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Codice ipaziano
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Il codice ipaziano,[1][2][3] noto anche come cronaca ipaziana,[4][5] codice d'Ipazio o codice d'Ipatiev[6] (in russo Ипатьевская летопись?, Ipat'evskaja letopis'; in ucraino Іпатіївський літопис?, Ipatiïvs'kyi litopys; in latino Codex Hypatianus), è una raccolta di tre cronache copiata intorno al 1420.[7] Costituisce una delle testimonianze letterarie più importanti sugli eventi storici verificatisi in Europa orientale nel Basso Medioevo.
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Analisi dell'opera
Ripartito in Cronaca degli anni passati (storia della Rus' di Kiev fino al 1110), Cronaca di Kiev (dal 1110 al 1200) e Cronaca di Galizia e Volinia (dal 1201 al 1292),[8][9] il codice Ipaziano si è rilevato particolarmente funzionale per ricostruire le vicende storiche verificatesi nel sud della Rus' di Kiev e delle popolazioni dei territori che vivevano nelle odierne Moldavia e Ucraina dall'852, primo anno citato nell'opera, quando Hoskuld e Dyri partirono con un'armata alla volta di Bisanzio per assediarla e Oleg di Novgorod espugnò Kiev,[10] fino al 1292. Vanno considerati anche sporadici riferimenti alla storia polacca[11][12] e a quella del Granducato di Lituania.[13] In totale si contano 407 fogli redatti intorno al 1425 da cinque copisti (secondo l'opinione del filologo Aleksej Šachmatov),[14] probabilmente nella città di Pskov.[1]
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Ritrovamento
Il codice fu ritrovato a Kiev nel 1617: una copia fu trascritta nel 1621 dai monaci del monastero delle Grotte di Kiev, mentre l'originale andò di nuovo perduto fino a quando lo storico russo Nikolaj Karamzin lo trovò per la seconda volta nel XVIII secolo presso la biblioteca del monastero Ipat'ev a Kostroma.[15]
Il codice raccoglie il secondo più antico manoscritto della Cronaca degli anni passati, dopo il codice Laurenziano.[15] Compilato intorno al 1420[7] (ma vi è chi propone datazioni anteriori[16]), il manoscritto contiene molte informazioni tratte dalle cronache galiziane del XII e XIII secolo andate perdute.
Dal 1810, il codice è conservato presso la Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo.[15][8] Le cronache che lo compongono sono scritte in slavo ecclesiastico antico con molti slavismi delle lingue orientali.[14]
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Note
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Collegamenti esterni
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