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Risonanza magnetica di perfusione
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La risonanza magnetica di perfusione (o pesatura in perfusione o Perfusion weighted o PWI) è una tecnica di imaging biomedico che utilizza particolari sequenze di risonanza magnetica al fine di studiare la perfusione di un organo, più frequentemente l'encefalo. I dati acquisiti tramite imaging a risonanza magnetica vengono postelaborati per ottenere mappe di perfusione con parametri diversi, come il volume del sangue, il flusso sanguigno, il tempo di transito medio e il tempo al picco.
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Solitamente, nel caso di infarto cerebrale la zona ischemica presenta una ridotta perfusione.[1] Grazie alle immagini pesate in diffusione, ottenute tramite un'altra sequenza di risonanza, può essere stimata la quantità di tessuto già necrotico; combinando questa con quella di perfusione è possibile stimare la quantità di tessuto cerebrale recuperabile a seguito di una terapia trombolitica e o una trombectomia.
Esistono tre tipi di sequenze per ottenere immagini pesate in perfusione:
- Dynamic susceptibility contrast, (DSC). Viene iniettato gadolinio come mezzo di contrasto e viene realizzate immagini a rapida ripetizione (generalmente gradient-echo o echo-gradient pesate in T2) per quantificare la perdita di segnale indotta dalla suscettibilità.[2]
- Dynamic contrast enhanced, (DCE). Misurazione dell'accorciamento del rilassamento T1 indotto da un bolo di mezzo di contrasto di gadolinio.[3]
- Arterial spin labelling, (ASL). Marcatura magnetica del sangue arterioso prima che entri nella regione di interesse dell'imaging.[4] Non è necessario infondere gadolinio come mezzo di contrasto.[5]
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