La colonna e il fondamento della Verità. Saggio di teodicea ortodossa in dodici lettere (Столп и утверждение истины, Stolp i utverždenie istiny) è l'opera filosofica e teologica fondamentale di Pavel Aleksandrovič Florenskij (1882-1937), costruita attraverso l'interazione della saggistica col genere epistolare. Venne pubblicata in prima stampa nel 1914 presso la casa editrice russa Put' (Mosca) in seguito ai profondi ripensamenti e alle ampie revisioni dell'autore. Spesso considerata come vero capolavoro del pensiero cristiano del Novecento, ebbe in prima battuta un forte impatto nella cultura russa dell'epoca.

Fatti in breve Autore, 1ª ed. originale ...
La colonna e il fondamento della Verità
AutorePavel Aleksandrovič Florenskij
1ª ed. originale1914
1ª ed. italiana1974
Generesaggio
Lingua originalerusso
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Il contenuto

Nell'interazione tra filosofia e ontologia trinitaria, la concezione florenskijana della verità è nutrita nel suo semplice valore logico da un senso pienamente ontologico e salvifico. Nelle prime lettere che costituiscono l'opera, infatti, il narratore pone in atto la sua ricerca in un primo tempo attraverso una ragione esigente che si cala nell'abisso, fino a raggiungere gli inferni dello scetticismo.

Nel percorso seguito dall'autore, la profondità della vita si rivela inaccessibile al raziocinio: la legge dell'identità e il principio di ragion sufficiente conducono a meri schemi vuoti, alla semplice ed egoistica autoaffermazione dell'io (in specie, il riferimento è quindi alla legge dell'identità). L'opera di Pavel Aleksandrovič Florenskij si propone dunque, attraverso una profonda rassegna del pensiero della tradizione ortodossa sempre sotteso e presente, di mostrare le condizioni di attendibilità della verità, rivolgendo l'attenzione alle dinamiche interne di una ragione caratterizzata da una struttura antinomica. La conoscenza florenskijana non mira a una verità qualsiasi: l'attenzione è puntata sull'istina, la verità concepita nel suo fondamentale legame con la vita e con l'esperienza. Ed è una verità, inoltre, che contiene in sé anche il comune dramma della vita, e non può non passare per un'ampia decostruzione del soggettivismo assolutistico, in quanto il dramma stesso non può essere sottoposto a una pura e vuota certezza formale. L'autoidentità, passando per la morte della parola, esclude ogni possibilità di incontro con ciò che si trova fuori dell'io: la sua morte è assicurata dalla vanificazione dell'incontro con l'altro.

«La legge dell’identità è un monarca assoluto, ma i suoi sudditi non protestano contro la sua autocrazia solo perché sono spettri senza sangue, privi di esistenza reale, non sono persone ma solo ombre razionalistiche di persone. Questo è lo sheol, il regno della morte.»

La prima traduzione italiana

Al panorama editoriale italiano si deve la prima traduzione mondiale dell'opera. Grazie a Pietro Modesto (traduttore), a Elémire Zolla (curatore) e all'impegno del suo direttore editoriale Alfredo Cattabiani, l'editore Rusconi nel 1974 può pubblicare il volume che caratterizzerà fortemente la ricezione italiana dell'autore. Una ricezione comunque frammentata e complessa, sottoposta in prima istanza agli avvenimenti politici e storici della terra russa e ai condizionamenti subiti dalla sua cultura. La lettura e l'interpretazione dell'opera florenskijana, ancora in corso, è ad ogni modo fortemente limitata, in Occidente, nell'apprezzamento filosofico, come nella sua comprensione e accettazione incondizionata all'interno dell'Accademia quale punto fermo del pensiero contemporaneo.

Edizioni italiane dell'opera

  • a cura di Elémire Zolla, traduzione di Pietro Modesto, Rusconi, Milano 1974;
  • a cura di Natalino Valentini, traduzione di Pietro Modesto riveduta, integrata e corretta da Rossella Zugan e Natalino Valentini, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2010;
  • traduzione di Emilia Sassi e Kira Mladič, introduzione di Roberto Revello, Mimesis, Milano-Udine, 2012

Voci correlate

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