Friedrich Nietzsche
filosofo tedesco (1844-1900) / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Friedrich Nietzsche, nato Friedrich Wilhelm Nietzsche, citato in alcune traduzioni italiane come Federico Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900) è stato un filosofo, filologo e saggista tedesco.
È annoverato come un pensatore originale e a tratti problematico da un punto di vista interpretativo: la sua produzione filosofica ha influenzato il pensiero culturale del mondo occidentale nel XX secolo e contemporaneo. Il suo pensiero fu un'autentica cesura nei confronti del passato e consistette in una apertura a nuovi modi di fare filosofia tramite l'informalità e la provocazione[1][2].
Scrisse vari saggi e opere aforistiche sulla morale, sulla religione (in particolare quella cristiana, schierandosi in favore dell'ateismo), sulla cultura contemporanea e la annessa decadenza dei valori metafisici-religiosi che, assieme all'eredità culturale socratica, hanno sostenuto le vicissitudini del singolo individuo, ora perso e smarrito nel nichilismo; le sue riflessioni sono intrise di una profonda lucidità e avversione alla metafisica e da una forte carica critica, sempre sul filo dell'ironia e della parodia con un accentuato richiamo stilistico derivante dai moralisti francesi, come Montaigne, e dai filosofi illuministi, come Voltaire[3].
Il pensiero di Nietzsche, per quanto indipendente, si inserisce nella corrente dell'esistenzialismo: viene considerato come uno dei pensatori più complessi di tutta la filosofia addirittura mondiale, dato il suo modo di filosofare con la poesia, gli aforismi, la psicologia ed i sofisticati riferimenti metaforici a concetti scientifici, filosofici, religiosi e mitologici. Ancor oggi viene definito uno spartiacque tra la filosofia ottocentesca e novecentesca, ed è indubbiamente uno tra i pensatori più influenti della cultura e della filosofia del XX secolo.
«All'osservatore frettoloso la sua figura non presentava nulla che desse nell'occhio: l'uomo di media statura, dagli abiti estremamente semplici, ma anche estremamente curati, dai tratti distesi e dai capelli castani pettinati all'indietro, poteva facilmente passare inosservato. Il contorno della bocca, sottile e quanto mai espressivo, veniva quasi interamente nascosto dai grossi baffi pettinati in avanti, aveva una risata sommessa, un modo di parlare senza fragore, un'andatura cauta e meditabonda con le spalle che un po' s'incurvavano; era difficile immaginare un uomo del genere in mezzo a una folla: portava su di sé il segno di chi resta in disparte, di chi sta da solo. D'incomparabile bellezza e di tale nobiltà di forma da attirare involontariamente lo sguardo erano invece le mani… Il contegno suscitava l'impressione di segretezza e di riservatezza. Nella vita di ogni giorno era di una grande cortesia e di una mitezza quasi femminile.»
(Nietzsche descritto da Lou Andreas-Salomé)
Anni giovanili
Friedrich Wilhelm Nietzsche nasce a Röcken, piccolo villaggio della Prussia meridionale (Sassonia-Anhalt), oggi municipalità della città di Lützen, nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844; viene chiamato così in onore del re Federico Guglielmo IV di Prussia il quale compiva quarantanove anni proprio nel giorno della nascita di Nietzsche. Successivamente il filosofo abbandonò il suo secondo nome "Wilhelm".[4] Il primo nome, Friedrich, fu anche un omaggio al nonno Friedrich August Ludwig Nietzsche (1756-1826), autore di scritti pedagogici, religiosi e commentari biblici.
Apparteneva a una stirpe di pastori protestanti, ed era il figlio maggiore di Carl Ludwig Nietzsche, pastore ed ex precettore alla corte dei duchi di Altenburg, di idee monarchiche e reazionarie, e di Franziska Oehler, figlia a sua volta di un pastore luterano. Nel 1846 e nel 1848 nascono altri due figli, Elisabeth e Joseph (quest'ultimo morto nel 1850, per un'improvvisa febbre cerebrale non meglio specificata).[5]
Il 27 luglio 1849 muore il padre, a 36 anni, dopo un anno di "apatia cerebrale" (secondo Elisabeth dovuta a una caduta, secondo altri probabilmente un tumore cerebrale, un ictus, un incidente dovuto a epilessia del lobo temporale o la stessa malattia cerebrale non meglio identificata che avrebbe poi colpito il figlio, i cui primi segni si erano manifestati due anni prima). In seguito a tali disgrazie la famiglia si trasferisce nella vicina Naumburg ove convive con la nonna materna di Nietzsche e due sorelle nubili di suo padre. Dopo la morte della nonna nel 1856, la famiglia si trasferì in una propria casa, ora Nietzsche-Haus, casa-museo e centro studi.
