Chiavari
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Chiavari (AFI: /ˈkjavari/; Ciâvai o, rusticamente, Ciàai in ligure[4] [ˈʧaː(v)ai̯]) è un comune italiano di 27 381 abitanti della città metropolitana di Genova in Liguria. Centro commerciale del Tigullio, è la terza città per numero di abitanti del territorio metropolitano dopo Genova e Rapallo. Ha dato i natali ai padri di Nino Bixio, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, il quale, dopo la cessione di Nizza alla Francia, divenne cittadino chiavarese in forza delle sue origini familiari; ciò gli permise di rimanere cittadino italiano.[5]
Chiavari comune | |
---|---|
Panorama di Chiavari | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Liguria |
Città metropolitana | Genova |
Amministrazione | |
Sindaco | Federico Messuti (coalizione di liste civiche) dal 26-6-2022 |
Data di istituzione | 1861 |
Territorio | |
Coordinate | 44°18′59.08″N 9°19′25.45″E |
Altitudine | 5 m s.l.m. |
Superficie | 12,23 km² |
Abitanti | 27 381[1] (30-11-2023) |
Densità | 2 238,84 ab./km² |
Frazioni | Caperana, Ri, Campodonico, Maxena, Sanguineto, Sant'Andrea di Rovereto |
Comuni confinanti | Carasco, Cogorno, Lavagna, Leivi, Zoagli |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 16043 |
Prefisso | 0185 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 010015 |
Cod. catastale | C621 |
Targa | GE |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 418 GG[3] |
Nome abitanti | chiavaresi |
Patrono | Nostra Signora dell'Orto |
Giorno festivo | 2 luglio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Chiavari nella città metropolitana di Genova | |
Sito istituzionale | |
Già capoluogo del Dipartimento degli Appennini durante il Primo Impero francese (1805-1815) e dell'omonima provincia (1819-1859) con l'annessione al Regno di Sardegna nel 1815, è ancora oggi un importante centro e punto di riferimento per le valli dell'entroterra chiavarese[6]. Già sede dell'attività giudiziaria con un apposito tribunale nel levante del territorio metropolitano genovese, soppresso dal settembre 2013 con il suo accorpamento a quello di Genova, è dal 1892 altresì sede della locale diocesi.
Territorio
La città si affaccia sul mar Ligure della Riviera di Levante, posizionandosi geograficamente al centro del golfo del Tigullio, a est di Genova.
Il nucleo urbano è situato alla destra del fiume Entella, che qui sfocia al termine della piana alluvionale, dividendo a est la città dall'attigua Lavagna; la città è inoltre attraversata dal torrente Rupinaro nella zona più occidentale del territorio comunale e da altri rii minori.
Tra le vette del territorio il monte Anchetta (544 m).
Entroterra chiavarese
Viene solitamente definito come "entroterra chiavarese" quella parte geografica retrostante la costa della cittadina ligure. Tale area è compresa tra la media e bassa val Fontanabuona, la valle Sturla, la val Graveglia e la Val d'Aveto e fu storicamente legata al capitaneato di Chiavari, istituito nel XIII secolo dalla Repubblica di Genova nel levante ligure. Le valli, infatti, furono comprese nei territori geografici del capitaneato chiavarese fino al XVIII secolo e costituirono un'importante risorsa economica per Chiavari che divenne uno dei maggiori centri del Tigullio dell'epoca.
L'area, partendo dalla parte meridionale della piana del fiume Entella e dirigendosi verso nord, presenta la tipica vegetazione e zone agricole della Liguria; quasi in rapida successione si presentano colture di tipo mediterraneo con piante e pratiche agrarie di tipo continentale-montano. Sono inoltre presenti vaste coltivazioni di ulivi, specie nella zona di Leivi, castagno e nocciolo e, addentrandosi nella valle fontanina, è ancora in uso l'allevamento del bestiame.
Clima
Il toponimo è di origine incerta; si può accostare a una radice celto-ligure *klavo (come Chiavenna) oppure a *clavulis col significato di "piantagione (di ulivi)" dal latino rustico clavula "piantone" in forma plurale e con un esito -ulis > -ari comune ad altri toponimi di area ligure.[7]
Età preistorica e romana
Nel 1959[8], nel corso di alcuni scavi edili per la realizzazione di nuovi edifici, sono stati rinvenuti nella zona dell'attuale viale Enrico Millo alcuni insediamenti umani e i resti di un'antica necropoli[8].
Al termine dei necessari studi per l'approfondimento dell'area, durati dieci anni, si è potuto datare tra l'VIII e il VII secolo a.C.[8] i resti di tale necropoli e dell'insediamento preromano. Tale ipotesi di una probabile fondazione in quell'epoca potrebbe essere confermata anche grazie al ritrovamento di reperti murari risalenti al I secolo a.C.[8].
Dal 1985[9] alcuni oggetti sono conservati presso il museo archeologico cittadino, dedicato alla preistoria e protostoria dell'area geografica del Tigullio, tra i quali tombe racchiuse in lastroni d'ardesia dove furono rinvenuti monili e oggetti in ferro, oro e bronzo[8].
