Sassari
comune italiano, capoluogo dell'omonima provincia in Sardegna / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Sassari (AFI: /ˈsassari/[5], ascoltaⓘ, toponimo in italiano e in sassarese,[6][7] Tàttari in sardo[8][9]) è un comune italiano di 120 854 abitanti[1], capoluogo della omonima provincia in Sardegna.
Sassari comune | |
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(IT, SDC) Sàssari (SC) Tàttari | |
Centro storico di Sassari | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sardegna |
Provincia | Sassari |
Amministrazione | |
Sindaco | Nanni Campus (Lista civica) dal 2-7-2019 |
Territorio | |
Coordinate | 40°43′36″N 8°33′33″E |
Altitudine | 225 m s.l.m. |
Superficie | 547,04 km² |
Abitanti | 120 854[1] (30-11-2023) |
Densità | 220,92 ab./km² |
Frazioni | Argentiera, Bancali, Baratz, Biancareddu, Bonassai, Caffè Roma, Campanedda, Canaglia, Caniga, Filigheddu, La Corte, La Crucca, La Landrigga, La Muntagna, La Pedraia, Li Punti, Mandra di l'Ainu, Marchetto, Molafà, Ottava, Palmadula, Pian di Sorres, Platamona (condivisa con i comuni di Sorso e Porto Torres), Saccheddu, San Camillo, San Francesco, San Giovanni, Tottubella, Truncu Reale, Villa Assunta (condivisa con il comune di Alghero), Villa Gorizia, Fiume Santo (condivisa con il comune di Porto Torres), Zuari |
Comuni confinanti | Alghero, Muros, Olmedo, Osilo, Ossi, Porto Torres, Sennori, Sorso, Stintino, Tissi, Uri, Usini |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 07100, 07040 |
Prefisso | 079 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 090064 |
Cod. catastale | I452 |
Targa | SS |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona C, 1 185 GG[3] |
Nome abitanti | (IT, SDC) sassaresi (SC) tattaresos |
Patrono | san Nicola |
Giorno festivo | 6 dicembre; ultima domenica di maggio |
PIL procapite | (nominale) 19 457,28 € |
Cartografia | |
Posizione del Comune di Sassari all'interno dell'omonima provincia | |
Sito istituzionale | |
Antica capitale del Giudicato di Torres, della repubblica sassarese e poi del Giudicato di Arborea, sede universitaria, arcivescovile e di sezione distaccata di corte d'appello, seconda città dell'isola per popolazione.
In base alla legge regionale del 4 febbraio 2016, n. 2, ha dato vita, insieme ad Alghero, alla rete metropolitana del Nord Sardegna che include anche i comuni di Castelsardo, Porto Torres, Sennori, Sorso, Valledoria e Stintino[10].
Territorio
La città di Sassari è il polo urbano storico del Capo di sopra dell'isola. Con i suoi 546,08 km², è il comune più esteso della regione e il quinto più esteso d'Italia, dopo Roma, Ravenna, Cerignola e Noto. Essa sorge su un tavolato calcareo declinante a nord-ovest verso il golfo dell'Asinara e la pianura della Nurra, mentre a sud-est il terreno è prevalentemente collinare. Il territorio urbano e suburbano è caratterizzato da valli e gole che incidono profondamente l'altopiano su cui è adagiata la città. Coltivazioni ortive, oliveti e boschi circondano il centro urbano e costituiscono l'aspetto paesaggistico peculiare di tutto il settore orientale del territorio comunale.
Appartiene al territorio di Sassari lo scoglio Businco.
Clima
Sassari gode di un clima temperato caldo di tipo mediterraneo. Gli inverni sono relativamente miti e umidi, le estati calde e secche, ma ventilate. Le precipitazioni si concentrano soprattutto nei mesi invernali e autunnali. I dati pluviometrici differiscono a seconda dell'altimetria e della distanza dal mare, la media nel territorio comunale è di 588,2 mm/anno, ma notevoli differenze si riscontrano nelle stazioni localizzate nell'area urbana e in particolare nei quartieri meridionali, fino a un massimo di 647,7 mm/anno presso la stazione meteorologica di Serra Secca, posta a 310 metri sul livello del mare[11]. Le nevicate sono sporadiche ma non eccezionali. Le precipitazioni a carattere nevoso si concentrano generalmente nei mesi di gennaio e febbraio. Il clima dell'area di Sassari risulterebbe, secondo la rivista statunitense Weatherwise, tra i 10 più confacenti alla specie umana. Più precisamente viene collocata al 4º posto mondiale, tra le 10 città con il clima più piacevole[12].
