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Presepe
rappresentazione della nascita di Gesù Cristo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il presepe o presepio[1] è una rappresentazione tridimensionale, realizzata con statue e oggetti, che raffigura la Natività di Gesù. Viene solitamente allestito durante il periodo natalizio, soprattutto nelle famiglie cattoliche, spesso sotto l'albero di Natale. Il termine deriva dal latino praesepe, che indicava originariamente la mangiatoia del bestiame e, per estensione, il luogo dove fu deposto Gesù alla nascita. Molti presepi combinano immagini dell'Avvento e dell'Epifania.[2]

Le rappresentazioni della Natività hanno radici nelle prime iconografie cristiane; scene della nascita di Gesù compaiono in opere d’arte paleocristiane fin dal IV secolo e in seguito sono diventate sempre più diffuse nel Medioevo.[3]
Secondo la tradizione cattolica, San Francesco d’Assisi nel 1223 a Greccio allestì una rappresentazione vivente della Natività, con animali e una mangiatoia, durante una celebrazione liturgica. Questa iniziativa è considerata un momento centrale nella diffusione della pratica del presepe nel mondo cristiano.[4]
Il presepe tradizionale comprende solitamente statue della Sacra Famiglia, dei Magi, dei pastori, degli animali come il bue e l’asino, e altri personaggi collocati in un contesto che evoca la grotta o la capanna di Betlemme. Secondo alcune tradizioni, la statuina di Gesù Bambino viene inserita nella mangiatoia alla vigilia di Natale e le figure dei Magi vengono posizionate progressivamente fino al giorno dell’Epifania.[2]
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Etimologia
Il termine presepe deriva dal latino praesaepe, che indicava una mangiatoia o greppia e, in senso più ampio, un luogo recintato destinato al ricovero degli animali.[5] Il vocabolo è generalmente ricondotto alla composizione di prae («davanti») e saepes («recinto»), con riferimento a uno spazio delimitato posto davanti o attorno alla mangiatoia.[6]
È stata talvolta proposta anche una derivazione dal verbo latino praesepire («cingere, recintare»), ipotesi segnalata dalla lessicografia ma considerata secondaria rispetto all’etimologia da praesaepe.[7]
Nel latino tardo e nella tradizione biblica latina il termine praesaepe convive con cripia o crippa, forma attestata nella Vulgata e da cui derivano vari termini nelle lingue europee.[8] Da questa radice provengono, con differenti evoluzioni fonetiche e semantiche, greppia in italiano, Krippe in tedesco, crib in inglese, krubba in svedese e crèche in francese.[9]
Il termine presepe è utilizzato principalmente in Italia e in alcune aree dell’Europa meridionale di tradizione romanza, mentre in altri contesti linguistici prevalgono denominazioni derivate dalla radice latina cripia.[10]
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Storia e diffusione
Riepilogo
Prospettiva
La tradizione del presepe trae origine dal racconto evangelico della nascita di Gesù, in particolare dal riferimento alla mangiatoia presente nel Vangelo secondo Luca. Su questa base testuale si è sviluppata, nel corso dei secoli, una progressiva elaborazione liturgica, devozionale e artistica della Natività:
(latino)
«Maria peperit filium suum primogenitum, et pannis eum involvit, et reclinavit eum in praesepio: quia non erat eis locus in diversorio.»
(italiano)
«Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nel ricovero.»
«Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nel ricovero.»
Arte paleocristiana

Le più antiche raffigurazioni della Vergine con il Gesù Bambino appartengono all’arte paleocristiana. Un esempio significativo è la pittura delle Catacombe di Priscilla sulla Via Salaria a Roma, datata tra il 230 e il 240 d.C. (III sec.), che mostra Maria con il Bambino in un contesto funerario cristiano.[11]
Tradizione bizantina
Nella tradizione iconografica bizantina la Natività di Gesù è ambientata in una grotta, con la Vergine raffigurata distesa, il Bambino deposto nella mangiatoia e San Giuseppe rappresentato in posizione marginale. Questo schema iconografico, diffuso nel mondo orientale, influenzò la produzione artistica medievale in Occidente.[12]
L’iniziativa di San Francesco a Greccio
La tradizione del presepe come rappresentazione tridimensionale della Natività ebbe origine in Italia con San Francesco d'Assisi, che nel 1223 realizzò a Greccio la prima scena vivente, con l’autorizzazione di papa Onorio III.[13] Tommaso da Celano descrive l’evento nella sua prima Vita di San Francesco e Bonaventura nella Legenda maior.[14][15]
«Si dispone la greppia, si porta il fieno, sono menati il bue e l'asino... Francesco canta il Santo Vangelo e predica la nascita del re povero.»

