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messia e Figlio di Dio per i Cristiani Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gesù di Nazareth (in aramaico: יֵשׁוּעַ (Yēšūa'); Betlemme, 7 a.C.-1 a.C.[Nota 1] – Gerusalemme, 26-36[Nota 2]) è il fondatore e la figura centrale del cristianesimo,[1] religione che lo riconosce come il Cristo (Messia), figura ancora attesa dalla tradizione ebraica,[2] e come Dio fatto uomo[Nota 3]. Durante gli ultimi anni della sua vita, Gesù svolse l'attività di predicatore, guaritore ed esorcista in Galilea e nella provincia romana della Giudea, nella regione storica della Palestina.[Nota 4][Nota 5]
Gesù è un adattamento del nome aramaico יֵשׁוּעַ (Yeshua in italiano Giosuè), che significa "Yahweh è salvezza" o "Yahweh salva".[3][4] Secondo la tradizione cristiana, le principali fonti testuali relative a Gesù sono i quattro vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni). Per quanto concerne le ricerche storiche sulla sua vita le principali fonti si trovano nel Nuovo Testamento, in particolare nelle Lettere di Paolo e nei vangeli sinottici,[Nota 6] fonti che hanno trovato alcuni interessanti riscontri in ritrovamenti e studi archeologici.[5] Gli ultimi secoli hanno visto infatti lo sviluppo di ricerche volte a valutare l'attendibilità storica dei vangeli, inclusi gli elementi soprannaturali e miracolosi,[Nota 7] sia a ricostruire il profilo del Gesù storico.
I vangeli narrano la nascita di Gesù da Maria vergine, la predicazione focalizzata sull'annuncio del Regno dei Cieli e sull'amore al prossimo e realizzata con discorsi e parabole accompagnati da miracoli; narrano infine la sua passione, morte in croce, risurrezione e ascensione al cielo. I vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento identificano Gesù con il Messia e il Figlio di Dio. Le neotestamentarie Lettere di Paolo esaltano il valore salvifico della sua morte e risurrezione. Per le principali confessioni religiose cristiane è la seconda persona della Trinità, assieme al Padre e allo Spirito Santo e "vero Dio e vero uomo".[Nota 8]
Dai vangeli appare come la predicazione e l'operato di Gesù abbiano riscosso nella società ebraica coeva un successo limitato e circoscritto territorialmente ma che ha, secondo le fonti canoniche, raggiunto vari strati della società soprattutto quelli più bassi Infatti come Gesù stesso diceva lui preferiva rivolgersi ai peccatori piuttosto che ai giusti. Il breve periodo della sua predicazione si concluse con la morte in croce, richiesta, secondo i vangeli, dalle autorità ebraiche del Sinedrio, ma irrogata dall'autorità di Roma (che riservava agli schiavi una tale sorte), su decisione finale del prefetto romano Ponzio Pilato. Dopo la morte, i seguaci di Gesù Cristo ne sostennero la risurrezione e diffusero il messaggio della sua predicazione subendo anche delle persecuzioni infatti Gesù stesso dice nel Vangelo a chi ancora oggi vuole mettersi alla sua sequela "come hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi "i suoi seguaci comunque ne hanno fatto una delle figure che ha esercitato maggiore influenza sulla cultura occidentale.
Secondo il punto di vista ebraico, Gesù è stato un predicatore itinerante, ma non il Messia atteso; non era Figlio di Dio, non ha compiuto miracoli e, dopo la morte in croce, non è risorto né asceso al cielo. La visione islamica della figura di Gesù lo presenta come uno dei maggiori profeti venuti prima di Maometto; nacque verginalmente, compì dei miracoli (per volere divino), non morì, ascese al Cielo, deve tornare alla fine dei tempi quando sconfiggerà l'anticristo,[6] ma non era Dio che, secondo la sūra CXII, "non ha generato né fu generato".