Al tempo dell'Impero romano fu considerato un importante centro costiero del territorio tigullino[8] e alcuni documenti dell'epoca la citano con il toponimo Tigullia[8], altri come Segesta Tigullorum[8]; quest'ultima nomenclatura è stata dagli storici scartata poiché tale nome diede più probabilmente origine all'odierna cittadina di Sestri Levante[8]. In altri testi, sempre del X secolo[8], viene invece citata come semplice contrada della pieve di Santo Stefano di Lavagna.
Dalla caduta dell'impero romano allo sviluppo della Cittadella
Dopo il V secolo[8] subì le devastazioni di Eruli e Goti. Passata ai Bizantini[8] dopo le guerre gotiche, fu conquistata dal re longobardo Rotari nel 641[8]. Dall'epoca longobarda nella zona vi operano i monaci dell'abbazia di San Colombano di Bobbio.
Con la conquista franca appartenne alla marca obertenga[8].
Tra i possedimenti donati dall'imperatore Ottone I all'abbazia di Bobbio con il diploma del 25 luglio 972[10], sono annoverate le ville di Caperana (Capellana) e Rì (Ripus), sulle quali convergevano sia la via litoranea, sia quella diretta al piacentino attraverso la valle Sturla e il passo del Bocco; quest'ultima, in particolare, è disseminata di postazioni longobarde e di possessi bobbiesi, mentre insediamenti longobardi sono individuabili lungo una seconda strada che dal territorio chiavarese si dirigeva in Emilia attraverso la val Fontanabuona e la val d'Aveto.
In un documento del 980[8] la città viene citata come Clavaro. Passò in seguito sotto il dominio della Repubblica di Genova[8].
La Cittadella e la repubblica genovese
La primitiva, ma efficace espansione dell'originaria "Cittadella" o "Borgo di Chiavari" avvenne nel XII secolo[8] ad opera della Repubblica di Genova, alla quale Chiavari si sottomise promettendo ad essa una ferrea alleanza. La repubblica e i suoi consoli genovesi edificarono una nuova urbanizzazione della città tra il 1147 e il 1178[8], proteggendo il borgo con mura difensive (erette nel 1167[8]) che, in alcuni tratti del centro storico, sono ben visibili e in buono stato di conservazione[8].
Per porre maggiore difesa della nuova cittadella fu eretto sopra un colle, soprastante ad un primo allineamento abitativo denominato "Borgolungo", un locale castello come avamposto contro la famiglia Malaspina, già signori del levante ligure e della Lunigiana. Questi ultimi tentarono un assedio nel 1172[8], ma furono respinti dai Genovesi.
Il Capitaneato e i Fieschi
Nel 1243[8] si costituì ufficialmente in libero comune sotto il potere della repubblica genovese e in tale secolo Chiavari fu scelta come sede del vicariato della Riviera orientale. Cent'anni dopo il primo assedio dei Malaspina, la città fu nuovamente assediata[8] dai conti Fieschi della vicina Lavagna che, costituendo un'alleanza con gli stessi Malaspina, riuscirono a sottrarre il comune dalla dominazione di Genova.
Chiavari fu quindi feudo fliscano fino al 1332[8], anno in cui la Repubblica di Genova riuscì nell'opera di riconquista feudale ed elesse il comune come sede del futuro capitaneato levantino; quest'ultimo inglobò quasi interamente il territorio del Tigullio e della val Fontanabuona[8].
In questi secoli la cittadina partecipò attivamente al commercio marittimo genovese e nuove attività artigianali furono trasferite, a partire dal 1368[8], dall'antica via Ravascheri, considerata all'epoca la "via patrizia", nell'odierno "Caruggio Dritto" (via Martiri della Liberazione[11] e via Vittorio Veneto) dei borghesi. Si modificò pertanto nuovamente la conformazione urbana chiavarese, ponendo nel centro della cittadella due strade principali commerciali e diversi caruggi laterali; le strade verso il mare furono invece destinate alle famiglie meno abbienti della città.
Nel 1393[8] i Fieschi riuscirono a sottrarre nuovamente la cittadina dal controllo di Genova, ma per un breve periodo poiché ritornò poco dopo comune sotto il dominio genovese. La repubblica nuovamente arricchì di molto la struttura edilizia erigendo nuovi palazzi signorili e portici lungo le vie principali e laterali; inoltre, su espressiva richiesta genovese, tutte le attività civiche furono concentrate all'interno della Cittadella, quali ad esempio il settore della giustizia. Ancora oggi il palazzo vecchio del tribunale si trova nella medesima posizione[8].
Il Rinascimento, la peste e il Settecento
L'impianto architettonico si mantenne inalterato fino al tardo Cinquecento; da tale epoca nuovi palazzi signorili furono edificati all'interno delle mura nel contemporaneo stile rinascimentale[8]. La scelta del nuovo stile architettonico si manifestò soprattutto nelle vie principali Ravaschieri e Stefano Rivarola dove furono eretti o rivisti palazzi molto simili ad altri edifici presenti a Genova. A partire dal 1648[12], o forse dal 1646[8], ebbe il titolo di Città dalla Repubblica di Genova.
Nel 1656-1657[8] fu colpita da una violenta pestilenza che causò, oltre alle numerose vittime, il collasso sociale ed economico. La città si riprese fortemente a partire dal XVIII secolo[8] quando si decise di abbattere a ponente le mura, erette dai Genovesi, e di costruire nuovi insediamenti abitativi e nuove strade, conservandone però lo stile architettonico e il binomio strada-portico.