Il presepe di Greccio rappresenta il passaggio dalla Natività pittorica e simbolica all’allestimento tridimensionale della scena della nascita di Gesù, che sarà seguito poi dall’arte del Rinascimento e dalle tradizioni locali.[16]
Scultura e pittura medievale e rinascimentale
Il primo presepe scultoreo documentato è generalmente identificato con il gruppo realizzato da Arnolfo di Cambio alla fine del XIII secolo per la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, considerato un passaggio fondamentale nella resa tridimensionale della Natività.[17] Gli altorilievi con alcune figure a tutto tondo furono completati successivamente. Il presepio si richiama all'intenzione di papa Sisto III, che sin dal 432 creò nella primitiva basilica una "grotta della Natività" simile a quella di Betlemme; la basilica stessa prese allora la denominazione di Santa Maria ad praesepem[18]
Con Giotto la rappresentazione della Natività conobbe un’evoluzione verso il naturalismo: negli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova lo spazio e le figure sono organizzati secondo criteri più realistici, pur mantenendo elementi della tradizione iconografica precedente.[19]
Invece il primo esempio noto di presepe in legno con figure tridimensionali a tutto tondo di cui si ha notizia è conservato nella Basilica di Santo Stefano di Bologna. L'opera fu scolpita in legno di tiglio e olmo da un artista anonimo tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo. Le statue rimasero prive di colore sino al 1370, quando il pittore bolognese Simone dei Crocefissi applicò una ricca policromia in stile gotico.[20] Questa opera rappresenta un passaggio fondamentale nella tradizione del presepe in Italia, mostrando la transizione dalla rappresentazione pittorica e simbolica della Natività all'allestimento tridimensionale della scena, che diventerà poi una pratica diffusa nelle chiese e, successivamente, nelle abitazioni private.
Nel corso del Quattrocento e del primo Cinquecento la Natività divenne un soggetto centrale della pittura italiana. Tra le opere più note figurano l’Adorazione dei Magi di Botticelli (conservata agli Uffizi di Firenze), la Natività di Piero della Francesca alla National Gallery di Londra e la Natività del Correggio alla Pinacoteca di Brera a Milano.[21][22][23]
Parallelamente si sviluppò una tradizione "plastica" della Natività, in particolare attraverso le terracotte invetriate di Luca della Robbia e Andrea della Robbia, destinate a chiese e santuari. Tra gli esempi più rilevanti si annoverano le opere conservate nel convento della Verna e nel duomo di Volterra.[24]
Al 1555 risale un presepe di Federico Brandani, opera in stucco, tufo e pietra pomice conservato ad Urbino, nell'Oratorio di San Giuseppe, con figure a grandezza naturale. Il soffitto e le pareti della cappella del presepio è interamente rivestita di tufo e stucco, in modo da creare un ambiente simile a quello di una grotta.[25]
Diffusione popolare e regionale
L'iconografia del presepe, ispirata all'iniziativa di San Francesco a Greccio, passò ben presto dall'ambito artistico a quello popolare, soprattutto all'interno delle chiese, dove la rappresentazione della Natività con statuine ed elementi tratti dall'ambiente naturale divenne un rito ricorrente. Nelle regioni dell'Italia centrale[26] e in Emilia-Romagna[27], già nel XV secolo era diffusa l'usanza di collocare nelle chiese statue dei protagonisti della Natività.
