Cavalieri templari
ordine religioso cavalleresco (1119-1312) / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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I cavalieri templari, (ufficialmente: Poveri Commilitoni di Cristo e del Tempio di Salomone (o di Gerusalemme), in latino Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis (o Hierosolimitani)), furono uno dei primi[N 1] e più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani medievali.
Cavalieri templari | |
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Pauperes commilitones Christi templique Salomonici | |
La Croce templare, simbolo per eccellenza dell'ordine | |
Tipologia | ordine religioso cavalleresco |
Motto | Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam |
Status | soppresso |
Istituzione | 1099/1119 circa |
Primo capo | Hugues de Payns |
Cessazione | 1312 |
Ultimo capo | Jacques de Molay |
Motivo della cessazione | Tentata soppressione dell'ordine ad opera di Filippo IV di Francia per requisire tutti i loro beni |
Ordine più alto | Gran maestro |
Poveri commilitoni di Cristo e del Tempio di Salomone | |
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Descrizione generale | |
Attiva | 1119-1312 |
Nazione | Nessuna, ma al servizio del Papa |
Servizio | Ordine cavalleresco religioso |
Tipo | Forza militare terrestre e navale permanente |
Ruolo | Proteggere il Clero, i cristiani, i pellegrini e i più deboli |
Soprannome | Templari, Ordine Templare Milites Christi |
Patrono | Cristo |
Colori | Rosso Bianco |
Battaglie/guerre | Seconda crociata Terza crociata Guerra tra Crociati e Selgiuchidi |
Comandanti | |
Comandante in capo | Magister Templi |
Simboli | |
Bandiera da battaglia | |
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La nascita dell'ordine si colloca nella Terrasanta al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche scoppiate dopo la prima crociata indetta nel 1096. In quell'epoca le strade della Terrasanta erano percorse da pellegrini provenienti da tutta Europa, che venivano spesso assaliti e depredati. Per difendere i luoghi santi e i pellegrini, nacquero diversi ordini religiosi. Intorno al 1119 un gruppo di cavalieri decise di fondare il nucleo originario dell'ordine templare dopo essersi staccato dall’obbedienza al Priore dei Canonici regolari del Santo Sepolcro di Gerusalemme, dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare Gerusalemme. L'ordine venne ufficializzato nel 1129, assumendo una regola monastica, con l'appoggio di Bernardo di Chiaravalle. Il doppio ruolo di monaci e combattenti, che contraddistinse l'ordine templare negli anni della sua maturità, suscitò naturalmente perplessità in ambito cristiano.[1]
L'ordine templare si dedicò nel corso del tempo anche ad attività agricole, creando un grande sistema produttivo, e ad attività finanziarie, gestendo i beni dei pellegrini e arrivando a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell'epoca. Cresciuto nei secoli in potere e ricchezza, l'ordine si inimicò il re di Francia Filippo il Bello e andò incontro, attraverso un drammatico processo iniziato nel 1307, alla dissoluzione definitiva nel 1312, a seguito della bolla Vox in excelso di papa Clemente V, che sospese l'ordine in via amministrativa. Le recenti ricerche storiche hanno rivelato in maniera inequivocabile che il papa Clemente V in realtà, così facendo, decise di non decidere: non voleva creare un nuovo scisma con la corona francese (come minacciato da Filippo il Bello) così, per evitarlo, sospese l'ordine del Tempio senza condannarlo.
Nell'immaginario popolare la figura dei templari rimane controversa a causa delle tante leggende nate tra il XVIII e il XIX secolo che parlano di strani riti e di un legame con la massoneria (nata circa 400 anni dopo la sospensione dell'ordine). In realtà queste leggende sono frutto dell'immaginario collettivo dei movimenti culturali dell'illuminismo, del romanticismo e della massoneria, che per attaccare la Chiesa cattolica hanno dipinto l'ordine dei templari in maniera così fosca senza aver condotto degli accurati studi storici. In epoca recente tutti questi falsi miti sono stati sconfessati dagli atti del processo, che sono stati studiati a fondo e hanno rivelato che in realtà le accuse erano montate ad hoc sulla base di confessioni estorte con la tortura dall'inquisizione francese, che a sua volta era stata manipolata da Guglielmo di Nogaret, guardasigilli di Filippo il Bello, per permettere al re di impossessarsi degli ingenti averi appartenenti all'ordine del Tempio e per sanare l'enorme debito contratto dal re di Francia nei confronti dell'ordine stesso. Infatti la legge canonica del tempo prevedeva che chi veniva accusato di eresia perdesse tutti i crediti contratti e tutti i propri averi.[2]
Origine
Contesto religioso, politico-militare: la prima crociata
