatino aveva una forma vagamente trapezoidale, che potrebbe essere stato il motivo per cui questa prima Roma venne definita “quadrata”.
Sicuramente la natura del luogo dove sorse il nucleo iniziale di Roma, lungo la sponda sinistra del fiume Tevere, ai piedi di numerosi colli (in particolare Aventino, Palatino e Campidoglio) sulle cui sommità sorsero i primi abitati protourbani, non molto distante dal mare, fecero di questo centro il luogo adatto allo scambio di merci (tra cui il sale, di fondamentale importanza) e bestiame tra differenti culture. Coarelli, infatti, racconta del carattere "emporico" del luogo, frequentato da Fenici (fin dai decenni finali dell'VIII secolo a.C.) e da Greci (dal secondo quarto sempre dell'VIII secolo), questi ultimi identificabili probabilmente con gli Eubei di Cuma. Il guado del Tevere, come pure le vie di transumanza delle greggi e mandrie, oltre all'approvvigionamento del sale erano collegati al culto di un Ercole di origine sabina, che aveva nel foro Boario il centro del sistema emporico dell'area.[18]
Certamente la spinta all'aggregazione fu favorita dalla posizione della città, al crocevia di due importanti vie di comunicazione commerciali. La prima, che dalle città etrusche del nord, tra cui la vicina Veio, arrivava in Campania dove erano state fondate le polis greche, e utilizzata per lo scambio di materie prime presenti in Etruria contro prodotti lavorati dei greci; la seconda che dai monti della Sabina arrivava al mare, utilizzata soprattutto per il trasporto del sale (tramite la via Salaria e la via Campana).[19]
Per la difesa di questi primi agglomerati urbani si sfruttava, per quanto possibile, la conformazione del terreno, nel senso che veniva eretto un muro o, piuttosto, un rinforzo, solo dove il pendio del colle non era abbastanza ripido da impedire l'accesso. Spesso all'esterno del muro veniva anche scavato un fossato tale da rendere quanto meno difficoltoso l'avvicinamento sui lati non difesi naturalmente.
Orografia
Il nucleo centrale e antico della città era costituito dagli storici sette colli: Palatino, Aventino, Campidoglio, Quirinale, Viminale, Esquilino e Celio.
Potremmo anche aggiungere che Roma sorse in una zona temperata dell'Italia centrale, non troppo lontana dal mare, nei pressi di una grande ansa del fiume Tevere adatta a costituire un buon approdo anche per la vicinanza di un ottimo guado costituito dall'isola Tiberina, la cui buona portata idrica favorì certamente il commercio di mercanzie, su colline salubri e convergenti che si allungavano da nord-est a sud-est come dita di una mano, e costituivano un valido sistema di difesa da attacchi nemici. Questo sistema collinare era per così dire costituito da tre lunghe "dita di una mano": a sud l'Aventino, al centro quella composta da Palatino, Velia ed Esquilino, più a nord quella di Quirinale e Campidoglio.
A queste andrebbero poi aggiunte alcune "lingue" o "dita" più corte del Celio (tra Aventino e Palatino-Velia-Esquilino), del Viminale e del Cispio (tra Esquilino e Quirinale), tralasciando più a nord i montes attuali di Pincio e Parioli. A questi rilievi si interponevano anche alcune valli come la Vallis Murcia (tra Aventino e Palatino, e occupata più tardi dal Circo Massimo) e la valle del futuro Foro romano (tra Palatino, Velia e Campidoglio) che si allungava più a nord nella zona pianeggiante della Suburra. Massimo Pallottino conclude sostenendo che condizioni così "privilegiate" non sono riscontrabili altrove.[20]
Idrografia
Roma sorse lungo la sponda sinistra del fiume Tevere, ai piedi di numerosi colli in particolare Aventino, Palatino e Campidoglio. Il Tevere costituiva il confine naturale tra due differenti culture che, fin dalla fine dell'età del bronzo (attorno al 1000 a.C.), andavano ormai contrapponendosi anche etnicamente: la cultura laziale a sud (il Latium vetus dei Latini-Falisci) e quella protovillanoviana a nord (l'Etruria degli Etruschi).[21] E non fu probabilmente un caso che i villaggi della zona che sorsero sui colli attorno al guado dell'isola Tiberina, si aggregarono inizialmente intorno al colle Palatino; questo infatti è vicino al Campidoglio, colle strategico dal punto di vista militare, ma è anche vicino all'isola stessa, ottimo guado tra la riva etrusca e quella latina. Il Palatino era anche un ottimo punto d'osservazione sia verso l'Aventino, sia verso il Quirinale, sul quale erano stanziati i Sabini.
La città, oltre che dal Tevere, era ed è attraversata anche da un altro fiume, l'Aniene, che confluisce nel Tevere nella zona settentrionale dell'odierno territorio urbano.