Durante il XVI secolo la tradizione del presepe si diffuse anche nel Regno di Napoli[26]. In questa città alcuni autori attribuiscono la nascita del presepe "moderno" a San Gaetano Thiene[28]. Si trattava di una rappresentazione plastica della Natività, realizzata con materiali poveri e piccole statue, in cui la scena sacra era spesso accostata a episodi di vita quotidiana, ambientati nelle vie napoletane con personaggi in abiti contemporanei.[29]
Dal XVII secolo il presepe iniziò a diffondersi anche nelle case dei nobili, sotto forma di piccoli allestimenti o "cappelle" in miniatura, anche grazie all'invito del papa durante il Concilio di Trento, che ne apprezzava la capacità di trasmettere la fede in modo semplice e vicino alla sensibilità popolare.
Sempre nel XVII secolo, si registrò in Spagna la prima esposizione privata di un presepe a San Cristóbal de La Laguna, a Tenerife[30]. Nelle Americhe, il francescano Pedro de San José de Bethencourt, fondatore dell'Ordine dei fratelli di Betlemme, contribuì alla diffusione dei presepi tra le comunità cristiane locali, guadagnandosi il titolo di "San Francesco d'Assisi delle Americhe"[31].


Tradizioni settecentesche
Il grande sviluppo dei presepi scolpiti si ebbe nel Settecento, quando si formarono le grandi tradizioni presepistiche del presepe napoletano, genovese, bolognese, ma anche di altre zone. A Roma, infatti, in questo secolo i pupazzari iniziarono la produzione di statuine in terracotta atte all'uopo, e da Roma poi l'usanza si diffuse anche in Umbria e nelle Marche, all'epoca regioni pontificie, dove si rafforzò la tradizione presepistica già presente[32]. In questo secolo si diffusero i presepi nelle case. Nel XVIII secolo, addirittura, a Napoli si scatenò una vera e propria competizione fra famiglie su chi possedeva il presepe più bello e sfarzoso: i nobili impegnavano per la loro realizzazione intere camere dei loro appartamenti ricoprendo le statue di capi finissimi di tessuti pregiati e scintillanti gioielli autentici. Nello stesso secolo a Bologna, altra città italiana che vanta un'antica tradizione presepistica, venne istituita la Fiera di Santa Lucia quale mercato annuale delle statuine prodotte dagli artigiani locali, che viene ripetuta ogni anno, ancora oggi, dopo oltre due secoli. Infine si diffuse capillarmente l'usanza di allestire il presepio nelle chiese. Alcuni di essi sono sopravvissuti, nonostante i molti furti subiti, e vengono tuttora esposti nel periodo natalizio.
Diffusione moderna e contemporanea
Fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento il presepe arrivò anche negli appartamenti dei borghesi e del popolo, dove divenne il centro simbolico attorno al quale ruotano le festività natalizie. La diffusione dell'albero di Natale non ha cancellato la tradizione del presepe, ma si è ad essa affiancata[33].
La diffusione progressiva del presepe viene spiegata anche dal successo che esso incontra presso i più piccoli: se Dio è anch'Egli un bambino, se una mamma e dei doni ce lo fanno tanto somigliante, la fede, il soprannaturale possono germogliare in noi nel modo più soave a familiare, e la chiesa del fanciullo sarà il presepio[34]. La tradizione è viva ancor oggi, e i presepi sono allestiti a volte in modo tradizionale e a volte in modo più tecnologico, con figure dotate di movimenti meccanici, impianti elettrici per riprodurre l'alternarsi del giorno e della notte, o anche con ruscelletti che scorrono grazie a piccole pompe elettriche. Le statuine sono oggi disponibili in materiale plastico, ma spesso si usano anche quelle in materiali tradizionali, come la terracotta, il gesso o la cartapesta, acquistati appositamente o accuratamente conservate durante i vari passaggi di generazione.
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Simbologia e origine delle ambientazioni
Riepilogo
Prospettiva

Il presepe è una rappresentazione della natività di Gesù Cristo con scenografie e simboli tratti dai Vangeli, dai testi apocrifi e da tradizioni culturali successive. La mangiatoia, l’adorazione dei pastori e la presenza degli angeli si fondano sul racconto dei Vangeli del Nuovo Testamento che descrivono la nascita di Gesù a Betlemme.