Tra l'XI e il XII secolo, la rinascita del monachesimo cristiano iniziato con la riforma cluniacense vide la fondazione di numerosi ordini religiosi, in particolare con i frati conversi che promossero tra loro il lavoro manuale e il rinnovamento della vita collegiale adottando la regola di San Benedetto in un'interpretazione rigida proposta da Benedetto d'Aniane.[3] Anche la chiesa secolare stava attraversando un periodo di rinnovamento, conosciuto come "riforma dell'XI secolo", che la vide rafforzarsi a spese del potere laico anche grazie al successo nella cosiddetta lotta per le investiture tra il papa riformatore Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV di Franconia. La chiesa, nella ricerca di condurre il popolo a una vita più incline ai dettami evangelici, si occupò anche di arginare la violenza costante insita nella società, promuovendo a tal fine la "Tregua di Dio". È in questo contesto religioso che la Chiesa cattolica incoraggiò i cavalieri del tempo a diventare milities Christi, "cavalieri di Cristo", con lo scopo di combattere gli infedeli in Terra santa, piuttosto che compiere brutalità in patria.[4] A questi non veniva più chiesto di abbandonare il mondo, come ai monaci, per espiare i propri peccati, ma di utilizzare le proprie armi per la causa della cristianità.[5]
Il 27 novembre 1095, papa Urbano II, nel corso del decimo giorno del concilio di Clermont, tenne un discorso in cui fece un appello ai presenti perché si recassero in Terrasanta a riconquistare Gerusalemme, a quel tempo in mano ai turchi selgiuchidi. Il papa ricordò ai presenti di come i pellegrini cristiani in viaggio verso Gerusalemme fossero regolarmente vittime di atrocità e persino di omicidi e come l'imperatore di Costantinopoli Alessio I Comneno avesse chiesto il loro aiuto per fermare l'espansione dei turchi.[6]
L'appello del papa non rimase inascoltato e in poco tempo una spedizione di cavalieri, anticipata da altre spontanee, prese la via verso l'Oriente per quella che passerà alla storia come la "prima crociata". Grazie alle indubbie capacità guerriere dei crociati e al momento di difficoltà del mondo musulmano lacerato dalle divisioni interne, l'impresa si concluse con il successo dei cristiani quando, il 15 luglio 1099, le truppe di Goffredo di Buglione presero Gerusalemme dopo oltre un mese di assedio.[6][7] Oltre alla conquista della Città Santa, i cristiani dettero vita ai primi quattro stati crociati dove si insediarono: la contea di Edessa, il Principato d'Antiochia, il regno di Gerusalemme e la contea di Tripoli.[8][9]
Nascita dell'ordine
Una volta conquistata Gerusalemme, molti crociati, considerato concluso il loro obbligo di pellegrinaggio, fecero ritorno in patria, mentre a coloro che decisero di rimanere in Terrasanta si presentò fin da subito il problema di come difendere i luoghi santi e come assicurare la protezione alle migliaia di pellegrini che giungevano da tutta Europa.[10] Per far fronte a ciò nacquero dei gruppi spontanei di cavalieri che fecero voto di essere crociati permanenti, di fare vita comune e di spendere le proprie energie per difendere i luoghi santi conquistati.[11] Da questi primi gruppi nacquero così diversi ordini religiosi, che si prefissero l'obiettivo di garantire l'incolumità dei devoti: il primo fu l'Ordine dei Canonici regolari del Santo Sepolcro di Gerusalemme, fondato nel 1099 da Goffredo di Buglione; subito dopo vennero a costituirsi quello di San Giovanni dell'Ospedale e quello del Tempio, che, secondo teorie non da tutti accettate, risalirebbe agli anni 1119-1120.[12][13]
Hugues de Payns, futuro fondatore e primo maestro dell'Ordine del Tempio, venne per la prima volta in Terrasanta nel 1104 per accompagnare il conte Hugues de Champagne, quindi in pellegrinaggio.[14] Ritornato nel 1107, decise di stabilirsi nel 1114, e insieme al compagno d'armi Goffredo di Saint-Omer e ad alcuni altri cavalieri, organizzò il nucleo originario dell'ordine templare, dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare la città santa.[15]
Tra il 1118 e il 1120 i Cavalieri ricevettero i riconoscimenti e i favori dei primi re di Gerusalemme, fra i quali l'assegnazione dei locali presso la moschea al-Aqsa da parte di Baldovino II, come racconta Giacomo di Vitry nella sua Historia orientalis seu Hierosolymitana, e le prime donazioni in terre e di denaro. La moschea al-Aqsa sorgeva (e sorge tuttora), insieme alla vicina Cupola della Roccia, nell'area ove era stato costruito il Tempio di Gerusalemme, e in ciò i Cavalieri vennero chiamati milites Templi o Templarii, come era consuetudine per i gruppi di monaci che assumevano il nome dal luogo ove si stabilivano, anche se loro usavano chiamarsi pauperes milites Christi.[16][17] I cavalieri, oltre ai voti di povertà, castità e obbedienza tipici della tradizione monastica, formulavano anche il voto della lotta contro gli infedeli. La penuria di documenti dell'epoca rende complicata l'esatta ricostruzione dei primi anni dell'Ordine del Tempio, ma la nascita formale delle fraternità viene solitamente collocata al 23 gennaio del 1120 in occasione di un concilio tenutosi a Nabalus in Samaria.[18]
Il cronista Simon di Saint Bertin, contemporaneo agli eventi, documenta la nascita del gruppo di cavalieri che si votarono al Tempio del Signore con queste parole:[19]
«Durante il suo splendido regno [l'Autore sta parlando di Goffredo di Buglione] alcuni [cavalieri o crociati] decisero di non tornare fra le ombre del mondo, dopo aver così intensamente sofferto per la gloria di Dio. Di fronte ai principi dell'armata di Dio essi si votarono al Tempio del Signore, con questa regola: avrebbero rinunciato al mondo, donato i beni personali, rendendosi liberi di perseguire la purità e conducendo una vita comunitaria, con abiti dimessi, usando le armi solo per difendere le terre dagli attacchi incalzanti dei pagani, quando la necessità lo richiedeva.»
