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Epigramma

componimento poetico di vario carattere che si contraddistingue per la sua brevità e icasticità Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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L'epigramma è un'iscrizione poetica encomiastica o dedicatoria o, più spesso, funeraria. Più comunemente viene inteso come epigramma un componimento poetico di vario carattere che si contraddistingue per la sua brevità ed efficacia.

Disambiguazione – "Epigrammi" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Epigrammi (disambigua).

Epigramma antico

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Foglio della Antologia Palatina

Conservazione e raccolte

Molte furono, dall'età ellenistica, le sillogi che raccolsero epigrammi, a partire dal Soros, collezione del III secolo a.C., in cui furono raccolti, tra gli altri, gli epigrammi di Posidippo di Pella[1], per proseguire, nel I a.C., con la Corona (Στέφανος), di Meleagro di Gadara, che, dalla metafora floreale utilizzata nel proemio per indicare i vari autori, diede a questo tipo di compilazioni il nome di Antologia; ancora, a metà dello stesso secolo, la Στέφανος di Filippo di Tessalonica, forse preceduta dall'antologia di un certo Aminte, in cui erano compresi almeno gli epigrammi di Antipatro di Tessalonica e Antipatro di Sidone[2].
Queste e altre raccolte confluirono, infine, nella medievale Antologia Palatina, accanto alla quale è pervenuta, per vie indipendenti, la Antologia Planudea.

Origini

Nella letteratura classica l'epigramma - dal greco ἐπί-γράφω (letteralmente: "scrivere su", "scrivere sopra") - era un'iscrizione funeraria o commemorativa, destinata a essere incisa su materiali durevoli quali la pietra e il bronzo: da questa circostanza derivava il carattere della brevità, conservatosi anche quando l'epigramma divenne un vero e proprio genere letterario in età ellenistica e bizantina, trattando temi diversi. In epoca imperiale l'epigramma assunse anche un carattere satirico[3].
Tra le prime attestazioni di epigrammi si ritrova l'epigrafe incisa sulla cosiddetta coppa di Nestore (seconda metà dell'VIII secolo a.C.), nella quale un trimetro giambico precede due esametri epici:

«Di Nestore io son la bella coppa:

chi beva da essa, presto lo terrà
desiderio d'Afrodite coronata.»

A partire dal V secolo a.C. venne, però, quasi sempre adoperato il distico elegiaco, che si compone di un esametro e di un pentametro.
Sebbene la tradizione faccia risalire a Omero la composizione di epigrammi[4], le attestazioni più antiche non risalgono oltre l'VIII secolo a.C. Il metro adoperato era prevalentemente il distico elegiaco, che sarebbe stato usato per la prima volta da Archiloco e che divenne in seguito il verso tipico della poesia epigrammatica. Famosi furono, in età classica, gli epigrammi di Simonide di Ceo, V secolo a.C., tra i quali quelli in cui si celebrano le gesta e la gloriosa morte dei combattenti caduti nella battaglia di Maratona e di quelli delle Termopili[5], e gli epigrammi attribuiti a Platone.

Epigramma ellenistico

Tuttavia, il genere epigrammatico conobbe il suo periodo di massimo splendore in età alessandrina: è proprio durante questo periodo, infatti, che l'epigramma diede i suoi frutti più squisiti, con poeti e poetesse come Teocrito, Asclepiade di Samo, Meleagro di Gadara, Posidippo di Pella, Anite di Tegea, Nosside[6]: tra l'altro, questi poeti portarono la classica iscrizione dedicatoria a una specializzazione e variazione tematica notevole, dall'epitimbio (epigramma sepolcrale propriamente detto) all'anatema (epigramma dedicatorio), dall'epigramma erotico (o omoerotico) a quello scoptico (di tipo satirico, spesso con attacchi politici, come in Alceo di Messene, o critico-letterari, come negli stessi Callimaco e Asclepiade di Samo). Un particolare tipo di epigramma, squisitamente alessandrino, molto utilizzato, è l'ecfrasi (dal gr. έκφρασις, descrizione elegante), con la quale il poeta vuole descrivere luoghi e opere d'arte, composta con stile virtuosisticamente elaborato in modo da gareggiare in forza espressiva con la cosa stessa descritta: tra le più note sono le ecfrasi di Posidippo di Pella.
A partire dal XIX secolo, la critica ha diviso, inoltre, per provenienza geografica e temi, i diversi epigrammisti in "scuole": la dorico-peloponnesiaca, con Anite, Nosside, Leonida, con epigrammi descrittivi, basati sui sentimenti semplici e su una natura bucolica; la scuola ionico-alessandrina, basata sul simposio e sulla raffinatezza letteraria, con autori quali Callimaco, Teocrito, Asclepiade, Posidippo, Edilo; la fenicia, di età tardo-repubblicana, basata su un erotismo sottile e scanzonato, con Meleagro, Filodemo e Archia[7].

Epigramma latino e imperiale

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Marco Valerio Marziale

Tra gli scrittori latini furono scrittori di epigrammi Quinto Ennio o Gaio Lucilio, del quale alcuni frammenti satirici richiamano per forma l'epigramma. Fu, comunque, in età cesariana che l'epigramma divenne un genere ampiamente coltivato a Roma, con i poetae novi: oltre a Catullo che usò i distici elegiaci, abbiamo testimonianza di epigrammi di Ticida, Calvo, Valerio Catone, che li utilizzarono tutti non solo come espressione fulminea e intensa di sentimenti, ma anche come pungente attacco ai politici dell'epoca.
In età imperiale, sono pervenuti circa settanta epigrammi di tipo filosofico-autobiografico attribuiti (con molti dubbi) a Seneca, anche se l'autore latino meglio noto e valente risulta soprattutto Marziale che, con tono arguto, pungente e veloce utilizzò, come Catullo, il metro distico o l'endecasillabo falecio[8].
In questo periodo, comunque, l'epigramma greco, pur non conoscendo soluzioni di continuità, ebbe un regresso di ispirazione: la fioritura tardorepubblicana e giulio-claudia dell'epigramma è testimoniata da una corrente che si potrebbe definire "retorica", con retori-poeti greci operanti a Roma, spesso alla corte dei Giulio-Claudi, come Crinagora, Marco Argentario, Filippo di Tessalonica, Antifilo di Bisanzio[9].
In seguito, gli epigrammisti furono anche antologisti: ad esempio, Stratone di Sardi, in età adrianea, compose epigrammi e una raccolta tematica, la Musa Puerilis (Μοῦσα Παιδική), di contenuto pederotico, o ancora, sempre tematicamente organizzata, ma anche per metri, fu la Pammetros (Πάμμετρος) di Diogene Laerzio, del III secolo, da cui lo stesso autore incluse epigrammi funebri per i filosofi nelle sue Vite. Infine, il Ciclo di nuovi Epigrammi (Κύκλος τῶν νέων ἐπιγραμμάτων), di Agatia, in età giustinianea[10], che preserva gli epigrammisti del secolo precedente e contemporanei all'autore, tra i quali spicca Paolo Silenziario, con cui l'epigramma entra nel Medioevo.

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Epigramma moderno e contemporaneo

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Gli antichi epigrammisti vennero imitati nel Quattrocento da Angelo Poliziano e dal Sannazaro e nel Cinquecento dall'Alamanni, che nei suoi Epigrammi riproduce il distico elegiaco con una coppia di endecasillabi a rima baciata o a rima zero[11].

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Nicolas Boileau

Dal Seicento si distinsero, per i loro epigrammi, a carattere satirico e politico, soprattutto i francesi del "secolo d'oro" e del primo Illuminismo, quali Boileau, Racine, Voltaire e Jean-Baptiste Rousseau[12].
Un celebre poeta statunitense vissuto tra il 1868 e il 1950, Edgar Lee Masters, è l'autore dell'Antologia di Spoon River, che racchiude centinaia di epigrammi, i quali raccontano la vita degli abitanti dei paesini di Lewistown e Petersburg, vicino a Springfield nell'Illinois. Gli epigrammi da lui composti narrano la vita di persone comuni, come quelli di Posidippo di Pella: da essi possiamo ricavare le caratteristiche delle persone descritte e capire il loro modo di vivere[13].
In epoca contemporanea usano l'epigramma Pier Paolo Pasolini in Umiliato e offeso, composto di un distico a rima baciata simile all'alessandrino, Fortini in "L'ospite ingrato", e in Carlo Bo./No, dove Carlo Bo è il titolo e il monosillabo "no" costituisce il testo: è la più breve poesia italiana che sia stata concepita fino a ora. Titolo e testo formano inoltre una rima tronca, di un carattere comico che s'addice perfettamente alla struttura e al genere epigrammatico. Un altro epigramma contemporaneo è quello di Ennio Flaiano: "Elémire Zolla/preferisco la folla". Questi esempi di Fortini e di Flaiano mostrano che l'epigramma è spesso utilizzato come formulazione icastica di un'opinione critica e, oggi, quasi sempre sostituito dall'aforisma.

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Note

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