Qui Friedrich inizia gli studi di lettere classiche e religione; frequenta la scuola pubblica maschile e poi, successivamente, una scuola privata, dove stringe amicizia con Gustav Krug e Wilhelm Pinder, i suoi primi amici ognuno dei quali proveniva da famiglie di tutto rispetto. In casa apprende la musica e il canto. Si impegna in composizioni musicali vocali e strumentali, compone poesie, legge Goethe e Byron.
Nel 1854 ha iniziato a frequentare il Domgymnasium di Naumburg, ma già distintosi per le sue non comuni doti intellettuali, avendo mostrato particolari talenti sia in musica sia nel campo linguistico, viene ammesso come allievo a Schulpforta, un complesso collegiale riconosciuto a livello internazionale. Inizia così a frequentare il liceo (Gymnasium) Landesschule di Pforta come interno beneficiante di una borsa di studio ecclesiastica. Qui studia tra il 1858-1864, sperimentando per la prima volta la lontananza dall'ambiente familiare, diventando prima amico di Paul Deussen (futuro indologo di fama) e in seguito di Carl von Gersdorff; troverà anche il tempo per lavorare sulle sue prime originali composizioni poetiche e musicali.
Nel 1860 insieme agli amici Krug e Pinder che lo avevano raggiunto per studiare anche loro a Pforta, fonda l'associazione Germania, con la quale si propone di sviluppare i suoi interessi letterari e musicali. Per questa associazione scrive alcuni saggi, come Fato e volontà e Libertà della volontà e fato, visibilmente ispirati dalla lettura di Fato e altri saggi di Ralph Waldo Emerson, specie quelli inclusi in Condotta di vita (1860), un'opera che è stata recentemente ritenuta fondamentale nella genesi del pensiero di Nietzsche.[5] In questo periodo Nietzsche comincia a soffrire di un male che lo tormenterà tutta la vita, l'emicrania. È inoltre molto miope, soffre di anisocoria pupillare congenita e di problemi gastrici cronici.
Frequenta anche il vecchio poeta bohémien Ernst Ortlepp, un ex allievo di Pforta che ora vive gironzolando nei dintorni. Assieme a Ortlepp, eccentrico, blasfemo, forse omosessuale[6] e spesso ubriaco, conosce l'opera del poeta allora quasi sconosciuto Friedrich Hölderlin, che verrà presto considerato il preferito dal ragazzo; compone anzi un saggio in cui scrive che il poeta pazzo ha sollevato la coscienza all'idealità più sublime: l'insegnante che gli ha corretto il compito, pur dandogli un buon voto, gli consiglia però vivamente di occuparsi in futuro di scrittori più sani, più lucidi, in definitiva "più tedeschi"[7]. Ortlepp verrà infine trovato morto in un fosso, dove probabilmente era caduto, in stato di ubriachezza, battendo la testa.
Il particolarmente accurato studio qui condotto delle lingue classiche e dell'antico ebraico, lo mettono in grado di leggere importanti fonti primarie; dopo gli esami finali all'ormai diciannovenne viene consegnato un attestato finale che gli assegna un giudizio eccellente in religione, tedesco e latino, un buono in greco e un sufficiente in francese e invece uno scarso in ebraico, matematica e disegno; nel commento conclusivo del corpo docente si legge: "la commissione esaminatrice gli ha rilasciato, ora che lascia la regia scuola territoriale per studiare filologia e teologia all'università di Bonn, il certificato di maturità e lo congeda nella speranza che un giorno applicandosi sempre con serietà e coscienziosità possa conseguire buoni risultati nella sua professione".[8]
Conclusi gli studi secondari nel 1864, comincia gli studi nella facoltà teologica all'Università di Bonn per volere materno, studi che regge per appena una sessione, dopodiché s'iscrive assieme all'amico e compagno di studi Deussen alla Burschenschaft (corporazione studentesca) della Franconia. È quest'ultimo a riferire del celebre episodio della "casa di malaffare" di Colonia come "contributo alla comprensione del modo di pensare di Nietzsche". Nel febbraio del 1865 il filosofo gli raccontò di essere stato condotto surrettiziamente in tale luogo dalla sua guida locale e, imbarazzatissimo, scappò via dopo aver suonato un po' il pianoforte per darsi un contegno di fronte a "una mezza dozzina di apparizioni in lustrini e veli".[9] Questo episodio, secondo l'autore, è rivelativo di ciò che Nietzsche pensava delle donne: esse dovevano "consacrarsi al servizio ed alla cura dell'uomo, e già a Pforta diceva talvolta un po' per scherzo: 'Io avrò bisogno di tre donne solo per me'. Del resto non fu mai sua intenzione rimanere scapolo". In seguito, quando si seppe che a Nietzsche era stata diagnosticata, forse erroneamente, la neurosifilide come causa del suo declino cognitivo e fisico dopo il 1888, diversi studiosi pensarono che avesse contratto la malattia da un rapporto sessuale con una prostituta proprio in quel bordello, basandosi proprio sul passo dei Ricordi di Deussen, che pure non ne aveva molta stima come filosofo e che esclude però (come sarà ipotizzato invece da altri come Thomas Mann, modellando su Nietzsche il personaggio di Adrian in Doctor Faustus) che tale rapporto sia stato effettivamente consumato, in quell'occasione o in seguito; Deussen conclude che "da questo episodio e da tutto ciò che so di Nietzsche sono portato a credere che a lui ben si applicano le parole di una biografia di Platone: mulierem nunquam attigit [non toccò mai una donna]".[N 1] Riguardo a ciò si inserirono in seguito altre controverse teorie come quella di Joachim Köhler esposta in Nietzsche. Il segreto di Zarathustra[N 2].
