Donne di conforto
donne e ragazze prostitute dell'Impero del Giappone / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Le donne di conforto[1][2][3] furono bambine, ragazze e donne costrette a far parte di gruppi creati dalle forze militari dell'Impero giapponese, composti per sfruttare le giovani vittime come schiave sessuali peggio delle prostitute.[4] La locuzione italiana, al pari di quella inglese comfort women, è una traduzione del termine giapponese ianfu (慰安婦).[5][6] Ianfu è un eufemismo che sta per shōfu (娼婦) che significa "prostituta/e".[7] I documenti relativi alla Corea del Sud affermano che non fosse una forza volontaria[8] e dal 1989 diverse donne si sono fatte avanti, testimoniando che i soldati giapponesi le avevano rapite.
Storici come Lee Yeong-Hun e Ikuhiko Hata affermano che le donne di conforto reclutate fossero volontarie.[9] Altri storici invece, basandosi sulle testimonianze di ex-reclutate e dei soldati giapponesi ancora in vita, sostennero che l'esercito e la marina giapponese furono entrambe coinvolte, direttamente o indirettamente, nella coercizione, nell'inganno e talvolta nel sequestro di giovani donne nei territori occupati dalle loro forze.[10]
La stima del numero di donne coinvolte varia, da un minimo di 20 000, citato dagli accademici giapponesi,[11] ad un massimo di 410 000 donne, citato dagli studiosi cinesi;[12] il numero esatto, tuttavia, è ancora argomento di ricerca e dibattito. Ciò di cui si è certi è che esse provenissero dalla Corea, dalla Cina, dal Giappone e dalle Filippine;[13] si sa anche che nei "centri di conforto" si sfruttassero donne provenienti anche dalla Thailandia, dal Vietnam, dalla Malesia, da Taiwan, dall'Indonesia e da altri territori occupati. Questi "centri" si trovavano in Giappone, in Cina, nelle Filippine, in Indonesia, nella Malesia Britannica, in Thailandia, in Birmania, in Nuova Guinea, a Hong Kong, a Macao e nell'Indocina Francese.[14]
Secondo varie testimonianze, le giovani donne dei paesi sotto il controllo imperiale giapponese venivano prelevate dalle loro case e, in molti casi, ingannate con promesse di lavoro in fabbriche o nell'ambiente della ristorazione. Una volta reclutate, venivano incarcerate nei "centri di conforto" e deportate in paesi a loro stranieri.[15] Uno studio del governo olandese descrive come i militari giapponesi stessi reclutassero con la forza le donne nelle Indie Orientali Olandesi.[16] Lo studio rivelò che 300 donne olandesi finirono per essere schiave sessuali dei militari giapponesi.[17]