Napoleone e il Dipartimento degli Appennini
Così come altri comuni e borghi della Liguria subì l'invasione dell'esercito austriaco nel 1747[8] e la successiva campagna napoleonica in Italia nel 1797[8]. Napoleone Bonaparte riuscì a sottomettere la repubblica genovese annettendo i territori liguri all'interno del Primo Impero francese grazie al trattato di Campoformio[8]. Da tale data fu ufficialmente istituita la democratica Repubblica Ligure e l'intero territorio ligure fu diviso in nuovi dipartimenti e arrondissement alla francese.
Il Tigullio[13], lo Spezzino[14], la parte meridionale del Parmense e alcune municipalità della Lunigiana[15] rientrarono nei confini amministrativi del dipartimento degli Appennini[8] che assunse Chiavari come capoluogo. Il dipartimento fu attivo fino al 1814[8], anno della caduta di Napoleone I.
Dal Regno di Sardegna al Regno d'Italia
Nel 1815 il convocato congresso di Vienna per ridisegnare i confini geografici-politici degli stati italiani ed europei stabilì lo scioglimento della repubblica ligure e la successiva annessione al Regno di Sardegna. Chiavari, già sede dell'ex dipartimento napoleonico, fu eletta al titolo di capoluogo[8] dell'omonima provincia nel 1819[8].
Nel 1859, con l'emanazione del decreto Rattazzi, Chiavari divenne capoluogo dell'omonimo circondario[8], inserito nell'allora provincia di Genova e soppresso nel 1926.
Il 3 dicembre 1892[16], papa Leone XIII istituì la nuova diocesi di Chiavari, la più recente[16] rispetto alle altre diocesi liguri già presenti.
Nel corso dell'Ottocento e Novecento subì un forte fenomeno di emigrazione[8], maggiore nell'entroterra della val Fontanabuona, che spinse numerose famiglie in America Latina; per facilitare gli scambi tra le famiglie chiavaresi e quelle emigrate fu aperto a Chiavari il consolato del Perù[8], soppresso nel 1989[8][17]. Ancora oggi[8] molte famiglie originarie della cittadina costiera e della valle fontanina risiedono in Sudamerica, particolarmente a Lima (Perù), Valparaíso (Cile), a Buenos Aires (Argentina) e a Montevideo (Uruguay), portando cognomi tipici della zona del chiavarese. E non a caso molte strade di Chiavari portano il nome di queste città sudamericane (corso Lima, corso Valparaíso, corso Buenos Aires, corso Montevideo, etc)[8].
Nell'autunno del 1969 fu organizzato all'Hotel Stella Maris, di proprietà di un istituto religioso, un convegno tra Renato Curcio e una settantina di appartenenti al "Collettivo politico metropolitano" di Milano. Tra di loro ci furono molti di coloro che, nell'anno successivo, fonderanno le Brigate Rosse. Il loro simbolo, la stella a cinque punte, si dice che derivi proprio dal simbolo dell'albergo, tuttora presente[18].
La provincia del Tigullio
In virtù della precedente istituzionalizzazione come sede provinciale, fu presentata un'apposita proposta di legge alla Camera dei deputati il 24 ottobre 2001[19] nella quale si richiese la costituzione della nuova "Provincia del Tigullio". La proposta era stata presentata da alcuni parlamentari del comprensorio tigullino e, se approvata, avrebbe di fatto staccato il territorio rivierasco dal controllo amministrativo dell'allora Provincia di Genova.
La quinta provincia ligure, che avrebbe scelto come capoluogo Chiavari[19] in virtù dell'importanza storica nel territorio, sarebbe stata composta[19] dai comuni di Avegno, Bogliasco, Borzonasca, Camogli, Carasco, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Chiavari, Cicagna, Cogorno, Coreglia Ligure, Favale di Malvaro, Lavagna, Leivi, Lorsica, Lumarzo, Mezzanego, Moconesi, Moneglia, Ne, Neirone, Orero, Pieve Ligure, Portofino, Rapallo, Recco, Rezzoaglio, San Colombano Certenoli, Santa Margherita Ligure, Santo Stefano d'Aveto, Sestri Levante, Sori, Tribogna, Uscio e Zoagli per un totale di 35 amministrazioni delle 67 attualmente componenti il territorio metropolitano genovese.
Simboli
- Stemma
«D'azzurro carico al castello merlato con torre nel mezzo, di colore argento, aperto e finestrato di nero, poggiante su di un prato verde scuro dove campeggia una chiave d'oro posta in fascia. Scudo a forma di cuore, sormontato da una corona comitale d'oro smaltata e con nove perle, ed accostato da un ramo d'ulivo e da uno di rovere, legati con un nastro che riporta l'epigrafe: Vitam Excolvere per Artes[20]»
- Gonfalone
«Drappo troncato di azzurro e di verde…[20]»
- Bandiera
«Di origine napoleonica, è formata dai colori verde e blu, simboli dell'ambiente naturale, terra, colline, mare e cielo.[20]»
Lo stemma è stato concesso con Regia patente del 18 marzo 1834, registrata al Controllo Generale il 13 giugno 1834 ed interinata dalla Camera dei Conti con proprio provvedimento in data 28 giugno 1834 (Registro 442, foglio 478)[20] conservato presso la Soprintendenza degli Archivi Piemontesi (Archivio di Stato di Torino, Sez. 3ª, n. 228).[12]
Il motto citato nello stemma civico, Vitam Excolvere per Artes, cioè «abbellirono la vita con le arti», è tratto dal secondo emistichio del verso 663 del libro VI dell'Eneide di Virgilio (inuentas aut qui uitam excoluere per artes, «o coloro che decorarono la vita con le arti che inventarono»), con cui si descrivono le sedi dell'Aldilà in cui si trovano i beati, tra i quali appunto gli inventori di arti. Tale motto deriva da quello utilizzato dalla Società Economica di Chiavari.