Già nei suoi saggi sul fato degli anni immediatamente precedenti sosteneva che la ricerca storica ha oramai screditato gli insegnamenti centrali della religione. Nello stesso periodo legge la Vita di Gesù di David Friedrich Strauß la quale sembra aver avuto un profondo effetto sul giovane. Scrivendo alla sorella, profondamente devota, una lettera a riguardo della propria perdita della fede, afferma: "se si vuol lottare per la pace dell'anima, si deve credere; ma se vuoi esser un devoto della verità, allora devi domandare".
Nel 1865 si iscrive all'Università di Lipsia per continuare a seguire le lezioni di filologia classica di Friedrich Ritschl, già suo insegnante a Bonn. Studia Teognide e la Suida, ma è più affascinato da Platone e soprattutto da Ralph Waldo Emerson e Arthur Schopenhauer, che avrebbero influenzato tutta la sua produzione. Soprattutto quest'ultimo, con la sua opera Il mondo come volontà e rappresentazione doveva risvegliare un appassionato e duraturo interesse filosofico.
Nel 1866 legge anche la Storia del materialismo di Friedrich Albert Lange; qui le descrizioni della filosofia anti-materialistica di Immanuel Kant, dell'ascesa del materialismo nel continente europeo, della crescente preoccupazione nei riguardi dell'evoluzionismo di Darwin e infine dell'atmosfera generale di ribellione all'autorità tradizionale incuriosirono notevolmente Nietzsche. Conosce nel 1867 Erwin Rohde, futuro autore di Psiche e nel frattempo approfondisce lo studio dell'opera di Diogene Laerzio, Omero, Democrito e del succitato Kant, mentre un suo saggio su Teognide appare nella rivista filologica Rheinisches Museum, diretta da Ritschl.
Il 9 ottobre comincia il servizio militare, avendo firmato per un anno come volontario, nel reggimento di artiglieria a cavallo dell'esercito prussiano di stanza a Naumburg. Nel marzo dell'anno successivo si infortuna seriamente allo sterno; mentre sta mandando il suo cavallo al galoppo colpisce violentemente con il petto il pomo della sella, strappandosi due muscoli del fianco sinistro: dopo sei mesi trascorsi immobilizzato, a ottobre si congeda anticipatamente. Tornato a Lipsia, l'Università lo premia per il suo saggio sulle fonti di Diogene Laerzio e lo assume come insegnante privato. L'8 novembre 1868 conosce Richard Wagner in casa dell'orientalista Hermann Brockhaus.[5]
Professore a Basilea
Grazie all'appoggio di Ritschl, il 13 febbraio 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca dell'Università di Basilea come filologo classico, pur non avendo ancora completato né il proprio dottorato né ricevuto alcun certificato di abilitazione all'insegnamento; il 28 maggio tiene la prolusione d'insediamento sul tema Omero e la filologia classica, mentre l'Università di Lipsia gli concede la laurea sulla base delle sue pubblicazioni nel Rheinisches Museum. All'età di 25 anni Nietzsche chiede l'annullamento della sua precedente cittadinanza prussiana e diventa apolide:[10] lo rimarrà ufficialmente per il resto dei suoi giorni.
Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, nella villa di Tribschen, sul lago dei Quattro Cantoni nei pressi di Lucerna, Richard e Cosima Wagner, rimanendone fortemente colpito: «Ciò che imparo laggiù, che vedo e ascolto e intendo, è indescrivibile. Schopenhauer, Goethe, Eschilo e Pindaro vivono ancora». Nel periodo fra il 1869 e il 1870 collabora, come correttore di bozze (e più in generale come informale segretario-factotum), alla redazione di un'autobiografia di Wagner,[11] destinata a non vedere la luce prima del 1911,[12] ma alla cui conoscenza il filosofo allude apertamente, e con ironia, in uno scritto degli anni 1880:
«Man verspricht uns eine Selbstbiographie Richard Wagner’s: wer zweifelt daran, dass es eine kluge Selbstbiographie sein wird?…»
«Ci viene promessa un'autobiografia di Richard Wagner: chi dubita che sarà un'autobiografia avveduta?...»