Secondo i testi apocrifi dell’infanzia, in particolare il Protovangelo di Giacomo — un vangelo apocrifo in lingua greca composto nella seconda metà del II secolo che amplia le narrazioni canoniche dell’infanzia — la nascita avviene in una grotta e attorno alla mangiatoia compaiono il bue e l’asinello, elementi non presenti nei Vangeli canonici ma fissati nella tradizione artistica e popolare successiva.[35][36][37]
La presenza del bue e dell’asinello accanto alla scena è stata interpretata alla luce di tradizioni, tra cui profezie antiche come “Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone”, usate nella tradizione cristiana per giustificare la loro inclusione nella rappresentazione della natività, pur non essendo attestati nei Vangeli canonici.[38]
I Magi sono citati nel Vangelo secondo Matteo (2:1‑12) come sapienti venuti dall’Oriente per adorare il neonato Gesù e offrirgli oro, incenso e mirra; il testo biblico non indica il loro numero né i nomi, che emergono in tradizioni successive e in fonti culturali e liturgiche. In alcune tradizioni cristiane il numero fu fissato in tre associandolo ai tre doni.[39][40]
La raffigurazione scenografica del presepe con ambientazioni rurali, personaggi popolari e dettagli contemporanei, come nei presepi napoletani, è un fenomeno di tradizione artistica e culturale sviluppatosi nel Medioevo e nell’età moderna, in parte sulla scia della prima rievocazione vivente della natività promossa da San Francesco d’Assisi a Greccio nel 1223, e in parte come espressione della creatività artigianale locale.[41]
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Il presepe in Italia
Riepilogo
Prospettiva
In Italia il presepe presenta numerose varianti regionali. Le tradizioni locali si differenziano principalmente per i materiali impiegati e per l’ambientazione, che può essere urbana o rurale, spesso ispirata al paesaggio circostante.
Presepe napoletano

Il presepe napoletano è considerato la variante principale della tradizione presepistica italiana. Diffuso in tutta l’Italia meridionale, è noto anche oltre i confini della Campania per la sua ricchezza compositiva e scenografica, e per la rappresentazione della vita quotidiana insieme alla narrazione sacra.[42]
Le statuine del presepe napoletano sono il risultato di una lunga evoluzione storica, strettamente legata ai materiali e alle tecniche di lavorazione impiegate nel corso dei secoli. Prima del XVII secolo, le rappresentazioni della Natività a Napoli erano generalmente caratterizzate da una composizione semplice e da figure rigide e statiche, destinate prevalentemente a contesti religiosi domestici o ecclesiastici; in questa fase le statuine erano realizzate soprattutto in legno e terracotta, mentre tra il XV e il XVI secolo iniziò a diffondersi anche l’uso della cartapesta, materiale più leggero ed economico, impiegato per produzioni di dimensioni ridotte.[43] Solo a partire dal Seicento, e in modo più compiuto nel Settecento, il presepe napoletano assunse una forma artistica più complessa e realistica, con l’introduzione di corpi articolati, teste modellate in terracotta, abiti in stoffa e ambientazioni ispirate alla vita quotidiana della Napoli contemporanea, segnando il passaggio da un oggetto prevalentemente devozionale a una vera e propria espressione artistica e scenografica.[44][45] Nel XX secolo, con la produzione industriale, alcune figure iniziarono a essere realizzate in plastica, sostituendo parzialmente la lavorazione artigianale per motivi di costo e produzione di massa, pur mantenendo la terracotta per le figure di pregio e collezionistiche[46].
I personaggi tipici del presepe napoletano comprendono il pastorello Benino (o Benito), il vinaio, Cicci Bacco, il pescatore, zi' Vicienzo e zi' Pascale, il monaco, la zingara, la meretrice e i venditori che rappresentano i mesi dell'anno.[47][48] Tipiche del presepe napoletano sono anche le minuterie, cioè piccoli oggetti che arricchiscono le scene.
La tradizione è strettamente legata a Via San Gregorio Armeno, strada del centro storico di Napoli famosa per le botteghe artigiane che producono statuine durante tutto l'anno, sia secondo schemi tradizionali sia con soggetti contemporanei.[49]
Tra i più importanti presepi napoletani si annoverano il presepe Cuciniello al Museo nazionale di San Martino, quello della Reggia di Caserta, del Museo Irpino di Avellino e infine quello dell'Abbazia di Montevergine. Alcuni esempi storici sono conservati anche all'estero, come al Metropolitan Museum of Art di New York, al Museo nazionale bavarese di Monaco di Baviera e al Museo delle Belle Arti di Rouen.