Sassari | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 11,1 | 12,0 | 15,0 | 19,0 | 23,1 | 26,4 | 29,0 | 29,3 | 26,0 | 21,8 | 16,8 | 12,8 | 12,0 | 19,0 | 28,2 | 21,5 | 20,2 |
T. min. media (°C) | 5,4 | 5,7 | 7,5 | 10,0 | 13,0 | 16,4 | 19,4 | 19,5 | 17,0 | 14,0 | 10,0 | 6,5 | 5,9 | 10,2 | 18,4 | 13,7 | 12,0 |
Precipitazioni (mm) | 58,6 | 52,0 | 49,2 | 47,9 | 39,3 | 22,5 | 5,2 | 12,3 | 45,4 | 81,7 | 96,0 | 81,5 | 192,1 | 136,4 | 40,0 | 223,1 | 591,6 |
L'origine resta ignota e oggetto di speculazioni accademiche. L'odierno toponimo ricorre dalla metà del XII secolo in diverse forme, fra quali Sassaris, Sassaro, Sasser, Sacer alternato con Thathari, Thathar, Táttari, essendo non raro il passaggio ss-th in sardo. Secondo Massimo Pittau troverebbe riscontro in altre località sarde come Sassareddu (Olbia), Sassara (Genoni), sa Sássara (Tonara), Sassái (Olbia, Silius), Sassalái (Samugheo), Sassalu (Osilo), Sassuni (Sanluri), Satzái (Villagrande Strisaili) e sarebbe traducibile come "ciottoli di fiume" (sássari, sátzari, sátzeri, perda'e sássari, perda'e sassu, sássinu-a) dal sardiano, antecedente al latino saxum. Ciò è confermato dagli insediamenti, in epoca nuragica e prenuragica, nelle valli sassaresi, ricche di sorgenti e corsi d'acqua.[13]
Preistoria e storia antica
Il territorio di Sassari è abitato dall'uomo sin dal periodo prenuragico come testimoniato dai resti di abitati neolitici, dalle numerose domus de janas, dai menhir e dal dolmen di San Bainzu Arca. Il monumento più importante ed enigmatico di quel periodo è però l'altare megalitico di Monte d'Accoddi, edificato dalle genti della cultura di Ozieri nel IV millennio a.C. e poi restaurato nel millennio successivo dalle popolazioni della cultura di Abealzu-Filigosa, che gli donarono il caratteristico aspetto a gradoni; il sito fu frequentato come luogo di sepoltura fino all'antica età del bronzo (cultura di Bonnanaro), quando era già in rovina, per poi essere abbandonato definitivamente[14].
Nell'età dei nuraghi il territorio sassarese era fortemente antropizzato come dimostrato dall'alto numero di siti nuragici, più di 150, suddivisi in nuraghi semplici e complessi, villaggi, tombe dei giganti e pozzi sacri. In epoca romana le campagne di Sassari erano costellate da numerose fattorie di proprietà dei latifondisti della colonia di Turris Libisonis, l'odierna Porto Torres[14].
Le origini della città e il Libero comune
Le origini dell'attuale abitato di Sassari sono da ricercare nell'Alto Medioevo, quando la popolazione della città costiera di Turris Libisonis gradualmente si rifugiò verso l'interno, a causa delle incursioni dei pirati saraceni. Intorno al XI-XII secolo sorgevano nei suoi dintorni altre ville, poi scomparse, come Silki, Bosove, Enene e Kiterone[14]. È solo nel 1131 che la città viene menzionata per la prima volta in riferimento a un tale Jordi de Sassaro, servo di Bosove, mentre nel 1135 viene citata la chiesa di San Nicola (Sancti Nicolai de Tathari)[14][15]. Queste informazioni circa la città provengono dal Condaghe di San Pietro di Silki, codice medievale scritto in logudorese e compilato dal 1165 al 1180[16], ma contenente anche atti più antichi risalenti al secolo precedente[17].