(Simone di St. Bertin, Gesta degli Abati di San Bertino, annali, c. 1140[20])
Solo a partire dal 1125 l'ambiente religioso europeo e i governanti di Gerusalemme si resero conto della loro potenzialità bellica, tanto che numerosi uomini, tra cui il conte Ugo I di Champagne, e addirittura donne accorsero in Terrasanta per combattere tra le file dei Cavalieri. Tra il 1127 e il 1129 il maestro Hugues de Payns si recò sul continente europeo per raccogliere adesioni, donazioni, denaro a sostegno della loro causa. Uno dei problemi che affliggeva l'iniziativa dei Cavalieri era conciliare la lotta armata con la dottrina della Chiesa, che predicava tutt'altro.[21][22] Infatti, a quel tempo e soprattutto a seguito della riforma dell'XI secolo che aveva portato ad una sostanziale moralizzazione della Chiesa, la cavalleria e le attività d'armi erano considerate illecite per il clero.[23]
Il Maestro Hugues trovò il sostegno di cui aveva bisogno in una delle personalità più in vista e autorevoli della chiesa: il monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle. Il grande teologo teorizzò il "malicidio" per giustificare le attività degli ordini dei monaci guerrieri e si offrì di contribuire alla prima stesura della prima regola dei templari, oltre che a intervenire a loro favore nel De laude novae militiae, un trattato in cui loda la "nuova cavalleria" nel 1128.[24] Bernardo disse:
«In verità, i cavalieri di Cristo combattono le battaglie del loro signore senza correre rischi, senza in alcun modo sentire di aver peccato nell'uccidere il nemico non temendo il pericolo della loro stessa morte visto che sia il dare la morte, sia il morire quando sono fatti in nome di Cristo non sono per nulla atti criminosi ma addirittura meritano una gloriosa ricompensa. Per questo motivo dunque: per Cristo! Quindi Cristo si persegue. [---] egli è lo strumento di Dio per la punizione dei malfattori e per la difesa dei giusti. Invero, quando egli uccide un malfattore, non commette omicidio, ma malicidio, e può essere considerato il carnefice autorizzato da Cristo contro i malvagi.[25]»
Concilio di Troyes
Alla fine del suo viaggio in Occidente, e dopo aver consegnato il messaggio del re di Gerusalemme a Bernardo di Chiaravalle in cui si chiedeva di intercedere affinché i templari ottenessero l'approvazione e il sostegno del papa, Hugues de Payns si recò a prendere parte al concilio di Troyes, così chiamato perché ebbe luogo nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Troyes.[26]
Il 13 gennaio 1129, il consiglio si aprì alla presenza di numerose personalità religiose i cui nomi apparvero nel prologo di quella che sarà la prima regola dell'ordine.[27] Tra esse ci furono il legato del papa in Francia, il cardinale Matteo di Albano, svariati abati cistercensi e cluniacensi, l'arcivescovo di Reims, Guglielmo II di Nevers, Hugues de Payns e Tebaldo II di Champagne.[28][29]
Tra i vari risultati del concilio, vi fu la fondazione dell'Ordine dei cavalieri templari che venne dotato di una propria regola alla cui base vi era la regola di San Benedetto con alcuni prestiti da quella agostiniana. Una volta che questa venne adottata si rese necessario sottoporla a Stefano di Chartres, patriarca latino di Gerusalemme. Questa regola, successivamente conosciuta come "Regola Primitiva", alla cui stesura contribuì come detto anche Bernardo di Chiaravalle, rappresenta uno dei pochi documenti coevi dell'epoca di fondazione dell'ordine[N 2]; di seguito un estratto di essa:
«Nos ergo cum omni granulazione, ac fraterna pietate precibusque Magistri Hugonis, in que prӕdicta militai sumpsit exordium, cùm Spiritu Sancto intimante ex diversis ultramontanӕ provinciӕ mansionibus, in solemnitates S. Hilarij, anno 1128 ab incarnato Dei folio, ab inchoatione prӕdictӕ militiӕ nono, ad Trecas, Deo Duce, in usum convenimmo, et modum, et observantiam Ordinis Equestris per singola Capitula, ex ore ipsius prӕdicti Magisteri Hugonis audire meruimus, ac iuta notitiam exiguitatis nostrӕ scientiӕ, quod nobis videbatur bonum, et utile, collaudavimus»
«... pertanto, in letizia e fratellanza, su richiesta del maestro Ugo, dal quale fu fondata, per grazia dello Spirito Santo, convenimmo a Troyes da diverse province al di là delle montagne, nel giorno di Sant'Ilario, nell'anno 1128 dall'incarnazione di Cristo, essendo trascorsi nove anni dalla fondazione del suddetto Ordine, ci riunimmo a Troyes, sotto la guida di Dio, dove avemmo la grazia di conoscere la regola dell'Ordine equestre, capitolo per capitolo, dalla bocca dello stesso maestro Ugo. Pur nella nostra modesta conoscenza, approvammo ciò che ci appariva buono e utile.»
(Regola dei Templari)
Scritta in antico francese, essa includeva la traduzione dell'originaria Regola latina che non sarebbe stata facilmente compresa, visto che molte reclute templari non conoscevano tale lingua.[30] Secondo gli studiosi, i manoscritti originali della Regola templare in latino furono distrutti durante gli arresti in Francia avvenuti nel 1307.[30] In merito alla questione relativa alla data di fondazione dell'ordine, il terzo capoverso del prologo di questa regola si riferisce al 1119, ma lascia aperta la possibilità che l'inizio delle attività di protezione dei pellegrini possa essere avvenuta anche in tempi precedenti:[31]