(Friedrich Nietzsche, Genealogia della morale, 3° saggio, 19)
Anche dopo la rottura ideologica con Wagner, conserverà sempre grande stima per Cosima, considerandola, tra le sue conoscenze, l'unica persona al suo stesso livello intellettuale.[13]
All'inizio del 1870 Nietzsche tiene a Basilea alcune conferenze ("Il dramma musicale greco", "Socrate e la tragedia"), che anticipano il suo primo volume, La nascita della tragedia (1872). A Basilea conosce il già famoso storico Jacob Burckhardt e stringe amicizia con il vicino di stanza alla pensione in cui risiede, il professore di teologia Franz Camille Overbeck, che gli rimarrà vicino fino alla morte e sarà grande estimatore delle sue opere, nonostante la sua posizione accademica rendesse la cosa alquanto imbarazzante, considerate le vedute di Nietzsche in materia di religione.[5] Conosce anche l'opera di Afrikan Špir e ne rimane profondamente influenzato.
Allo scoppio della guerra franco-prussiana (1870-1871) chiede di essere temporaneamente esonerato dall'insegnamento per partecipare, come infermiere addetto al trasporto dei feriti, alla guerra. Dopo appena due settimane passate al fronte contrae però la difterite e un principio di dissenteria, tanto che deve venire a sua volta curato ed è quindi congedato il 21 ottobre.[14] Osserva con pacato scetticismo e con un certo distacco la nascita dell'impero tedesco ad opera di Otto von Bismarck.
Nella sua risposta polemica intitolata Filologia del futuro, l'allora ancor giovane ma già affermato Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff critica fortemente la mancanza di metodologia accademica utilizzata da Nietzsche per scrivere la Nascita della tragedia dallo spirito della musica, per seguire un approccio invece molto più speculativo; solamente Rohde, già insegnante a Kiel, e Wagner ne difendono la forma schierandosi al suo fianco; osservando il profondo isolamento in cui s'è venuto a trovare in quest'occasione all'interno della comunità filologica, tenta senza successo di passare di ruolo come professore di filosofia.
Nel frattempo scrive La visione dionisiaca del mondo, abbozza La tragedia e gli spiriti liberi e un dramma intitolato Empedocle, in cui vengono anticipati con molta chiarezza molti dei temi che verranno in seguito ripresi nelle opere della maturità. Fra il 1873 e il 1876 scrive le quattro Considerazioni inattuali[5], le quali rappresentano un orientamento sempre più volto a una forte critica culturale del suo tempo: David Strauss, il confessore e lo scrittore; Sull'utilità e il danno della storia per la vita; Schopenhauer come educatore e infine Richard Wagner a Bayreuth. Nel 1873 cominciava anche ad accumulare le note che sarebbero state pubblicate postume sotto il titolo di La filosofia nell'epoca tragica dei greci.
Le Inattuali sfidano la cultura tedesca allora in via di sviluppo sul solco dell'esempio dato e delle linee suggerite da Schopenhauer e Wagner; incontrò in questo momento Malwida von Meysenbug e Hans von Bülow, e iniziò anche una stretta amicizia e collaborazione con Paul Rée, studioso di filosofia di origine ebraica il quale a partire dal 1876 lo influenzò positivamente nel respingere il pessimismo tragico che pervadeva i suoi primi scritti, e lo indirizzò così verso un fase "illuministica".
Rimasto profondamente deluso dal Festival di Bayreuth del 1876 (l'anno della prima rappresentazione di Sigfrido e Il crepuscolo degli dei, dove la banalità degli spettacoli e la bassezza del pubblico lo respinsero intimamente), Nietzsche comincia ad allontanarsi sempre più dal vecchio maestro Wagner, anche se la rottura ufficiale vi sarà solo con la pubblicazione di Umano, troppo umano (sottotitolato "Un libro per spiriti liberi") nel 1878-1879. Incontra il musicista per l'ultima volta nel 1877. Wagner muore improvvisamente a Venezia nel 1883. Negli anni successivi sarà il soggetto critico di due saggi, Il caso Wagner e Nietzsche contra Wagner, in cui il filosofo attacca, più che la musica, il wagnerismo culturale per i suoi legami col Völkisch e il nazionalismo tedesco, e il riavvicinamento alla religione tradizionale avvenuta col Parsifal del 1882, giudicato opera cristiana e decadente.
Lavoro come filosofo indipendente
«Dalla mia infanzia non ho mai trovato nessuno che avesse in comune con me le angosciose istanze del sentimento e della coscienza [...] La malattia mi porta, sempre più, al più spaventevole scoraggiamento. Non invano sono stato tanto profondamente ammalato e non invano lo sono in genere tuttora.»
