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Gérard Douffet

pittore fiammingo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Gérard Douffet
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Gérard Douffet (Liegi, 1594Liegi, 1660) è stato un pittore fiammingo.

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Gérard Douffet. Pinacoteca di Monaco

Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Fu un pittore specializzatosi come ritrattista.

Il suo percorso di studio e di apprendistato fu piuttosto variegato, visto che studiò dapprima sotto la guida di Jean Tauliers e dal 1612 al 1614 nella bottega del Rubens in Anversa e quindi si trasferì in Italia dove soggiornò fino al 1623 a Roma ed a Venezia.[1]

Tra le sue opere legate al periodo italiano si possono menzionare: il Prometeo del 1614 (collezione privata di Bruxelles); la Sacra Famiglia (Museo Diocesano di Liegi); il Sacrificio di Ifigenia (Cornelismünster); La Forge de Vulcain (1615) (Museo de l'Art Wallon).[2]

Successivamente al soggiorno italiano Douffet realizzò il Ritrovamento della Croce (1624) (Pinacoteca di Monaco di Baviera); La visita di Paolo V alla tomba di san Francesco (1627) (Pinacoteca di Monaco); la Fucina di Vulcano (Accademia di Liegi); un San Rocco (chiesa di Santa Veronica a Liegi); una Natura morte di strumenti musicali (collezione Peralta di Angleur).[2]

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Visita del papa Niccolò V alla tomba di san Francesco 1627

Nel 1628 ricevette l'incarico di pittore di corte presso l'arcivescovo Ferdinando di Baviera, prima di rientrare in Patria, dove fu ostacolato da questioni politiche.[1]

Questo fu il periodo della sua maturità artistica come evidenziarono il Trittico del Battista (1635) (chiesa di San Remacle di Verviers), Una contesa fra i Padri della Chiesa (parrocchiale di Hervé), un Cristo che appare a san Giacomo (Galleria di Augusta).[1]

Importanti furono anche i suoi ritratti, come il B. Laurelle (1630) (Municipio di Liegi), l'Arciduca Ferdinando (1634) (collezione Polain di Liegi) e quelli di numerosi principi, nobili e borghesi.

La sua pittura risentì fortemente di elementi caravaggeschi e romani, ma anche francesi e solo in minima parte di tracce rubensiane, evidenziante per lo più nei suoi soggetti sacri e storici;[1] nella sua ultima fase creativa si evidenziarono elementi classicisti e, infine, una certa influenza di Philippe de Champagne.[2]

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Ecce Homo. Date: incerta
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Note

Bibliografia

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