Onorificenze
Architetture religiose
- Santuario basilica cattedrale di Nostra Signora dell'Orto nel capoluogo. Tra i più importanti del territorio tigullino, è dedicato a Nostra Signora dell'Orto, patrona della città e compatrona assieme a Nostra Signora di Montallegro di Rapallo della diocesi di Chiavari[16]. La sua edificazione avvenne nel 1613[21] dopo l'apparizione mariana avvenuta, secondo la tradizione, il 2 luglio 1610[21] al concittadino Sebastiano Descalzo[22]. La struttura è caratterizzata da un imponente pronao in marmo su progetto dell'architetto Luigi Poletti del 1836[23] portato a compimento soltanto nel 1907[24].
- Santuario di Sant'Antonio da Padova. Situato in via San Francesco, all'estremo levante cittadino, venne fondato dall'Ordine dei frati minori nel 1920[8]; la struttura venne realizzata in stile neogotico. L'elegante campanile, dalla colorazione rossiccia, si alza slanciato su Chiavari ed è visibile da tutta la zona circostante. I frati hanno lasciato il sito, insieme con l'annesso convento, nel settembre 2012.
- Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista - santuario del Cristo Nero nel capoluogo. Sita nel cuore del centro storico, nell'omonima piazza, la chiesa fu fondata nel 1181[25] per volere di Bardo Fieschi, arciprete di Lavagna. Restaurata nel 1462[25], all'epoca ancora sede delle funzioni civili, fu completamente ricostruita tra il 1624[25] e il 1631[25] su disegno di Andrea Ceresola detto il Vannone e Bartolomeo Bianco[23][25]. La facciata marmorea del 1935 è opera dell'architetto Gaetano Moretti[23].
- Chiesa di San Giuseppe Calasanzio nel capoluogo. Situata nel centro della città, in via Stefano Rivarola, è sede dei padri scolopi. Avente una struttura a tre navate, il suo interno si presenta notevolmente decorato - soprattutto nella volta della navata centrale - e con una rappresentazione della grotta di Lourdes sulla navata sinistra.
- Chiesa e monastero delle Clarisse nel capoluogo, in via Entella. Dedicato a san Bernardino da Siena, secondo alcune fonti[8] il primitivo luogo di culto fu eretto nel 1355 da Oberto Beninsegna[8]; la struttura fu nuovamente modificata nel 1674[8] nelle sue forme attuali. All'interno della chiesa è conservata, sopra l'altare maggiore, una pala raffigurante la Madonna della Misericordia del pittore Lorenzo Fasolo[8].
- Chiese dell'Ordine delle suore Gianelline nel capoluogo. La struttura principale si trova presso il monumento di Cristoforo Colombo nella zona della Colmata. Sulla facciata della chiesa, intitolata a santa Filomena, sono visibili due statue raffiguranti Nostra Signora dell'Orto e Sant'Antonio Maria Gianelli. A unica navata, presenta due altari laterali. È sua la grande cupola visibile dalla passeggiata a mare. Vi viene celebrata la Santa Messa tridentina in latino ogni domenica e festa di precetto alle ore 09.30. Una seconda chiesa è inserita all'interno dell'Istituto scolastico paritario "A. M. Gianelli", accessibile dalla circonvallazione a monte.
- Chiesa santuario del Sacro Cuore dei padri Oblati di Maria Vergine nel capoluogo, posta all'inizio di via Santa Chiara. Gli Oblati sono presenti nel santuario dal 1906[26]. La chiesa era inizialmente dedicata a santa Chiara, da cui il nome della via omonima. La struttura presenta una facciata con piccolo rosone e archetti pensili e un piccolo campanile medievale in mattoni.
- Chiesa dei frati cappuccini nel capoluogo, in viale Francesco Tappani. Intitolata a san Francesco d'Assisi, fu fondata nel 1927[27] e, insieme al nuovo convento, riportò l'ordine religioso a Chiavari dopo l'abbandono forzato del complesso di Bacezza nel 1866. Ha una pianta a croce latina, facciata con protiro, una trifora e archetti pensili; l'interno è sobrio con dipinti sulla vita del santo francescano d'Assisi.
- Chiesa parrocchiale "delle Saline" nel capoluogo. Situata in vico Saline, nel ponente cittadino, è, insieme al santuario della Madonna dell'Olivo, sede della parrocchia di Santa Maria e San Biagio di Bacezza. L'edificio venne costruito negli anni sessanta del Novecento, con la benedizione della chiesa il 24 settembre 1967 a opera del vescovo di Chiavari monsignor Luigi Maverna. Già nel 1953 insisteva in loco una piccola cappella (l'odierno altare laterale dell'esistente chiesa) e alcuni locali.
