Aquileia (città antica)
città dell'evo antico, corrispondente all'attuale Aquileia / Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Aquileia romana (l'odierna Aquileia in Friuli; in latino Aquileia) fu fondata nel 181 a.C. dai Romani,[1] nel territorio degli antichi Carni:[2]
«Nello stesso anno [181 a.C.] fu dedotta nel territorio dei Galli la colonia di Aquileia. 3 000 fanti ricevettero 50 iugeri ciascuno, i centurioni 100, i cavalieri 140. I triumviri che fondarono la colonia furono Publio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino[3].»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XL, 34.2-3.)
Aquileia | |
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Nome originale | (LA) Aquileia |
Localizzazione | |
Stato attuale | ![]() |
Località | Aquileia |
Coordinate | 45°46′23.85″N 13°21′59.43″E |
Cartografia | |
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Modifica dati su Wikidata · Manuale | |
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Zona archeologica e Basilica Patriarcale di Aquileia | |
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Tipo | Culturale |
Criterio | (iii)(iv)(vi) |
Pericolo | non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1998 |
Scheda UNESCO | (EN) Archaeological Area and the Patriarchal Basilica of Aquileia (FR) Scheda |
Manuale |
Importante città militare di frontiera fin dall'epoca repubblicana, divenne una delle capitali dell’Impero romano sotto Massimiano. Nel 452 d.C. fu infine distrutta dalle orde degli Unni di Attila, non tornando mai più agli antichi splendori.
«Aquileia, poi che è la più vicina al golfo dell'Adriatico è stata fondata dai Romani, fortificata contro i barbari dell'interno. Si risale con le navi verso la città salendo lungo il corso del Natiso per circa 60 stadi. essa serva ad emporio a quei popoli illirici che abitano lungo l'Istro. Essi vengono a rifornirsi di prodotti provenienti dal mare, come il vino che mettono in botti di legno caricandolo sui carri e anche l'olio, mentre la gente della zona viene ad acquistare schiavi, bestiame e pelli. Aquileia è situata oltre il confine dei Veneti. Il confine è segnato da un fiume che scorre giù dalla Alpi ed attraverso il quale, con una navigazione di 1.200 stadi si risale fino alla città di Noreia.»
(Strabone, Geografia, V, 1, 8.)
Ecco come la descrive Erodiano, al tempo del suo assedio del 238, da parte delle truppe di Massimino il Trace:
«Prima che si verificassero questi eventi, Aquileia era una città molto grande, con una popolazione stabile molto numerosa. Situata sul mare, aveva alle sue spalle tutte le province dell'Illirico. Aquileia era utilizzata come porto d'ingresso per l'Italia. La città aveva, così, reso possibile che le merci fossero trasportate dall'interno via terra o dai fiumi, per essere scambiate con le navi mercantili. [Le merci] erano, inoltre, trasportate dal mare alla terraferma a seconda delle necessità, quando le merci non erano prodotte in zona, a causa del clima freddo, ma inviate fino alle zone montane. Dal momento che l'agricoltura dell'entroterra aveva numerosi addetti alla produzione del vino, ne esportava in grandi quantità verso i mercati che non potevano coltivarvi la vite. Il grande numero di persone che vivevano stabilmente in Aquileia, non era formato solo da residenti autoctoni, ma anche da stranieri e commercianti. In questo momento la città era ancora più affollata del solito. Tutte le persone dalla zona circostante avevano lasciato le piccole città o villaggi e si erano rifugiate [nella grande città]. Esse mettevano le loro speranze di salvezza nella città di grandi dimensioni e nelle sue mura difensive. Queste antiche mura, tuttavia, erano per la maggior parte crollate. Sotto il dominio romano le città d'Italia non avevano, normalmente, bisogno di mura o armi. Avevano sostituito una pace duratura alla guerra e avevano anche guadagnato di partecipare al governo romano.»
(Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VIII, 2.3-4.)
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