Di recente scoperta è la Collezione SAME, contenente presepi in miniatura realizzati nella seconda metà del Novecento a Castellammare di Stabia, tra cui spicca uno realizzato in seme di canapa di 2,8 millimetri, candidato al Guinness dei primati.[50]
Presepe romano

Il presepe romano è una delle principali tradizioni presepiali italiane e si caratterizza per un’ambientazione sobria e realistica, ispirata al paesaggio e alla vita quotidiana dei dintorni di Roma. La rappresentazione della campagna romana, con pini domestici, olivi, casali rustici, locande e rovine dell’antica Roma, come acquedotti e resti monumentali, costituisce un elemento distintivo e richiama la continuità storica tra il mondo classico e quello cristiano. Accanto all’ambientazione rurale tradizionale, dalla seconda metà del Novecento si è sviluppata anche la riproduzione di scorci della cosiddetta Roma sparita, come nel presepio allestito sulla Scalinata di Trinità dei Monti. Tra i presepi più noti rientra quello della Basilica di Santa Maria in Aracoeli, storicamente legato alla venerazione della statua del Bambinello, mentre un esempio contemporaneo di esposizione permanente è il presepe dei Netturbini, realizzato nel 1972 presso una sede di AMA nel quartiere Aurelio.[51]
Nel 1982 papa Giovanni Paolo II inaugurò la tradizione dell’allestimento di un presepio in Piazza San Pietro in occasione del Natale. Il presepio vaticano, arricchito nel tempo anche da nuove figure realizzate secondo tradizioni regionali diverse, non rappresenta un esempio tipico del presepe romano, ma riflette l’universalità del cattolicesimo.[52]
Tra le tradizioni romane legate al presepio rientra la benedizione delle statuine di Gesù Bambino, impartita dal papa l’ultima domenica prima del Natale, che vengono successivamente collocate nei presepi domestici.[51]
Il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari di Roma conserva una significativa collezione di presepi appartenenti a diverse tradizioni regionali italiane, documentando l’evoluzione storica del presepio in Italia.[53]
Presepe genovese

Il presepe genovese rappresenta una delle principali tradizioni presepiali liguri, con radici antiche e consolidata scuola settecentesca. Si distingue per la cura dei dettagli, l’uso vario dei materiali – tra cui legno, ceramica, carta, stoffe e piccoli elementi metallici – e per la rappresentazione realistica della vita urbana e talvolta rurale della città e del territorio circostante.[54] Tra gli scultori più noti della scuola genovese si segnala Anton Maria Maragliano, le cui statuine si trovano nel presepe del Santuario di Nostra Signora di Carbonara (Madonnetta), organizzato a scena fissa con ambientazione urbana e i tipici carrugi genovesi.[55] Una parte consistente delle sue opere è conservata nel Museo del Presepe di Imperia.[56]
Altri esempi significativi includono i presepi della cattedrale di San Lorenzo, con il gruppo marmoreo della Natività, e della chiesa di Santa Caterina in Portoria. Tra i presepi più recenti si segnala quello del Santuario del Bambino Gesù di Praga ad Arenzano, realizzato in un centro di produzione di ceramica vicino a Genova dall’artista Eliseo Salino.
Il presepe genovese, oltre al valore artistico, ha avuto anche una funzione religiosa e sociale, diffondendo il racconto della Natività nelle chiese e nelle case della città. Alcuni modelli includono meccanismi e automi che animano scene quotidiane, come mulini o pescatori, riflettendo la teatralità e il realismo tipici della scuola ligure. La tradizione ha inoltre influenzato altre regioni del Nord-Ovest italiano e alcune tecniche furono esportate in chiese e musei europei. Collezioni pubbliche e museali, oltre a quella di Imperia, conservano esempi significativi dell’evoluzione storica e stilistica del presepe ligure.[57]
Presepe abruzzese
Caratterizzato da numerose sculture lignee realizzate sin dal XIII secolo, cultura radicata in tutti i principali borghi montani della regione. La tradizione prevede non solo l'allestimento di composizioni lignee, come le mostre di Lanciano e Atessa.