- Chiesa parrocchiale di Santa Margherita d'Antiochia nel quartiere di Caperana. La sua parrocchia fu resa autonoma dal XVI secolo[28]. L'edificio, recentemente restaurato nei suoi colori variopinti originali[28], è stato consacrato dal vescovo chiavarese monsignor Giovanni Gamberoni il 18 luglio 1914[28] ed eletta a Prevostura il 20 luglio[28] dello stesso anno.
- Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo nel quartiere di Ri Alto, in posizione panoramica. La sua comunità parrocchiale, già presente nel XIII secolo[29], fu nei secoli assoggettata alla pieve di Santo Stefano di Lavagna. In seguito soppressa e accorpata alla parrocchia di San Giovanni Battista nel XVI secolo[29], fu nuovamente ricostituita con decreto del cardinale dell'arcidiocesi di Genova Stefano Durazzo datato 8 luglio 1658[29]. Eletta a Prevostura dal 7 agosto 1899[29] venne unita alla parrocchia di San Giuseppe di Piani di Ri[29] e quindi nuovamente separata nel 1914[29].
- Chiesa parrocchiale di San Giuseppe nel quartiere di Ri Basso (o Piani di Ri). Fu costruita e aperta al culto religioso nei primi anni degli anni sessanta del XX secolo[30]. Già facente parte della comunità parrocchiale di Ri, fu smembrata nel 1914 e resa autonoma dal vescovo chiavarese monsignor Giovanni Gamberoni che la elesse nella stessa occasione al titolo di Prevostura[30]. La consacrazione fu perpetuata da monsignor Daniele Ferrari il 4 giugno del 1989[30]. Il titolare della parrocchia, san Giuseppe, è festeggiato la prima domenica di maggio.
- Abbazia di Sant'Antonio da Padova nel quartiere di Ri Basso. Edificio in totale abbandono sito in via Piacenza, sottostante al viadotto autostradale. La facciata presenta una lapide marmorea del 1727 che attesta il titolo di abbazia già dal 1695.
- Chiesa parrocchiale di San Giacomo di Rupinaro nel quartiere di Rupinaro. Sita nella piazza omonima fu eretta all'esterno delle antiche mura della "Cittadella" medievale tra l'VIII e il IX secolo[31]. Le due ricorrenze principali della parrocchia sono san Giacomo (25 luglio) e Nostra Signora di Caravaggio (26 maggio). Quest'ultima viene festeggiata più solennemente, ogni 5 anni, con la processione per le vie della parrocchia.
- Chiesa parrocchiale di San Pietro nel quartiere di Sanpierdicanne. Secondo alcune fonti la sua parrocchia fu costituita già nel XII secolo[32]. La chiesa, recentemente restaurata e ampliata, fu unita alla parrocchia di Chiavari-Bacezza per circa due secoli fino al 1802[32], quando, il 7 marzo, fu smembrata nella nuova comunità parrocchiale autonoma. È Prevostura dal 1914[32]. Vi sono delle vetrate artistiche istoriate a gran fuoco[8].
- Chiesa parrocchiale di Nostra Signora della Salute e di San Bernardo nella frazione di Campodonico. Il paese e la comunità religiosa dipendevano fin dall'epoca longobarda dalla prioria monastica di Sant'Eufemiano di Graveglia di Carasco. Antica località dell'odierna frazione di Sanguineto, fu proprio da essa smembrata e resa indipendente il 25 luglio del 1921[33] dal vescovo chiavarese Amedeo Casabona.
- Chiesa parrocchiale di San Martino nella frazione di Maxena (pronuncia /maˈʒena/, con la "g morbida" francese). Il paese e la comunità religiosa dipendevano fin dall'epoca longobarda dalla prioria monastica di Sant'Eufemiano di Graveglia di Carasco. Fra le colline di ulivi che sovrastano la città, la chiesa fu eretta a Rettoria nel 1389[34] e si costituì parrocchia indipendente da Sanguineto nel 1878[34]. L'11 novembre del 1920[34], in occasione della festa del santo, fu eletta al titolo di Prevostura.
- Chiesa parrocchiale di Sant'Andrea nella frazione di Sant'Andrea di Rovereto. Situata al confine con la vicina chiesa di San Pietro in Rovereto, nel comune di Zoagli, la parrocchiale fu dipendente dalla pieve di Lavagna[35] e, secondo alcune fonti, istituita intorno al 1143[35]. Dal 1688[35] è sede di arcipretura.
- Chiesa di Sant'Antonino martire nella frazione di Sanguineto. Il paese e la comunità religiosa dipendevano fin dall'epoca longobarda dalla prioria monastica di Sant'Eufemiano di Graveglia di Carasco. Antica parrocchia risalente all'alto medioevo[36] la comunità parrocchiale fu in seguito soppressa ed aggregata a Maxena[36]. Nuovamente indipendente dal 18 dicembre 1878[36] le fu tolta la comunità di Campodonico nel 1921[36].
- Santuario della Madonna dell'Olivo presso la località di Bacezza, lungo la strada statale 1 Via Aurelia. La tradizione locale afferma che in quel luogo apparve "miracolosamente" nel 936[37] a un tessitore di Rovereto un quadretto della Vergine Maria con il Bambino Gesù su un albero di ulivo. La struttura odierna è risalente al 1660[37] quando, per un voto dei chiavaresi alla Vergine per la liberazione dalla peste[37], edificarono ex novo il tempio. La sua comunità parrocchiale è intitolata a Santa Maria e San Biagio.
