Utente:LauraFrizzi/Sandbox2
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La tossicità dell’ossigeno sul corpo umano è una condizione conseguente agli effetti nocivi della respirazione dell’ossigeno molecolare (O2) ad alte pressioni parziali. È conosciuta anche come sindrome di tossicità da ossigeno, intossicazione da ossigeno o avvelenamento da ossigeno. La tossicità dell’ossigeno sul sistema nervoso centrale, “tossicità CNS”, è conosciuta anche come “effetto Paul Bert”, mentre la tossicità polmonare come “effetto Lorrain Smith”, dal nome dei ricercatori che alla fine del XIX secolo, le scoprirono e le descrissero per primi. La tossicità dell’ossigeno sul corpo umano nei casi più gravi può provocare il danneggiamento o la morte delle cellule, con effetti maggiormente osservabili sul sistema nervoso centrale, sui polmoni e sugli occhi. Ne sono interessati direttamente i subacquei, le persone sottoposte ad alte concentrazioni di ossigeno supplementare (per esempio i neonati prematuri), e quelle sottoposte a terapia iperbarica. La respirazione di ossigeno ad alte pressioni parziali provoca iperossia, ossia una concentrazione eccessiva di ossigeno nei tessuti corporei. I danni provocati sul corpo umano dipendono dal tipo di esposizione ad ossigeno ad alte pressioni parziali. La tossicità CNS è causata da un’esposizione breve all’ossigeno molecolare a pressioni parziali che superano nettamente quella atmosferica. La tossicità polmonare, invece, deriva da un’esposizione prolungata a livelli sempre maggiori di ossigeno ma a pressione normale. Tra i sintomi si annoverano disorientamento, problemi respiratori e alterazioni della vista come la miopia. L’esposizione prolungata ad ossigeno a pressioni parziali leggermente superiori a quella normale, o brevi esposizioni a pressioni parziali molto elevate, possono provocare danni ossidativi alle membrane cellulari, collasso degli alveoli polmonari, distacco della retina e/o convulsioni. La tossicità dell’ossigeno può essere gestita riducendo l’esposizione quando il livello di ossigeno aumenta. Alcuni studi hanno mostrato che, a lungo termine, è possibile un buon recupero dalla maggior parte delle intossicazioni da ossigeno. Esistono dei protocolli per evitare gli effetti dell’iperossia nei campi in cui avviene la respirazione di ossigeno a pressioni parziali superiori a quella normale, come nelle immersioni subacquee durante la quali vengono respirati gas compressi, nella medicina iperbarica, nella medicina neonatale e nelle missioni spaziali. Questi protocolli hanno portato ad una diminuzione di attacchi epilettici dovuti ad intossicazione da ossigeno, e una limitazione dei danni ai polmoni e agli occhi nei neonati prematuri. Negli ultimi anni, l’ossigeno è stato reso disponibile negli “oxygen bars”, stabilimenti che vendono ossigeno per uso ricreativo. Il US Food and Drug Administration ha avvertito coloro che soffrono di problemi al cuore o di patologie ai polmoni, di prestare attenzione nell'usufruire dei servizi degli "oxygen bars". I subacquei che respirano gas contenenti fino al 100% di ossigeno, dovrebbero ricevere una formazione specifica.