Presepe bergamasco

Il presepe orobico è storicamente caratterizzato da una forte connotazione artigianale e dall’uso di materiali poveri sia per la creazione dei personaggi, sia per l’allestimento della scena.[59]
Tradizionalmente il presepe viene allestito durante la prima decade del mese di dicembre, collocando le statuette su del muschio appena raccolto e realizzando un paesaggio semplice, dove le montagne sono dei ciocchi di legno; le radici degli alberi formano le grotte, qualche sasso oppure della farina di mais simulerà una strada.[60] Solo la sera della vigilia di Natale, poco prima della messa di mezzanotte, il bambinello verrà adagiato nella mangiatoia, tra il bue e l’asino, adorato dalle figure inginocchiate di Maria e Giuseppe. La sacra rappresentazione verrà completata il giorno dell’Epifania, quando davanti alla grotta faranno la loro comparsa i Re Magi.[59]
L’abitudine di allestire presepi nelle chiese del Territorio di Bergamo ha radici molto antiche ed è comprovata dall’esistenza di pregevoli gruppi statuari in terracotta del XVI secolo,[58] oppure in stucco e legno dorato risalenti al 1600.[61] Esistono inoltre alcuni esempi di presepi composti da figure in legno scolpito e con abiti in stoffa, realizzati nel 1800 ed utilizzati perlopiù nell’ambito ecclesiastico conventuale.[62]
Sin dagli inizi del XIX secolo esistevano a Bergamo numerose botteghe artigiane dedite alla produzione di statue in gesso a soggetto religioso destinate alle chiese[59][63]. Per diversi mesi ogni anno, tale lavorazione veniva sospesa per dare la priorità alla fabbricazione di statue da presepio.
I soggetti erano dapprima scolpiti nel legno da maestri artigiani e fungevano da modelli, da questi veniva ricavato uno stampo nel quale veniva versato il gesso liquido che solidificato dava vita alla statuina vera e propria.[64] Una volta asciutte le statue venivano dipinte con colori vivaci. Tale attività era destinata principalmente alle donne che lavoravano presso la bottega.[65]
Oltre ai soggetti di grandi dimensioni, destinati agli ambienti liturgici, venivano fabbricate anche statue più piccole dapprima commissionate dalle famiglie nobili o borghesi che iniziarono ad allestire il presepe nelle loro dimore. Attorno al 1920 queste stesse botteghe diedero inizio alla produzione "in serie" di piccole statuine per l'uso domestico. Il costo inferiore ne favorì la diffusione anche nelle case dei ceti meno abbienti.[66]
Insieme ai soggetti biblici, rappresentati in un severo atteggiamento di raccoglimento e di preghiera, nel presepe bergamasco si possono trovare diversi personaggi riconducibili soprattutto agli umili lavori agricoli e pastorali.[67]
Un esempio di presepe bergamasco è visibile presso il Museo permanente del Presepio a Dalmine. Si tratta di un presepio ambientato all'interno della corte di una cascina bergamasca in una fredda ed innevata notte invernale.[64] All’interno dello stesso museo è ospitata anche la Bottega del Guelfo, l’ultima delle botteghe artigiane attive nel centro della città di Bergamo, che chiuse i battenti negli anni ’70 del Novecento.[65] In questo modo ci si può addentrare nella ricostruzione di un’antica bottega di presepisti bergamaschi di fine Ottocento, dove le statue venivano realizzate e dipinte a mano.[63][68]
Presepe bolognese

Il presepe bolognese può vantare una tradizione plurisecolare che risale al XIII secolo. Si distingue da altre tradizioni presepistiche italiane, per esempio quella napoletana, perché i personaggi sono scolpiti o modellati per intero, abiti compresi. Non si tratta quindi di statue vestite, né di figurini con volto e mani di legno o ceramica e abiti di stoffa. Vari materiali possono essere impiegati, dalla terracotta alla cartapesta, dal legno al gesso, a seconda delle capacità dell'artista o dell'artigiano, del metodo di produzione e della clientela a cui è destinata la figura. Nella basilica di Santo Stefano a Bologna si conserva il più antico presepe al mondo con statue a tutto tondo risalente al XIII secolo.