Fu l'ultima capitale del Giudicato di Torres, e nel 1294 diviene Libero comune, confederato a Genova (dopo un primo periodo filo-pisano), a seguito della promulgazione degli Statuti Sassaresi. Questo corpus di leggi, redatto sia in latino che in sardo logudorese, regolava l'organizzazione ed il funzionamento della città: dall'urbanistica, alle attività economiche, alla giustizia. Gli Statuti Sassaresi sono uno dei documenti identitari più importanti non solo per la città di Sassari, ma per l'intera isola.[18] È in questo periodo che, contesa fra le repubbliche marinare, Sassari si dotò delle prime mura e torri.[14]
Sassari aragonese e spagnola
Alla notizia dell'intervento aragonese, la borghesia cittadina si avvicinò ai reali d'Aragona, presentando nel 1323 una propria delegazione alla corte dell'infante Alfonso e offrendosi di essere parte del nascente Regno di Sardegna. Sassari contava all'epoca circa 10.000 abitanti[19].
Ciononostante i sassaresi mal tollerarono la sudditanza e la scarsa autonomia; così, sotto la spinta della Repubblica di Genova e dei Doria, la città si ribellò ai catalano-aragonesi, dando inizio ad un periodo di rivolte popolari[20] che culminò nell'espulsione del ceto dirigente e mercantile locale e la sua sostituzione con sudditi catalani, aragonesi, maiorchini, valenziani, rossiglionesi e, in misura minore, sardi[21]; tentativo di colonizzazione che tuttavia diede scarsi risultati[19], dei 1000 coloni previsti solo una piccola parte si stabili definitivamente a Sassari[21]. Divenuta città regia nel 1331, Sassari fu poi conquistata dagli Arborea durante la guerra sardo-catalana; la città fu infatti l'ultima capitale del Giudicato di Arborea dal 1410 al 1420, fino alla vendita dei diritti di quest'ultimo da parte dell'ultimo giudice Guglielmo III di Narbona al re d'Aragona Alfonso V il Magnanimo per 100.000 fiorini d'oro[22]. Gli aragonesi costruirono il castello di Sassari con lo scopo principale di difendersi dalle rivolte degli stessi sassaresi; esso venne demolito nel 1877 per decisione del Consiglio comunale, in quanto simbolo dell'oppressione straniera e dell'oscurantismo religioso, essendo stato sede dell'Inquisizione spagnola. I resti del castello, comprendenti le fondazioni e due corridoi dell'antemurale cinquecentesco che ospitava le artiglierie, sono stati recentemente riportati alla luce e sono visitabili nell'omonima piazza.
Tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo Sassari visse un periodo di grave crisi economica e sociale. Nel 1527-28 venne ripetutamente invasa e saccheggiata dai francesi guidati da Renzo degli Anguillara[23]; le continue incursioni piratesche nel Mediterraneo impoverirono l'economia cittadina, basata sul commercio, e diverse epidemie uccisero molti dei suoi abitanti.
Nella seconda metà del XVI secolo la città, che ospitava una folta comunità còrsa[24], si risollevò dopo anni di crisi, rinacque culturalmente, rifiorirono le arti, grazie all'introduzione della stampa, si diffuse il pensiero umanistico, grazie anche all'opera del vescovo e storico Giovanni Francesco Fara e dell'arcivescovo Salvatore Alepus. Tra i pittori che svolsero la loro attività in città, a quel tempo, sono da menzionare Giovanni Muru, il Maestro di Ozieri, Andrea Lusso, il fiorentino Baccio Gorini e vari artisti di scuola fiamminga. Nel 1562 venne istituito uno studio generale, aperto dai gesuiti, che, dopo vari perfezionamenti giuridici si stabilizzò come prima università della Sardegna, cui contribuirono, fra gli altri, Alessio Fontana, funzionario della cancelleria di Carlo V, che, nel 1558, nel proprio testamento lasciò i suoi beni alla municipalità per l'istituzione dell'Ateneo, e l'arcivescovo Antonio Canopolo, che nel 1611 fondò un Seminario Tridentino (con annesso Convitto per esterni), per la diocesi di Oristano, affidato ai gesuiti e oggi evolutosi in Convitto Nazionale "Canopoleno" e contribuì al completamento dell'edificio universitario e alla dotazione economica.
La cosiddetta "lotta per il primato" acuì la rivalità con la città di Cagliari; la competizione tra Sassari e la capitale del Regno di Sardegna porterà i sassaresi a rivendicare il diritto ad avere un Parlamento nella propria città, e la sede del Sant'Uffizio dell'Inquisizione.
Nel 1528 la città viene colpita da una grave epidemia di peste con la decimazione della popolazione a seguito di questa e di altre epidemie. L'ultima fase della dominazione spagnola comporta anni di decadenza per Sassari e per tutta la Sardegna, visto il minor interesse verso l'isola da parte degli iberici, dopo che la Corona di Spagna aveva iniziato la sua espansione nel Nuovo Mondo.
