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Pierre Trudeau
politico canadese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Joseph Philippe Pierre Yves Elliott Trudeau, noto semplicemente come Pierre Elliott Trudeau[1] o anche abbreviato PET (Montréal, 18 ottobre 1919 – Montréal, 28 settembre 2000), è stato un politico e avvocato canadese, Primo ministro del Canada dal 1968 al 1979 e dal 1980 al 1984.
Avvocato quebecchese, divenne una figura pubblica nel secondo dopoguerra come oppositore del governo conservatore provinciale di Maurice Duplessis. Dopo un periodo di attivismo a sinistra nel Commonwealth Cooperativo e nel Nuovo Partito Democratico, nel 1965 la sua prospettiva quebecchese e le sue ambizioni politiche lo spinsero verso il Partito Liberale. Eletto deputato nelle elezioni di quell'anno, divenne rapidamente un esponente di spicco del partito, e tra il 1967 e il 1968 fu Ministro della giustizia. In tale veste gestì la decriminalizzazione dell'omosessualità, la liberalizzazione del divorzio e una parziale apertura all'aborto.
Fu nominato capo dei liberali nel 1968, e vinse una maggioranza nelle elezioni di quell'anno. Riconfermato nel 1972 e 1974, rimase in carica fino alle elezioni del 1979, che conferirono ai conservatori di Joe Clark un governo di minoranza. Tale esecutivo ebbe però vita breve, e Trudeau ottenne un altro governo dal 1980 al 1984.
Sancì il bilinguismo ufficiale, gestì la risposta alle crisi energetiche degli anni settanta e fu il principale interprete del rimpatrio della Costituzione canadese. In politica estera si distanziò dagli Stati Uniti, cercando maggiori legami con l'Europa occidentale e al di fuori del blocco capitalista, stabilendo relazioni con la Cina.
Suo figlio Justin Trudeau è stato Primo ministro del Canada dal 2015 al 2025.
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Biografia
Riepilogo
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Primi passi
Nato a Montréal da padre franco-canadese, Charles-Émile "Charley" Trudeau, e madre con origini franco-scozzesi, Grace Elliott, Trudeau è cresciuto in una famiglia economicamente benestante: parlava in inglese a scuola e francese a casa. Si iscrisse all'Università di Montréal e lì cominciò a frequentare gli ambienti culturali, unendosi a un gruppo chiamato The Snobs, che si riuniva per bere vino e discutere d'arte e di politica, e opponendosi con decisione alle coscrizione obbligatoria durante la seconda guerra mondiale. La laurea in legge conseguita nel 1943 fu seguita da un master in politica economica ad Harvard. Svolse la professione di avvocato per buona parte della sua vita prima della politica.
Negli anni quaranta Trudeau maturò un forte cambiamento ideologico, allontanandosi dalla destra nazional-conservatrice in favore di un federalismo cosmopolitano. Iniziò quindi ad esporsi nella vita politica del Québec, in opposizione al governo conservatore provinciale di Maurice Duplessis. Si schierò contro la repressione degli scioperi minerari del 1949, e nel 1950 insieme ad altri intellettuali fondò una rivista bilingue, Cité libre, dalla linea editoriale spiccatamente anti-Duplessis.[2] Nello stesso periodo, dal 1949 al 1951, lavorò come funzionario nell'Ufficio del Consiglio privato, esperienza a cui successivamente attribuì l'acquisizione di dimestichezza per le dinamiche statali e federali.[3]

Negli anni cinquanta si avvicinò agli intellettuali della Federazione del Commonwealth Cooperativo, un partito socialdemocratico con rappresentanza parlamentare. Si tesserò con la CCF e fu influenzato dal pensiero della sua classe dirigente.[4]
Sempre negli anni cinquanta Trudeau intraprese diversi viaggi internazionali in Europa, Africa e Medio Oriente. Una visita a Mosca per una conferenza economica gli procurò problemi nel clima fortemente anticomunista del periodo: fu inserito nella lista nera di coloro a cui era vietato l'ingresso negli Stati Uniti per la visita a Mosca e suoi contributi su pubblicazioni di sinistra. Successivamente, Trudeau fece appello contro tale interdizione e ne ottenne la revoca.[5]
Nei primi anni sessanta seguì la trasformazione della CCF nel Nuovo Partito Democratico, ma Trudeau, ormai oltre i 40 anni, percepiva una crescente distanza dai neodemocratici. Vedeva CCF e NDP come lontani sia dal potere governativo sia dalle sue sensibilità quebecchesi e federaliste, soprattutto in un Québec in rapido rinnovamento: l'era Duplessis era finita, e il nuovo governo del Partito Liberale del Québec stava diventando l'interprete di rapidi cambiamenti politici, sociali e culturali per la provincia, in un periodo che divenne poi noto come "rivoluzione tranquilla".[6]
Ingresso in politica
Durante il suo periodo da professore associato di legge all'Università di Montréal, dal 1961 al 1965, maturò un cambiamento di partito. Le crescenti differenze con l'NDP, la sua opposizione ai movimenti nazionalisti e indipendentisti del Québec, le scarse prospettive elettorali dei neodemocratici nella provincia a maggioranza francofona e le sue personali ambizioni spinsero Trudeau a cambiare colore politico, e si unì al Partito Liberale del Canada nel 1965. Considerato un candidato di primo piano dall'élite del partito, sia per le sue attività in Québec sia come strumento per riassorbire l'elettorato tentato dai neodemocratici, fu scelto ed eletto lo stesso anno come membro della Camera dei Comuni nella circoscrizione di Mount Royal. Zona dall'elettorato anglofono, benestante e fortemente liberale nella Montréal orientale, fu rappresentata da Trudeau per la sua intera carriera parlamentare.[7]

L'esperienza al Consiglio privato e le sue conoscenze interne alla dirigenza furono essenziali per la sua agevole e rapida scalata dei ranghi del partito.[8] Poco dopo l'elezione a deputato fu scelto dal Primo ministro Lester Pearson come suo segretario parlamentare.[9]
Nel 1967 Pearson lo nominò Ministro della Giustizia.[10] Trudeau rafforzò presto la sua posizione all'interno del gabinetto durante l'episodio diplomatico del Vive le Québec libre!, in cui Charles de Gaulle si espresse pubblicamente in Québec a sostegno dell'indipendenza della provincia francofona. Trudeau si schierò nel consiglio contro i ministri più conciliatori nei confronti del Presidente francese, sostenendo una linea rigidamente contraria e una dura condanna dell'episodio, consigli che Pearson seguì nella sua risposta severa.[11][12]
Nella veste di Ministro della giustizia fu responsabile di un'estesa legge omnibus che configurò un'ampia riforma del codice penale canadese. Il disegno di legge incluse l'abrogazione delle leggi contro l'omosessualità, un'apertura all'aborto in casi di rischi alla salute e la liberalizzazione del divorzio a livello federale.[13][14]
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Primo ministro del Canada
Riepilogo
Prospettiva
La prima maggioranza

Nel 1967, Lester Pearson annunciò la sua intenzione di lasciare la leadership del Partito Liberale. Conseguentemente, Trudeau decise di candidarsi come nuovo leader in quella che è ancor oggi ritenuta una delle più emozionanti corse alla maggiore carica del principale partito canadese: il congresso liberale del 5 aprile 1968. Considerato un outsider per via del suo recente ingresso nel partito, nonché per le sue idee ritenute radicali dai settori più conservatori del partito, Trudeau riuscì malgrado ciò ad attrarre l'attenzione dei media e guadagnarsi la simpatia dei giovani del partito, che videro la sua candidatura come un'opportunità di svolta generazionale[15]. Una volta arrivati al congresso, Trudeau si dimostrò essere, a sorpresa, in testa ai risultati dopo il primo turno di votazione, e riuscì a mantenere il primo posto fino al quarto turno, quando ottenne il 51% dei voti dei delegati di partito ed essere eletto nuovo leader del Partito Liberale. Trudeau fu proclamato nuovo capo del partito il 6 aprile, e si insediò ufficialmente come Primo ministro il 20 aprile 1968.[16]
Trudeau decise immediatamente d'indire una nuova elezione federale il 25 giugno, e beneficiò di una notevole ondata di popolarità personale, conosciuta storicamente in Canada come "Trudeaumania", che ne fece un'icona giovanile. Trudeau riuscì a vincere a mani basse l'elezione e a formare un governo liberale di maggioranza.

Come primo ministro, difese il servizio sanitario pubblico inaugurato dal predecessore Pearson, che a sua volta aveva attinto a piene mani dall'esperimento del primo ministro neodemocratico del Saskatchewan Tommy Douglas.
Uno dei momenti topici della sua esperienza da primo ministro arrivò nel 1970, quando membri del Fronte di Liberazione del Québec (FLQ) rapirono prima il console britannico James Cross, poi il ministro provinciale del Lavoro Pierre Laporte, il quale fu ucciso giorni dopo. Trudeau, sotto minaccia di una deriva terroristica del nazionalismo quebecchese, dichiarò il War Measures Act, che dava al governo poteri larghissimi di arresto e detenzione senza processo. Successivamente, a cinque membri del FLQ fu concesso di riparare a Cuba, ma alla fine tutti i membri del movimento nazionalista quebecchese di estrema sinistra furono arrestati, inclusi coloro che erano fuggiti all'estero, tutti rientrati in Canada negli anni a venire.
In economia nel 1971 il governo Trudeau introdusse un'imposta sui redditi da capitale.[17]
La "Società giusta"
Uno degli obiettivi politici che più spesso Pierre Trudeau affermava di perseguire era la creazione di una società giusta. Questa formula andava al di là delle politiche contro le discriminazioni delle minoranze, come l'abolizione delle leggi contro l'omosessualità, ma si poneva come obiettivo quello di riformare profondamente tutta la società canadese. Secondo Trudeau, ogni cittadino avrebbe dovuto 'sentirsi canadese' allo stesso modo e avere le stesse opportunità di tutti gli altri, senza che pesassero differenze di tipo linguistico, sessuale, etnico o economico.
Una politica chiave del primo periodo Trudeau fu l'implementazione del bilinguismo ufficiale che comprendeva l'offerta di tutti i servizi federali in inglese e francese. Seguendo la stessa linea, nel 1971 il Canada di Trudeau annunciò una politica ufficiale di multiculturalismo.[18]
Seguendo quest'ideale, Trudeau tentò di fare del Canada uno stato bilingue (oggi nella maggioranza delle scuole del Paese è insegnato sia l'inglese che il francese ma nel 1968 questo accadeva solo dove convivevano i due gruppi linguistici) ma allo stesso tempo anche multiculturale. Da questo punto di vista, fu uno dei primi a capire le prospettive fornite dalla crescente immigrazione e a proporre soluzioni che possono ancora essere considerate valide e che anzi alcuni vorrebbero applicare anche altrove. Trudeau uscì così dalla logica delle "tre solitudini" (riferimento ai rispettivi isolamenti della popolazione anglofona, di quella francofona e della comunità dei Nativi americani), cercando di far accettare tutti in Canada, indipendentemente dall'etnia o dalla religione, e facendo sì che tutti, immigrati e non, potessero sentirsi a casa, mantenendo le loro tradizioni, la religione e l'insegnamento della loro lingua a scuola.
Fra le misure che miravano all'uguaglianza di tutti i cittadini sarebbe dovuto probabilmente rientrare anche il libro bianco, che avrebbe fatto degli Indiani d'America uno dei tanti gruppi etnici del Canada invece che una minoranza particolare, confinata nelle riserve, che ancora reclama dallo Stato canadese parte delle terre che questo le sottrasse nel corso dell'Ottocento. La proposta fallì soprattutto perché venne accolta molto negativamente dalla comunità dei Nativi americani, che videro nel Foglio bianco l'ultimo di tanti tentativi di assimilazione, e quindi di distruzione, della loro cultura.[19]
La «revisione» della politica estera
Scetticismo della NATO e ricerca di autonomia

Sul collocamento internazionale, in campagna elettorale promise un'ampia revisione della politica estera del Canada.[20] In questa proposta la NATO era al centro dei pensieri di Trudeau, che ne favoriva l'uscita. Sognava una politica simile alla neutralità svedese, che ammirava, ma la considerava difficilmente realizzabile sotto l'influenza del cardine capitalista. Trudeau si opponeva al comunismo, ma era scettico dell'approccio repressivo statunitense. Come internazionalista cosmopolitano, l'attenzione di Trudeau era inoltre spesso rivolta all'inclusività del terzo mondo, e disprezzava i limiti all'indipendenza geopolitica di fatto imposti dalla vicinanza, sia geografica sia politica, alla superpotenza occidentale. Era inoltre contrario alle armi nucleari.[21][22] Con queste intenzioni di discontinuità si parlava quindi di una «dottrina Trudeau».[23]
Sulla NATO si accesero intensi dibattiti nel governo, tra gli atlantisti che difendevano la partecipazione all'alleanza e gli scettici che ne favorivano l'uscita. Il nodo fu sciolto con un compromesso: la conferma della continuità dell'adesione ma con un parziale ritiro delle truppe stanziate in Europa, scelta che concluse i dibattiti nonostante la disapprovazione degli alleati.[24][25]
Trudeau cercò una via più indipendente guardando al di fuori della sfera occidentale. La Repubblica Popolare Cinese aveva un riconoscimento internazionale limitato dalla rivoluzione del 1949, e Trudeau dichiarò di voler riconoscere ufficialmente il Paese.[26] Secondo Trudeau ignorare il peso geopolitico e demografico della Cina era una scelta insensata e rischiosa per la stabilità globale.[27] Il Canada riuscì a convincere la Cina con una dichiarazione neutralmente ambigua su Taiwan, e i due Paesi stabilirono rapporti diplomatici ufficiali.[26]
Le tensioni con gli Stati Uniti

Durante la sua prima visita ufficiale a Washington nel 1969 Trudeau commentò le relazioni con gli Stati Uniti dal punto di vista del Canada, descrivendole come:[28]
«Vivere con voi è in certi modi come dormire con un elefante: anche se la bestia è amichevole e temperata, si è sempre attenti ad ogni movimento e rumore»
Le politiche dei primi anni di Trudeau causarono un peggioramento dei rapporti con gli Stati Uniti, soprattutto durante la presidenza di Richard Nixon, capo di Stato con cui Trudeau ebbe rapporti difficili.[29][30]
Trudeau era diffidente della superpotenza a sud, largamente per gli stessi motivi per cui era scettico della NATO e per la sua ricerca di una politica estera meno subalterna al vicino. Oltre alla NATO un altro contrasto con Nixon fu la scelta del Canada di accogliere i renitenti alla leva e i disertori statunitensi della guerra del Vietnam. Dall'altro lato Nixon fu freddo con il vicino a nord durante le conseguenze economiche della fine della convertibilità del dollaro in oro. Canada e Stati Uniti rimasero alleati, ma l'epoca Nixon-Trudeau fu un periodo di significativo peggioramento delle relazioni tra i due Paesi, e i due politici arrivarono anche agli attacchi personali.[25][30][31]
Dal 1972 alla 1980
L'inizio degli anni settanta vide una progressiva riduzione della popolarità di Trudeau, principalmente a causa di un elettorato preoccupato da disoccupazione e inflazione.[32] I sondaggi davano comunque i liberali in una buona posizione, e furono indette le elezioni del 1972. La campagna elettorale ottimista dal motto «la terra è forte» non ebbe però l'effetto sperato, e fornì materiale alla stampa e alle opposizioni, che accusarono i liberali di una cattiva gestione economica e di lontananza dalle esigenze dell'elettorato. Il vago motto della campagna liberale divenne oggetto di derisioni.[33][34]