(Lettera alla sorella Elisabeth, 1885)
Per motivi di salute (emicranie frequenti e dolori agli occhi, possibili sintomi della malattia che lo colpirà più tardi), ma anche indubbiamente per dedicarsi con assiduità ininterrotta alla sua attività filosofica, Nietzsche all'età di 34 anni (pressappoco la stessa età in cui suo padre fu colpito dalla propria malattia, cosa che angosciava Nietzsche) abbandona l'insegnamento. Gli viene riconosciuta una modesta pensione che costituirà, da quel momento in poi, l'unico suo reddito. Inizia la sua esistenza da perfetto apolide, con i suoi pellegrinaggi da viandante senza casa e senza patria.
Nietzsche si sposta spesso da un luogo all'altro per trovare climi che possano essere più favorevoli per la sua salute cagionevole e vive così fino al 1889 come autore indipendente in diverse città. Trascorre molte estati in località montane o termali, soprattutto a Sils Maria (dove la sua abitazione, la cosiddetta Casa Nietzsche, è aperta a visite e soggiorni), dove riferisce una sorta di "esperienza mistica" in cui avrebbe intuito l'eterno ritorno, e in Alta Engadina in Svizzera. Trascorre invece preferibilmente i suoi inverni nelle città italiane, sulla riviera ligure a Genova e Rapallo, infine a Torino. Sue altre mete frequenti e amatissime sono Venezia e la francese Nizza.[5]
Nel 1881, quando la Francia occupò la Tunisia, aveva intenzione di recarsi a Tunisi per vedere l'Europa da fuori, ma poco dopo ha abbandonato una tale idea, probabilmente per motivi di salute. Occasionalmente tornò a Naumburg per visitare la sua famiglia, e, soprattutto in questo periodo, lui e la sorella continuarono ad avere periodi di conflitto e di ripetute riconciliazioni.
Durante un breve viaggio in traghetto a Messina e Taormina frequenta "l'Arcadia" locale e inizia a scrivere Così parlò Zarathustra. Durante la Pasqua del 1882, tramite la comune amica e nota scrittrice femminista Malwida von Meysenbug, incontra a Roma Lou von Salomé, una giovane studentessa russa in viaggio d'istruzione attraverso l'Europa. Si danno appuntamento presso la Basilica di San Pietro e Nietzsche la saluta con queste parole: «Da quali stelle siam caduti per incontrarci qui?». A maggio, durante una gita sul lago d'Orta passa alcune ore di intimità con questa ragazza ventunenne "intelligentissima". In seguito, la Salomé non ricordò se avesse baciato il filosofo, del quale comunque rifiutò una proposta di matrimonio (come del resto quella dell'amico di entrambi Paul Rée che le aveva presentato Nietzsche e con il quale si era formato una sorta di rapporto triadico filosofico-sentimentale).
Questo incontro, proseguito poi attraverso due anni di intensi scambi affettivi e culturali, è molto particolare, in quanto si tratta di una delle rare esperienze sentimentali-affettive di Nietzsche con una donna di cui si abbia conoscenza.[5] Nietzsche continuò poi a frequentare i due amici, reiterando proposte di matrimonio alla Salomé e baciandola due volte di seguito in pubblico, cosa che provocò la gelosia della sorella Elisabeth e il disappunto della madre Franziska, che ritenevano Lou una donna frivola e inadatta.[15]
Il rapporto con madre e sorella diviene di nuovo molto teso. Nietzsche non partecipa al matrimonio di Elisabeth nel 1885 con l'ex insegnante e agitatore antisemita Bernhard Förster, che disprezza. In seguito Lou von Salomé si allontanò da Nietzsche e Ree, terminando questa sorta di amore platonico, sposando poi Carl Andreas e avendo numerose relazioni, come quella con Freud e con Rainer Maria Rilke. Questa delusione, e il rancore che cominciò a provare per lei[15], spinsero Nietzsche a continuare alacremente il lavoro sullo Zarathustra, che portò a termine nel 1885, mentre la salute però peggiorava.
«Mi faccio coraggio quanto posso, ma una melanconia senza pari si impossessa ogni giorno di me, specialmente la sera [...] A che serve? [...] La vita è un esperimento[16], ma si ha un bel dire e un bel fare, lo si paga sempre a troppo caro prezzo.»
(Lettera a Elisabeth Förster-Nietzsche, febbraio 1886[17])
Ancora nel 1888 è di nuovo in rotta con la famiglia, come si evince da un passo di Ecce homo che sarà censurato dalla sorella nella prima edizione: «Se cerco qual è la più profonda antitesi di me stesso, [...] ritrovo sempre mia madre e mia sorella - credermi imparentato con una tale canaille sarebbe un bestemmiare la mia divinità. [...] confesso che la più profonda obiezione contro l'"eterno ritorno" [...] è sempre mia madre e mia sorella».
