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Pattolo
divinità della mitologia greca Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Pattòlo (in greco antico: Πακτωλός?, Paktōlós) o Crisorróa (in greco antico: Χρυσορρόας?, Chrysorrhoas)[1] è sia un personaggio della mitologia greca che un fiume dell'Anatolia. Crisorróa significa "fiume d'oro" o "corrente d'oro" e l'attuale nome turco di questo fiume è Sart Çayı.
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Genealogia Mitologica
Secondo Pseudo-Plutarco Crisorróa è figlio di Apollo[1] e di Agathippe[1][2] mentre Pattòlo non ha un padre specificato e la madre è Leucotea.[1][3]
Secondo Nonno di Panopoli Pattòlo è fratello di Idaspe (in greco antico: Ὑδάσπης?, Hydaspēs)[4] (oggi Jhelum) che a sua volta è figlio di Oceano e Teti.[5]
Mitologia
Pseudo-Plutarco racconta di una parsona di nome Crisorróa che diede il nome a questo fiume in quanto vi ci si gettò dentro dopo aver rubato del denaro a Creso.[1]
Pattòlo si gettò nel fiume Crisorróa dopo aver commesso un incesto con sua sorella Demodice[7] dando il suo nome al fiume.[1]
Il testo di Pseudo-Plutarco racconta anche di Tmolo re di Lidia che è sia un personsggio mitologico[1] che una montagna esistente e che si trova nelle vicinanze del fiume Pattòlo in Lidia.
Re Mida, dopo aver ricevuto il dono di trasformare tutto in oro da Bacco, si rende conto che questo potere è una maledizione e chiede al dio di essere liberato da essa. Il dio gli dice di andare al fiume (il Pattolo) che scorre vicino a Sardi per poi immergersi nella sua sorgente e liberarsi dal potere. Così Mida segue le istruzioni e si immerge nel fiume dopodiché il suo potere di trasformare in oro tutto quello che tocca svanisce mentre le acque del fiume si tingono d'oro. Da quel giorno il fiume Pattolo divenne famoso per le sue sabbie aurifere e le terre che lambiva furono ricche di oro.[8][9]
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Il fiume

Il fiume Pattolo (in greco Πακτωλός; in latino: Pactolus; in turco Sart Çayı), nasce dal Monte Tmolo e scorre tra le rovine dell'antica capitale della Lidia, Sardi, poi si avvicina alla costa turca dell'Egeo per infine gettarsi nel fiume Gediz, l'antico fiume Ermo (Hermus, in latino).
Un tempo, il Pattolo era ricco di sabbie aurifere, sabbie che si presentavano sotto forma di elettro la quale si tratta di una lega naturale di oro ed argento. L'elettro costituì la base dell'economia del Regno di Lidia ed è la lega con cui (attorno al 570 a.C. e sotto il regno di Creso), fu coniato lo statere cioè la prima moneta della storia.
Secondo un'antica leggenda le sabbie aurifere del fiume furono generate dall'abluzione che il re di Frigia, Mida, compì per rinunciare al dono di tramutare in oro ogni oggetto da lui toccato.
Pattolo nella cultura di massa
Il mito di Pattolo viene evocato da Charles Baudelaire in uno dei sonetti della breve serie Le vin. In particolare, nel brano Le vin des chiffonniers il poeta paragona l'azione del vino a quella mitologica del fiume Pattolo, trasportatore di pepite oro: C'est ainsi qu'à travers l'Humanité frivole/le vin roule de l'or, éblouissant Pactole/... Per poi chiosare: Pour noyer la rancœur et bercer l'indolence/de tous ces vieux maudits qui meurent en silence,/Dieu, touché de remords, avait fait le sommeil;/l'homme ajouta le vin, fils sacré du Soleil![10]
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Note
Bibliografia
Voci correlate
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