- Chiesa di Santa Croce presso la località di Bacezza. Vi si giunge imboccando la pedonale salita De Scalzi da via Fiume oppure scendendo da via Antica Romana. Adiacente all'Istituto di studio e lavoro, fu fondata, insieme col convento nel 1586[27] dai Frati Cappuccini di Genova.
- Santuario di Nostra Signora delle Grazie nella località collinare delle Grazie lungo la strada statale 1 Via Aurelia. Già presente nel medioevo[8] fu nuovamente riedificato nel XV secolo[8] e conserva all'interno un notevole ciclo di affreschi lungo le pareti di Teramo Piaggio e sulla controfacciata un Giudizio universale del celebre pittore Luca Cambiaso[8].
- Chiesa di San Terenziano nella località di San Terenziano. La cappella è quasi sicuramente antecedente al XVII secolo[8]. Eretta in un'unica navata con struttura a capanna si presenta con l'adiacente torre campanaria. Anticamente era qui conservata una tela, di pittore sconosciuto, raffigurante San Desiderio e successivamente scomparsa[8]. Nonostante ora la chiesa sia compresa nel territorio comunale di Chiavari, la sua comunità è aggregata alla parrocchia di San Rufino di Leivi.
Architetture civili
- Palazzo Bianco, opera dell'architetto Orsolino del XIX secolo[23], in stile neoclassico, sede del municipio[8].
- Palazzo di Giustizia. L'edificio, sede del tribunale di Chiavari fino al 2013, è situato nel cuore del centro storico chiavarese in piazza Giuseppe Mazzini. Costruito nel 1886 su disegno del progettista Giuseppe Partini si presenta in stile medievale con forme ispirate al gotico toscano. Fu eretto sul luogo dell'antica "Cittadella" del Quattrocento, costruita dalla Repubblica di Genova come concentrazione del potere civile e militare, di cui rimane ancora visibile la torre merlata del 1537[8].
- Palazzo Falcone Marana, in via Raggio. Fu costruito intorno al 1730 secondo i canoni del classico stile barocco genovese. La facciata è decorata da un balcone in marmo sormontante l'imponente portale[8].
- Palazzo Franzone. Conosciuto anche con la denominazione di Casa Garibaldi, venne edificato nel XV secolo. Sotto i portici vi è la presenza, in tre portali in ardesia, di bassorilievi raffiguranti La lotta tra Lapiti e Centauri, La vendemmia e La Vergine col Bambino del XV secolo[8].
- Palazzo Gagliardo, già palazzo De Scalzi, del 1750[8].
- Palazzo Masina o detto "dei portici neri". L'edificio, risalente alla prima metà del XIII secolo, presenta un'alta loggia a quattro archi ogivali inseriti in un basamento bugnato di ardesia; l'originale facciata era in stile gotico, evidenziata da recenti interventi di restauro del palazzo[8].
- Palazzo Ravaschieri. Sito nell'omonima via del centro storico, è una ricostruzione seicentesca di un edificio medievale[8].
- Palazzo Rivarola, ristrutturato più volte nel XVII secolo e tra il XVIII e XIX secolo[8].
- Palazzo Rocca. Situato nell'adiacente piazza, intitolata a Giacomo Matteotti, l'edificio è circondato interamente dal parco comunale Rocca. Il palazzo fu edificato nel 1629-1630 per volere dei marchesi locali Costaguta su progetto di Bartolomeo Bianco. Venne ingrandito nel XVIII secolo dai successivi proprietari della famiglia Grimaldi. Dal 1912 è di proprietà del Comune di Chiavari il quale, recentemente, ha sottoposto l'intera area del parco a un accurato restauro della flora e degli elementi architettonici. Nelle antiche scuderie è ubicato il museo archeologico e la Galleria civica[8].
- Palazzo delle Scuole Pie. Sede della scuola statale secondaria di primo grado, il palazzo è del 1770 e fu ristrutturato nel corso della prima metà dell'Ottocento dai padri scolopi che lo avevano acquisito[8].
- Palazzo Torriglia. Edificato nei primi anni del XVII secolo, alcune fonti storiche attestano una proprietà originaria del palazzo da parte della famiglia Maschio che, nel 1670, lo avrebbero poi venduto ai nobili Torriglia. Più probabilmente, il palazzo faceva parte dei beni della famiglia chiavarese dei Vacca o Vaccà, la cui ultima erede, Porzia, andò sposa a Giovanni Torriglia portandogli in dote un cospicuo patrimonio. Fu proprio quest'ultimo, negli anni ottanta del XVII secolo, ad avviare un'opera di ampliamento che portò il palazzo alle forme attuali, ossia inglobando e fondendo tre case a schiera di origine medievale; fu invece la moglie Porzia Torriglia Vacca, vedova, nel 1697, a curare la costruzione della grande terrazza affacciata sulla piazza Mazzini. Nel XIX secolo, al pianterreno, aveva sede l'Albergo della Posta dove soggiornarono illustri personaggi come il futuro papa Pio IX (1825), Giuseppe Garibaldi (1849), Alessandro Manzoni (1852) e Aleksandr Ivanovič Gercen (1869). Originariamente qui trovava spazio la quadreria, con opere di scuole genovese, napoletana e veneziana, trasferitasi nel 1985 nelle sale di palazzo Rocca[8]. Il palazzo è oggi sede di uffici privati e pubblici e di attività commerciali al pianterreno.