Ultimo periodo e collasso mentale
«La testimonianza si trova scritta addirittura nei miei libri: i quali, riga per riga, sono libri vissuti per una volontà di vita e con ciò stesso, in quanto creazione, rappresentano un'aggiunta reale, un di più di quella vita stessa.»
(Friedrich Nietzsche, Ditirambi di Dioniso e Poesie Postume, "Dionysos philosophos", 23)
«La follia è nei singoli qualcosa di raro - ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli, nelle epoche è la regola.»
(da Al di là del bene e del male)
Nel 1888, avendo già molte pubblicazioni alle spalle, Nietzsche si trasferì a Torino, città che apprezzò particolarmente, e dove scriverà L'Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo (pubblicato postumo).
Nel 1889 avvenne infine il famoso crollo mentale di Nietzsche, probabile effetto di una patologia neurologica: è datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico;[5] mentre si trovava in piazza Carignano, nei pressi della sua casa torinese, vedendo il cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere,[N 3] abbracciò l'animale, pianse, finendo per baciarlo; in seguito cadde a terra urlando in preda a spasmi. Per molti è un episodio leggendario e Nietzsche si sarebbe piuttosto limitato a fare vistose rimostranze e schiamazzi per i quali venne fermato e ammonito dalla polizia municipale.[18] Alla luce delle testimonianze riferite da Davide Fino, proprietario dell'alloggio affittato da Nietzsche, a Karl Strecker (alla fine del 1888) e alla sorella del filosofo, Elisabeth (nel 1889), si dovrebbe distinguere il presunto episodio "del cavallo" dal "crollo" di Nietzsche. Il primo risalirebbe alla fine '88, mentre il secondo consisterebbe nella caduta dalla scalinata di piazza Carlo Alberto, dopo di che venne accompagnato a casa e "giacque due giorni sul divano, sempre parlando concitatamente da solo o scrivendo".[19]
Le cause non sono mai state chiarite con certezza, ma sono state ipotizzate diverse possibilità come la MELAS (un'encefalomiopatia ereditaria), un meningioma[20], e altre[N 4] come, ad esempio, neurosifilide[21][22][N 5][23]; epilessia del lobo temporale[24][25][26][27][28][29] (la stessa patologia di Dostoevskij), unita alla nota emicrania, forse con aura[25], disturbo bipolare (o disturbo schizoaffettivo) e avvelenamento cronico da mercurio[N 6], metallo pesante tossico usato (assieme all'altrettanto tossico arsenico) come farmaco anti-sifilitico, prima dell'avvento degli antibiotici e somministrato effettivamente a Nietzsche, almeno tramite frizionamento cutaneo, durante il ricovero (è probabile che l'uso del mercurio per presunta sifilide fosse causa comune di morti in ospedali psichiatrici, come potrebbe essere accaduto decenni prima a Robert Schumann[30]); se l'emicrania, la malattia mentale e i problemi di vista congeniti furono infatti attribuiti alla neurosifilide, Nietzsche potrebbe essere stato vittima di avvelenamento non intenzionale fino a portarlo alla demenza vascolare da ictus e al deterioramento cognitivo da neurotossicità; demenza frontotemporale; arterite temporale[27][31] (una vasculite delle arterie cerebrali); infine, dato che Nietzsche ebbe anche una serie di ictus che causarono paralisi e demenza vascolare, essi potrebbero essere stati causati da una malattia preesistente specifica quale l'arteriopatia cerebrale genetica, o CADASIL,[N 7] una demenza ereditaria causata da micro-infarti cerebrali multipli subcorticali.[32][33] La CADASIL è considerata un'ipotesi accreditata poiché è una sindrome ereditaria solamente per via paterna, e occorre ricordare che la famiglia materna era sana (almeno fisicamente, è probabile invece che ci fossero casi di depressione, e secondo Paul Julius Möbius una sorella di Franziska si sarebbe suicidata), mentre sia il padre sia il nonno che il fratello di Nietzsche morirono per una malattia cerebrale non identificata, che esordì forse con un ictus.[34]
La sorella Elisabeth tenterà poi di nascondere la diagnosi di sifilide che fu ipotizzata in manicomio attribuendo la follia a uso di sonniferi e farmaci antidolorifici, come morfina, oppio e cloralio assunti per l'emicrania e l'insonnia negli anni precedenti.
Sempre nello stesso periodo del crollo, Nietzsche scrive delle lettere ad amici e conoscenti che sono solitamente classificate sotto il nome di Biglietti della follia: in essi la sua crisi mentale appare ormai in uno stato avanzato, anche se lo stile non è affatto diverso da quello classico, somigliante a quello poetico, altisonante e aulico delle ultime opere. Uno dei biglietti è indirizzato al re d'Italia Umberto I di Savoia, suo coetaneo (moriranno lo stesso anno) che Nietzsche apostrofa come "mio figlio"[35], forse a causa di una leggera somiglianza fisica.[36] Tre, firmati "Dioniso" o "Zagreo", vennero inviati a Cosima Wagner, chiamata nelle lettere "Arianna", la mitologica moglie del dio, e fa dei riferimenti ai suoi ultimi tre libri (L'anticristo, Ecce Homo e Il crepuscolo degli idoli).
