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Demostene Macciò
pittore italiano (1824-1910) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Demostene Macciò (Pistoia, 4 novembre 1824 – Fiesole, 15 febbraio 1910) è stato un pittore italiano noto per i suoi lavori all'area archeologica di Fiesole.
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Esordio
Era figlio del notaio Michelangiolo Macciò e di Assunta Arrigoni[1]. La famiglia, notate le sue inclinazioni artistiche, lo affidò agli insegnamenti del pittore Pietro Ulivi. In questo periodo si iniziò alla grafica copiando le incisioni dell'Apocalisse di Giuseppe Sabatelli. Questa attività gli permise di esporre oggetti tratti da Francesco Hayez presso la locale Accademia di scienze, lettere e arti nel 1841: tanto fu apprezzato in quelle circostanze che l'anno successivo fu premiato con una medaglia d'argento. Nel 1843 si iscrisse all'Accademia di belle arti di Firenze avendo come insegnante Giuseppe Bezzuoli, considerato uno tra i massimi esponenti della pittura risorgimentale. Aveva un'inclinazione per soggetti d'epoca medievale, tuttavia la sua impostazione era talvolta ancora neoclassica.
Carriera
Con lo scoppio dei moti del 1848 il Macciò, insieme col fratello Licurgo, si arruolò con i volontari toscani e combatté nella battaglia di Curtatone e Montanara. Fu fatto prigioniero, quindi condotto alla fortezza di Terezín da dove fu liberato solo nel 1850. Nel medesimo anno tornò a Firenze ove fu nuovamente premiato con una medaglia d'argento nella categoria del "bozzetto d'invenzione".

Partecipò, nel 1853, al triennale concorso accademico di Parma con Il conte di Carmagnola in carcere raccomanda la famiglia al Gonzaga: vinse il primo posto, mentre l'anno successivo espose a Genova presso la mostra organizzata dalla Società promotrice di belle arti, la tela La morte di fra Benedetto da Foiano (oggi a Firenze, Galleria dell'Accademia, salone dell'Ottocento) realizzata nel 1853, quadro che fu poi anche premiato nel 1855 dalla Promotrice fiorentina. La stessa premiò l'artista pistoiese anche nel 1857 per Aman ai piedi di Ester; mentre nel 1859 il Macciò partecipò al concorso Ricasoli, nella sezione "Ritratti degli italiani illustri".
Negli anni seguenti partecipò a numerose manifestazioni: presentò alla esposizione nazionale italiana del 1861 Galileo che ricusa la collana offertagli dagli Stati generali d'Olanda, nel 1862 fu ancora alla Promotrice fiorentina con un Cristoforo Colombo al convento della Rabida. Nel 1867 fu nuovamente tra i premiati della Promotrice fiorentina con Boccaccio alla tomba di Virgilio. Il Museo civico di Pistoia conserva la tela Cino alla tomba di Selvaggia datata 1870 e donata al Comune dall'autore. Assiduo frequentatore del circolo dei macchiaioli presso il caffè Michelangiolo, ha prodotto varie pale a soggetto religioso per la natia Pistoia.
Si trasferì poi a Fiesole dove fu varie volte eletto, dal 1866, consigliere comunale. Fu anche assessore e dal 1877 membro della commissione archeologica comunale. Esperto parimenti in numismatica, è ricordato soprattutto per i suoi lavori all'area archeologica, dove il comune gli ha dedicato una lapide.
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Pubblicazioni
- Nuova guida della città di Fiesole (Volterra), 1869
- Il Museo di Fiesole. Catalogo sommario illustrativo (Firenze), 1878
Note
Collegamenti esterni
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