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Meliceae

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Meliceae
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Meliceae Link ex Endl., 1830 è una tribù di piante angiosperme monocotiledoni appartenente alla famiglia delle Poacee, sottofamiglia Pooideae.[1][2]

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Etimologia

Il nome della tribù deriva dal suo genere tipo Melica L., 1753 e fa riferimento alla parola "miele" ossia "erba del miele", nome assegnato dal botanico, medico e anatomista italiano Andrea Cesalpino (Arezzo, 6 giugno 1519 – Roma, 23 febbraio 1603) ad una specie di sorgo.[3] Tale nome è stato dato probabilmente per la dolcezza del gambo di alcune specie di questo genere.[4]

Il nome scientifico della tribù è stato dato dal botanico numismatico e orientalista austriaco Stephan Friedrich Ladislaus Endlicher (1804-1849) e dal biologo, botanico e naturalista tedesco Johann Heinrich Friedrich Link (1767 – 1851) nella pubblicazione "Flora Posoniensis" (Fl. Poson. 116. 1830) del 1830.[5] Prima ancora la tribù è stata definita dallo scienziato tedesco Karl Reichenbach (Stoccarda, 12 febbraio 1788 – Lipsia, 19 gennaio 1869) nel 1828.[1]

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Descrizione

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Il portamento
Melica transsilvanica
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Le foglie
Melica altissima
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Spiga
Schizachne purpurascens
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Spighette
Glyceria australis
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I fiori
Pleuropogon californicus
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Spighetta generica con tre fiori diversi
  • Il portamento delle specie di questa tribù è perenne (raramente annuale in Glyceria) anche cespitoso con culmi eretti o ascendenti (prostrati in Glyceria) e con brevi rizomi (striscianti). I culmi sono cavi a sezione più o meno rotonda. A volte l'internodo più basso del culmo è allargato (simile ad un bulbo). In queste piante non sono presenti i micropeli.[1][6][7][8][9][10][11][12]
  • Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.
  • Guaine: le guaine sono abbraccianti il fusto (sono chiuse con molte angolature esterne) e prive di auricole; i margini sono fusi.
  • Ligule: le ligule, con forme cilindriche, sono membranosa e a volte cigliate.
  • Lamine: le lamine in genere sono lineari, piatte e molli.
  • Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, in genere sono ramificate (Lycochloa non è ramificata) e sono formate da alcune spighette pedicellate ed hanno la forma di una pannocchia aperta, densa o sciolta. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale.
  • Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, compresse lateralmente o dorsoventralmente oppure fusiformi, sono sottese da due brattee distiche, strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore) e sono formate da 1 - 20 fiori. Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea (un profillo) e il lemma. La disarticolazione avviene sopra o sotto le glume oppure sotto ogni fiore. La rachilla termina con un gruppo di lemmi simili ad una clava.
  • Glume: le glume, con forme largamente lanceolate o ovate, sono più corte o più lunghe della spighetta; sono membranose o cartacee; gli apici sono traslucidi e ottusi per acuminazione.
  • Palee: le palee sono bivenate e cigliate; sono più o meno lunghe come i lemmi; possono essere carenate o debolmente alate.
  • Lemmi: i lemmi, con forme lanceolate o ovate e consistenza erbacea o membranosa, a volte possono essere pubescenti; la superficie può avere 5 - 11 venature longitudinali; l'apice può essere bidentato.
  • , P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.
  • Il perianzio è ridotto e formato da due lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate (in Koordersiochloa non sono fuse).
  • I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono.
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Biologia

Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo.

La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria).

Distribuzione e habitat

La tribù ha una distribuzione cosmopolita con habitat più o meno temperati e a volte umidi.

Tassonomia

Riepilogo
Prospettiva

La famiglia delle Poacee comprende circa 800 generi e oltre 9000 specie.[9][13] È una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni. La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, la tribù Meliceae fa parte della sottofamiglia Pooideae.[1][6]

Generi

La tribù si compone di 7 generi e circa 150 specie:[1][2][13]

  • Glyceria R.Br. (41 specie)
  • Koordersiochloa Merr. (2 spp.)
  • Lycochloa Sam. (1 sp.)
  • Melica L. (91 spp.)
  • Pleuropogon R.Br. (6 spp.)
  • Schizachne Hack. (1 sp.)
  • Triniochloa Hitchc. (6 spp.)

Filogenesi

La tribù Meliceae e la tribù Brylkinieae Tateoka, 1960 formano la supertribù Melicodae Soreng, 2017 (entrambe le tribù formano un "gruppo fratello"). Dal punto di vista filogenetico è la seconda supertribù, dopo la supertribù Nardodae Soreng, 2017, ad essersi evoluta nell'ambito della sottofamiglia Pooideae.[2][14] Alcuni Autori[1] descrivono il genere Brylkinia all'interno della tribù Melicea Rchb.

La supertribù Melicodae comprende specie annuali o più spesso perenni. Altri caratteri comuni sono: le infiorescenze sono ramificate oppure no con spighette a più fiori; le glume sono più brevi dei relativi lemmi; la pagina abassiale dei lemmi è membranosa, mentre è cartacea verso l'apice; l'ovario è glabro; lo stilo ha uno stigma persistente a due rami, liberi fin dalla base; i cariossidi hanno una consistenza dura senza lipidi e con granuli di amido compositi; l'ilo è lungo e lineare.[15]

Per la tribù Meliceae sono note le seguenti sinapomorfie:[1]

  • le guaine hanno dei margini fusi speso uniti a delle membrane ialine;
  • le spighette terminano con un fiore ridotto o un gruppo di lemmi simili a fiori;
  • le vene dei lemmi generalmente non sono convergenti all'apice;
  • le lodicule sono spesse, troncate e fuse per tutta la loro lunghezza e sono prive di una parte distale membranosa;
  • lo stigma è persistente alla base.

Sinapomorfie e numeri cromosomici di alcuni generi:

Ulteriori informazioni Genere, Numeri cromosomici (2n) ...

L'età, tramite l'analisi della datazione calibrata con i fossili, per questa tribù varia da 54 a 41 milioni di anni fa.[16]

Specie della flora spontanea italiana

Nella flora spontanea della penisola italiana sono presenti i seguenti generi di questo gruppo:

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Note

Bibliografia

Altri progetti

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