«Alla principessa Arianna, mia amata. Che io sia un uomo, è un pregiudizio. Ma io ho già vissuto spesso fra gli uomini e conosco tutto ciò che gli uomini possono provare, dalle cose più basse fino a quelle più alte. Sono stato Buddha tra gli indiani e Dioniso in Grecia, – Alessandro e Cesare sono mie incarnazioni, come pure Lord Bacon, il poeta di Shakespeare. Da ultimo, ancora, sono stato Voltaire e Napoleone, forse anche Richard Wagner... Ma questa volta vengo come Dioniso il vittorioso, che farà della terra una giornata di festa... Non avrei molto tempo... I cieli si rallegrano che io sia qui... Sono stato anche appeso alla croce...»
(Una delle tre lettere a Cosima Wagner)
Pochi giorni dopo, viene ricoverato dall'amico Franz Camille Overbeck, teologo protestante e suo ex insegnante, a causa del suo stato alterato, che passava da momenti di esaltazione a tristezza profonda, prima in una clinica psichiatrica a Basilea (Svizzera) in cura dal dottor Wille, che gli diagnostica una "paralisi progressiva" di incerta origine e ipotizza per la prima volta la sifilide sulla base probabilmente di dati anamnesici erronei: l'affermazione del confuso Nietzsche di aver contratto "due volte" la lue nel 1866 probabilmente confondendosi con il colera, che ritenne anni addietro d'aver contratto appunto due volte, e l'anisocoria pupillare ereditata dalla madre e presente dall'infanzia (a causa forse di essa, della miopia e dell'emicrania, negli ultimi anni la vista di Nietzsche era molto peggiorata), che i medici scambiarono per il segno neurologico sifilitico detto pupilla di Argyll Robertson.
Uscito dalla clinica di Basilea, viene trasferito poi dalla madre a Naumburg (Assia, Germania), poi a Jena, in clinica dal dottor Otto Binswanger, esperto di paralisi e demenza, famoso per aver studiato la malattia eponima simile alla CADASIL, il quale conferma la diagnosi di Wille dichiarando privatamente a Overbeck che Nietzsche soffre di demenza paralitica da sifilide, menzionando un ipotetico contagio del 1886, mentre ufficialmente parla però di una possibile eredità famigliare della patologia dopo aver analizzato i sintomi che portarono alla morte padre e fratello; Binswanger, suscitando le ire di Franziska che ne scrive a Overbeck, sostiene che anche Elisabeth a suo parere ha "un che di esaltato". Anche il dottor Ziehen appoggia la diagnosi di sifilide, mentre Binswanger obietta comunque con Gast che l'unica stranezza è l'insolita lunga sopravvivenza all'infezione e alla paralisi luetica, per cui non si poteva attribuire l'intero decorso come derivato dalla lue.[37] Nel 1890 viene trasferito nella casa della madre, per esser assistito da lei stessa e da due infermieri. La famiglia Nietzsche, specie la sorella, non accettò mai queste diagnosi (neurosifilide o patologia neurologica ereditaria), considerandole entrambe lesive dell'onore.[37]
Nei primi tempi pare abbastanza lucido, ma irritabile e senza più interesse per la filosofia e la scrittura, che pare non comprendere. Dopo alcuni anni dal suicidio del marito (giugno 1889)[38], Elisabeth Nietzsche ritorna dal Paraguay, a causa dei debiti nel 1893 e decide di occuparsi del fratello e della sua opera. Già dal 1892 Nietzsche gradualmente perde la memoria, e non riconosce le persone, salvo certi momenti di lucidità.[39]
Nietzsche trascorre il suo tempo in un mutismo quasi totale, passeggiando con amici o suonando il pianoforte, fino all'aggravarsi delle condizioni fisiche (numerose paralisi, forse accentuate dalle eccessive dosi di farmaci per tenere sotto controllo gli attacchi di follia); talvolta parla con gli ospiti, ma è assente e i suoi ragionamenti spesso confusi. Nel 1893 perde l'uso delle gambe (secondo i medici a causa di tabe dorsale in forma paraplegica, una delle manifestazioni della neurolue), ed è costretto a spostarsi con una sedia a rotelle, mentre dal 1894 soffre di perdita della parola, indici di danni cerebrali e spinali diffusi[39], anche se Sax racconta di una visita di un amico a Nietzsche nel 1899 in cui, secondo la testimonianza, il filosofo era ancora in grado di comunicare, in certi momenti, e non era incosciente, anche se poco reattivo, almeno fino all'ultimo anno di vita (pur all'oscuro del grande dibattito che i suoi scritti cominciavano a suscitare in Europa). Al visitatore che tentava di interloquire con lui, nel 1899, Nietzsche avrebbe risposto "ho davvero scritto alcuni buoni libri?".[22]
