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politico sovietico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gennadij Vasil'evič Kolbin (in russo Геннадий Васильевич Колбин?; Nižnij Tagil, 7 maggio 1927 – Mosca, 15 gennaio 1998) è stato un politico sovietico poi russo, primo segretario del Partito Comunista del Kazakistan dal 16 dicembre 1986 al 22 giugno 1989.
Gennadij Vasil'evič Kolbin | |
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Primo Segretario del Partito Comunista del Kazakistan | |
Durata mandato | 16 dicembre 1986 – 22 giugno 1989 |
Predecessore | Dinmuchamed Kunaev |
Successore | Nursultan Nazarbaev |
Presidente del comitato di controllo del popolo dell'URSS | |
Durata mandato | 7 giugno 1989 – 26 dicembre 1990 |
Predecessore | Sergej Manjakin |
Successore | carica abolita |
Deputato del Soviet dell'Unione del Soviet Supremo dell'URSS | |
Legislatura | VII, X, XI |
Circoscrizione | Oblast' di Sverdlovsk (VII), RSS Georgiana (X), Oblast' di Ul'janovsk (XI) |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Comunista dell'Unione Sovietica (1954-1991) |
Kolbin non aveva mai operato nella Repubblica Socialista Sovietica Kazaka prima di essere posto a capo del partito comunista locale, nel 1986. Fu nominato primo segretario da Michail Gorbačëv in un tentativo di eliminare la corruzione all'interno del Partito comunista kazako, ma - da straniero in Kazakistan - non fu ben visto in quella nazione.
La sua nomina causò violente proteste nella capitale Almaty e in altre città kazake, con migliaia di protestanti feriti o uccisi. Questa rivolta è ora conosciuta come "Jeltoqsan", che in kazako significa "dicembre". È riferito nelle fonti che il dimissionario primo segretario Dinmuchamed Kunaev, era implicato nelle proteste, che videro protagonisti 60.000 manifestanti.[1] Nel giugno del 1989 Kolbin fu rimpiazzato da Nursultan Nazarbaev e fu trasferito a Mosca.
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