Molti movimenti religiosi contemporanei hanno elaborato una propria interpretazione, eterodossa e anche originale, su Gesù.[Nota 9]
Le fonti testuali relative a Gesù possono essere raggruppate in quattro tipologie:
Uno dei più antichi artefatti archeologici correlabili a Gesù è la cosiddetta Iscrizione di Nazareth. Scavi condotti negli ultimi due secoli hanno inoltre fornito riscontri archeologici relativi a Ponzio Pilato e ad altri personaggi citati nei vangeli (Caifa, Simone di Cirene), nonché a luoghi quali, ad esempio, la Piscina di Siloe e la Piscina di Betzaeta. È inoltre documentata la pratica della crocifissione nella Gerusalemme del I secolo.[Nota 15]
Nei libri del Nuovo Testamento, scritti in greco ellenistico, Gesù è indicato come Ἰησοῦς (Iésous), che è la resa in greco del suo nome in ebraico יְהוֹשׁ֫וּעַ? (Yĕhošūa, contratto in Joshua) a sua volta composto da in ebraico יְהֹוָה? (Yahweh, nome proprio del Dio d'Israele) e in ebraico יָשַׁע? (yasha, salvezza) quindi con il significato di "Dio è la salvezza" oppure "Dio è salvezza".[Nota 16] Era un nome piuttosto comune tra i giudei dell'epoca, reso in italiano anche (in riferimento ad altre persone) come Giosué.[12]
Oltre che col nome proprio, Gesù viene indicato anche con vari epiteti e titoli (l'elenco è in ordine decrescente di frequenza):
Altri titoli sono Messia, Rabbi, Profeta, Sacerdote, Nazoreo, Nazareno, Dio, Verbo, Figlio di Giuseppe, Emmanuele.
Inoltre, soprattutto da Giovanni, vengono applicate a Gesù espressioni allegoriche come: agnello, agnello di Dio, agnello immolato; luce, luce del mondo; pastore, buon pastore, pastore grande; pane della vita, pane vivo, pane di Dio; vita, autore della vita; vite; ultimo Adamo; porta; via; verità.
I quattro vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) rappresentano le uniche fonti testuali antiche che descrivono dettagliatamente la vita di Gesù, soprattutto gli ultimi anni caratterizzati dal ministero pubblico. La nascita del moderno metodo storico-critico ha portato a esaminare criticamente i racconti evangelici, cercando di distinguerne il nucleo storico dagli aspetti leggendari e mitici.[16]
Alcuni approfondimenti, in particolare relativamente a nascita, infanzia e giovinezza di Gesù, sono presenti anche nei vangeli apocrifi. Questi particolari tuttavia non sono riconosciuti dagli studiosi come storicamente fondati.
La narrazione della vita e dell'insegnamento di Gesù procede nei quattro vangeli prevalentemente in modo parallelo, soprattutto tra i primi tre (Matteo, Marco, Luca) — detti per questo "sinottici" —: un certo episodio è narrato da più vangeli, solitamente con alcune variazioni, ma sono presenti anche lacune o racconti propri di un singolo evangelista. In Giovanni mancano numerosi racconti presenti nei sinottici, mentre sono presenti svariate aggiunte proprie.
Secondo il racconto del vangelo secondo Luca, una vergine di nome Maria, promessa sposa a Giuseppe, discendente del Re Davide, ricevette a Nazaret di Galilea «al tempo di re Erode» una visita dell'Arcangelo Gabriele, che le annunciò il concepimento di Gesù (Lc1,26-38[59]).
Nel vangelo secondo Matteo, invece, il concepimento verginale di Maria è solo fugacemente accennato, mentre il protagonista è Giuseppe, che riceve da un angelo la rivelazione del concepimento soprannaturale di Maria (Mt1,18-25[60]).
Sia Matteo che Luca collocano la nascita di Gesù a Betlemme, in Giudea, «al tempo di re Erode». Mentre Matteo vi dedica un breve accenno (Mt1,25-2,1[61]), Luca sviluppa la narrazione motivando il viaggio di Giuseppe e Maria da Nazaret a Betlemme con un censimento indetto da Augusto[Nota 23] mentre governava Quirinio (Lc2,1-20[62]).
L'accenno a questo "primo censimento" di Quirinio rappresenta un problema di difficile soluzione: l'unico censimento (il "secondo"?) indetto da Quirinio che ci è noto da altre fonti storiche avvenne infatti nel 6 d.C., quando Erode il Grande era già morto (4 a.C.).