- Villa o castello dei Badaracco, edificata nel 1925 in stile neogotico in via Fiume.
- Villa Casaretto, tra la piazza Mazzini e via Casaretto. Originariamente di proprietà della famiglia chiavarese dei Rivarola, passaggi la portarono prima agli Spinola e poi ai Veneroso; furono quest'ultimi ad impostare l'attuale aspetto della villa nell'ultimo ventennio del XVIII secolo. Il riempimento dell'originario fossato tra l'edificio e la Cittadella portò infine alla realizzazione del giardino settecentesco. Nel XIX secolo divenne possedimento dei fratelli Giacomo, Michele e Pietro Casaretto, armatori chiavaresi.
- Villa Costa, edificata nel corso del XVIII secolo in corso Lima.
- Villa Giorgi, edificata tra il 1904 e il 1913[8].
- Villa Ottone, del XX secolo, tipico esempio di architettura eclettico-liberty con guglia ottagonale[8].
- Teatro-cinema Cantero. Il teatro fu realizzato tra il 1931 e il 1937 su progetto dell'ingegnere Ido Gazzano per conto della famiglia Cantero, quest'ultima curatrice dal 1908 delle proiezioni cinematografiche nella sconsacrata e vicina chiesa di San Francesco. Per l'inaugurazione del teatro fu diretta dal maestro Angelo Costaguta la Tosca di Giacomo Puccini. Il suo interno si presenta secondo i canoni della tradizione ottocentesca e, prima della sua chiusura sul finire del 2017, era uno dei più importanti del comprensorio, specie per interpretazioni teatrali, manifestazioni culturali e concerti musicali[8].
- Edificio dell'Asilo Infantile di Chiavari. Fu edificato nella seconda metà del XIX secolo, in stile eclettico, su iniziativa della Società Economica di Chiavari, e con il contributo di benefattori privati, al fine di dotare la cittadina di una struttura per la cura dei bambini.
- Colonia Fara. Intitolata alla memoria del generale Gustavo Fara, fu commissionata al progettista Ing. Camillo Nardi Greco dal Partito Nazionale Fascista nel 1935 come luogo e soggiorno di villeggiatura marinaro per bambini, da utilizzarsi nel periodo estivo[8].
- Gran Caffè Defilla del 1914 e rimaneggiato nel 1960[8].
- Cimitero urbano monumentale, realizzato nel 1894 su progetto di Gaetano Moretti[8].
- Ex oratorio dei Filippini nel capoluogo, sito nei pressi di palazzo Marana. Già sede della confraternita di Nostra Signora della Neve[8], dall'edificazione dell'oratorio nel 1635[8], fu in seguito acquistato dai fratelli Giacomo e Agostino Rivarola nel 1844[8] per la destinazione a sede della congregazione. Ristrutturato tra il 1844 e il 1845 dall'ingegnere Giacomo Tamburini[8], con facciata neoclassica, già nel 1850 cessò l'uso religioso con la sconsacrazione della chiesa[8]. È sede di convegni e manifestazioni culturali.
- Ex chiesa di San Francesco, oggi auditorium. Si trova in piazza Matteotti. Costruita nella prima metà del XIII secolo dalla famiglia Fieschi, assunse l'attuale aspetto barocco dal 1630 per intervento della famiglia Costaguta. Sconsacrata nel XIX secolo e divenuta proprietà del comune chiavarese, la chiesa è stata trasformata e convertita in sala auditorium nel 2002[8].
- Ex oratorio di San Giovanni Decollato o della Crocetta nel capoluogo, nei pressi di piazza Giacomo Matteotti. Sorse nel 1572[8] con la nascita dell'omonima associazione religiosa, quest'ultima dedita all'assistenza dei condannati a morte e all'insegnamento della dottrina cattolica. Sconsacrato sul finire del Settecento[8] i suoi locali sono adibiti ad uso comunale.
- Ex oratorio di Sant'Antonio nel capoluogo, nella via omonima. Sede originaria del Cristo Nero. Sede di locali comunali e di un istituto professionale statale[38], fu anticamente la sede dell'omonima confraternita. Durante la pestilenza del 1656 che flagellò la cittadella[8], l'oratorio fu convertito in lazzaretto[8]; fu anche ufficio di dogana nel XVIII secolo[8] con l'avvento napoleonico.
- Ex Antica Farmacia dei frati, presso il complesso di San Francesco.
- Ex chiesa priorale di Santa Maria Maddalena nel quartiere di Ri Basso. Edificio che oggi costituisce il pian terreno di una abitazione privata in via Piacenza nei pressi di piazza Sanfront. Si può ancora riconoscere la parte bassa della facciata a ponente, con l'ingresso sovrastato da lunetta e arco a sesto acuto e il fianco sud. È una delle testimonianze di architettura religiosa più antiche di Chiavari. Fu costruita nel 1210[39] da Ugone Fieschi in concomitanza con il famoso ponte che collegò Chiavari a Lavagna e che fu detto "della Maddalena" proprio da questa cappella. Sconsacrata nel 1749[39], abitazione civile dal 1812[39].
