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Le canzoni di Bilitis

raccolta poetica di Pierre Louÿs Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Le canzoni di Bilitis
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Le canzoni di Bilitis (Les Chansons de Bilitis) è una raccolta poetica di Pierre Louÿs, pubblicata nel 1894 e spacciata dall'autore come una sua traduzione dal greco antico di una fantomatica poetessa chiamata Bilitis. Ne è stato tratto un film nel 1976 diretto dal fotografo David Hamilton ed intitolato Bilitis.

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Storia

Riepilogo
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Quando Pierre Louÿs presentò il libro, affermò essere l'opera di una poetessa greca del VI secolo a.C., di nome Bilitis, i cui testi poetici erano stati trovati scritti sulle pareti di una tomba rinvenuta a Cipro.[1] A supporto di ciò, Louÿs aggiunse vari elementi bibliografici e articoli di un fantomatico archeologo tedesco, tal prof. Heim. Questa mistificazione, data anche l'abilità del vero autore di imitare lo stile e i temi della poesia greca, ingannò inizialmente anche parte della critica che attestò l'opera come un originale.

Nel 1898 Claude Debussy musicò per piano e voce femminile tre poesie contenute nelle Chansons: La flûte de Pan, La Chevelure e Le Tombeau des Naïades.[2] Queste composizioni sono raccolte sotto il titolo di Trois Chansons de Bilitis; nel 1900 il musicista realizzò per due flauti, due arpe e celesta, delle musiche di scena, dei Tableaux vivantes, su altre dodici poesie tratte dalle Chansons di Louÿs: Chant pastoral, Les comparaisons, Les contes, Chanson, La partie d'osselets, 'Bilitis, Le tombeau sans nom, Les courtisanes égyptienne, L'eau pure de bassin, La danseuse aux crotales, Le souvenir de Mnasidika e La pluie au matin.[3]

Le Chansons ispirarono anche il nome della prima associazione lesbica statunitense, le Daughters of Bilitis, ovvero le figlie di Bilitis.

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Tematiche

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Illustrazione di George Barbier

I testi delle Chansons vertono essenzialmente sull'argomento dell'amore saffico e dell'erotismo.

L'opera è suddivisa in tre parti, ognuna delle quali descrive una fase della vita di Bilitis. La prima, bucolica, si riferisce alla vita della poetessa nella nativa Panfilia, all'infanzia, e alle prime esperienze sessuali.

La seconda è elegiaca è incentrata sul soggiorno a Mitilene, ove si indulge nella sensualità omosessuale.

L'ultima parte, epigrammatica, è dedicata alla vita della poetessa a Cipro, nelle vesti di cortigiana.

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