Legata al presepe è la fiera detta di "Santa Lucia" che durante il periodo natalizio si svolge sotto il Portico dei Servi, in Strada Maggiore, dove si può acquistare ed ammirare tutto ciò che serve per allestire il presepe domestico.
Personaggi tipici del presepe bolognese sono: la Meraviglia (figura femminile che, in segno di stupore, agita le braccia), il Dormiglione (che dorme in un angolo appartato; corrisponde al siciliano Susi pasturi e al napoletano Benino)[69] e, di recente, la Curiosa.
Il presepe friulano e giuliano
La presenza del presepe a livello popolare nella tradizione del Friuli e della Venezia Giulia non è molto antica, anche per gli influssi del mondo germanico in cui si diffuse più ampiamente solo nel XVIII secolo. Veniva per lo più realizzato nelle chiese e nei monasteri. Nelle case del popolo lo troviamo più presente nell'area triestina rispetto a quella friulana. Tuttavia non mancano testimonianze antiche, come il presepe del convento delle Orsoline di Cividale del Friuli, che ancora viene esposto, in cui sono presenti statuine risalenti al XVIII secolo e forse alcune al XVII. Celebre è la tradizione del presepe nel paese di Sutrio, che nel 2022 ha avuto l'onore di allestire quello di Piazza S. Pietro a Roma. Quest'arte si è diffusa grazie alla passione di Gaudenzio Straulino detto Teno che dagli anni Cinquanta e per trentanni ha lavorato, ingrandendolo costantemente, ad un presepe interamente in legno e meccanico che rappresenta tutte le attività contadine e artigianali della Carnia. Degni di nota sono anche i presepi allestiti a Poffabro; quello che si è fatto ad Ara di Tricesimo su una vasta area aperta, per una tradizione nata nel 1976 dopo il terremoto e che è durata quarant'anni; quello verticale di Subit di Attimis, che riprende una tradizione medievale; il presepe allestito dai subacquei sul fondo del lago di Cornino a Forgaria nel Friuli.
Presepe marchigiano
Antichissima è l'usanza del presepe nelle Marche, risalente ai primi anni del XIII secolo, tempo in cui San Francesco frequentava la regione e al suo passaggio sorgevano ovunque conventi, che erano il fulcro della diffusione di questa tradizione sacra[70].

Il presepe tradizionale marchigiano è tipicamente ambientato in una campagna simile a quella delle colline marchigiane, con elementi orientaleggianti che suggeriscono la Palestina, e dall'uso di pupi (statuine) di terracotta, cartapesta o in gesso, senza applicazione di vestiti in stoffa, che rappresentano pastori e contadini[71]. La semplice immaginazione popolare, per immaginare la Palestina dei tempi di Gesù, non poteva fare altro che ispirarsi ai borghi e alle frazioni più remote, come ben descritto dal poesta dialettale Duilio Scandali nel "Vangelo de mi nona"[72]
Nei centri costieri marchigiani, a volte, i presepi hanno un'ambientazione marina e ai pastori si sostituiscono i pescatori[73], mentre nella zona appenninica i presepi si fanno più rupestri. Date queste ambientazioni, sono del tutto assenti le affollate rappresentazioni di botteghe, bancarelle e osterie, come pure ogni forma di sfarzo; frequenti invece le raffigurazioni di semplici attività agresti e pastorali e le riproduzioni di scene di vita tradizionale di campagna o di piccolo paese. L'erba è rappresentata utilizzando il muschio raccolto nei boschi e gli alberi vengono realizzati tagliando da alberi e arbusti i rami con le ramificazioni più fitte[71].