- Ponte della Maddalena sul fiume Entella[39]. Costruito nel 1210 da Ugone Fieschi per collegare Chiavari con il borgo di Lavagna. Detto all'epoca "ponte del mare" per via della vicinanza, allora, con la linea di costa. Le belle arcate oggi visibili sono solo la parte centrale del ponte originale che ne arrivò a contare 33. La maggior parte di esse giace oggi interrata o demolita sotto il manto stradale nelle due sponde. La tradizione dice che il ponte fu percorso da Dante in cammino verso i feudi dei Malaspina e che egli conservò memoria di questo suo passaggio nei versi della Divina Commedia Intra Siestri e Chiaveri s'adima una fiumana bella (Purgatorio, XIX, 100-101). Il ponte deve il suo nome alla cappella della Maddalena su sponda chiavarese coeva al ponte stesso e presso la quale il ponte iniziava; da non confondersi con una cappellina, oggi non più esistente, posta al centro del ponte contenente l'immagine mariana che, più tardi, verrà spostata su sponda lavagnese nel santuario di Nostra Signora del Ponte costruito a fine Quattrocento.
Architetture militari
- Castello di Chiavari. Il maniero è ubicato presso un colle raggiungibile da una salita a gradoni che rasenta l'antico tratto settentrionale delle mura cittadine. Venne fatto costruire nel XII secolo dalla Repubblica di Genova per contrastare i Fieschi della vicina Lavagna. Fu in buona parte smantellato nel XVI secolo; allo stato attuale rimane la torre[8].
- Fortezza detta "Gendarmeria", presso il centro storico in via Doria, risalente al XV secolo. Oggi il sito, privato, è convertito in magazzini e abitazioni.
- Torre di Ri, edificata nel corso del XVI secolo, presso l'abitato collinare di Ri Alto.
- Scuola di Telecomunicazioni delle Forze Armate italiane (STELMILIT), ufficialmente costituita nel 1952.
Altro
- Monumento marmoreo a Giuseppe Garibaldi, nei pressi di palazzo Rocca, inaugurato il 12 ottobre 1890 dello scultore Augusto Rivalta[8].
- Monumento bronzeo a Giuseppe Mazzini, nella piazza omonima, realizzato nel 1888 dallo scultore Augusto Rivalta[8].
- Monumento marmoreo a Vittorio Emanuele II di Savoia, nella piazza del santuario di Nostra Signora dell'Orto e del palazzo municipale, realizzato nel 1898 dallo scultore Luigi Brizzolara[8], autore anche del monumento ai caduti sito in Piazza Roma.
- Monumento bronzeo a Cristoforo Colombo, nei pressi del porto cittadino, realizzato nel 1935 dallo scultore Francesco Messina[8].
- Fontana-scultura in piazza della Franca, sita all'ingresso della città provenendo dal casello autostradale, realizzata nel 2000 dallo scultore Pietro Cascella.
- Monumento bronzeo a papa Giovanni Paolo II, posizionato lateralmente sotto il marmoreo pronao della cattedrale chiavarese, realizzato nel 2008[40] dallo scultore e pittore Gaspare da Brescia a ricordo della visita del pontefice nella diocesi di Chiavari tra il 18 e 19 settembre 1998[40].
Siti archeologici
La necropoli di Chiavari[41] fu scoperta sul finire degli anni cinquanta del Novecento nel corso di alcuni scavi edili. A seguito del ritrovamento furono subito iniziati i necessari lavori per le rilevazioni archeologiche che, dopo un periodo di studio che va dal 1959 al 1969[41], gli storici datarono la necropoli pre-romana al VII secolo a.C.[41].
Negli anni settanta i resti e i ritrovamenti furono spostati in una sede più idonea, visto che l'area interessata è molto vicina al centro abitato, e la collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria e il Comune di Chiavari fece sì che il 19 aprile 1985[41] s'inaugurò l'allora museo archeologico per la preistoria e la protostoria del Tigullio (dal 2013 museo archeologico di Chiavari).
Sede attuale del museo è, dal 1985, il celebre palazzo Rocca del XVIII secolo.
Aree naturali
Nel territorio comunale è presente e preservato un sito di interesse comunitario[42] per il particolare interesse naturalistico e geologico. Il sito - denominato "Pineta e lecceta di Chiavari" - è collocato nella zona nord-occidentale del territorio, nei pressi del santuario delle Grazie, lungo la strada statale 1 Via Aurelia, dove il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di un bosco misto costituito prevalentemente da pini (Pinus halepensis, Pinus pinea, Pinus pinaster) e lecci[42]. Sono inoltre presenti, tra elementi di macchia mediterranea e vegetazione rupestre, alcuni esemplari di orchidea ed euphorbia a doppia ombrella (Euphorbia biumbellata), quest'ultima molto rara nel territorio regionale[42].
Tra le specie animali tipiche del SIC chiavarese sono segnalate due specie di molluschi (Toffolettia stritiolata e Solatopupa pallida) legati ai substrati calcarei appartenenti alla formazione del monte Antola[42].
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[43]
Etnie e minoranze straniere
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2022, i cittadini stranieri residenti a Chiavari sono 2 429[44], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[45]: