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Afrodite tipo Louvre-Napoli
scultura antica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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L'Afrodite "Louvre-Napoli" era una statua greca attribuita allo scultore Callimaco[1] e datata alla fine del V secolo a.C., nota da numerose copie o rielaborazioni della scultura romana. Il tipo scultoreo è citato anche come "Afrodite del Fréjus"[2] o come "Venere Genitrice".

L'originale poteva essere in bronzo secondo alcuni studiosi o in marmo secondo altri[3]. È stato supposto che possa essere identificato con un simulacro di culto che Callimaco avrebbe realizzato per un tempio di Corinto o dell'agorà di Atene o ancora di Trezene (Afrodite Nymphia, citata da Pausania[4]). Afrodite è raffigurata in piedi coperta da una lunga veste, ma con spalla e seno sinistri scoperti. Nella mano sinistra tiene racchiusa una mela, forse il pomo d'oro di Paride: in tal caso sarebbe da interpretare come un'Afrodite vincitrice (della gara di bellezza tra le dee). Il tipo statuario è stato interpretato anche come un'Afrodite protettrice delle spose nel giorno delle nozze[5].
La figura si ispira a modelli policletei per il ritmo contrapposto delle braccia e delle gambe (poggia sulla gamba sinistra tesa, con la destra piegata e leggermente più indietro, e leva in alto il braccio destro). Il corpo è rivestito da un panneggio sottile e aderente, quasi trasparente, che richiama effetti delle sculture fidiache del Partenone, con pieghe lineari e nitide[6].
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Principali repliche
Riepilogo
Prospettiva
A partire dal IV secolo a.C. la statua originale ispirò nuove creazioni con varianti e trasformazioni. Dalla prima metà del I secolo a.C. fu replicata da figurine in terracotta[7].
Si è supposto che l'Afrodite di Callimaco possa aver ispirato la Venere Genitrice, opera dello scultore Arcesilao (Arkesilas), commissionata da Cesare come simulacro di culto nel tempio della dea al Foro di Cesare[8]. Per l'importanza nella propaganda imperiale di questa scultura furono realizzate numerose copie nel corso della prima età imperiale[9]. Altre copie sono ascrivibili in particolare all'epoca adrianea, in seguito alla devozione dell'imperatrice Sabina per Venere Genitrice[10].
Le copie conosciute sono state suddivise in tre gruppi[11]: nel primo la dea ha la spalla e il seno sinistro scoperto, come nell'originale; nel secondo il petto è coperto (si tratta di una variante romana utilizzata con teste ritratto anche di imperatrici); il terzo consiste in elaborazioni e varianti derivate dal modello originale[12].
Il tipo è conosciuto come "Louvre-Napoli" per le due copie "capostipiti" (le più vicine all'originale, che nella storia degli studi hanno permesso l'identificazione del tipo), conservate nel Museo del Louvre[13] a Parigi e nel Museo archeologico nazionale di Napoli[14].
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Note
Bibliografia
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