Gli elementi di incertezza sono molteplici e gli studiosi non sono concordi sull'interpretazione di questi documenti. Anche il numero esatto dei cavalieri che vi aderirono è oggetto di congetture non sempre concordi. Mentre il testo della Regola parla di sei cavalieri, la tradizione parla di nove cavalieri ("Nove uomini aderirono a questo patto santo e servirono per nove anni in abiti laici che i credenti avevano dato loro in elemosina.")[32][N 3], ma tale numero avrebbe un significato soprattutto allegorico.[33] La scarsa disponibilità di documenti non esime gli studiosi dal tracciare, comunque, una storia della sua fondazione, stando a testimonianze e scritti successivi, e alle motivazioni che spinsero alcuni cavalieri ad abbandonare gli agi di corte e ad abbracciare la povertà.[19] Alcuni studiosi, comunque, collocano ufficialmente la fondazione nel 1118/1119, l'anno in cui il re Baldovino II avrebbe dato ai "poveri cavalieri di Cristo" la moschea di al-Aqsā.[16][33]
Riconoscimento papale
Ulteriore definizione del ruolo e delle prerogative dell'ordine fu espressa nel 1138 dalla bolla Omne datum optimum di Innocenzo II emanata quando il Maestro dell'ordine era Robert de Craon e considerata l'atto istituivo dell'ordine. La bolla fu di vitale importanza per l'ordine dei cavalieri templari perché sancì la totale indipendenza del suo operato essendo soggetti solo all'autorità papale, l'essere esente dal pagare tasse e gabelle, di avere un proprio clero e di beneficiare della protezione apostolica. Tale documento creò anche attriti con il clero regolare che portò a molti conflitti di interesse tra i templari e i sacerdoti che portarono a mettere più volte in discussione la bolla stessa, tanto che dovette essere confermata ben dodici volte tra il 1154 e il 1194.[34][35]
La bolla Milites Templi, promulgata il 9 gennaio 1144[36] da papa Celestino II concedeva ulteriori privilegi, tra cui il permesso ai cappellani dei templari di officiare una volta all'anno in regioni o città interdette, "per l'onore e il rispetto della loro cavalleria", oltre che di raccogliere questue.[37]
Con la bolla Militia Dei, pubblicata da papa Eugenio III il 7 aprile 1145,[36] venne permesso ai templari di costruire i propri oratori, ma anche di avere una completa indipendenza dal clero secolare attraverso il diritto di raccogliere le decime e seppellire i loro morti nei propri cimiteri. Inoltre, la protezione apostolica fu estesa ai parenti dei templari, alle loro proprietà e perfino a chi lavorava per loro come i loro contadini. I templari presentarono denunce al papa riguardo al fatto che il clero pretendesse un terzo dell'eredità di coloro che desideravano essere sepolti nei cimiteri dell'ordine; con la bolla Dilecti filii venne ordinato al clero di accontentarsi di solo di un quarto delle eredità.[37][38]
Primi impegni militari: la seconda crociata e l'assedio di Ascalona
Nel frattempo la contea di Edessa era caduta nelle mani dei musulmani guidati da ‘Imād al-Dīn Zangī e lo stesso Bernardo di Chiaravalle indisse nel 1147 la seconda crociata nel tentativo di riprendere la città ora in mano turca. La spedizione venne condotta da Luigi VII di Francia e dall'imperatore Corrado III di Svevia. Nell'estate dello stesso anno i templari guidati da Everard des Barres, loro precettore in Francia, si dimostrano decisivi nel riportare all'ordine l'esercito del re francese che, in seguito a numerose imboscate turche nei pressi del monte Honaz, era finito allo sbaraglio e rischiava di essere massacrato dalle frecce turche. Dopo aver riportato la disciplina nei ranghi dell'esercito francese, alcuni gruppi di soldati guidati ciascuno da un templare riescono prima a proteggersi dalle frecce creando colonne protette da scudi triangolari ai fianchi, poi a infliggere pesanti perdite ai turchi nel corso di diverse sortite, fino a raggiungere la salvezza nel porto di Antalya da cui poi l'esercito si imbarcherà per Antiochia.[39] Un assedio a Damasco (1148) in cui partecipò anche un gruppo di templari guidati dal maestro Robert de Craon ebbe un secondo insuccesso e pose praticamente fine all'avventura di Luigi VII e Corrado III.[40]
Terminata così la seconda crociata, negli anni seguenti i templari evolsero in un corpo combattente a tutti gli effetti. Protessero le forze crociate in rotta dopo la sconfitta di Cadmos (1148) e di Inab (1149)[41] ed entrarono a Gaza (1149).[42] Contemporaneamente si andava consolidando una fitta rete di castelli e di guarnigioni a loro affidata.[43]
Nel frattempo, re Baldovino, deciso a riscattare il fallimento dell'assedio di Damasco, decise di sferrare un attacco ad Ascalona. Il maestro dell'ordine, Bernard de Tremelay appoggiò l'iniziativa del re e, il 16 agosto 1153, l'assedio della città ebbe iniziò. Il combattimento si risolse in un massacro per i templari che, entrati in città al seguito del maestro, vennero tutti uccisi dai difensori egiziani. Questo episodio sollevò molte controversie poiché alcuni sostennero che i templari erano entrati da soli in città per appropriarsi di tutti i beni mentre altri ritenevano che volessero associare all'ordine un fatto d'armi di successo.[44][45]
Nonostante tutto ciò, Ascalona cadde il 22 agosto 1153[46] e i cavalieri templari elessero un nuovo Maestro nella persona di André de Montbard che accettò la carica per contrastare l'elezione di un altro cavaliere, Guglielmo II di Chanaleilles, figlio di Guglielmo I, uno degli eroi della prima crociata, favorito del re Luigi VII di Francia e che avrebbe permesso alla corona di Francia di controllare l'ordine. Il 25 novembre 1177 venne combattuta la battaglia di Montgisard, vicino a Ramla, una delle prime del sedicenne giovane re di Gerusalemme Baldovino IV. Le truppe del re vennero rinforzate da un centinaio di templari provenienti da Gaza a marce forzate; questa alleanza di forze riuscì ad avere la meglio sull'esercito di Saladino.[47]
La terza crociata
