Misura del tempo nell'antica Roma
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(Plauto citato in Aulo Gellio, Notti attiche, III, 3, 5)
«Maledicano gli dei colui che per
primo inventò le ore
e collocò qui la prima meridiana.
Costui ha mandato in frantumi il
mio giorno di povero diavolo.
Quando ero giovane, infatti, l'unico
orologio era lo stomaco
...assai più preciso e migliore di
questo aggeggio moderno.»
La misura del tempo nell'antica Roma[1] non permetteva una suddivisione precisa e rigida della giornata o dell'anno, a causa delle imprecisioni del sistema di calcolo.