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film del 1993 diretto da Trần Anh Hùng Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il profumo della papaya verde è un film del 1992 scritto e diretto da Anh Hung Tran, candidato all'Oscar al miglior film straniero.
Il profumo della papaya verde | |
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Titolo originale | Mùi đu đủ xanh |
Paese di produzione | Vietnam, Francia |
Anno | 1992 |
Durata | 104 min |
Genere | drammatico |
Regia | Anh Hung Tran |
Sceneggiatura | Anh Hung Tran |
Fotografia | Benoît Delhomme |
Montaggio | Nicole Dedieu e Jean-Pierre Roques |
Musiche | Tôn-Thât Tiêt |
Scenografia | Alain Nègre |
Interpreti e personaggi | |
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Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 1993, vinse la Caméra d'or per la miglior opera prima.[1]
Saigon, 1951. Mui, una bambina di 10 anni giunge dalla campagna per fare la cameriera in una famiglia benestante di città. In questa casa impara a cucinare e a svolgere i vari mestieri accanto alla serva più anziana e più esperta Ti. La padrona, che gestisce un negozio di stoffe, è inquieta perché il marito è frequentemente assente, e da sola deve accudire ai figli (un figlio maggiore, due figli più piccoli, di cui uno insopportabile che sfoga il suo malessere facendo dispetti a Mui) e alla madre del marito, che vive al piano superiore chiusa nei suoi ricordi e rancorosa nei confronti della nuora a cui rimprovera di non far felice il figlio. Inoltre soffre profondamente per un grave lutto: la figlia Tô è morta sette anni prima, e le pare di rivederla nella dolce Mui della stessa età. Quando il marito parte per l'ultima volta, prende tutti i soldi della famiglia. Ritorna malato e muore poco dopo.
Dieci anni dopo, 1961. La padrona, ancora in ristrettezze economiche, pressata dalla nuora, accetta di mandare Mui, ormai ventenne, a lavorare da Khuyén, un pianista, amico del figlio maggiore. Il giovane è fidanzato, ma il rapporto con la promessa sposa si va logorando e la silenziosa presenza di Mui diventa sempre più importante per lui. Le insegna a leggere e a scrivere e infine la sposa.
Il film è stato girato in studio: il regista ha cercato di ricreare la grande casa vietnamita, i suoi spazi, i vicoli e i negozi confinanti, così come vengono filtrati dalla memoria e dalla nostalgia.
«"L'odeur de la papaye verte est pour moi un souvenir d'enfance des gestes maternels"»
La papaya è un legume e un frutto: quando è ancora verde è considerata un legume, quando è matura è considerata un frutto. Questo spiega perché l'albero è sempre dietro la cucina, nell'orto, e non tra gli alberi da giardino. È l'immagine della giovane Mui che crescerà nel cortile della casa della padrona, imparando a servire.
Il titolo del film evoca anche i rituali culinari che accompagnano la preparazione della papaya. L'odore della papaya risveglia i ricordi dell'infanzia, la nostalgia e il calore della casa e fa riferimento al mondo femminile, all'affetto materno, ai gesti del lavoro quotidiano delle donne.
La storia ripercorre la traiettoria lenta della maturazione di Mui dall'infanzia all'età adulta e dalla servitù all'uguaglianza.
Mui è in armonia con le cose, gli animali, gli elementi; tutti i movimenti del suo corpo sono in ritmo con la natura. Tutto ciò che è intorno a lei, persone, animali, vegetali, minerali, oggetti, sembra trasmetterle una forza vitale. E trova in qualche modo nella natura un rifugio. [3]
Accenni al coprifuoco, rombo di elicotteri ed aerei: sono le sole tracce della guerra che penetrano nel film ma sono sufficienti a far sentire quanto siano illusori e precari la calma e l'equilibrio che i protagonisti si sforzano di dare alle loro vite.
Il regista ha imparato molto dal maestro giapponese Ozu; la scenografia è ricercata, viene fatto un largo uso di carrellate laterali e di piani sequenza, si dà molto valore ai dettagli che esaltano la poesia dei particolari e degli oggetti; spesso l'inquadratura presenta una cornice nella cornice, lo sguardo filtra attraverso porte, finestre, griglie, fori. Il ritmo è lento e contemplativo.
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