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Ein Kheloheinu
inno ebraico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Ein K[h]eloheinu (in ebraico אֱין כֱּאלֹהֱינוּ?, "nessuno è come il nostro Dio") è un noto inno ebraico. Gli ebrei ortodossi lo pronunciano Ein Kelokeinu[1] quando vi fanno riferimento fuori dal servizio liturgico, onde evitare di pronunciare il nome di Dio invano o violare in altro modo la santità della venerazione dell'Altissimo.
Ein Keloheinu viene a volte cantata alla fine del servizio mattutino (shacharit). Nella tradizione aschenazita al di fuori di Israele, è recitata solo alla fine dello Shabbat e dei servizi liturgici delle festività ebraiche, verso la fine del servizio Mussaf, subito prima la lezione talmudica sulla produzione dell'incenso del Tempio. Tuttavia in Terra d'Israele, come anche in tutti i servizi mattutini di preghiera sefardita, è detta quotidianamente.[2] In altre tradizioni regionali viene usata altrove nella liturgia, ma è comunque nota in tutto il mondo.[3] In molte sinagoghe viene cantata; in alcune sinagoghe ortodosse è recitata sottovoce da ogni fedele e non viene considerata parte integrante del servizio di preghiera.
La tradizione della preghiera consiste nel fatto che ciascuna delle sue 20 frasi conta come una benedizione. Gli ebrei vengono esortati a recitare almeno 100 benedizioni al giorno (Talmud, Menachot 43b]. Durante i giorni della settimana, la preghiera Shemoneh Esrei (o "Amidah") contiene 19 benedizioni e si recita tre volte, per un totale di 57 benedizioni e le rimanenti 43 sono dette durante altre parti dei servizi quotidiani nonché durante altre occasioni della giornata. Nello Shabbat e altri festival tuttavia l'Amidah consiste di sole sette benedizioni. Ein Keloheinu era designata ad assicurare che tutti dicessero almeno 100 benedizioni al giorno, anche in quei giorni quando l'Amidah è più corta.[4]
Quattro nomi differenti vengono usati per riferirsi a Dio in questa preghiera:
- Elohim (אלהים) - Dio
- Adon (אדון) - Signore
- Melekh (מלך) - Re
- Moshia` (מושיע) - Salvatore o Messia.
tali nomi sono nella stessa sequenza in cui appaiono nella Torah.[5] I cabalisti videro nell'uso dei quattro nomi di Dio dei riferimenti a quattro differenti qualità divine.[6]
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Testo
Riepilogo
Prospettiva
Versione originale
il testo ebraico è come appare in tutti i siddurim, sia aschenaziti che sefarditi.
° L'ultima riga del piyut stesso è "Tu sei il nostro salvatore."[7]
La liturgia aschenazita lo segue immediatamente (come parte del canto) con "Tu sei Colui davanti al quale..." seguito da una descrizione talmudica della miscelazione delle spezie dell'incenso per il Tempio.[8]
°° Le liturgie sefardite/mizrahi seguono l'ultima riga del piyut con le parole: "Tu ci salverai", seguite dalla citazione di Salmi 102:14[9], "Tu sorgerai..."[10]
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Versione ladina
Riepilogo
Prospettiva
In molte congregazioni sefardite, Ein Keiloheinu viene spesso cantata in ladino, o in alternanza tra ebraico e ladino, sebbene mantenga il suo nome ebraico.
Testo ladino
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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