Timeline
Chat
Prospettiva
Natale
festività cristiana che celebra la nascita di Gesù, festeggiata il 25 dicembre Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Remove ads
Il Natale è una festività del Cristianesimo che celebra la nascita di Gesù ed è osservata principalmente il 25 dicembre. Nell’anno liturgico è preceduto dall’Avvento e inaugura il tempo di Natale, che nella tradizione occidentale culmina con l’Epifania. È una delle ricorrenze religiose e culturali più diffuse al mondo ed è giorno festivo in molti paesi.
La nascita di Gesù è narrata nei Vangeli del Nuovo Testamento ed è tradizionalmente indicata come Natività. I racconti evangelici collocano l’evento a Betlemme e ne richiamano alcuni elementi simbolici, come l’annuncio ai pastori e la visita dei Re Magi.
Remove ads
Etimologia
La parola italiana Natale deriva dal latino natalis, che significa “relativo alla nascita”. Questo termine latino viene da natus, cioè “nato”, participio passato del verbo nasci, che significa “nascere”. Il suffisso latino indica appartenenza o relazione, quindi natalis indica qualcosa che ha a che fare con la nascita. In origine, natale poteva riferirsi a ciò che è nativo o natalizio. In seguito, il termine è stato usato anche come sostantivo per indicare il giorno in cui si celebra la nascita di Gesù Cristo, assumendo così il significato specifico della festività cristiana del Natale.[1]
Remove ads
Origine della festività
Riepilogo
Prospettiva

La prima menzione certa della Natività di Cristo fissata al 25 dicembre risale al 336[3]. Tale data è attestata nel Chronographus anni 354 (Cronografo), un almanacco romano redatto intorno alla metà del IV secolo dal letterato Furio Dionisio Filocalo[4]. Sebbene la redazione definitiva del Cronografo risalga al 354, come specificato nel titolo, diversi studiosi ritengono che alcuni documenti in esso contenuti derivino da un modello più antico, risalente al 336, periodo nel quale il 25 dicembre risultava già riconosciuto come data della nascita di Cristo nella Chiesa di Roma[5][6][7]
Le origini storiche della festa del Natale non sono note con certezza e rimangono in larga parte oggetto di dibattito storiografico[8]. Nel corso del tempo sono state formulate diverse ipotesi circa la scelta delle date del 25 dicembre e del 6 gennaio per la celebrazione della nascita di Cristo[9].
Secondo una delle interpretazioni più diffuse, la data del 25 dicembre sarebbe stata fissata in relazione alla festività romana del Natalis Solis Invicti, al fine di sovrapporre alla celebrazione pagana quella cristiana della nascita di Cristo, identificato simbolicamente come il nuovo «sole di giustizia»[10][11]. Tuttavia, studi moderni hanno messo in discussione l’idea che il culto del Sole Invitto fosse celebrato stabilmente il 25 dicembre, rilevando una maggiore variabilità delle date nelle fonti antiche[12][13].
Le fonti cristiane antiche, inoltre, testimoniano un atteggiamento critico da parte delle autorità ecclesiastiche nei confronti della persistenza di pratiche e simbolismi di origine pagana: già Tertulliano condanna forme di venerazione solare incompatibili con la fede cristiana[14], mentre Papa Leone I, nel V secolo, riprende il tema stigmatizzando i comportamenti di quei cristiani che, in occasione del Natale, manifestavano ancora una devozione verso il Sole[15].
In particolare, papa Leone I afferma:
«È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e, piegando la testa, si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei.»
L’ipotesi secondo cui il Natale sarebbe stato istituito in relazione alla festa del Sol Invictus, tuttavia, emerge in forma esplicita solo in epoca relativamente tarda. Essa è infatti attestata, per la prima volta, nella glossa di un commentatore anonimo all’interno dello scritto del vescovo siriano Jacob Bar-Salibi, risalente al XII secolo, quasi un millennio dopo l’affermazione della data del 25 dicembre come festa cristiana[16].
Sono documentate numerose attestazioni, risalenti al III secolo, che mostrano come in diversi ambienti cristiani fosse già diffusa la convinzione che Gesù Cristo fosse nato il 25 dicembre. Un riferimento antico, sebbene discusso sul piano filologico, è tradizionalmente attribuito a Ippolito di Roma, il quale nel Commento a Daniele (IV, 23, 3), datato al 203-204, avrebbe indicato la nascita di Cristo al 25 dicembre, attestazione che precederebbe di diversi decenni l’istituzione ufficiale del Dies Natalis Solis Invicti da parte di Aureliano nel 274.[17] Alla medesima tradizione cronologica si riconnettono anche testimonianze indirette attribuite a Evodio di Antiochia, secondo vescovo della chiesa antiochena, la cui opinione sulla data della Natività è riportata da Niceforo Callisto Xanthopoulos nella Storia ecclesiastica (II, 3), e a Alessandro di Gerusalemme, morto nel 251, la cui posizione è riferita da Vittorino di Petovio e trasmessa da San Girolamo.[18][19] Nel IV secolo Giovanni Crisostomo, nell’omelia pronunciata ad Antiochia per la festa del Natale, affermò esplicitamente che la data del 25 dicembre era da tempo conosciuta e osservata in Occidente, sostenendo che essa derivasse da antiche tradizioni romane conservate negli archivi ecclesiastici.[20] Un’ulteriore attestazione è attribuita a Teofilo di Cesarea in Palestina, terzo vescovo di Cesarea marittima, come riportato nelle Centurie di Magdeburgo (centuria II, cap. VI).[21] Alla luce di tali testimonianze, diversi studiosi hanno sostenuto che la decisione dell'imperatore Aureliano di fissare al 25 dicembre la celebrazione del Sol Invictus possa essere interpretata come il tentativo di proporre un’alternativa pagana a una data che aveva già acquisito un significato religioso per comunità cristiane in progressiva espansione, piuttosto che come l’origine della festività cristiana del Natale.[22]
Accanto a queste attestazioni storiche, sono state proposte diverse spiegazioni sul perché il 25 dicembre sia stato scelto come data del Natale, senza che tali ipotesi si escludano a vicenda. Alcune interpretazioni suggeriscono possibili influenze ebraiche, mentre altre si basano su tradizioni interne al cristianesimo, come il calcolo liturgico delle festività. Inoltre, il contesto culturale romano offriva un ricco panorama di festività e rituali pagani: ad esempio, tra il 17 e il 23 dicembre si celebravano i Saturnali, in onore di Saturno, dio dell'agricoltura, con scambi di doni e banchetti, elementi che possono aver contribuito a plasmare alcune consuetudini natalizie. In aggiunta, alcune teorie evidenziano come la diffusione dei culti solari nel tardo impero romano abbia influito sulla scelta della data, senza tuttavia sostituire o sovrapporsi completamente alla tradizione cristiana preesistente.[23][24][25]
Festività solari

Secondo parte della storiografia, il solstizio d'inverno e il culto del Sol Invictus nel tardo impero romano costituirono un importante contesto culturale e religioso entro il quale si sviluppò la celebrazione del Natale.[26] Tuttavia, il Natale non coincide né si sovrappone direttamente alle celebrazioni del solstizio d'inverno o ai Saturnali, che nel calendario romano si svolgevano dal 17 al 23 dicembre.
Nel calendario romano il termine Natalis indicava genericamente una ricorrenza di nascita o fondazione, come nel caso del Natalis Romae (21 aprile), anniversario della fondazione dell'Urbe. In questo contesto si colloca anche il Dies Natalis Solis Invicti, festa dedicata alla nascita del Sole. Il culto del Sol Invictus, riformato e ufficializzato come culto pubblico dall'imperatore Aureliano nel 274, fissò al 25 dicembre la celebrazione della nascita della divinità solare, spesso identificata con Mitra.[27][28]
Secondo Gaston H. Halsberghe, la riforma del culto del Sole da parte di Aureliano ebbe anche finalità politiche e amministrative, mirate a rafforzare l'unità dell'impero e l'autorità imperiale in un periodo di crisi, in un contesto segnato dalla diffusione del cristianesimo e dal declino dei culti tradizionali.[29]
È soprattutto questa festa solare a concentrare l'attenzione degli studiosi nel dibattito sull'origine della data del Natale. Se già intorno al 200 era diffusa in molte comunità cristiane dell'Oriente greco la celebrazione del 6 gennaio come data della nascita di Gesù,[30] in seguito si affermò progressivamente la data del 25 dicembre. Secondo alcuni studiosi, tale scelta potrebbe essere stata influenzata dalla popolarità del culto del Sole Invitto nel mondo romano tardoantico, senza che ciò implichi una derivazione diretta o una semplice sostituzione cultuale.[31]
Tra le coincidenze storiche frequentemente richiamate figurano:[32]
- la prossimità delle date, sebbene la celebrazione del Sol Invictus non sia attestata in modo uniforme al 25 dicembre e sia documentata anche in altri periodi dell'anno;[33]
- la diffusione di immagini e metafore solari riferite a Cristo nella letteratura patristica, ispirate anche al cantico di Zaccaria nel Vangelo di Luca (Lc 1,68-79).
Nel processo di evangelizzazione dei popoli germanici e di altre popolazioni europee, i missionari cristiani adattarono progressivamente alcune feste e simboli preesistenti al calendario cristiano, come raccomandato anche da papa Gregorio Magno. Alcuni elementi simbolici del Natale moderno, quali l'uso decorativo del vischio, dell'agrifoglio e l'albero di Natale, sono stati talvolta ricondotti a tradizioni germaniche e celtiche precristiane.
Un parallelismo simbolico è stato individuato anche nella natività di San Giovanni Battista, celebrata il 24 giugno e tradizionalmente associata al solstizio d'estate. Nel Nuovo Testamento Giovanni Battista è presentato come il precursore di Gesù Cristo, e la sua nascita è collocata liturgicamente in relazione all'Annunciazione del 25 marzo.[34] Secondo alcune interpretazioni, tali date non intenderebbero indicare eventi storicamente esatti, ma esprimere relazioni simboliche tra le celebrazioni.[35]
Altri studiosi sottolineano infine l'assenza di prove decisive a favore di una derivazione del Natale da festività pagane. Thomas J. Talley evidenzia la mancanza di testimonianze sufficienti per sostenere tale ipotesi,[36] mentre Susan K. Roll osserva che, pur risultando plausibile una relazione di contesto, i testi disponibili non dimostrano in modo conclusivo un collegamento diretto tra il Natale e le precedenti festività solari.[37]
Data di nascita di Gesù
La data di nascita di Gesù è sconosciuta, poiché i Vangeli e altri scritti coevi non indicano un giorno preciso. Fin dai primi secoli, i cristiani svilupparono tradizioni diverse basate anche su ragionamenti teologici. Il filosofo Clemente Alessandrino (150 - 215 d.C.) annotava: "Non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno" (Stromata, I,21,146).[38] Secondo calcoli riportati da Roll e da Roger T. Beckwith, le date indicate da Clemente corrisponderebbero nel calendario giuliano al 6 e al 10 gennaio, al 19 e al 20 aprile e al 20 maggio, anche se la corrispondenza è oggetto di discussione per la coesistenza di diversi calendari all'epoca.[39]
Il testo di Clemente registra comunque l'esistenza di tradizioni antiche che collocavano la nascita di Gesù in inverno. Ad esempio, i seguaci di Basilide, attivo ad Alessandria prima del 150, celebravano il 6 o il 10 gennaio come nascita di Gesù, associandola anche al battesimo come "Figlio di Dio".[40]
Nel corso dei secoli, il dibattito ha preso diverse direzioni. Alcuni studi del XX secolo hanno proposto alternative rispetto all’ipotesi che il Natale sia stato fissato in sostituzione della festa pagana del Sol Invictus.[41] Il primo riferimento al 25 dicembre come giorno di nascita di Gesù appare in Ippolito di Roma nel 204, circa 70 anni prima dell’imperatore Aureliano; successivamente, la data è menzionata nella Cronografia di Sesto Giulio Africano del 221.[42]
Alcuni studiosi, hanno tentato di calcolare la data di nascita di Gesù basandosi sulle turnazioni sacerdotali nel Tempio di Gerusalemme e nel Libro dei Giubilei scoperto a Qumran. Secondo Shemarjahu Talmon, e studi successivi, questa ricostruzione porta a considerare plausibile il 25 dicembre.[43][44]
È stata proposta anche una lettura simbolica della data: alcuni studiosi ritengono che la nascita sia stata calcolata nove mesi dopo la presunta data della morte o della concezione di Gesù, collocando così il Natale tra il 25 dicembre e il 6 gennaio.[45]
Alcune ipotesi suggeriscono un collegamento con la festa ebraica della Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev, corrispondente approssimativamente a novembre o dicembre, ma la durata e il significato della festa ebraica sono diversi e non sembrano avere inciso sulla scelta del 25 dicembre.[23]
Remove ads
Il Natale nei primi secoli del cristianesimo
Riepilogo
Prospettiva
La celebrazione del Natale non è presente nei primi elenchi delle festività cristiane, per esempio in quello di Ireneo e in quello di Tertulliano, e Origene ricorda che nella Scrittura solo i peccatori festeggiavano la data del compleanno.
Nei primi secoli del cristianesimo, il Natale non fu introdotto in modo uniforme, ma conobbe sviluppi diversi a seconda dei contesti locali. Le comunità cristiane delle principali aree del Mediterraneo e del Vicino Oriente elaborarono progressivamente pratiche liturgiche, date e significati differenti, che riflettono tradizioni teologiche e culturali specifiche. Le sottosezioni seguenti illustrano l’evoluzione del Natale nelle principali sedi cristiane dell’antichità e la sua successiva diffusione.
Alessandria d'Egitto
Le prime attestazioni di riflessioni cristiane sulla nascita di Gesù provengono da Alessandria d'Egitto all’inizio del III secolo. Clemente Alessandrino riferisce che alcuni teologi egiziani avevano tentato di determinare non solo l’anno, ma anche il giorno della nascita di Gesù, indicando il 25 Pachon del calendario egiziano, corrispondente al 20 maggio.[46] Clemente precisa tuttavia che tali calcoli non erano fondati su tradizioni storiche attendibili, ma su ragionamenti simbolici legati alla struttura del calendario egizio, nel quale Pachon era considerato il nono mese.[47] Altri autori, sempre secondo Clemente, proponevano le date del 24 o 25 Pharmuthi, corrispondenti al 19 o 20 aprile.[48]
Un’ulteriore testimonianza è contenuta nel trattato De paschae computus, redatto nel 243 e tradizionalmente attribuito a Tascio Cecilio Cipriano, ma considerato dalla critica moderna di autenticità incerta.[49] In questo testo si afferma che Cristo sarebbe nato il 28 marzo, data collegata simbolicamente al giorno della creazione del sole secondo il racconto biblico.[48]
Clemente menziona inoltre i monaci basiliani, un gruppo di matrice gnostica attivo ad Alessandria, che celebravano l’Epifania e probabilmente anche la nascita di Gesù l’11 o il 15 di Tybi, corrispondenti al 6 o al 10 gennaio.[48] In questo contesto, Epifania e Natività tendevano a coincidere in un’unica celebrazione, incentrata sulla manifestazione pubblica di Gesù.
La persistenza di questa tradizione è attestata anche nel IV e V secolo. Giovanni Cassiano scrivendo tra il 418 e il 427, osserva che i monasteri egiziani continuavano a seguire «gli antichi costumi», riferendosi alla celebrazione della nascita di Cristo in connessione con l’Epifania.[50]
La celebrazione del Natale nel mese di dicembre risulta tuttavia ormai stabilmente introdotta in Egitto tra il 427 e il 433. Lo attestano i sermoni pronunciati da Paolo I, vescovo di Costantinopoli ad Alessandria nel 433, alla presenza di Cirillo di Alessandria, dai quali emerge che la festività era già pienamente recepita nel calendario liturgico locale.[51] I calendari successivi confermano la definitiva affermazione della celebrazione del Natale in Egitto.[48]
Gerusalemme
Nel 385 la pellegrina Egeria descrive dettagliatamente le pratiche liturgiche in uso a Gerusalemme. Nel suo resoconto riferisce di una solenne celebrazione della Natività, che presentava elementi chiaramente natalizi: il vescovo si recava durante la notte a Betlemme e rientrava a Gerusalemme nel giorno principale della festa.[52]
Tuttavia, dal calendario liturgico descritto da Egeria emerge che il ciclo delle celebrazioni aveva inizio il 6 gennaio, giorno dell’Epifania. La festa si protraeva per otto giorni e la presentazione di Gesù al tempio veniva commemorata quattordici giorni dopo. Nei passaggi successivi del suo racconto, Egeria menziona come principali solennità soltanto l’Epifania e la Pasqua, senza alcun riferimento a una celebrazione del 25 dicembre. Ciò indica che, alla fine del IV secolo, il Natale non era ancora osservato come festa autonoma a Gerusalemme.
Una tradizione successiva è riportata da Giovanni di Nikiu, il quale riferisce di una presunta corrispondenza tra Cirillo di Gerusalemme e papa Giulio I.[53] Secondo questo racconto, Cirillo avrebbe chiesto al papa di stabilire la data della nascita di Gesù, sostenendo che una celebrazione unica della nascita e del battesimo rendeva impossibile compiere due processioni distinte tra Betlemme e il Giordano. Giulio avrebbe quindi fissato la data del Natale al 25 dicembre sulla base di presunti documenti del censimento conservati a Roma.
Un altro testo attribuisce a Giulio una lettera indirizzata a Giovenale di Gerusalemme, nella quale si menzionerebbero anche critiche rivolte a Gregorio Nazianzeno per aver separato le festività dell’Epifania e del Natale.[54] Tuttavia, queste testimonianze presentano evidenti incongruenze cronologiche, poiché papa Giulio I morì nel 352 e il resoconto di Egeria conferma che a Gerusalemme il 25 dicembre non era ancora celebrato nel 385. Per questo motivo, tali documenti sono generalmente considerati di origine dubbia o leggendaria.[55]
Scrivendo nel 411, Girolamo rimprovera esplicitamente i cristiani della Palestina per continuare a commemorare la nascita di Cristo all’interno della festa della Manifestazione, cioè dell’Epifania, anziché in una data distinta.[56]
Anche nel VI secolo persistono tracce di questa impostazione. Cosma Indicopleuste suggerisce che la chiesa di Gerusalemme continuasse a identificare simbolicamente il giorno del battesimo di Gesù con quello della sua nascita come Figlio di Dio, sulla base del racconto evangelico di Luca.[57] In questo contesto, il 25 dicembre era invece riservato alla commemorazione di Davide e di Giacomo apostolo, confermando la tardiva adozione del Natale come festa autonoma a Gerusalemme.
Antiochia
Ad Antiochia, l’adozione della festa del 25 dicembre avvenne dopo una fase di resistenza e si colloca nella seconda metà del IV secolo. Un ruolo decisivo fu svolto da Giovanni Crisostomo, che nel 386 promosse ufficialmente la celebrazione della nascita di Cristo in quella data.
In occasione della festa di san Filogonio, Giovanni Crisostomo tenne un’omelia nella quale invitò la Chiesa di Antiochia ad abbandonare alcune consuetudini legate al calendario ebraico e ad adottare il 25 dicembre per la Natività.[58] Nello stesso discorso affermò che una parte della comunità cristiana locale già celebrava il Natale in quel giorno da circa dieci anni e sottolineò che la festa era da tempo osservata in Occidente, dalla Tracia fino a Cadice. Secondo Crisostomo, la rapida diffusione della celebrazione costituiva una prova della sua autenticità.
Per giustificare la scelta della data, Giovanni Crisostomo propose una lettura cronologica dei racconti evangelici. Egli sostenne che il sacerdote Zaccaria avesse ricevuto l’annuncio della nascita di Giovanni Battista nel mese di settembre; poiché il vangelo di Luca colloca il concepimento di Gesù sei mesi dopo, questo sarebbe avvenuto nel mese di marzo, rendendo plausibile una nascita nel mese di dicembre. Crisostomo affermò inoltre che a Roma erano ancora conservati i documenti relativi al censimento della Sacra Famiglia, e che ciò dimostrava una tradizione romana consolidata nella celebrazione del Natale il 25 dicembre.[59]
Il riferimento agli archivi romani non è esclusivo di Giovanni Crisostomo, ma compare già negli scritti di Giustino Martire e di Tertulliano.[60][61] Tali richiami furono ripresi anche in testi successivi, come la lettera apocrifa attribuita a papa Giulio I, nella quale la data del Natale sarebbe stata calcolata sulla base di argomentazioni simili, oggi considerate prive di fondamento storico.[62]
Cipro, Armenia e Anatolia
A Cipro, alla fine del IV secolo, Epifanio di Salamina afferma, nel contesto della sua polemica contro gli Alogi, che Gesù Cristo sarebbe nato il 6 gennaio e battezzato l’8 novembre, riflettendo una tradizione che univa ancora strettamente nascita e battesimo nell’ambito della celebrazione dell’Epifania.[63]
Gli inni di Efrem il Siro, risalenti alla seconda metà del IV secolo, testimoniano che in Mesopotamia la nascita di Cristo continuava a essere celebrata in occasione dell’Epifania, il 6 gennaio, circa tredici giorni dopo il solstizio d’inverno. Questa prassi era condivisa anche in Armenia, dove la data del 25 dicembre rimase a lungo sconosciuta. Ancora oggi la Chiesa apostolica armena celebra il Natale, detto Surb Tsnund, il 6 gennaio, unendo in un’unica solennità nascita e battesimo di Gesù.[64]
In Anatolia, invece, le testimonianze indicano una precoce adozione del 25 dicembre. I sermoni di Gregorio di Nissa dedicati a Basilio Magno, morto prima del 1º gennaio 379, insieme a omelie pronunciate durante la festa di santo Stefano, mostrano che già intorno al 380 il Natale era celebrato distintamente dall’Epifania e fissato al 25 dicembre.[65]
Ulteriori conferme provengono da Asterio di Amasea e da Anfilochio di Iconio, i quali attestano che nelle loro diocesi le feste del Natale e dell’Epifania erano ormai chiaramente separate, segno di una progressiva uniformazione liturgica nelle diocesi dell’Asia Minore.[66]
Roma
La prima celebrazione del Natale a Roma risale al 336. Fino al 354, quando papa Liberio sembra aver fissato ufficialmente la data come nascita di Cristo,[67] la celebrazione era considerata una festività pagana dedicata al Sole.
La più antica fonte sulla celebrazione cattolica del Natale a Roma è il Cronografo del 354,[68] compilato nello stesso anno. In esso il 25 dicembre è indicato nel calendario civile come Natalis Invicti e nella Depositio Martyrum, lista dei martiri romani e universalmente venerati, come VIII kal. ian. natus Christus in Betleem Iudeae. Lo stesso cronografo segnala anche, in corrispondenza del 22 febbraio, la cattedra di San Pietro, e indica i giorni di nascita e di morte di Cristo, insieme alle date di ingresso a Roma e di martirio dei santi Pietro e Paolo.
Una citazione significativa recita:[69]
(latino)
«{{{3}}}»
(italiano)
«durante il consolato di Cesare (Augusto) e Paolo, nostro Signore Gesù Cristo nacque otto giorni prima delle calende di Gennaio, un venerdì, il quattordicesimo giorno della Luna»
«durante il consolato di Cesare (Augusto) e Paolo, nostro Signore Gesù Cristo nacque otto giorni prima delle calende di Gennaio, un venerdì, il quattordicesimo giorno della Luna»
Sebbene alcune indicazioni possano non essere precise, la presenza di queste date in un calendario ufficiale suggerisce che celebrazioni popolari del Natale esistessero già prima della codificazione formale del 354.
Costantinopoli
Nel 379–380 Gregorio Nazianzeno promosse per la prima volta a Costantinopoli l’introduzione della festa della Natività, assumendo il ruolo di iniziatore (in greco exarchos). La nuova celebrazione fu presentata in tre omelie consecutive, predicate nella cappella privata detta Anastasia, nelle quali Gregorio espose il significato teologico della nascita di Cristo e ne sostenne la celebrazione distinta dall’Epifania.[70][71] Dopo l’esilio di Gregorio nel 381, tuttavia, la festa non ebbe immediata continuità e sembra essere temporaneamente caduta in disuso.[48]
Secondo Giovanni di Nikiu, nel corso di una visita imperiale, l’imperatore d’occidente Onorio, avrebbe concordato, con l’imperatore d’oriente Arcadio, l’adozione della festa della Natività nella stessa data osservata a Roma. La datazione di questa visita è discussa: Kellner la colloca nel 395, mentre Baumstark la pone tra il 398 e il 402, basandosi su una lettera di Giacomo di Edessa citata da Giorgio di Beeltan, secondo cui la celebrazione del Natale sarebbe stata introdotta a Costantinopoli da Arcadio e Giovanni Crisostomo dopo essere stata osservata in Italia «secondo la tradizione» fin dai tempi apostolici.[72] Poiché Crisostomo fu vescovo di Costantinopoli tra il 398 e il 402, l’introduzione stabile della festa viene talvolta collocata in questo periodo, in analogia con quanto egli aveva già promosso ad Antiochia. Tuttavia, Lübeck ha messo in discussione la solidità delle fonti su cui si fonda la ricostruzione di Baumstark, ridimensionandone l’attendibilità storica.[73]
Un’ipotesi alternativa, proposta da Erbes, attribuisce l’introduzione della festa della Natività a Costantino I tra il 330 e il 335. Questa tesi, tuttavia, non è supportata da evidenze documentarie sufficienti e non ha trovato ampio consenso nella storiografia successiva.[74]
Remove ads
La tradizione cristiana
Riepilogo
Prospettiva

Nella tradizione cristiana, il Natale celebra la nascita di Gesù a Betlemme da Maria. Il racconto è pervenuto attraverso i vangeli secondo Luca e Matteo, che narrano l'annuncio dell'angelo Gabriele, la deposizione nella mangiatoia, l'adorazione dei pastori, la visita dei magi. Alcuni aspetti devozionali (la grotta, il bue e l'asino, i nomi dei Magi) risalgono invece a tradizioni successive e a racconti presenti in vangeli apocrifi.
Il significato cristiano della festa risiede nella celebrazione della presenza di Dio. Con la nascita di Gesù, Dio per i cristiani non è più infatti un Dio distante, che si può solo intuire da lontano, ma è un Dio che si rivela ed entra nel mondo per rimanervi fino alla fine dei tempi.[75]
Per quanto riguarda la liturgia, nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe:
- in vigilia, messa vespertina nella vigilia;
- in nocte, messa della notte;
- in aurora, messa dell'aurora;
- in die, messa del giorno.
Il Natale è al centro di un tempo liturgico specifico, il Tempo di Natale, che segue il tempo di Avvento; incomincia con i primi vespri del 24 dicembre e termina con la domenica del Battesimo di Gesù.
Remove ads
Al di fuori del cristianesimo
Riepilogo
Prospettiva
Nel corso dell'ultimo secolo, con il progressivo secolarizzarsi dell'Occidente, e in particolar modo dell'Europa Settentrionale, il Natale ha continuato a rappresentare un giorno di festa anche per i non cristiani, assumendo significati diversi da quello religioso. In questo ambito, il Natale è generalmente vissuto come festa legata alla famiglia, alla solidarietà, allo scambio di regali e alla figura di Babbo Natale.
Al tempo stesso la festa del Natale, con connotazioni di tipo secolare-culturale, ha conosciuto una crescente diffusione in molte aree del mondo, estendendosi anche in Paesi dove i cristiani sono piccole minoranze, come in India, Pakistan, Cina, Taiwan, Giappone e Malaysia.
Al di fuori del suo significato religioso, il Natale ha inoltre assunto nell'ultimo secolo una significativa rilevanza in termini commerciali ed economici, legata all'usanza dello scambio di doni. A partire dalla metà del XX secolo, infatti, il Business Natalizio è diventato un fenomeno di livello globale[76]. A titolo di esempio, negli Stati Uniti è stato stimato che circa un quarto di tutta la spesa personale venga effettuata nel periodo natalizio.[77]
Remove ads
Osservanza e tradizioni natalizie
Riepilogo
Prospettiva
Il Natale è una festa cristiana che commemora la nascita di Gesù e viene osservata ogni anno il 25 dicembre (in molte comunità cristiane occidentali) o in altre date secondo calendari liturgici differenti; in vari paesi costituisce una festività civile o culturale anche al di fuori delle comunità cristiane.
Le modalità di celebrazione, così come le usanze e i simboli associati alla ricorrenza, variano notevolmente da paese a paese, riflettendo tradizioni religiose, culturali e locali.
Tra le pratiche religiose e sociali più diffuse vi sono:
- la frequenza alle celebrazioni liturgiche, come la Messa di mezzanotte o altri riti di vigilia e del giorno di Natale;
- l’allestimento di alberi di Natale, presepi e altre decorazioni luminose;
- lo scambio di auguri e la consegna di doni, spesso accompagnato da cartoline natalizie;
- la diffusione di musica e canti natalizi, di carattere religioso o popolare, eseguiti in ambito liturgico, familiare o pubblico;
- simboli folkloristici e figure complesse come Babbo Natale, San Nicola, Christkind o personaggi equivalenti nelle diverse culture;
- usanze alimentari e conviviali legate ai pasti della vigilia e del giorno di Natale, che variano ampiamente nei diversi contesti geografici.
In molte tradizioni la stagione natalizia è inoltre collegata a un periodo di preparazione e celebrazioni complementari, come l’Avvento, le festività di Santa Lucia e San Nicola, il giorno di Santo Stefano, l’Epifania e il Capodanno, che arricchiscono il ciclo festivo in molte culture.
La presenza e l’intensità delle celebrazioni variano anche in relazione alla composizione religiosa della popolazione: in alcuni stati dove il cristianesimo è minoritario, il Natale è osservato soprattutto in forma laica o commerciale; in altri, le tradizioni locali si intrecciano con usanze storiche specifiche del paese.
Celebrazioni liturgiche
La frequenza alle celebrazioni liturgiche è uno degli elementi centrali del Natale nelle comunità cristiane. In molte tradizioni occidentali la celebrazione principale è la "Messa di mezzanotte", officiata nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, considerata l’inizio solenne della festa della Natività.[78]
Nella Chiesa cattolica, oltre alla Messa di mezzanotte, sono previste anche la "Messa dell’aurora" e la "Messa del giorno di Natale", ciascuna con letture e significati liturgici propri, secondo il calendario romano.[79]
Nelle Chiese anglicane e in alcune comunità protestanti è diffusa la celebrazione delle Nine Lessons and Carols, un servizio religioso della vigilia che alterna letture bibliche e canti natalizi, particolarmente noto nel Regno Unito e nei paesi di tradizione anglosassone.[80]
Nelle Chiese cristiane orientali e ortodosse il Natale è celebrato con liturgie solenni e veglie di preghiera, spesso in una data diversa dal 25 dicembre a causa dell’uso del calendario giuliano, e preceduto da un periodo di digiuno e preparazione spirituale.[81]
Alberi di Natale, presepi e decorazioni


L’allestimento di alberi di Natale, presepi e decorazioni luminose è una delle tradizioni più diffuse e riconoscibili del periodo natalizio. L’uso dell’albero di Natale, decorato con luci e ornamenti, si è affermato in Europa centrale tra il XVI e il XVII secolo ed è poi divenuto comune in gran parte del mondo, assumendo un significato simbolico legato alla vita e alla luce.[78]
Il presepe, che rappresenta la nascita di Gesù, ha origine nella tradizione cristiana medievale e viene fatto risalire alla rappresentazione realizzata da san Francesco d’Assisi a Greccio nel 1223. Diffuso soprattutto nei paesi di tradizione cattolica, il presepe assume forme e stili diversi a seconda dei contesti culturali e locali.[82]
Le decorazioni luminose, utilizzate sia in ambito domestico sia negli spazi pubblici, rappresentano simbolicamente la luce associata alla nascita di Cristo e contribuiscono al carattere festivo del periodo natalizio. Nel tempo, il loro uso si è diffuso anche in contesti laici e culturali, diventando un elemento caratteristico delle celebrazioni urbane e comunitarie.[83]
Scambio di auguri e doni

Lo scambio di auguri e la consegna di doni costituiscono una pratica diffusa del periodo natalizio, presente in molte culture e contesti religiosi. Nella tradizione cristiana, il dono è spesso interpretato come richiamo simbolico ai doni offerti dai Magi al neonato Gesù, mentre sul piano sociale rappresenta un gesto di condivisione e solidarietà.[78]
In epoca moderna, lo scambio dei regali è divenuto una consuetudine centrale delle celebrazioni familiari, generalmente collocata nella vigilia o nel giorno di Natale, con modalità che variano a seconda delle tradizioni locali e religiose. In alcuni paesi la consegna dei doni è associata a figure simboliche come Babbo Natale, San Nicola o personaggi equivalenti.[84]
Lo scambio di auguri è spesso accompagnato dall’invio di cartoline natalizie, una pratica sviluppatasi nel XIX secolo e diffusasi rapidamente in Europa e in Nord America. Le cartoline, inizialmente a carattere religioso o illustrativo, sono diventate nel tempo un mezzo di comunicazione augurale sia personale sia collettivo.[85]
Musica e canti
La musica e i canti natalizi costituiscono una componente rilevante delle celebrazioni del Natale, sia in ambito religioso sia in contesti popolari e culturali. Nella tradizione cristiana, inni e canti liturgici accompagnano le celebrazioni della vigilia e del giorno di Natale, con testi incentrati sulla nascita di Gesù e sul tema della luce e della salvezza.[86]
Tra i più antichi canti natalizi giunti fino a oggi si annovera l’inno latino Jesus refulsit omnium, composto nel IV secolo e attribuito a Sant’Ilario di Poitiers, considerato una delle prime testimonianze di canto legato alla celebrazione della Natività.[87]
Nel corso dei secoli si sono affermati numerosi canti natalizi celebri, eseguiti ancora oggi in molte parti del mondo, tra cui Adeste fideles, di origine settecentesca, Stille Nacht (1818) e Hark! The Herald Angels Sing, rappresentativi delle diverse tradizioni europee e anglosassoni.[88]
Tra i brani più conosciuti a livello globale vi è All I Want for Christmas Is You, pubblicato da Mariah Carey nel 1994 e divenuto un classico moderno del repertorio natalizio pop.[78]
Il singolo natalizio più venduto di tutti i tempi è invece White Christmas, scritto da Irving Berlin e reso celebre dall’interpretazione di Bing Crosby, con oltre cinquanta milioni di copie vendute nel corso della storia della musica registrata.[89]
Accanto alla musica liturgica, i canti natalizi sono eseguiti anche in contesti popolari e familiari, contribuendo alla dimensione culturale e conviviale del periodo natalizio. In età moderna, il repertorio comprende inoltre brani di carattere non strettamente religioso, diffusi attraverso concerti, media e manifestazioni pubbliche.[78]
- Stille Nacht, heilige Nacht
- Jingle Bells
Simboli folkloristici e figure tradizionali
Durante il periodo natalizio, numerosi paesi celebrano la ricorrenza attraverso simboli folkloristici e figure tradizionali. Tra le più note vi è Babbo Natale (Santa Claus nei paesi anglosassoni), figura moderna derivata da leggende popolari e dalla figura storica di San Nicola di Myra, vescovo del IV secolo noto per la generosità verso i bambini. Babbo Natale è tipicamente rappresentato come un uomo anziano, con barba bianca, vestito con abiti rossi bordati di pelliccia bianca, e dotato di un sacco di doni. Secondo la tradizione popolare, viaggia a bordo di una slitta trainata da renne, consegnando regali ai bambini nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.[90]
L’immagine moderna di Babbo Natale si è consolidata nel XIX e XX secolo grazie a racconti letterari, illustrazioni e campagne pubblicitarie, diventando un simbolo universale del Natale commerciale e della generosità.[91]
In altre regioni europee si trovano figure simili con nomi e caratteristiche differenti. Il Christkind, diffuso in Germania, Austria e alcune zone dell’Europa centrale, rappresenta il portatore dei doni di Natale e ha origine nella tradizione luterana.[92]
In Italia e in altre aree cattoliche, la figura di San Nicola è legata alle leggende di generosità e protezione dei bambini, ed è celebrata in particolare il 6 dicembre, anche se in alcune tradizioni i doni vengono portati nella notte di Natale.[93]
Altri personaggi folkloristici comprendono il Père Noël in Francia, il Joulupukki in Finlandia e gli spiriti festivi presenti nelle tradizioni scandinave, tutti accomunati dal ruolo di portatori di doni e simboli della generosità e della gioia del periodo.[78]
L'avversione al Natale
L'avversione al Natale è un tema presente nella cultura popolare e folkloristica, spesso rappresentata da figure o racconti che ostacolano la gioia e le celebrazioni festive; un esempio noto è il Grinch, termine usato nella lingua inglese per indicare una persona scorbutica o cinica che tende a “rovinare” l’atmosfera natalizia.[94]
Il Grinch è protagonista del libro per bambini How the Grinch Stole Christmas! scritto e illustrato da Dr. Seuss e pubblicato nel 1957, in cui la creatura vive isolata su una montagna e, infastidita dalle celebrazioni di Whoville, decide di sabotare il Natale rubando regali e decorazioni agli abitanti.[95]