Non si conosce con esattezza la data di nascita di Gesù. La data tradizionale del Natale al 25 dicembre è tardiva (IV secolo), e ancor più tarda la datazione all'anno 1 a.C., in quanto risalente al monaco Dionigi il Piccolo (VI secolo).[Nota 24] Secondo la maggior parte degli studiosi contemporanei, la nascita va collocata negli ultimi anni di re Erode, attorno al 7-6 a.C.; verosimilmente l'evento può collocarsi all'epoca della centonovantaquattresima Olimpiade, nell'anno 752 dalla fondazione di Roma e nel quarantaduesimo anno dell'impero di Cesare Ottaviano Augusto.[Nota 25]
Il solo vangelo secondo Luca (2,21-52[63]) racconta l'episodio dell'adorazione dei pastori. La notte in cui nacque Gesù, un angelo apparve ad alcuni pastori che vegliavano all'aperto sorvegliando il gregge e disse loro che a Betlemme era nato un Salvatore e lo avrebbero trovato avvolto in fasce in una mangiatoia. I pastori andarono così a visitare Gesù.
Dopo la nascita di Gesù il solo vangelo secondo Matteo (capitolo 2[64]) racconta la cosiddetta "Epifania" (dal greco epifáneia, "manifestazione"). Alcuni magi (tradizionalmente chiamati "Re Magi" e ritenuti in numero di tre) vennero dall'oriente a Gerusalemme, avendo visto «il suo astro» (tradizionalmente chiamato "stella cometa"), con l'intento di portare al nuovo re annunciato dall'astro oro, incenso e mirra. Seguendo l'astro, trovarono Gesù a Betlemme e gli resero omaggio.
Il re Erode, venuto a sapere di ciò, e temendo l'usurpazione del trono, ordinò l'uccisione di tutti i bambini di Betlemme sotto i due anni (fu la cosiddetta strage degli innocenti). Giuseppe però, avvertito in sogno da un angelo, fuggì in Egitto con Gesù e Maria.
Morto Erode (4 a.C.), i tre ritornarono nella terra d'Israele e si stabilirono a Nazaret.
Il vangelo secondo Luca tralascia il racconto dell'Epifania e della successiva fuga in Egitto e riporta altri episodi non presenti nel Vangelo secondo Matteo. Dopo aver brevemente accennato alla circoncisione di Gesù, si sofferma su due episodi:
I vangeli non narrano esplicitamente la vita di Gesù prima del suo ministero pubblico come pure le altre fonti storiche non cristiane. Alcune informazioni sono però desumibili da accenni sporadici contenuti nei racconti evangelici.
Circa il luogo di residenza, i Vangeli riferiscono che Gesù, durante la sua vita privata pre-ministeriale, viveva con la famiglia a Nazaret, in Galilea (Mt2,23;4,13;Mc1,9;Lc1,26;2,4;2,39.51;Gv1,45-46[66]).
Quanto alla professione, a Nazaret Gesù era conosciuto come «il figlio del carpentiere» Giuseppe (Mt13,55[67]) e «carpentiere» egli stesso (Mc6,3[68]). Il termine greco originario è tekton, ampiamente polisemico, che indica carpentieri, falegnami, artigiani del legno, come anche muratori o tagliatori di pietre.[69] Questa attività artigianale gli ha verosimilmente garantito una relativa agiatezza e autonomia economica, che non lo ha fatto appartenere agli strati poveri della sua società.[69] Non ci è dato conoscere la dimensione della sua impresa artigianale, se cioè si trattasse di una piccola bottega rurale dedita ad aratri e gioghi, o invece di una media o medio-grande impresa costruttrice con apprendisti e garzoni, attiva in opere edilizie — anche magari in città vicine come Zippori (a 6 km da Nazaret) —, che veniva ricostruita e ampliata in quegli anni da Erode Antipa.
Quanto alla famiglia, il totale silenzio circa Giuseppe durante il ministero di Gesù lascia ragionevolmente supporre che questi fosse già morto.[69] La madre Maria, invece, oltre che negli episodi dell'infanzia, compare numerose volte durante la predicazione pubblica di Gesù e anche in occasione della sua crocifissione.
