Strage di Castel Volturno
Attentato di stampo camorristico compiuto a Castel Volturno, nel 2008 / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La strage di Castel Volturno[1] (detta anche strage di San Gennaro)[2] è stato un fatto di sangue causato dalla camorra a opera della fazione del Clan dei Casalesi facente riferimento al boss stragista Giuseppe Setola, avvenuta la sera di giovedì 18 settembre 2008, che ha portato alla morte del pregiudicato Antonio Celiento (gestore di una sala giochi di Baia Verde, frazione di Castel Volturno, sospettato di essere un informatore delle forze dell'ordine) e di sei immigrati africani, vittime innocenti della strage[3], in due blitz distinti da parte dello stesso gruppo di fuoco, avvenuti a mezz'ora di distanza l'uno dall'altro.
Strage di Castel Volturno strage | |
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Tipo | Agguato |
Data | 18 settembre 2008 21:00 – 21:30 circa |
Luogo | Baia Verde e Ischitella (frazioni di Castel Volturno) |
Stato | Italia |
Coordinate | 41°01′08.76″N 13°57′11.16″E |
Obiettivo | Titolare pregiudicato di sala giochi, immigrati |
Responsabili | Giuseppe Setola (mandante) , Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Davide Granato |
Motivazione | Strage con finalità terroristica per la gestione del territorio |
Conseguenze | |
Morti | 7 |
Feriti | 1 |
Gli immigrati africani si chiamavano Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo e Jeemes Alex della Liberia e si trovavano presso la sartoria Ob Ob Exotic Fashion a Lago Patria, altra frazione di Castel Volturno[4]. Dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti, successivamente alla strage, è emerso che nessuno degli immigrati (tutti giovanissimi, il più vecchio aveva poco più di trent'anni) era coinvolto in attività di tipo criminale e che nessuno di loro era legato alla camorra locale né alla cosiddetta "mafia nigeriana", la quale, poco lontano da lì, all'ex hotel Zagarella, gestisce la piazza dello spaccio e il giro di prostituzione di ragazze africane per conto della potente camorra locale.
Il massacro degli immigrati, attuato con modalità inedite, causò il giorno successivo una sommossa della comunità immigrata contro la criminalità organizzata e contro le autorità, chiedendo che gli assassini venissero assicurati alla giustizia[5], un episodio unico nell'intera storia d'Italia. Per fronteggiare la delicata situazione che si era determinata furono immediatamente predisposti dei provvedimenti urgenti varati dal Ministero dell'Interno e dal Ministero della Difesa sulla lotta alla criminalità organizzata casertana e all'immigrazione clandestina[6].
Uno degli immigrati che si trovavano all'interno della sartoria, Joseph Ayimbora, un cittadino ghanese che abitava a Castel Volturno da otto anni, sopravvissuto fingendosi morto, nonostante la mitragliata di colpi che lo aveva centrato alle gambe e all'addome, riuscì ad avere il tempo di guardare in faccia chi gli aveva sparato e altre due persone. In seguito la sua testimonianza è stata decisiva per riconoscere gli autori della strage. Joseph Ayimbora è poi anch'egli deceduto a causa di un aneurisma cerebrale nel febbraio 2012.