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Pesher

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Pesher (in ebraico פשר ? «interpretazione, commento», plurale pesharim) è un termine ebraico che designa un gruppo di commentari esegetici su testi biblici rinvenuti tra i Manoscritti del Mar Morto (Qumran), redatti dalla comunità che vi risiedeva, probabilmente identificabile con gli Esseni.

I pesharim forniscono una teoria e una pratica della interpretazione profetica, nella quale i testi biblici vengono spiegati come profezie che si realizzano negli eventi contemporanei presso la comunità di Qumran. Ogni citazione scritturale è perciò seguita dalla formula pesher («la sua interpretazione è...»), che ne introduce la spiegazione nel contesto presente.

I testi principali includono il Pesher di Abacuc, il Pesher dei Salmi, il Pesher di Isaia e altri frammenti riferiti a Osea, Michea e Nahum. Tali testi rivelano una visione ascrivibile a quella escatologica: la comunità credeva cioè di vivere gli “ultimi giorni”, in attesa del giudizio divino e dell’avvento del “Maestro di Giustizia”, figura centrale che interpreta i segreti profetici nascosti alla massa.

Dal punto di vista storico-religioso, i pesharim mostrano un metodo di lettura apocalittico e settario, che trasforma la Scrittura in codice di eventi storici, spesso in opposizione ai “sacerdoti empî” e ai “figli delle tenebre”. Tale tecnica di esegesi, per la sua struttura midrashica e simbolica, ha influenzato alcune correnti dell’ebraismo tardo e, secondo diversi studiosi[1], può aver avuto riflessi indiretti nell’esegesi cristiana primitiva.

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Note

Bibliografia

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