Gesù discendeva per parte di padre dal re Davide di Israele (sebbene non sia mai stata chiarita quale delle due linee di successione indicate nei vangeli sia quella giusta e se i suoi antenati siano a un certo punto fuggiti a Babilonia o meno) e per parte di madre dalla tribù di Levi (attraverso il padre di Sant'Anna). Durante il medioevo e il rinascimento si sviluppò tutta una tradizione di "sacra parentela" attorno alla figura di Gesù, a cui contribuì la cosiddetta Legenda Aurea.
Nel Nuovo Testamento sono poi presenti diversi accenni a "fratelli" (Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda) e "sorelle" (anonime) di Gesù, che tuttavia non sono mai detti figli di Giuseppe o Maria. Data la sporadicità degli accenni e la polisemia del termine nelle lingue semitiche (i testi neotestamentari sono scritti in un greco caratterizzato da ricorrenti semitismi), non è possibile risalire con certezza alla effettiva parentela di questi con Gesù, e sono state proposte diverse interpretazioni:
I vangeli canonici e le altre opere neotestamentarie non fanno alcuna menzione di una sposa di Gesù o di suoi figli: la tradizione cristiana lo ha pertanto considerato celibe. Questa convinzione trova inoltre riscontro nel suo stile di vita di predicatore itinerante e nell'invito all'«eunuchia per il regno» (Mt19,10-12[71]), con il quale Gesù chiama i suoi discepoli a una scelta ascetica,[72] verosimilmente sul suo modello.[Nota 30] Alcuni studiosi[73] hanno però rilevato come la scelta celibataria di Gesù si ponesse in contrasto con l'ambiente giudaico del tempo, dove erano esaltati matrimonio e fecondità.[Nota 31] In realtà forme di celibato erano praticate nel gruppo degli esseni, concentrati a Qumran, e diffusi in tutta la società israelita,[Nota 32] oltre che nel caso del rabbino coevo Simeon ben Azzai.[74] Particolarmente significativi, in relazione a Gesù e alla religiosità del suo tempo, sono anche i riferimenti biblici al celibato di Elia e di Geremia e quello, documentato nella tradizione ebraica, dell'astinenza praticata da Mosè dopo essere stato chiamato per la sua missione.[Nota 33]
Diverse opere letterarie e cinematografiche, a partire dalla seconda metà del Novecento, si sono comunque ispirate all'idea di una relazione con Maria Maddalena (era una delle tre Marie presenti al momento della crocifissione e fu protagonista della riapparizione di Gesù stesso nell'episodio del Noli me tangere),[75] ipotizzata anche da alcuni studiosi.[76] Lo spunto è offerto dell'apocrifo gnostico Vangelo secondo Filippo (II-III secolo) che, nei capitoli 32 e 55, sembra accennare a un amore tra Gesù e la Maddalena.[Nota 34] Nel testo entrambi sono descritti come l'incarnazione di eoni divini (Soter e Sofia), mentre dalla loro unione sarebbero derivati gli angeli: il senso dei passi viene comunque generalmente interpretato come un'elaborazione successiva dovuta alla teologia gnostica, vista anche la genesi degli angeli.[Nota 35]
Quanto alla cultura, Gesù, come tutti gli ebrei della Terra d'Israele dell'epoca, parlava correntemente aramaico, una lingua semitica, della quale appare traccia in alcuni detti originali riportati dai vangeli (Mc5,41;7,34;15,34[77]). Dai vangeli (Gv7,15[78]) non sembra che avesse studiato presso qualche scuola rabbinica, anche se non si può escludere che possedesse la cultura di base che poteva essere impartita in una scuola di lettura della Torah di una sinagoga.[79] Sicuramente sapeva leggere (e scrivere) in ebraico, lingua all'epoca non più correntemente parlata, ma usata per il culto e le preghiere (Lc4,16-17[80]), e dalla sua predicazione traspare una profonda conoscenza delle Scritture ebraiche. È ignoto se conoscesse il latino, lingua degli occupanti romani,[Nota 36] o il greco, nella versione popolare (koinè) parlata in Medio Oriente.