Sassari sabauda
Col trattato di Utrecht nel 1713, inizia la breve dominazione austriaca. Pochi anni dopo nel 1720, la Sardegna passa ai Savoia. Sul finire del XVIII secolo in città, sulla scia dei sommovimenti locali[25] e della diffusione delle idee della Rivoluzione francese, la nobilità sassarese sfrutta l'occasione per chiedere al re l'autonomia da Cagliari.[26] Questo provocò la reazione di quest'ultima, che cercò l'appoggio dei vassalli locali, e degli abitanti di tutto il Logudoro per manifestare in città il 28 dicembre 1795 cantando il famoso inno Su patriotu sardu a sos feudatarios.[26]
Il Viceré Filippo Vivalda, preoccupato di una possibile degenerazione in rivolta inviò a Sassari Giovanni Maria Angioy, funzionario e giudice della Reale Udienza, con la carica di alternòs, ovvero rappresentante del Governo con delega dei poteri viceregi, dove fu accolto come un liberatore trionfante.[26] Angioy cercò per tre mesi di riconciliare feudatari e vassalli, ma resosi conto del diminuito interesse e sostegno governativo e cagliaritano, lavorò ad un piano eversivo con emissari francesi, mentre Napoleone Bonaparte invadeva l'Italia.[27] Tuttavia venendo meno ogni possibile appoggio esterno con l'Armistizio di Cherasco e la Pace di Parigi, decise di effettuare una marcia antifeudale su Cagliari[27] ma dal Viceré gli vennero revocati i poteri, e dovette arrestare la marcia dopo esser stato abbandonato da molti sostenitori all'accoglimento reale delle cinque richieste degli Stamenti Sardi, fuggendo a Parigi.[27]
Ristabilito il controllo, i Savoia sedarono il dissenso senza tuttavia far cessare del tutto le rivolte e dissidi che continuarono sporadici fino alla metà dell'Ottocento, come nel 1833 quando il patriota sassarese Efisio Tola venne fucilato a Chambéry perché accusato di essere vicino agli ideali della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini.
Fra la fine del XVIII e tutto il XIX secolo, si vive un'era di rinascita culturale e urbanistica, l'Università viene riaperta, la città dopo cinque secoli si espande oltre il tracciato delle Mura di Sassari, fortificazioni pisane trecentesche, (quando in concomitanza di un'epidemia di colera venne dato il permesso di abbatterle in grande parte, dando così sfogo ad un abitato che era divenuto estremamente compatto e denso), si costruiscono nuovi quartieri, prendendo come modello la nuova capitale del regno, cioè Torino, con strade a maglia ortogonale, viene realizzato il nuovo ospedale, le carceri, il teatro civico, scuole e piazze, la rete ferroviaria e fognaria, l'illuminazione a olio, e più avanti, a gas, il vicino Porto di Torres, viene ristrutturato, si attivano i primi collegamenti navali di linea tra il porto sardo e Genova, con l'impiego di navi a vapore, come il Gulnara, prima imbarcazione che utilizzava questo tipo di propulsione, in Italia. La città si apre ad importanti attività imprenditoriali, l'industriale sassarese Giovanni Antonio Sanna, acquisisce la miniera di Montevecchio, si crea un'area industriale a ridosso della nascente ferrovia, diventa la seconda città italiana per la produzione del cuoio. La nuova espansione urbanistica seguì uno sviluppo geometrico regolare, costretto a fertili compromessi con la realtà del territorio e gli eventi storici. L'asse centrale, il corso Vittorio Emanuele, venne prolungato dando vita a via Roma, strada principale del quartiere umbertino.
Sassari contemporanea
Nel Novecento, i successivi piani regolatori ampliarono la griglia inserendo nuovi assi generatori verso le principali emergenze architettoniche dei dintorni, estendendo l'abitato oltre i limiti delle valli e procedendo con diverse zonizzazioni a carattere residenziale e commerciale.
Passando indenne la seconda guerra mondiale e scampando a tre bombardamenti programmati che fecero cadere una sola bomba nei pressi della stazione causando una vittima, e diventando repubblicana suo malgrado avendo confermato la fedeltà alla monarchia sabauda col 71,7% dei voti,[28] la città crebbe principalmente per la migrazione dall'entroterra, grazie al costante afflusso dai paesi del nord Sardegna, esercitando una forte influenza nella vita pubblica italiana, sia in campo militare grazie alla Brigata Sassari, sia nelle vicende politiche (vedasi i Presidenti della Repubblica Italiana Antonio Segni e Francesco Cossiga), molti dei quali legati all'episodio dei cosiddetti giovani turchi. Sassari è capoluogo della più grande provincia d'Italia e il quinto comune italiano per estensione territoriale con una superficie di 546 km². Raggiungendo una popolazione di 120.000 abitanti, in leggera ma costante decrescita. Nonostante negli ultimi decenni stia vivendo una crisi economica, sociale e politica Sassari resta la seconda città dell'isola.