La comparsa di Salah al-Din, il Saladino, capace di dare maggiore coordinamento alle forze musulmane locali, cambiò lo scenario della regione, portando quasi alla dissoluzione dei regni crociati. Dopo la morte del re Baldovino V di Gerusalemme, Guido di Lusignano ascese al trono della Città Santa grazie al matrimonio con Sibilla d'Angiò, sorella del re Baldovino IV. Su consiglio dei templari e degli ospitalieri, Guido si mosse con l'esercito per attaccare i musulmani. Poiché il clima era particolarmente arido e l'unica zona ove i crociati potevano rifornirsi d'acqua era a Hattin, vicino a Tiberiade, il re condusse le sue truppe in questa direzione.[48] Il 4 luglio 1187, Saladino circondò i cristiani nel corso della battaglia di Hattin, facendo prigioniero quasi l'intero esercito di circa quindicimila uomini, così come lo stesso re. Saladino fece giustiziare tutti i templari catturati per via del fatto che, secondo la Regola di San Bernardo, non potevano godere del diritto di riscatto, così come avvenne per gli ospitalieri; solo il maestro dei templari, Gérard de Ridefort, venne risparmiato il quale, in cambio della vita, utilizzò la sua autorità per far arrendere alcune città crociate spianando la strada ai musulmani per la presa di Gerusalemme.[49][50] Così, dopo avere conquistato altre città cristiane, il 2 ottobre Saladino fece il suo ingresso trionfale a Gerusalemme che nel frattempo si era anch'essa arresa al condottiero curdo.[51]
Nel tentativo di riconquistare Gerusalemme e di contrastare i successi del Saladino fu indetta da papa Gregorio VIII nel 1187 una terza crociata, denominata "crociata dei re" in quanto vide la partecipazione di Federico Barbarossa (che tuttavia non giunse mai in Terrasanta poiché morì durante il viaggio), Filippo II Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di Leone, re d'Inghilterra. Nel 1191 i templari si stabilirono ad Acri, riconquistata da re Riccardo, e nel settembre dello stesso anno, insieme agli ospitalieri, contribuirono in modo decisivo alla battaglia di Arsuf, dove il Saladino fu sconfitto e con lui il mito della sua invincibilità.[52] Nel 1192 i templari acquistarono l'isola di Cipro che, a seguito di una sanguinosa rivolta, a loro volta vendettero a Guido di Lusignano, dove fondò un regno.[53]
Il tramonto delle crociate
Quella che solitamente viene individuata come la quinta crociata ebbe come obiettivo della spedizione l'Egitto: i vari corpi di spedizione raggiunsero Damietta nel 1218. Il tentativo di conquistare la città vide coinvolti i templari, ma la situazione strategica e tattica fu talmente sfavorevole che nel 1221 l'esercito cristiano rinunciò all'impresa. I templari, che pure persero il Maestro nei combattimenti, tennero una condotta non sempre limpida e si attirarono ostilità e polemiche che sarebbero riemerse per secoli.[54]
Nel 1225 l'imperatore Federico II decise di recarsi in Terrasanta per riconquistare Gerusalemme. L'evento, usualmente indicato come sesta crociata, fu condotto sul campo diplomatico e ottenne realmente la riconquista pacifica della Città Santa. Federico si autonominò re. Con la sola eccezione della corte imperiale, l'intera vicenda suscitò un'ostilità generale, sia in campo islamico sia in campo cristiano. Si creò un conflitto insanabile fra l'imperatore e i templari, che avevano perso, oltre al ruolo ormai consolidato sui campi di battaglia, anche i diritti sui locali del Tempio, a causa degli accordi stipulati dall'imperatore. In più, Federico II, contribuì alla diffusione in patria di voci su presunte amicizie tra i Templari e i musulmani, al fine di screditarli ulteriormente agli occhi dei cristiani.[55] Nel 1244 l'impazienza di alcuni comandanti cristiani condusse il grosso delle forze crociate in un tragico scontro con forze islamiche inferiori, per numero e per organizzazione, ad al-Harbiyya (o La Forbie). Nonostante il vantaggio numerico dei crociati, la loro sconfitta fu totale: dei trecento cavalieri templari riuscirono a salvarsi solo una trentina di uomini. I vantaggi ottenuti durante anni di diplomazia, accortamente gestiti dagli ordini religiosi cavallereschi e dai templari in particolare, furono azzerati, riconducendo i cristiani del Medio Oriente in uno stato di profonda crisi.[56]
Una successiva serie di spedizioni in Terrasanta, sotto la guida di Luigi IX di Francia, ebbe inizio nel 1249.[57] Gli storici usano distinguere due episodi diversi, indicandoli come settima e ottava crociata. Le navi cristiane si diressero verso l'Egitto e Damietta, ancora in mani islamiche, fu rapidamente riconquistata. Sull'onda di questa vittoria i franchi non seguirono i consigli dei templari, ma si gettarono sulla città di Mansura, senza le necessarie precauzioni (1250). Il disastro fu totale. Dei duecentonovanta cavalieri templari che avevano partecipato al combattimento pur avendo ripetutamente cercato di dissuadere i comandanti franchi, se ne salvarono solo cinque.[58] Ma la tragedia continuò: in fase di ritirata i soldati cristiani furono attaccati e decimati. Tra i molti prigionieri si contò anche lo stesso re Luigi.[59] Nel 1266 avvenne la caduta della fortezza di Safed, per opera di un cavaliere traditore. Luigi IX promosse una seconda spedizione, indicata come ottava Crociata. La spedizione partì da Aigues-Mortes nel luglio del 1270. Il re sbarcò a Tunisi assieme al fratello Carlo I d'Angiò, ma l'assedio si prolungò molto: la peste e la dissenteria decimarono l'esercito uccidendo lo stesso re nell'agosto dello stesso anno.[60]
Nel 1291 cadde definitivamente San Giovanni d'Acri e con il massacro di almeno 60 000 cristiani che ne conseguì, i templari decisero di evacuare Tortosa e Atlit. Nel 1302 la perdita di Ruad e il massacro della guarnigione templare pose definitivamente fine alle Crociate e all'avventura dei cristiani in Terrasanta. Sporadici tentativi e velleitari pronunciamenti dei decenni successivi non avrebbero incitato nessuno a prendere nuovamente le armi in nome della fede. Gli insuccessi militari in Terrasanta furono accompagnati anche da una decadenza morale progressiva dell'ordine, tanto che «la fama di superbia e di viziosità che i Templari si portavano dietro non era sempre frutto di calunnia». La perdita dell'austerità che aveva contraddistinto i primi Cavalieri è testimoniata perfino da alcune lastre funerarie che mostrano i dignitari dell'ordine sbarbati e con i capelli lunghi e curati, in contraddizione con le loro consuetudini.[61]
La caduta dei templari e il processo
Motivazioni
Con la perdita di San Giovanni d'Acri, i cristiani furono costretti a lasciare la Terra Santa. Nemmeno gli ordini religiosi poterono evitare tale esodo e i Templari scelsero di ripiegare verso Cipro dove insediarono la loro sede centrale. Tuttavia, una volta che questi ebbero abbandonato la Terrasanta, con pochissime probabilità di poterla un giorno riconquistare, in occidente sorse la questione dell'utilità dell'Ordine del Tempio il cui scopo originario per cui erano stati fondati, difendere i pellegrini diretti a Gerusalemme sulla tomba di Cristo, si era oramai reso irrealizzabile.[62]
Per diversi decenni, il popolo aveva percepito i cavalieri anche come signori orgogliosi e avidi, che conducevano una vita disordinata (le espressioni popolari "bevi come un templare" o "giura come un templare" sono rivelatrici a questi sintomi), tanto che dal 1274 al concilio di Lione II i più alti dignitari dell'ordine dovettero produrre un libro di memorie per giustificare la loro esistenza.[63] Abitualmente si parlava dei Templari come di un covo di eretici e di viziosi; voci probabilmente alimentate dal fatto che molti peccatori erano in effetti approdati all'Ordine per riceverne protezione a fronte di un, non sempre sincero, pentimento.[64]
Alcuni storici, inoltre, addebitano alcune responsabilità del discredito dell'Ordine al gran maestro Jacques de Molay, eletto nel 1293 dopo la perdita di San Giovanni d'Acri, il quale aveva temporeggiato riguardo alla proposta fattagli da papa Clemente V nel 1306 di fondere i Templari con l'Ordine degli Ospitalieri al fine di poter mettere in campo una nuova forza maggiormente organizzata per una nuova crociata che avrebbe dovuto riconquistare la Terrasanta. Per questo il Gran Maestro venne tacciato di codardia se non addirittura di connivenza con i musulmani con cui avevano intrecciato alcuni rapporti.[65] In ogni caso, già dalla metà del XIII secolo l'ideale crociato era andato in crisi, tra continue richieste di denaro per finanziare imprese spesso fallimentari e crociate predicate più per motivi politici che per combattere gli infedeli, portando la popolazione a considerarle negativamente insieme agli Ordini militari la cui funzione appariva sempre più effimera.[66] Dal canto loro, i Templari, venuta sempre meno la loro funzione di guerrieri in Terrasanta, avevano oramai da tempo posto maggior attenzione verso l'Europa dove, grazie a lasciti, donazioni e proventi da speculazioni, avevano accumulato ingenti ricchezze a discapito del loro voto di povertà; un ulteriore aspetto che li rendeva facile bersaglio delle critiche della popolazione ma che li rendeva molto interessanti agli occhi del re di Francia intenzionato ad appropriarsi dei loro ingenti beni per rimettere in sesto le casse del Regno.[66][67][68]
Arresti
Il primo a muovere delle accuse formali contro l'Ordine fu il templare rinnegato Esquieu de Floyran che nel 1305 presentò le proprie tesi al re Giacomo II d'Aragona il quale, tuttavia, non gli credette. Diversa sorte ebbe de Floyran quando si rivolse al re francese Filippo IV il Bello che dette ordine ai suoi consiglieri Guglielmo di Nogaret e Guglielmo di Plaisans di aprire un'inchiesta formale.[69] Lo stesso Guillaume de Nogaret pagò successivamente Esquieu de Floyran per diffondere tra la popolazione le accuse di «Negazione di Cristo e sputi sulla croce, rapporti carnali tra fratelli, baci osceni esercitati dai Cavalieri del Tempio».[70] Gli addebiti mossi ai Templari erano talmente infamanti, eresia, idolatria e sodomia, che papa Clemente V (da poco trasferitosi ad Avignone e quindi sottoposto a una sostanziale pressione da parte della corona di Francia) decise di aprire un'inchiesta il 24 agosto 1307.[71] Tuttavia, Filippo di Francia non era intenzionato a dare campo libero al papa nel condurre le indagini e, il 14 settembre, inviò messaggi sigillati a tutti i balivi, siniscalchi e soldati del regno ordinando l'arresto dei templari e la confisca dei loro beni, in quella che alcuni storici hanno definito come “la prima retata della storia”.[72]
La mossa riuscì in quanto fu astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari di Francia; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero tutti arrestati. Quella stessa mattina, Guillaume de Nogaret accompagnato da alcuni uomini d'arme entrò nelle mura della sede dei Templari di Parigi, dove risiedeva il maestro dell'ordine Jacques de Molay. Alla vista dell'ordinanza reale che giustificava gli arresti, i Templari si lasciarono portare via senza alcuna resistenza. A Parigi si contarono 138 prigionieri, oltre al maestro dell'ordine. Uno scenario identico si svolse contemporaneamente in tutta la Francia. La maggior parte dei Templari non offrirono alcuna resistenza. Alcuni riuscirono a scappare prima o durante gli arresti. I prigionieri furono rinchiusi per la maggior parte a Parigi, Caen, Rouen e al castello di Gisors. Tutti i loro beni furono inventariati e affidati alla cura del Tesoro Reale.[73]
L'azione di Filippo non trovò l'appoggio degli altri regnanti cristiani che non vollero seguire il suo esempio: Edoardo II d'Inghilterra dichiarò di non credere alle accuse, Giacomo II d'Aragona arrivò a difendere l'Ordine e il papa criticò, ma sempre diplomaticamente, il modo con cui erano stati condotti gli arresti poiché, a detta sua, si trattava di una prevaricazione della sua autorità in quanto i Templari erano soggetti alla sua giurisdizione.[72] Tuttavia, i Templari arrestati iniziarono a confessare gli addebiti che gli erano stati mossi, talvolta a seguito di intimidazioni e torture, talvolta perché realmente colpevoli, non lasciando altre possibilità al papa di ordinare anch'egli l'arresto di tutti gli appartenenti all'Ordine e della messa in tutela ecclesiastica dei loro beni; ordine che avvenne con la bolla pontificia Pastoralis praeminentiæ del 22 novembre 1307.[74][75] Con questa tutti i sovrani cristiani dovettero adeguarsi alla volontà papale, ma gli effetti furono ben diversi: ad esempio in Spagna e Cipro, dove i Templari vantavano appoggi e una effettiva organizzazione, essi ripararono nelle proprie fortezze riuscendo perlopiù a salvare vita e beni.[76]
Il processo
Agli arresti e alle confessioni seguì un processo che, per via della sua portata e del modo con cui vennero mosse le accuse, lo storico Franco Cardini definisce come uno dei primi “processi massmediali”.[77] Riguardo alle confessioni, sempre Cardini, nota come tutte riportino pressoché le stesse dichiarazioni: di aver rinnegato Cristo, di aver venerato idoli pagani (come gatti, teste a tre facce o Bafometto) e compiuto atti osceni;[78] un segno che fa pensare a un'orchestrazione da parte degli accusatori che vollero dare una giustificazione giuridica alla chiara volontà regia di arrivare alla condanna dell'Ordine e alla espropriazione dei beni senza dargli possibilità di una vera difesa. Vennero biasimati anche per aver intrattenuto rapporti giudicati troppo amichevoli con i signori musulmani, arrivando con alcuni di loro, come Usama ibn Munqidh, a porgergli veri e propri favori, come quello di concedergli di pregare nella Cupola della Roccia, benché già trasformata in chiesa cristiana.[73] Lo storico italiano, tuttavia, non esclude che alcuni Templari fossero, almeno in parte, colpevoli di alcune delle accuse a loro mosse; innanzitutto c'è da rimarcare il fatto che molti Templari erano entrati nell'Ordine per espiare precedenti "peccati", come eresia e sodomia, e che una volta ammessi non fossero stati immuni da aver reiterato tali comportamenti, inoltre è normale presupporre che all'interno di un gruppo così grande vi potessero essere alcuni soggetti che avevano compiuto, magari solo in passato come un cavaliere che confessò fatti di trentasei anni prima, i peccati di cui erano accusati, ma è da escludere che questi fossero sistematicamente diffusi a tutto l'Ordine come l'accusa voleva dimostrare.[79]
Per legittimare maggiormente il processo in corso contro i Templari e rafforzare la propria autorità a discapito di quello papale, Filippo IV convocò gli stati Generali del 1308 a Tours con cui si reiterò la condanna nei confronti dell'Ordine.[80] In risposta, il Papa chiese di potere ascoltare i Templari a Poitiers, ma poiché la maggior parte dei dignitari erano imprigionati a Chinon, re Filippo ricorse al pretesto che essi erano troppo deboli per affrontare il viaggio, per negare al papa tale possibilità. Quindi Clemente V delegò due cardinali perché si recassero a Chinon ad ascoltare i testimoni. Il manoscritto noto come pergamena di Chinon, ritrovato nel 2001 nell'Archivio Segreto Vaticano, dimostrerebbe come in quell'occasione il papa avesse concesso l'assoluzione agli alti dignitari dell'Ordine dalle accuse formulategli dalla corona francese.
Poiché l'Ordine del Tempio si trovava sotto l'autorità papale e non sotto quella regia, furono le autorità ecclesiastiche a dover istruire il processo contro di loro. A seguito della bolla Faciens misericordiam, in cui furono definite le accuse portate contro il Tempio, il 12 novembre 1309 si tenne a Parigi la prima commissione pontificia che doveva giudicare l'Ordine, non tanto come insieme di persone fisiche (ovvero gli appartenenti) ma come una personalità giuridica in sé.[81][82] Nell'agosto successivo tutti i vescovati ricevettero l'ordine di far comparire davanti alla commissione tutti i Templari arrestati. In quest'occasione, solo uno di essi confermò la confessione fatta precedentemente: il 6 febbraio 1310, quindici Templari su sedici, proclamarono la loro innocenza, ben presto seguiti dalla maggior parte dei loro fratelli. Preoccupato di poter perdere la propria autorità sul processo in corso, Filippo IV fece nominare arcivescovo di Sens il fidato Philippe de Marigny, fratellastro di Enguerrand de Marigny, suo stretto collaboratore e consigliere. Così il processo prese una chiara direzione e andò a velocizzarsi tanto che, il 12 maggio 1310, vennero condannati alla morte sul rogo cinquantaquattro Templari che avevano ritrattato le loro precedenti confessioni fatte tre anni prima. Entro il 26 maggio dell'anno successivo vennero portati a termine tutti gli interrogatori.[83][84] Nel generale clima di condanna ci fu l'eccezione rappresentata da Rinaldo da Concorezzo, arcivescovo di Ravenna e responsabile del processo per l'Italia settentrionale: egli assolse i cavalieri e condannò l'uso della tortura per estorcere confessioni (concilio provinciale di Ravenna, 1311).[73]
Il concilio di Vienne
La precedente bolla Faciens misericordiam, con cui il papa istruiva la commissione incaricata di giudicare l'Ordine, disponeva inoltre l'apertura entro il 1310 di un concilio ecumenico con cui sarebbe stato valutato l'operato dei Templari. L'apertura del concilio, passato alla storia come il Concilio di Vienne poiché tenutosi nella Cattedrale di San Maurizio a Vienne, venne ritardata e i lavori poterono iniziare solamente il 16 ottobre 1311,[85] con tre obiettivi: decidere sulle sorti dell'ordine, discutere la riforma della Chiesa e organizzare una nuova crociata. A esse parteciparono anche alcuni Templari desiderosi di difendere il proprio Ordine dalle accuse. Tuttavia re Filippo IV, desideroso di mettere fine ai Templari, mise pressione alla commissione conciliare tanto da marciare con l'esercito sulla città di Vienne. Così, il 22 marzo, Clemente V si trovò costretto a emanare a bolla Vox in excelso con cui, dopo aver tracciato la storia dell'Ordine, delle accuse, dei processi, si ammetteva che dalle risultanze non si potesse procedere giuridicamente contro i Templari ma a causa dei sospetti l'Ordine veniva comunque soppresso per via amministrativa.[86][87][88]
Quanto alla sorte dei Templari e delle loro proprietà, il Papa emise altre due bolle: con la bolla Ad providam, del 2 maggio 1312, i beni dei templari passavano all'Ordine degli Ospitalieri (con l'eccezione che in Spagna e in Portogallo, due ordini nacquero dalle ceneri dei Templari, l'ordine di Montesa e l'Ordine di Cristo) anche se nella pratica non sempre questo avvenne;[89][90][91] la bolla Considerantes dudum, del 6 maggio, con cui venne determinato il destino degli appartenenti all'Ordine. A coloro i quali avevano confessato o erano stati riconosciuti innocenti, sarebbe stata concessa una pensione e avrebbero potuto aderire a un altro ordine monastico, mentre quelli che avevano negato gli addebiti e riconosciuti colpevoli o che avevano ritrattato le confessioni, sarebbero stati condannati a morte.[92]
Sorte dei dignitari e delle ricchezze
Il 22 dicembre 1313 venne nominata una commissione pontificia, composta da tre cardinali e da avvocati nominati da re di Francia, per decidere la sorte dei quattro più alti dignitari dell'Ordine che avevano precedentemente confessato.[93] L'11 marzo del 1314 questi vennero portati nella piazza della Cattedrale di Notre-Dame in modo che la sentenza potesse essergli letta. Fu allora che Jacques de Molay, maestro dell'Ordine del Tempio, Geoffrey de Charnay, precettore della Normandia, Hugues de Pairaud e Geoffroy de Goneville, vennero a sapere che erano stati condannati alla incarcerazione a vita.[94]
Jacques de Molay e Geoffroy de Charnay allora proclamarono la loro innocenza affermando di aver mentito ai giudici dell'Inquisizione e quindi vennero dichiarati "relapsi" e consegnati al braccio secolare, in questo caso alla giustizia reale. Ecco come Guillaume de Nangis, cronista dell'epoca, descrive nella sua Cronaca latina tali fatti: «Mentre i cardinali pensavano di aver posto fine a questa vicenda, improvvisamente e inaspettatamente due di loro, il grande maestro e il maestro di Normandia, si sono ostinatamente difesi contro il cardinale che aveva pronunciato la sentenza e contro l'arcivescovo di Sens Philippe de Marigny, ritrattando la loro confessione».[95]
Il giorno successivo, Filippo il Bello convocò il suo consiglio e, ignorando i cardinali, condannò al rogo i due templari. La sentenza venne immediatamente eseguita nei pressi di dove oggi sorge il Pont Neuf, sull'isola della Senna detta dei giudei.[73][94] Goffredo di Parigi fu un testimone oculare di questa esecuzione e nella sua Cronaca metrica riportò le ultime parole del maestro dell'ordine: «Vedo qui il mio giudizio dove la morte mi si addice liberamente; Dio sa chi ha torto, chi ha peccato. Presto la sfortuna colpirà coloro che ci hanno condannato ingiustamente: Dio vendicherà la nostra morte».
Filippo il Bello distrusse il sistema bancario dei templari e, benché una bolla papale avesse trasferito tutti gli averi dei templari agli ospitalieri, riuscì ad addurre a sé parte del tesoro. Questi eventi e le originali operazioni bancarie dei templari sui beni depositati, che furono improvvisamente mobilitati, costituirono due dei molti passaggi verso un sistema di stampo militare per riprendere il controllo delle finanze europee, rimuovendo questo potere dalle mani della Chiesa. Visto il destino dei templari, gli Ospitalieri di San Giovanni furono ugualmente convinti a cessare le proprie operazioni bancarie.[96]
Molti sovrani e nobili inizialmente sostennero i cavalieri e dissolsero l'ordine nei loro reami solo quando fu loro comandato da papa Clemente V. Roberto I, re degli Scoti, era già stato scomunicato per altri motivi e quindi non era disposto a prestare attenzione ai comandi papali; di conseguenza, molti membri dell'ordine fuggirono in Scozia; in Portogallo i cavalieri e il patrimonio del loro ordine confluirono in un nuovo ordine, fondato col permesso del papa[N 4] per combattere contro i mori nell'Algarve, l'Ordine del Cristo.[96] Il principe Enrico il Navigatore (1394 - 1460) guidò per vent'anni, fino alla propria morte, tale ordine, utilizzandone il denaro per organizzare la prima scuola per navigatori, preparando la via alla supremazia marittima portoghese che porterà alle grandi esplorazioni cinquecentesche.[96]
Il processo e l'abolizione dell'ordine ebbero un forte impatto sui contemporanei e anche nei secoli successivi il dibattito su quello che accadde rimase piuttosto vivo. A favore dei templari e contro la decisione di Filippo il Bello si schierò il poeta Dante Alighieri che nella Divina Commedia accusa il re francese di cupidigia, un'idea condivisa anche da Giovanni Boccaccio, Giovanni Villani e, successivamente, dal teologo Antonino Pierozzi. Di diverso avviso fu Raimondo Lullo che considerò assodata la loro colpevolezza, provata, a suo avviso, da una "terribile rivelazione" di cui era venuto a conoscenza.[97]