In epoca moderna, alcuni studiosi hanno sostenuto che Gesù fosse un esseno,[Nota 37] ma tutta la sua predicazione e i suoi atti contro il formalismo e le regole di purità formale sono in totale antitesi con quanto si sa degli Esseni; lo storico delle religioni Hans-Joachim Schoeps a tal proposito fa rilevare che «si è spesso tentato di presentare Gesù come un seguace segreto o un membro della comunità essenica. Ma a tali supposizioni manca ogni base di appoggio, per non dire prove sicure».[81][82]
Secondo il vangelo secondo Luca, Gesù iniziò il suo ministero pubblico di predicazione quando aveva «circa trent'anni» (Lc3,23[84]). La datazione storica dell'inizio della sua attività (come anche la durata)[85] non ci è nota con precisione. Luca colloca l'inizio del ministero di Giovanni Battista, parente di Gesù, nel quindicesimo anno dell'imperatore Tiberio (Lc3,1[86]), ovvero verso il 28 d.C.[Nota 38] L'inizio del ministero di Gesù è presentato come immediatamente successivo a quello del Battista e può pertanto essere ipotizzato per il 28 d.C. La stessa data può essere ipotizzata sulla base di un diverso accenno evangelico: il tempio di Gerusalemme — la cui costruzione fu iniziata da Erode il Grande nel 20-19 a.C.[Nota 39] — all'inizio del ministero di Gesù[Nota 40] è detto «costruito in 46 anni» (Gv2,20[87]): questo dunque daterebbe l'accaduto al 27/28.
Secondo i vangeli, Gesù iniziò il suo ministero pubblico in seguito al battesimo ricevuto da Giovanni Battista in una località imprecisata presso il fiume Giordano (Mt3,13-17;Mc1,9-11;Lc3,21-22[88]). Dopo il battesimo, Gesù si ritirò nel deserto della Giudea, dove stette quaranta giorni digiunando e subendo infine le tentazioni del demonio, che riuscì a contrastare (Mt4,1-11;Mc1,12-13;Lc4,1-13[89]). In seguito all'arresto e alla decapitazione del Battista da parte di Erode Antipa, Gesù ritornò in Galilea e si trasferì da Nazaret a Cafarnao, presso il lago di Tiberiade (Lc4,12-13[90]).
Prima di iniziare la predicazione pubblica, Gesù chiamò a seguirlo alcuni dei dodici apostoli che gli saranno vicini negli anni seguenti.
Il vangelo secondo Giovanni indica come uno dei primi avvenimenti della vita pubblica di Gesù l'episodio della cosiddetta purificazione del tempio di Gerusalemme, durante la quale scacciò i mercanti e i cambiavalute dal recinto del luogo sacro.
La durata del ministero di Gesù non è conoscibile con certezza. Nei vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) non vengono fornite indicazioni temporali che permettano di scandire il passare del tempo. Il vangelo secondo Giovanni invece accenna a tre Pasque (2,13.23[91]; 5,1;6,4[92]; 11,55;12,1;13,1[93]), l'ultima delle quali fu la Pasqua della sua morte. Questo porta a ipotizzare una durata triennale (o meglio, di due anni interi e qualche mese) del ministero di Gesù. Assumendo come validi il dato circa l'inizio del ministero desumibile da Luca (28 d.C.) e le tre Pasque accennate da Giovanni, si può ipotizzare una datazione per la predicazione pubblica tra il 28 e il 30 d.C.
Le località menzionate dai vangeli durante il ministero itinerante di Gesù sono concentrate soprattutto nella zona del lago di Tiberiade, in Galilea (nord della Palestina). Gesù si recò anche a Gerusalemme e in località limitrofe della Giudea (sud della Palestina), prevalentemente in occasione delle feste di Pasqua – che ogni pio ebreo cercava di trascorrere nella città santa. Le zone della Samaria, abitate da ebrei scismatici (samaritani), furono toccate solo fugacemente dalla sua attività. Gesù fece alcuni viaggi anche in zone non abitate da Ebrei: a Tiro e Sidone in Fenicia, a nord della Palestina, e nei territori della Decapoli, a oriente della Palestina.