Simboli
Il Comune di Sassari ha come segno distintivo lo stemma storico concesso con Regio Diploma del 15 gennaio 1767 dal re Carlo Emanuele III e confermato dal regio decreto del 10 aprile 1936.
«Inquartato: al 1° e 4° di Savoia (di rosso alla croce d'argento); al 2° e 3° d'oro, al castello merlato di rosso, aperto e finestrato.»
Lo scudo è inoltre cimato dalla corona marchionale, ornato da due fronde di palma ai lati e accompagnato da due cavalli quali onorificenze al podestà Cavallino de Honestis sotto cui Sassari si rese un libero Comune. Le torri riprendono la simbologia del Giudicato di Torres e della città di Turris Libisonis o Porto Torres. Fino al 1766, come nei sigilli di altre città sarde, permanevano le insegne della signoria iberica. Queste vennero poi sostituite dietro suggerimento del ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino negli stemmi con la croce di Savoia, anche nel caso di Bosa, Cagliari, Oristano e Alghero (che la rimosse nel 1991 per tornare ai colori iberici). La corona marchionale venne invece riservata solo a Cagliari e a Sassari.[29]
- Stemma
- Bandiera
- Stemma in uso fino al 1936. Aveva la stessa blasonatura dello stemma provinciale odierno.
- Bandiera in uso fino al 1936
Onorificenze
Sassari, già libero Comune, ottenne il titolo di città regia il 20 agosto 1331, terza città nell'isola pochi anni dopo Iglesias (come Villa di Chiesa) e Cagliari (come Castel de Càller e in seguito solo Càller), che l'avevano ottenuto il 7 giugno e il 25 agosto del 1327.
Tale titolo fece seguito al diritto di mantenere i propri statuti comunali, ottenuto il 7 maggio 1323 da Giacomo II di Aragona, sebbene mutati nell'estensione dei privilegi barcellonesi. La città, ammessa così all'unione perpetua alla Corona, fondò il proprio status giuridico sugli speciali privilegi concessi dal sovrano. Questo portò ad una mutazione del diritto locale in favore di quello straniero, dove al modello comunale podestarile italiano venne sostituito il modello barcellonese: alla figura del podestà venne affiancata quella del vicario, limitandone la precedente totale giurisdizione, la nomina come la retribuzione divenne regia, la carica a tempo indeterminato e aperta anche ai feudatari. La carica di Governatore poi si intese estesa all'intero Capo di sopra.
Architetture religiose
- Chiesa rupestre di Funtana Gutierrez, VII-IX secolo.
- Chiesa di San Pietro di Silki, XI-XVII secolo.
- Cattedrale di San Nicola, XII-XVIII secolo.
- Chiesa di Santa Maria di Betlem, XII-XIX secolo.
- San Michele di Plaiano, XII secolo.
- Santa Barbara di Innoviu, XIII secolo.
- Chiesa della Madonna del Latte Dolce, XIII - XIV secolo.
- Chiesa di San Quirico, XIII-XVI secolo.
- Chiesa di San Donato, XIII-XVII secolo.
- Chiesa di San Giacomo di Taniga, XIV secolo.
- Cappella dell'Annunziata (annessa all'Episcopio e unica sezione rimasta dell'antico ospedale omonimo), XV secolo.
- Chiesa di Sant'Agostino, XVI-XVII secolo.
- Chiesa di San Giacomo, XVI-XVII secolo.
- Chiesa di Santa Caterina, XVI secolo.
- Oratorio della Madonna del Rosario, 1608-1682 (completamento interno); 1756 (completamento facciata).
- Chiesa di Sant'Andrea, XVII secolo.
- Episcopio e Seminario Tridentino, XIII-XX secolo.
- Chiesa di San Giuseppe, XIX secolo.
- Chiesa e convento del Carmelo, XVII-XVIII secolo.
- Chiesa e convento delle Cappuccine, 1673-1695.
- Chiesa di Sant'Antonio Abate, prima fase XIV secolo, ricostruzione 1700-1707.
