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Sull'interpretazione
opera di Aristotele Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Sull'interpretazione (Περί ἑρμηνείας)[1] è un trattato di Aristotele, raccolto nell'Organon, che tratta il rapporto delle parti del discorso (nome e verbo) e del modo in cui esse si combinano per dar luogo a frasi o giudizi.
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Contenuto
Riepilogo
Prospettiva
Aristotele definisce le parole come simboli: 'sentimenti dell'anima' o 'esperienze mentali. I simboli orali o scritti, differiscono tra le lingue, ma le esperienze mentali sono le stesse per tutti (per esempio, la parola 'gatto' e la parola francese 'chat' sono simboli diversi, ma l'esperienza mentale che rappresentano - il concetto di gatto - è lo stesso per gli italofoni e per i francofoni). Sostantivi e verbi da soli non comportano verità o falsità[2].
Un sostantivo rappresenta, per definizione, un soggetto[3], senza riferimento al tempo (ad esempio 'Cesare' ha lo stesso significato oggi, duemila anni dopo la sua morte, come l'aveva in epoca romana)[4].
Un verbo[5] porta con sé la nozione di tempo. 'Era in buona salute' e 'lui sarà in buona salute' sono tempi diversi di uno stesso verbo. La parola che indica un verbo rappresenta un concetto al presente, i tempi di un verbo rapportano il concetto a tempi al di fuori del presente[6].
La frase è un'espressione le cui parti hanno significato. La parola 'uomo' significa qualcosa, ma non è una frase. Solo quando altre parole sono aggiunte abbiamo la possibilità di esprimere affermazioni e negazioni su di esso[7].
Ogni proposizione semplice deve contenere un verbo, in quanto indica un singolo fatto. Una proposizione complessa è, invece, formata da diverse proposizioni semplici connesse insieme[8].
Viene, poi, formulata la definizione dell'affermazione come «il giudizio che attribuisce qualcosa a qualcosa» e della negazione come «il giudizio che separa qualcosa da qualcosa» (per esempio, 'l'uomo è un animale' collega 'animale' con 'uomo'; 'una pietra non è un animale' separa 'animale' da 'pietra')[9].
Alcuni termini sono universali, in grado di essere riferiti a diversi soggetti (ad esempio: 'luna' - anche se la Terra ha una sola luna, potrebbe averne avute di più, ma il sostantivo 'luna' avrebbe potuto essere riferito a loro esattamente nello stesso senso). Altri termini sono individuali e non possono essere riferiti nello stesso senso a più di un individuo[10].
Un'affermazione[11] per collegamento è singola, poi, se esprime un singolo fatto (ad esempio: 'tutti gli uomini sono bianchi')[12].
Viene presentato[13] un argomento contro il "principio di bivalenza" (Biv, per cui ogni affermazione è o vera o falsa) applicato alle affermazioni concernenti il futuro contingente: Aristotele nega che Biv sia applicabile anche alle proposizioni riguardanti il futuro; un'applicazione ferrea di Biv a affermazioni sulla verità o falsità di stati del mondo o eventi futuri, per cui un'affermazione è già o vera o falsa prima che l'evento si realizzi, comporterebbe la necessità del loro accadere o non accadere. La proposizione "Domani ci sarà una battaglia navale" in una tale prospettiva è o vera o falsa e il suo effettivo realizzarsi seguirà necessariamente dalla sua verità o falsità. Aristotele combatte questi esiti fatalisti dell'applicazione di Biv ad affermazioni sul futuro: per il filosofo è infatti necessario solo che la battaglia avvenga o non avvenga, e non è necessario né che essa avvenga né che non avvenga, poiché entrambe queste eventualità sono indifferentemente possibili; un tale evento potrebbe accadere come non accadere. Questo capitolo si lega alle questioni sollevate dal celebre argomento dominatore di Diodoro Crono, sebbene in queste pagine la sua scuola non sia direttamente nominata.
Aristotele enumera, quindi[14], le affermazioni e le negazioni che possono essere asserite quando vengano utilizzati termini 'indefiniti' come, ad esempio, 'scorretto'. Introduce una distinzione, che diventerà importante più avanti, tra l'uso del verbo 'è' come semplice copula o 'terzo elemento', come nella frase 'l'uomo è saggio', e come predicato significante "esistenza", come in 'l'uomo è [cioè esiste]'.
Alcune proposte sembrano essere semplici anche se sono composte, e così l'espressione: 'animale bipede domestico' ha lo stesso significato della parola 'uomo', quindi tre predicati si combinano per formare un'unità[15]. Ma nell'espressione 'un uomo bianco che cammina' i tre predicati non si combinano per formare un'unità di quel tipo.
Nel capitolo 12 si considera la relazione reciproca di proposizioni modali: affermazioni e negazioni che asseriscono o negano possibilità o contingenza, impossibilità o necessità.
Il Capitolo 13 analizza la relazione tra proposizioni. Conseguenze logiche seguono da particolari disposizioni: ad esempio, dalla proposizione 'è possibile' consegue che è contingente, che non è impossibile, o dalla proposizione, 'non può essere il caso' segue che 'non è necessariamente il caso'.
Esiste, infine, una proposizione affermativa corrispondente ad ogni negazione? Ad esempio, la proposizione 'ogni uomo è ingiusto' è un'affermazione (in quanto sembra affermare l'essere ingiusto di ogni uomo) o è semplicemente una negazione (dal momento che nega la giustizia)?
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Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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