Non è possibile ricostruire con certezza la sequenza e le varie tappe dei viaggi compiuti da Gesù in queste località: gli evangelisti, nella loro redazione finale, hanno spesso accorpato le narrazioni (pericopi) senza un preciso ordine cronologico e le descrizioni dei viaggi sono inoltre solitamente generiche.[94]
«Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».»
Il Regno di Dio,[Nota 41] o Regno dei Cieli[Nota 42] (un eufemismo semitico tipico di Matteo, che usa Cieli invece che Dio, diversamente da Luca e Marco), è il centro della predicazione (il cui termine tecnico è "kerigma",[Nota 43] "annuncio") e dell'azione di Gesù.[96] Con questo messaggio, Gesù si pone in continuità con la tradizione messianica propria dell'ebraismo del suo tempo – che aspettava, «secondo le scritture», un Messia regale, "figlio" (ovvero discendente) di Davide, dal quale ci si aspettava la liberazione del popolo ebraico dal secolare dominio straniero e la ricostituzione del regno d'Israele.
Tuttavia, il Regno predicato da Gesù, strettamente legato alla sua persona (Mt12,28;Lc11,20[97]), appare privo di connotazioni propriamente politiche e sociali (Gv18,36[98]). È questo il probabile motivo del cosiddetto "segreto messianico": dai vangeli, soprattutto in quello di Marco, appare come Gesù durante il ministero pubblico tentasse di tenere nascosta la sua identità messianica (Mt16,15-20;Mc8,29-30;Lc9,20-21[99]) per evitare di essere visto dalla folla entusiasta come un messia liberatore trionfale. Solo quando è iniziata la sua passione, quando è abbandonato dalla folla e dai discepoli, si riconosce apertamente come il Cristo-Messia (Mc14,61-62[100]).
Dai discorsi di Gesù,[Nota 44] in particolare dalle cosiddette "parabole del Regno",[Nota 45] il Regno appare principalmente come una realtà teologica, spirituale, morale, caratterizzata da una condotta di vita centrata sul duplice comandamento dell'amore a Dio e al prossimo (Mt22,35-40;Mc12,28-31[101]). Si tratta di una nuova condizione della persona, che si instaura nella vita degli uomini nella misura in cui essi riconoscono la regalità-signoria-paternità (basiléia) di Dio.
La morale del Regno predicata da Gesù, e centrata sull'amore a Dio e sulla carità, è proposta come in continuità con gli insegnamenti della tradizione ebraica dell'Antico Testamento. Tuttavia, in alcuni punti — per esempio, il ritornello «è stato detto […] ma io vi dico» del discorso della Montagna —, la predicazione di Gesù è in contrasto con tali precetti, e con la modalità (da lui giudicata esteriore e formale; Mt23,13-35[102]) con la quale le autorità farisaiche li applicavano e insegnavano ad applicarli.[Nota 46] Gesù propone una nuova giustizia "più grande", che non vuole abolire gli insegnamenti precedenti ma portarli a compimento (Mt5,17-20[103]).
Quanto al carattere storico del Regno, nei testi evangelici si nota un dualismo apparentemente inconciliabile:
La tradizione cristiana[Nota 51] ha ricomposto questa dicotomia individuando nel "già" l'attività di Gesù proseguita nella Chiesa, e nel "non ancora" il mistero della sua morte e risurrezione – che sarà pienamente attualizzata con la sua seconda venuta e la trasfigurazione del mondo.[Nota 52]
Le modalità della predicazione di Gesù, centrata sull'annuncio del Regno e della condotta di vita ad esso relativa, furono diverse dagli insegnamenti rabbinici del tempo. Gesù faceva larghissimo uso di parabole, cioè esempi allegorici tratti dalla vita e dalle comuni attività e situazioni quotidiane, che avevano lo scopo di illustrare concetti teologici o morali non direttamente esperibili. Pur con le debite differenze, per questo metodo didattico Gesù è accostabile a Platone e ai suoi miti.[Nota 53] Queste le principali parabole di Gesù: