Managerialismo

Il managerialismo, o dirigenzialismo, emerge dagli studi di Berle & Means e Ronald Coase su come la frammentazione della proprietà del capitale sociale delle grandi corporation statunitensi, realizzata attraverso assetti proprietari che prevedono il cosiddetto azionariato diffuso (cosiddette società ad azionariato diffuso; in inglese: public company) avesse condotto alla separazione fra proprietà e controllo. Tale scuola di pensiero modella gli effetti prodotti sugli obiettivi dell'impresa da tale forma di separazione tra proprietà e controllo manageriale.

Altra caratteristica del dirigenzialismo è la personificazione dell'organizzazione: l'impresa, cioè, è vista, come un soggetto capace di prendere decisioni, al quale sono ascrivibili degli obiettivi. L'impresa è ancora vista come un'entità che persegue un obiettivo e che punta alla massimizzazione dell'esito, ma, secondo il managerialismo, l'obiettivo “profitto” viene sostituito da altri, al fine di rendere la teoria più capace di modellare il comportamento “discrezionale” dei manager, ovvero in grado di rappresentare con maggior realismo la spinta motivazionale dei dirigenti d'impresa. Al managerialismo si deve la visione dell'impresa come “soggetto legale” e il concetto di informazioni asimmetriche nei processi di assunzione dei rischi e nei problemi di scelta fra diverse alternative.

Bibliografia

• Adolf Berle e Gardiner Means, The Modern Corporation and Private Property, 1932