I liberali enfatizzarono con ottimismo la crescita economica degli ultimi anni, e sull'occupazione il programma del partito dichiarava «ci sono buoni impieghi in Canada per tutti quelli che vogliono lavorare».[35] Da destra i conservatori progressisti criticarono la gestione economica e sostennero tagli alle tasse. Da sinistra i neodemocratici biasimarono i sussidi alle aziende private e sostennero maggiori imprese nazionali. I liberali di Trudeau si trovarono quindi sulla difensiva: i giornali tradizionalmente filo-liberali come il Toronto Star non sostennero il partito e i sondaggi mostravano margini più stretti.[33][36]

Dopo le elezioni del 1972, il partito liberale di Trudeau si trovò ridotto a un governo di minoranza con l'appoggio esterno del Nuovo Partito Democratico, che spostò le posizioni del governo a sinistra, portando anche alla creazione di Petro-Canada, industria petrolifera pubblica.[37]
Sfiduciato nel 1974, Trudeau si ritrovò dopo le elezioni di quell'anno nuovamente a capo di un governo liberale di maggioranza; tuttavia, i risultati non ottimali a livello economico, la crescita del debito pubblico e un calo di popolarità sempre maggiore del primo ministro portarono a una sconfitta elettorale nel 1979 a favore dei conservatori progressisti di Joe Clark, che diedero vita a un governo di minoranza. Tale governo tuttavia non ebbe vita lunga, e già nel 1980 Trudeau, che nel frattempo aveva ritirato le sue dimissioni da leader del partito liberale, riuscì a riconquistare il governo, malgrado il suo Partito Liberale non riuscì a guadagnarsi neppure un seggio ad ovest del Manitoba (Columbia Britannica, Alberta, Yukon, Saskatchewan). Ciò non diede gran forza a un governo che pure poteva contare su una maggioranza assoluta alla Camera dei comuni, unitariamente a una gestione finanziaria non impeccabile. Nel 1980, la sconfitta dei nazionalisti nel referendum sull'indipendenza del Québec vide il primo ministro in carica sostenere con forza il no alla secessione, poi uscito vincitore col 60% circa dei voti.
Nel 1975, nonostante la disapprovazione della Francia, il miglior rapporto con Gerald Ford riuscì ad assicurare l'invito al gruppo dei sei, che con l'ingresso del Canada divenne il G7.[38]


Nel 1976 Trudeau abolì la pena di morte dal Codice penale del Canada.
Ultimo mandato
La seconda crisi petrolifera spinse il nuovo governo a cercare vie più incisive per le necessità energetiche del Paese. L'esecutivo di Trudeau presentò quindi il «programma energetico nazionale», un piano di interventismo economico per l'industria petrolifera mirato a raggiungere la sicurezza energetica nazionale. Petro-Canada e il calmieraggio dei prezzi erano al centro del piano.[39][40][41]
Il programma fu strenuamente opposto dal settore energetico privato, largamente in mano ad aziende estere e molto radicato nel Canada occidentale. Il governo dell'Alberta fu particolarmente contrario al programma, che causò risentimenti nell'ovest del Paese. Le pressioni portarono Trudeau a moderare le misure tramite accordi con le province dell'ovest.[40][41]
La Costituzione e la Carta dei Diritti e delle Libertà
Quando Pierre Trudeau divenne Primo Ministro formalmente l'atto che fondava lo stato canadese, la sua costituzione, era solo una legge approvata dal Parlamento inglese. Nel 1982 Trudeau fece rimpatriare la Costituzione canadese e aggiunse a questo testo, con valore di legge costituzionale, la Carta dei diritti e delle libertà, un documento che tuttora garantisce i principali diritti di tutti i cittadini canadesi, fra cui il diritto d'espressione, il diritto di stampa e la presunzione d'innocenza. Inoltre il rimpatrio della Costituzione era considerato fondamentale da Trudeau perché il Canada si liberasse degli ultimi vincoli che lo legavano al Regno Unito e si affermasse come stato completamente indipendente ed autonomo.
La Carta dei diritti e delle libertà ha, fra le altre cose, permesso che le donne o i gruppi Metìs potessero efficacemente difendere i loro diritti in tribunale, inoltre ha fatto sì che venissero create diverse scuole francesi anche in province tradizionalmente ostili alla minoranza francofona come l'Alberta e il Saskatchewan.


Sempre nel 1984, susseguentemente a un sempre maggiore calo di popolarità, e ai vari sondaggi che unanimemente lo davano perdente sicuro in una successiva elezione federale, Trudeau rassegnò le dimissioni il 29 febbraio.[42]
Dopo il 1984, Trudeau intervenne raramente nella situazione politica canadese; i suoi interventi, tuttavia ebbero sempre un impatto significativo, come nel caso dell'opposizione agli accordi del lago Meech e di Charlottetown per emendare la costituzione canadese, sostenendo che essi avrebbero indebolito il federalismo del Paese. Entrambe le proposte uscirono sconfitte: l'una dal voto provinciale del Manitoba, l'altra da un apposito referendum su scala nazionale.[43]
Ultimi anni e morte
Dopo la politica Trudeau trovò lavoro in un modesto studio legale di Montréal, che scelse per via della vicinanza alla sua abitazione.[44]
Negli ultimi anni della sua vita, a Trudeau vennero diagnosticati la malattia di Parkinson e un cancro alla prostata.[45] Morì il 28 settembre 2000 a Montréal; gli furono concessi i funerali di Stato, che divennero uno degli avvenimenti dell'anno in Canada. La salma è sepolta nel mausoleo della famiglia Trudeau di Saint-Rémi.[46]
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Figura pubblica
Riepilogo
Prospettiva
Trudeau è ben conosciuto per aver avuto un notevole impatto sociale sulla società canadese in generale, a partire dal termine Trudeaumania a lui associato dal 1968 per indicare il fenomeno di massa generato dalla sua figura durante i suoi esordi da politico. Questo termine, col suffisso -mania che sembrerebbe forse associarsi meglio a una rockstar piuttosto che a un uomo politico, spiega bene l'esaltazione che visse il Paese nei confronti di quest'uomo. In un periodo di contestazione, gli anni sessanta, e di cambiamento, c'era un Primo Ministro giovane, affascinante, sportivo (era cintura nera di karate) e amico delle celebrità più in vista del momento[47]. Da questo punto di vista Trudeau, almeno all'inizio, rappresentò un punto di completa rottura col vecchio sistema e con la classe politica precedente.
Una frase associata a Trudeau ed entrata nel vocabolario politico canadese, che può aiutare a comprendere meglio il personaggio, è Just watch me (semplicemente guardatemi), usata[48] come risposta a un giornalista della CBC nel 1970, in piena crisi quebecchese, che gli domandava per quanto tempo avrebbe ancora esteso l'uso dell'esercito per limitare e in qualche modo intimidire i terroristi del Fronte di Liberazione del Québec. Tale frase è tuttora utilizzata di frequente nelle discussioni politiche canadesi.
Vita privata
La vita privata di Trudeau fu molto turbolenta, caratterizzata da relazioni sentimentali travagliate che furono oggetto di costanti attenzioni e pettegolezzi da parte della stampa, soprattutto quella anglofona. Al centro di tali attenzioni ci fu il suo matrimonio, dal 1971 al 1984, con Margaret Sinclair, una donna di origini irlandesi aderente alla cultura dei "figli dei fiori". All'epoca del matrimonio Sinclair aveva 22 anni e Trudeau 51, e ciò causò molte polemiche per via della differenza d'età fra i due. Lo stile di vita e l'instabilità della coppia diede altro materiale alla stampa, che fu un'intrusione costante nal matrimonio.[49][50][51][52]
Durante il loro matrimonio, Trudeau e Sinclair ebbero tre figli: Michel (morto nel 1998, ucciso da una valanga mentre sciava in una zona remota del British Columbia), Justin (anch'egli diventato primo ministro del Canada, carica da lui ricoperta dal 2015 al 2025) e Sacha, di professione giornalista.