Nella cultura moderna, il Grinch è divenuto un simbolo ampiamente riconosciuto dell’atteggiamento di chi nutre avversione verso le festività, e San Marcello il termine è entrato nell’uso comune come sostantivo per indicare chi ostacola il piacere altrui durante le feste, con un’accezione talvolta ironica o affettuosa.[94]
Usanze alimentari e conviviali
Le usanze alimentari e conviviali rappresentano un elemento centrale delle celebrazioni natalizie in molte culture, variando notevolmente a seconda del contesto geografico e delle tradizioni locali.[78]
In Europa, ad esempio, in Italia il pranzo di Natale comprende tipicamente piatti a base di pasta, carne e dolci tradizionali come il panettone e il pandoro, mentre in Francia sono comuni il foie gras, l’astice e il bûche de Noël. In Germania e nei paesi dell’Europa centrale si consumano pan di zenzero, stollen e arrosti vari.[96]
Nei paesi anglosassoni, come Regno Unito e Stati Uniti, il pasto di Natale comprende tacchino, arrosti, patate, verdure e dolci come il Christmas pudding o i mince pies, spesso accompagnati da bevande calde e vini speziati.[78]
In molte culture, i pasti della vigilia hanno un carattere più sobrio o rituale rispetto a quelli del giorno di Natale: in alcune tradizioni cattoliche, ad esempio, la vigilia è caratterizzata dal consumo di pesce e piatti senza carne, in ricordo dell’attesa della nascita di Gesù.[97]
Oltre al cibo, il Natale è anche un momento di convivialità familiare e comunitaria, con pranzi, cene e scambi di auguri che rafforzano i legami sociali e culturali in diversi paesi del mondo.[78]
Remove ads
Il Natale nell'arte
Riepilogo
Prospettiva

Il Natale ha costituito uno dei soggetti più rappresentati nell’arte cristiana e occidentale, specialmente attraverso la scena della Natività di Gesù, che raffigura la nascita del Bambino circondato dalla Vergine Maria, da san Giuseppe, dai pastori e dai Magi. Le prime rappresentazioni della Natività appaiono già nei sarcofagi paleocristiani del IV secolo, dove la scena mostra Maria e il Bambino in una mangiatoia con animali e figure simboliche.[98]
Nel Medioevo e nel Rinascimento la raffigurazione della Natività divenne un motivo centrale dell’arte sacra europea. Artisti come Giotto inserirono la Natività nei cicli pittorici delle cappelle, mentre pittori rinascimentali come il Beato Fra Angelico crearono opere di grande intensità spirituale e compositiva su questo tema. Tra i capolavori rinascimentali figura La Natività di Piero della Francesca (1470–1475), conservata alla National Gallery di Londra, che interpreta la scena con composizione prospettica e un’atmosfera contemplativa tipica del periodo.[99][100][101]
Nel periodo barocco e oltre, artisti come Federico Barocci e Giovanni Lanfranco continuarono a trattare la Natività con stili dinamici e una forte resa emotiva, mantenendo il soggetto centrale nelle committenze sacre.[102]
Oltre alla pittura e alla scultura, il Natale ha influenzato anche altre arti tra cui la musica sacra e la letteratura, ispirando composizioni, inni e racconti legati alla gioia e al significato della nascita di Cristo.[103]
Tra le opere letterarie più influenti figura Canto di Natale (1843) di Charles Dickens, che ha contribuito in modo decisivo a diffondere l’immagine moderna del Natale come festa di generosità e rinnovamento morale.[104] Nel XIX secolo il Natale compare anche in numerosi racconti e fiabe europee, come quelli di Hans Christian Andersen, nei quali la festività assume spesso un significato simbolico legato all’infanzia, alla speranza e alla dimensione spirituale.[105] In ambito anglosassone, il Natale è presente inoltre in romanzi e racconti ambientati nella vita quotidiana e familiare, contribuendo a consolidarne il ruolo come momento narrativo privilegiato per la riflessione sui valori sociali e affettivi.[106]
Nell’età contemporanea, il Natale ha esercitato una forte influenza anche sul cinema, diventando ambientazione o tema centrale di numerose opere. Tra i film più noti figurano La vita è meravigliosa del 1946, che associa il Natale a valori di solidarietà e riscatto personale, Il miracolo della 34ª strada (1947), incentrato sulla figura di Babbo Natale, e Canto di Natale, più volte adattato per il grande schermo a partire dal racconto di Charles Dickens. In epoca più recente, film come Mamma, ho perso l'aereo (1990) hanno contribuito a consolidare il Natale come tema ricorrente della cultura cinematografica popolare.[107][108][109]

Nel teatro italiano del Novecento il Natale assume spesso un valore simbolico, diventando occasione per rappresentare tensioni familiari e crisi delle tradizioni. Un esempio emblematico è Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo, commedia scritta tra il 1931 e il 1932 e ambientata durante le festività natalizie. Nell’opera, la costruzione del presepe da parte di Luca Cupiello rappresenta un ideale di armonia familiare che si scontra con una realtà segnata da incomprensioni e conflitti. L’ambientazione natalizia, lontana da una funzione puramente celebrativa, accentua il contrasto tra i valori tradizionalmente associati al Natale e la disgregazione dei rapporti umani, fondendo elementi comici e tragici tipici della drammaturgia eduardiana.[110][111][112]
Remove ads
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
Wikiwand - on
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Remove ads

