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Prospettiva
Estrone
composto chimico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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L'estrone, detto anche follicolina,[1] è un ormone di tipo estrogenico che viene secreto dalle ovaie nelle donne in età fertile, dietro stimolazione da parte dell'ormone follicolostimolante (FSH) e della luteotropina (LH);[2] viene secreto anche dalla placenta durante la gestazione. L'estrone è prodotto anche, seppure in minore quantità, dal tessuto adiposo; questo tipo di secrezione avviene in tutti gli individui, compresi quelli di sesso maschile e le donne in menopausa.[3]
La formula bruta dell'estrone è C18H22O2. Il punto di fusione di questo ormone è situato a 254,5 °C.
L'estrone è stato il primo ormone steroideo a essere scoperto: la sua individuazione risale al 1929 e avvenne ad opera degli scienziati statunitensi Edward Adelbert Doisy ed Edgar Allen. Due mesi più tardi, lavorando in modo indipendente, anche il biochimico tedesco Adolf Friedrich Johann Butenandt isolò e descrisse l'estrone.[4]
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Sintesi
L'estrone è sintetizzato a partire dall'androstenedione, il quale è a sua volta un derivato del progesterone. La conversione in estrone consiste nella demetilazione del carbonio in posizione 19, con conseguente acquisizione di aromaticità da parte dell'anello eterociclico "A".

Questa reazione è catalizzata dall'enzima aromatasi e presenta delle analogie con la conversione del testosterone in estradiolo.
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Metabolismo
A livello epatico l'estrone viene convertito in estradiolo. Come tutti gli estrogeni, l'estrone subisce reazioni di coniugazione nel fegato (trasformandosi più volte) e, infine, viene secreto insieme alla bile, andando incontro a una dinamica di circolo enteroepatico. Il fegato può inoltre trasformare l'estrone in una serie di metaboliti inattivi (in particolare l'estrone solfato) che vengono in seguito escreti tramite l'urina.[5]
L'estrone può anche essere trasformato in estriolo, oppure può essere idrossilato dagli enzimi del citocromo P450 in composti detti catecolo estrogeni (poiché contengono un residuo di pirocatecolo); due di questi cataboliti sono il 2- e il 4-idrossiestrone.[5]
L'emivita dell'estrone nel circolo sanguigno varia tra i 10 e i 70 minuti ed è paragonabile a quella dell'estradiolo.[6]
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Effetti
Riepilogo
Prospettiva
L'effetto dell'estrone sull'organismo è piuttosto blando.[5] Ciò nonostante viene impiegato in campo farmacologico, nel contesto della terapia ormonale, ad esempio per alleviare i sintomi della sindrome menopausale, come le vampate di calore; la sua commercializzazione per questi scopi, tuttavia, è progressivamente diminuita negli anni.
In condizioni normali, circa il 16% dell'estrone si trova associato alle globuline leganti gli ormoni sessuali (SHBG); la grande maggioranza delle molecole di estrone, circa l'80%, si trovano invece legate all'albumina presente nel plasma sanguigno. Il restante 4% circa dell'estrone circola liberamente nel sangue, senza essere legato a specifiche molecole.[7] Questo ormone si lega alle SHBG meno di quanto faccia l'estradiolo, dal momento che la sua affinità per queste proteine è solo il 24% di quella posseduta dall'estradiolo stesso.[5]
L'uso farmacologico dell'estrone è controindicato in molte situazioni cliniche, ad esempio nelle donne in gravidanza o durante l'allattamento, nei soggetti con pregresse neoplasie, pregressi ictus, che soffrono di trombosi venosa profonda o che hanno mostrato reazioni di ipersensibilità nell'ambito di una pregressa terapia a base di estrogeni.[8]
Alcuni effetti collaterali dell'assunzione di estrone sono: tumefazione o perdita di consistenza delle mammelle, prurito vaginale, sanguinamento uterino atipico (cioè non connesso alla fase mestruale), aumento di peso, alopecia, ittero e, nei casi più gravi, reazioni di anafilassi.[9] È stato documentato anche l'aumento del rischio di sviluppare un tumore della mammella e andare incontro a vaginiti, ictus, trombosi venosa profonda e ipertensione.[9]
Note
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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