Ipertesto
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In letteratura con il termine ipertesto Gérard Genette individua una delle cinque categorie di architestualità: un ipertesto è un testo B legato a un testo precedente A (ipotesto) non tanto da legami di citazione o commento, quanto da trasformazioni dirette, come nel caso dell’Ulisse di James Joyce rispetto all’Odissea di Omero, o indirette e più complesse (o imitazioni), come nel caso dell’Eneide di Virgilio rispetto alla stessa Odissea[1].

In campo informatico, secondo una definizione riassunta da Marco Lazzari[2] l’ipertesto è un testo digitale che è composto da più parti, le quali vengono denominate nodi o topics o parole chiave o lessìe[3] o blocchi di testo[4], che sono messi in relazione gli uni con gli altri per mezzo di connessioni digitali, dette collegamenti o links; i collegamenti definiscono una struttura reticolare del testo digitale, che determina il modo con il quale è possibile fruire l’ipertesto attraverso una forma di lettura non lineare detta navigazione (ipertestuale); l’ipertesto è legato a un autore o a un gruppo di autori che hanno scritto (ipertestualizzazione ex novo) oppure scelto (ipertestualizzazione ex post) i testi e li hanno collegati fra loro.
Secondo Alessandro Perissinotto[5] i blocchi di testo degli ipertesti godono delle proprietà designate da Ducrot e Todorov[6] come autonomia (i blocchi non hanno bisogno di altri enunciati per compiere la propria funzione comunicativa) e chiusura (nessun altro enunciato è pertinente al messaggio proposto dal blocco).
L'ipertesto informatico è la versione di ipertesto più usata e più diffusa. Il computer ha automatizzato il passaggio da un documento all'altro. I documenti sono leggibili a video grazie a un'interfaccia elettronica, le parole chiave in esso contenute appaiono marcate (sottolineate oppure evidenziate) in maniera da renderle riconoscibili (possono apparire anche sotto forma di icona o d'immagine). Selezionando o posizionandosi su tale parola o oggetto e facendo clic con il mouse oppure dando l'invio (se la navigazione è condotta sulla tastiera) si ottiene immediatamente l'apertura di un altro documento, che si può trovare sullo stesso server o altrove. Quindi le parole chiave funzionano come sedi di collegamenti ipertestuali (hyperlink in inglese), che consentono all'utente di navigare verso informazioni aggiuntive.
Ciò che l’utente vede nell’interfaccia digitale è quello che Giulio Lughi chiama testo superficiale, ottenuto dall'interpretazione del testo profondo, cioè della descrizione informatica del testo, che per quanto riguarda le pagine Web è fatta con il linguaggio di marcatura HTML[7].
Dopo la nascita del World Wide Web (1991) l'ipertesto ha avuto un notevolissimo sviluppo. Tutto il web, infatti, è stato concepito dal suo inventore, l'inglese Tim Berners-Lee, come un ipertesto globale in cui tutti i siti mondiali possono essere consultati da tutti. La pagina web è il singolo documento e la "navigazione" è il passaggio da un sito all'altro tramite i "link" (ma anche da una pagina all'altra dello stesso sito o in un'altra parte della stessa pagina). L'interfaccia per visualizzare i siti web (e le pagine ipertestuali contenute) è il browser.