- Chiesa di San Pasquale Baylon, 1780.
- Basilica del Sacro Cuore, 1943-1952.
- Chiesa delle suore del Getsemani, 1940-1959
- Chiesa di San Michele di Murusas, XII secolo
- Chiesa di Sant'Antonio di Noi Noi o di Innoviu
- Chiesa di San Sisto
- Chiesa di Sant'Apollinare
- Chiesa della Santissima Trinità
- Chiesa di San Michele
- Chiesa di San Paolo al Cimitero
- Cappella gentilizia di Sant'Anna
- Chiesa di Sant'Anatolia
- Cappella di San Giuseppe dell'ex ospedale psichiatrico di Rizzeddu
- Cappella gentilizia della Madonna di Montserrat
Architetture civili
- Casa aragonese, XV-XVI secolo.
- Case gotiche catalane, corso Vittorio Emanuele, XV secolo.
- Ex Casa Professa ora Museo Sassari Arte, fine del XVI secolo con modifiche seguenti, architetto Fernando Ponce de Leon.
- Palazzo Manca di Usini in piazza Tola, dal nome del barone d'Usini che ne fu edificatore, sede della biblioteca comunale, XVI secolo.
- Università ed estanco (sede di monopolio) del tabacco, XVI-XVII secolo.
- Palazzo Moros y Molinos, XVII secolo.
- Fontana di Rosello, 1585-1606
- Palazzo della Frumentaria, XVI-XVII secolo, antico deposito pubblico del grano
- Palazzo di San Saturnino, inizi XIX secolo.
- Palazzo Quesada di San Sebastiano, inizi XIX secolo.
- Palazzo Ducale, dal duca dell'Asinara, sede del Comune di Sassari, 1775-1804, architetto Carlo Valino
- Palazzo Tola XVI-XIX secolo.
- Teatro Civico o Palazzo Civico o Palazzo di Città, 1826-1830
- Palazzo della Provincia in piazza d'Italia, sede della Provincia di Sassari, 1873
- Palazzo Giordano, piazza d'Italia, sede di Banca Intesa S. Paolo, 1878
- Palazzo Cugurra in via Roma, sede di uffici della Regione Sardegna
- Villa Mimosa già villa Sant'Elia, sede della Confindustria locale
- Ponte Rosello, 1934
- Palazzo Quesada
- Palazzo Nigra Ciceri
- Casa Ferrà
- Palazzo Arborio Mella (Artea)
- Tribunale, 1938
- Padiglione per l'artigianato "Eugenio Tavolara" per l'esposizione dell'I.S.O.L.A. (Istituto sardo organizzazione lavoro artigianale), 1956, architetto Ubaldo Badas
- Borghi minerari dell'Argentiera e di Canaglia
Architetture militari
- Mura di Sassari, costruite nel XIII secolo, cingevano la città intervallate da 36 torri di cui ne rimangono solo 6, tra le quali l'unica torre tonda detta anche Turondola accessibile da piazza Università. Le mura sono visibili lungo il perimetro della città medioevale, ed in particolare in corso Vico, corso Trinità e via Torre Tonda.
- Castello di Sassari, del 1330. Costruito dagli aragonesi, fu demolito nel 1877 e nell'area dove esso sorgeva fu in seguito edificata la caserma La Marmora, sede della Brigata Sassari e ricavata l'omonima piazza. Gli scavi archeologici nella piazza hanno portato alla luce le fondazioni dell'antica struttura ora in fase in valorizzazione.
Piazze
- Piazza d'Italia
- Piazza Castello
- Piazza Azuni
- Piazza Tola
- Piazza Sant'Antonio
- Piazza Fiume
- Piazza Emiciclo Garibaldi (Sassari)
- Piazza Santa Maria (Sassari)
- Piazza Duomo (Sassari)
- Piazza Santa Caterina (Sassari)
- Piazza del Comune (Sassari)
- Piazza Università (Sassari)
- Piazza Mercato (Sassari)
- Piazza della Stazione (Sassari)
- Piazza Colonna Mariana
- Piazza Marconi
- Piazza dei Moti Antifeudali
- Piazza Caduti del Lavoro
- Piazza Monica Moretti
Vie
- Corso Vittorio Emanuele
- Via Roma
- Viale Italia
- Via Brigata Sassari
- Corso Vico
- Corso Trinità
- Viale Dante
- Corso Margherita di Savoia
- Via Turritana
- Via Giovanni Amendola
- Viale Umberto 1°
- Viale Trento
- Via Padre Zirano
- Via Pietro Nenni
Siti archeologici
- Complesso prenuragico di Monte d'Accoddi di origine prenuragica, IV millennio a.C.
- Necropoli di Montalè, presso Li Punti
- Necropoli di Ponte Secco, presso Ottava
- Necropoli di Li Curuneddi
- Nuraghi Rumanedda, Giagamanna, Li Luzzani, Gioscari, Funtana di la Figga, San Giovanni
Aree naturali
«Sassari non ha bisogno di formarsi un giardino pubblico,
se le sue circostanze formano un giardino così vario, ameno e vago,
che non potrebbe l’arte far di meglio [...]»
(Vittorio Angius, Dizionario Angius-Casalis, 1851-1856)
In città sono presenti vari giardini e parchi, fra i quali i giardini pubblici situati al centro della città fra viale Pasquale Stanislao Mancini e corso Margherita di Savoia, i giardini di via Venezia, i giardini di Monte Rosello, i giardini di via Di Vittorio nel quartiere di Luna e Sole, i giardini di Li Punti, il parco di Monserrato (del XVII-XIX secolo) recentemente restaurato e situato tra la SS 131 e l'asse viario di via Budapest, il parco di Baddimanna, grande pineta nel quartiere di Monte Rosello, e il parco di Bunnari, recentemente riqualificato, che offre un centro polifunzionale, una piscina, la ricostruzione di un villaggio nuragico e i due laghi artificiali del Bunnari, ora in secca.
Inoltre:
- Il Giacimento fossile di Fiume Santo, dove è stato rinvenuto lo scheletro di un Oreopithecus bambolii, primate antropomorfo vissuto 8-9 milioni di anni fa
- Il bosco della valle dei Ciclamini o Badde Olia, presso il confine con Ossi, da cui si ha accesso alla grotta dell'Inferno,
- Le valli del Rosello, Rio Mascari, Fosso della Noce, Logulentu
- Il lago di Baratz
- Le spiagge di Platamona, Ezzi Mannu, Porto Ferro, Argentiera, Porto Palmas e Rena Majore della Nurra
- L'area naturale di Lu cantaru presso il monte Forte
- La riserva faunistica di Bonassai
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[30]
Etnie e minoranze straniere
Al 31 dicembre 2018[31] a Sassari risultavano residenti 4 979 cittadini stranieri. Le principali nazionalità d'origine sono:[31]
La Provincia vanta il primato di rilascio di permessi di soggiorno per residenza elettiva con una media del 18,1%, contro una regionale del 14,4% e una nazionale di appena l'1,7%. È alta la percentuale di stranieri che svolgono un lavoro autonomo, pari al 20,2% contro una media nazionale del 7%, che pone Sassari, e tutta la Sardegna, al primo posto tra le regioni con maggiore imprenditorialità da parte dei nuovi cittadini. I principali settori di occupazione da parte degli stranieri sono l'alberghiero, i servizi alle imprese, le costruzioni, il commercio e i trasporti.[32]
Lingue e dialetti
Oltre all'italiano, espresso comunemente nella variante regionale con innesti locali[33], come nei tre comuni confinanti verso nord si parla il sassarese, lingua di transizione tra il sardo e il corso, essendo non del tutto assimilabile a nessuna delle due e caratterizzata da una componente fondamentale corsa fortemente influenzata dal contiguo sardo logudorese. Le città di Porto Torres, Stintino e Sorso condividono con Sassari la lingua, detta anche "turritano" dal nome del Giudicato di Torres. A Sennori, paese di lingua sarda logudorese, si ha la peculiarità, data la vicinanza con Sorso e Sassari, di avere al plurale solo sostantivi di genere maschile: questo deriva da una reinterpretazione della norma del turritano, nel quale, essendo caduta la distinzione fra desinenze plurali maschili e femminili, i sostantivi hanno un'unica uscita per il plurale (è la desinenza /-i/, in quanto il sassarese non contempla /-e/ atona finale).[34][35] L'uso della lingua sassarese si estende poi nella restante fascia costiera fino alla foce del Coghinas, nella sua variante castellanese di transizione verso il gallurese, nei comuni di Castelsardo, Tergu e Sedini.[36] Nella città di Sassari, tuttavia, non è mai venuto meno l'uso della preesistente lingua sarda e specificamente logudorese, le cui testimonianze moderne più pregiate si trovano sia nei numerosi e preziosi documenti archivistici della Diocesi sia componimenti più pregiati degli scrittori del XVI secolo.
Sull'origine del sassarese vi sono varie teorie. Per esempio, lo storico sassarese Enrico Costa scrive «ai Pisani dobbiamo anche il nostro dialetto, che per la maggior parte è quasi lo stesso che vi si parla oggi - una specie di toscano del secolo XIII - corrotto più tardi da un po' di corso e da molto spagnuolo»[37], mentre per lo studioso Mario Pompeo Coradduzza «il sassarese deriva dalla lingua italiana e, più precisamente, dal toscano antico, poi trasformatosi lentamente in dialetto popolare fin dal secolo XII, quando ancora i borghesi e i nobili parlavano in sardo logudorese. Durante l'età del Libero Comune (1294-1323), il dialetto sassarese non era altro che un pisano contaminato, al quale si aggiungevano espressioni sarde, corse e spagnole; non è quindi un dialetto autoctono, ma continentale e, meglio determinandolo, un sotto - dialetto toscano misto, con caratteri propri, diverso dal gallurese di importazione corsa»[38]: entrambi non sembrano propendere per un'influenza più rilevante del sardo rispetto ad altri apporti linguistici.
Secondo il linguista Mauro Maxia, il fondo toscano del sassarese deriva invece dalla lingua corsa, importata dalle numerose famiglie còrse che si stabilirono in città a partire dal periodo giudicale e che nel XVI secolo avrebbero costituito la maggioranza della popolazione cittadina[24]. Le influenze toscane sul sassarese, evidenziate da altri studiosi, sarebbero quindi indirette e riconducibili alla secolare dominazione pisana della Corsica[39].
Per Antonio Sanna, la lingua che nacque a Sassari divenne patrimonio della popolazione e della classe mercantile, venendo oggi considerata un idioma a sé stante[40]. Anche il linguista Leonardo Sole rimarca come il sassarese sia una lingua a sé stante sostanzialmente di origine sarda[41][42], tesi ripresa da altri studiosi tra cui Massimo Pittau.[43]
Tradizioni e folclore
Faradda di li candareri
Il 14 agosto a Sassari è festha manna, ovvero "festa grande": la città è attraversata dalla Faradda di li candareri (discesa dei candelieri), una processione che viene conclusa da una cerimonia sacra per sciogliere il voto alla Vergine Assunta che, nel XVI secolo salvò la città dalla peste, che vede i cittadini distribuiti tra i diversi gremi (corporazioni medievali di arti e mestieri), portare sulle spalle i candelieri riccamente ornati per le vie della città, danzando fino alla chiesa di Santa Maria di Betlem. Tale festa è molto sentita dalla popolazione che per l'evento si riversa per le vie del centro storico dal primo pomeriggio sino a tarda notte. Le varie piazze sono invase da musica e canti ma dominante rimane il rimbombo dei tamburi che accompagna la "discesa" dei gremi con i candelieri in spalla.
La Cavalcata Sarda
Dal 1711, anno citato da Enrico Costa, la città è teatro anche della Cavalcata sarda, che dal 1951 è organizzata con cadenza annuale nella penultima domenica di maggio. La manifestazione, a carattere laico, consiste nella sfilata di gruppi folcloristici provenienti da varie zone della Sardegna che, appiedati o a cavallo e indossando i propri costumi tradizionali, mostrano al pubblico aspetti etnografici ed enogastronomici della cultura sarda.
Festa del Voto
Molto sentita è la cosiddetta Festa del Voto, che si svolge l'ultima domenica di maggio, in ricordo del voto che, durante l'ultima guerra mondiale, fece l'allora arcivescovo di Sassari, Arcangelo Mazzotti, davanti all'antico simulacro della Madonna delle Grazie di San Pietro in Silki, trasportato, nel 1943, per un settenario di preghiera speciale nella Primaziale cittadina nonostante i timori dei bombardamenti. L'arcivescovo promise solennemente che ogni anno si sarebbe svolta una processione, dal duomo alla chiesa di San Pietro, se Sassari fosse stata risparmiata. In città in effetti non si subì alcun bombardamento ma solo pochi danni irrilevanti alla Stazione Ferroviaria, al contrario di Alghero o Cagliari[44].
Costume tradizionale
Nel 2002 è stato ricostruito un costume tradizionale, quello rosso degli ortolani di Sassari, sulla base della documentazione iconografica esistente, per quanto frammentaria e lacunosa, e facendo riferimento all'immigrazione popolare dal Logudoro, specie dai centri prossimi alla città.