Trudeau ha anche avuto una figlia, Sarah, nata nel 1991 dal secondo matrimonio con Deborah Coyne.[53]
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Eredità politica
Trudeau fu criticato soprattutto per aver tolto potere alle province per darlo al governo centrale. Egli venne visto come un prodotto del Canada centrale, sostanzialmente l'Ontario e il Québec, e per questo inadatto a capire i problemi delle regioni occidentali o di quelle atlantiche.
Quello che viene considerato oggi l'aspetto più negativo dei governi presieduti da Trudeau è l'enorme debito pubblico che questi accumularono. Quando salì al potere, nel 1968, il debito pubblico era di 18 miliardi di dollari (24% del PIL); quando si dimise il debito era cresciuto fino ai 200 miliardi (44% del PIL). I sostenitori di Trudeau, però, sottolineano come questo fenomeno fosse comune a tutti i Paesi occidentali all'epoca.
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Scritti
- Memoirs. Toronto: McClelland & Stewart, 1993. ISBN 0-7710-8588-5
- Towards a just society: the Trudeau years, with Thomas S. Axworthy, (eds.) Markham, Ont.: Viking, 1990.
- The Canadian Way: Shaping Canada's Foreign Policy 1968–1984, with Ivan Head
- Two innocents in Red China. (Deux innocents en Chine rouge), with Jacques Hébert 1960.
- Against the Current: Selected Writings, 1939–1996. (À contre-courant: textes choisis, 1939–1996). Gerard Pelletier (ed)
- The Essential Trudeau. Ron Graham, (ed.) Toronto: McClelland & Stewart, c1998. ISBN 0-7710-8591-5
- The asbestos strike. (Grève de l'amiante), translated by James Boake 1974
- Pierre Trudeau Speaks Out on Meech Lake. Donald J. Johnston, (ed). Toronto: General Paperbacks, 1990. ISBN 0-7736-7244-3
- Approaches to politics. Introd. by Ramsay Cook. Prefatory note by Jacques Hébert. Translated by I. M. Owen. from the French Cheminements de la politique. Toronto: Oxford University Press, 1970. ISBN 0-19-540176-X
- Underwater Man, with Joe MacInnis. New York: Dodd, Mead & Company, 1975. ISBN 0-396-07142-2
- Federalism and the French Canadians. Introd. by John T. Saywell. 1968
- Conversation with Canadians. Foreword by Ivan L. Head. Toronto, Buffalo: University of Toronto Press 1972. ISBN 0-8020-1888-2
- The best of Trudeau. Toronto: Modern Canadian Library. 1972 ISBN 0-919364-08-X
- Lifting the shadow of war. C. David Crenna, editor. Edmonton: Hurtig, c1987. ISBN 0-88830-300-9
- Human rights, federalism and minorities. (Les droits de l'homme, le fédéralisme et les minorités), with Allan Gotlieb and the Canadian Institute of International Affairs
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Onorificenze
— 4 luglio 1984
«Avvocato, professore, scrittore e difensore dei diritti umani, questo statista ha servito come Primo Ministro del Canada per quindici anni. Dette sostanza alla frase "lo stile è l'uomo," ed ha impartito, sia in patria che sulla scena mondiale, la quintessenza della sua filosofia personale della politica moderna.»
— nominato il 24 giugno 1985, investito il 30 ottobre 1985[54]
— nominato il 24 giugno 1985, investito il 30 ottobre 1985[54]
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Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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