Dopo il 1895 visse in stato semi-catatonico, rispondendo solo se sollecitato dalla sorella o dai familiari. Nel 1897 muore di tumore la madre, e nel 1898 e 1899 è colpito nuovamente da ictus, come già anni prima.[22]
Rudolf Steiner descrive ne La mia vita l'incontro con il filosofo avvenuto nel 1896 e da lui definito come "ottenebrato". In quell'incontro egli affermò di essere riuscito a percepire "chiaroveggentemente", secondo le sue teorie più tarde di matrice antroposofico-teosofica, il corpo eterico parzialmente distaccato dal corpo fisico nella zona del capo (per gli antroposofi il distacco del corpo eterico avviene durante il sogno, altrimenti è causa di malattia mentale).[40]
«Là, disteso sul divano, giaceva l'Ottenebrato, con la sua fronte mirabilmente bella di artista e di pensatore. Erano le prime ore del pomeriggio. Gli occhi, pur essendo spenti, apparivano ancora pervasi d'anima; ma di quanto li circondava non accoglievano più che un'immagine a cui era ormai negato l'accesso all'anima. Stavamo dinanzi a lui, ma Nietzsche non lo sapeva. Eppure si sarebbe ancora potuto credere che quel volto spiritualizzato fosse l'espressione di un'anima la quale, nel corso del mattino, avesse intensamente pensato e volesse ora riposare un momento. Credetti che la scossa interiore da me provata si trasformasse in comprensione per il genio il cui sguardo mi fissava senza vedermi. La passività di quello sguardo, lungo e fisso, sprigionò la comprensione del mio proprio sguardo, che in quel momento poté lasciar agire la forza animica dell'occhio, senza che l'altro occhio lo incontrasse. E si presentò alla mia anima di Nietzsche, quasi librata sul suo capo, illimitatamente bella nella sua luce spirituale; liberamente aperta ai mondi spirituali nostalgicamente invocati, ma non trovati, prima dell'oscuramento: incatenata però ancora al corpo, conscio di essa soltanto quando il mondo spirituale era ancora per lei nostalgia...»
(Rudolf Steiner, descrizione di Nietzsche secondo le sue teorie religiose)
Gli ultimi anni e la morte
Trasferitosi nel 1897 assieme a Elisabeth nella casa di Weimar (Turingia, Germania), dove la sorella ha fondato tre anni prima il Nietzsche-Archiv (a cui collaborava appunto il giovane Steiner, allora di idee nichiliste modellate su Stirner e Nietzsche), vi muore di polmonite il 25 agosto 1900.[22] Nonostante il suo dichiarato e profondo ateismo, per volontà di parenti e amici viene seppellito con cerimonia religiosa nel cimitero di Röcken.[41] Anche se Nietzsche si era espresso contro i concetti di "sacro" e "santità" numerose volte, durante il funerale Peter Gast lo elogiò affermando "santo sia il tuo nome per tutte le generazioni future!". Postumi escono i rimanenti manoscritti, i Frammenti e il manoscritto "ricostruito" da Gast ed Elisabeth de La volontà di potenza, nonché il libro autobiografico di incerta attribuzione Mia sorella ed io, che secondo i pochi studiosi che ne sostengono l'autenticità, almeno parziale, sarebbe l'ultimo scritto, redatto da Nietzsche durante l'internamento in manicomio e nel 1890 a casa della madre.
Quanto la malattia abbia influenzato il pensiero filosofico di Nietzsche è materia di discussione fra gli studiosi da sempre. La natura della sua follia - almeno per un periodo creativa - rimane ancora parzialmente un mistero, data la plausibilità di tutte le ipotesi. Nei frammenti teorizzava l'autodistruzione della reputazione tramite una follia volontaria come una forma di ascesi superiore. Come molti hanno ipotizzato,[42] la causa del collasso nervoso, in un ambito meno medico e più filosofico, o meglio la concausa che lo spinse al crollo, fu l'enorme sforzo creativo cui si sottopose negli anni precedenti, nonostante la salute che si stava deteriorando. Lo stesso Nietzsche (forse consapevole della sua precarietà: "come mio padre sono già morto, come mia madre vivo ancora, e invecchio", scrive in Ecce Homo) accenna forse a questo sforzo in un famoso aforisma:
«Wer mit Ungeheuern kämpft, mag zusehn, dass er nicht dabei zum Ungeheuer wird. Und wenn du lange in einen Abgrund blickst, blickt der Abgrund auch in dich hinein.»
«Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te»
(Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male, 146)