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Podestà di Treviso
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I podestà di Treviso furono a capo del governo cittadino per lo meno dal 1176 fino all'annessione del Veneto al Regno d'Italia (1866).
Storia
Un'evoluzione lenta e graduale portò all'emersione, a partire dalla fine del X secolo, del popolo come soggetto nella dialettica del governo della città. Gli artigiani e i piccoli proprietari cominciarono nei secoli XI e XII a riunirsi in consorterie, scuole ed arti. Tra questi, e non solo tra i primati, si cominciarono a scegliere i boni homines o probiviri[1].
Per lo meno a partire dal 1162 e da ultimo nel 1216, il governo della città fu affidato di tanto in tanto a collegi di consoli spesso incaricati della stesura di importanti statuti di rilevanza "costituzionale". Ad essi si alternarono ben presto i podestà, cittadini o, qualche volta, per riequilibrare le lotte di fazione, forestieri[1]. A seconda delle vicende cittadine, i podestà furono ora detentori reali del governo della città, ora espressione di mero rispetto formale degli statuti da parte di un Signore o dominatore straniero.
Con il definitivo passaggio della Marca trevigiana sotto il dominio della Serenissima, il podestà perde definitivamente la connotazione di rappresentante della cittadinanza per diventare un mero "rettore" incaricato direttamente dalla Repubblica Veneziana.
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Requisiti di eleggibilità e modalità d'elezione
Riepilogo
Prospettiva
I requisiti di eleggibilità alla carica di Podestà variarono negli anni, così come variarono le modalità di elezione.
Statuto del 1313
In base allo Statuto del 1313[2], l'eletto non doveva essere cittadino della Marca trevigiana, né di Feltre, né di Belluno, né del Friuli. Esclusi erano inoltre coloro che non avevano compiuto trent'anni.
La durata dell'incarico era di sei mesi, talvolta di un anno, e l'eletto non poteva assurgere nuovamente alla carica prima che fossero trascorsi due anni (in rari casi, in tempo di urgenti necessità, questo requisito non fu rispettato).
Sempre in base allo Statuto del 1313, tre mesi prima della scadenza, il Podestà in carica doveva convocare il Consiglio Maggiore affinché fossero da esso scelte otto persone sagge e avvedute (viros providos et discretos), quattro nobili e quattro popolari, che avessero compiuto i trent'anni. Costoro, prestato giuramento, venivano rinchiusi nella cappella del Palazzo per eleggere a loro volta sei nobili e sei popolari degni di fiducia e stima. Questi dodici sceglievano infine otto membri del Maggior Consiglio, sempre maggiori di trent'anni, per metà nobili, per metà popolari. Questi otto, quindi, si ritiravano in un luogo ritenuto idoneo dal Podestà, senza bevande né giacigli, ricevendo un solo pasto al giorno, fino a che non avessero sottoposto al Consiglio una terna di nomi dalla quale i consiglieri avrebbero infine eletto il nuovo Podestà.
La votazione avveniva tramite l'inserimento nel contenitore ( bussolo) corrispondente al candidato prescelto di una pallina (ballotam). Escluso il candidato con meno voti, si procedeva al ballottaggio tra i due che avevano ricevuto il maggior numero di voti.
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Cronotassi
Libero comune
Signoria dei Da Romano
Libero comune
Signoria dei Da Camino
Periodo Repubblicano
Dominio del conte di Gorizia (1319-1327)
Signoria di Guecello Tempesta
Signoria dei Della Scala (1329-1338)
Primo periodo veneziano
Dominio del Duca d'Austria
Signoria dei Da Carrara
Repubblica di Venezia
Regno Lombardo Veneto
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Note
Voci correlate
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