Tra i più noti presepi artistici della regione ci sono: il presepio dell'Oratorio di San Giuseppe ad Urbino, di Federico Brandani, (in stucco, tufo e pietra pomice, del 1555)[25] e il presepe monumentale di Fermo, all'interno del Monte di Pietà[74]. Da ricordare anche i grandi presepi che vengono allestiti a Loreto[75] (i maggiori nei dintorni della Basilica della Santa Casa), a Fano (nelle cantine di Palazzo Fabbri[76]), a Filottrano (nella chiesa di Santa Maria degli Angeli[77]) e a Tolentino (nel convento di San Nicola[78]).
Al Museo delle arti e tradizioni popolari di Roma e al Museo Pinacoteca della Santa Casa di Loreto sono presenti figure di presepi marchigiani del Settecento[79].
Nel sud della regione, a partire dal Settecento, esiste una tradizione artistica di produzione di pupi da presepe in terracotta; emerge in Ascoli la figura dei pupari Domenico ed Emidio Paci, attivi tra fine del Settecento e metà dell'Ottocento[80][81][82], che lavorarono, oltre che in tutte le Marche, anche in Umbria, realizzando nel 1830 il presepio in stucco nella Cappella della Natività della Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi[83].
Presepe pugliese
Il presepio pugliese è caratterizzato dalle figure artistiche in cartapesta, cui spesso si affiancano elementi architettonici ed addirittura vegetali realizzati con lo stesso materiale. La produzione di statue e statuine cartapesta è tipica del Salento e di Lecce in particolare. La tradizione è viva ancora oggi[84].
La tradizione di statuine da presepio in cartapesta risale al Settecento. Fu il leccese Mesciu (maestro) Pietru de li Cristi, soprannome di Pietro Surgente (1742-1827) ad inaugurare la tradizione, poi seguita dai grandi cartapestai nell'800, quasi tutti ricordati con il loro soprannome. Interessante è il contributo di coloro che praticavano come professione principale quella del barbieri, che nelle ore libere modellavano sia cartapesta sia creta, usando stampi appositi.
Tra i presepi leccesi più noti si ricordano quello dell'Istituto Marcelline (1890 - di Manzo e De Pascalis ed Agesilao Flora) e i due conservati all'interno del municipio: uno del Guacci e l'altro di Michele Massari.
Presepe sardo
Il presepe in Sardegna è detto anche su Naschimentu, su Nascimentu o sa Paschixedda (piccola "Pasqua" di Natale) e ha una tradizione che si ricollega al mondo francescano e cappuccino.
Inizialmente poveri di personaggi, i presepi dei tempi passati erano improntati all'essenzialità: c'erano solo il bambin Gesù, Maria, san Giuseppe, il bue e l'asinello e qualche pastore con le sue pecore; lentisco, mirto, rami d'ulivo e muschio facevano da scenario. Il presepe dei frati cappuccini di Cagliari, datato 1948, quello di Olmedo, realizzato con la pasta di pane, quelli realizzati in sughero e quelli più moderni, sommersi nei fondali marini o assemblati con materiali di riciclo, esprimono il talento degli artigiani sardi.
Presepe siciliano
Il presepe siciliano ha una sua originalità, anche se sono evidenti gli influssi della scuola napoletana per la riproduzione di scene di vita quotidiana locale[85]. A volte anche la tecnica è influenzata da quella napoletana, quando le figure vengono realizzate con anima in legno e fil di ferro e con vestiti di stoffa. Le aree in cui è più viva ed originale la tradizione del presepio sono quelle di Palermo, Siracusa, Trapani e Caltagirone. Particolarità siciliane sono l'uso della ceroplastica per realizzare le figure (usanza propria di Palermo e Siracusa) e l'uso di accessori d'oro e d'argento nella statuina del Bambino Gesù.
A Trapani i maestri trapanesi erano usi realizzare per le chiese e le dimore della ricca nobiltà dei secoli XVII e XVIII singoli pastori o composizioni presepiali di varie dimensioni, con gli stessi materiali con i quali erano soliti creare piccole sculture e statuine votive[86]. Tipico è l'uso di materiali nobili come il corallo, affiancato all'avorio, alla madreperla, all'osso, all'alabastro e alle conchiglie. Alcuni tra i più preziosi sono oggi custoditi al museo Pepoli. A Caltagirone, dove è presente un'antica tradizione di produzione di ceramica, i presepi sono realizzati in terracotta. Tipica siciliana è la produzione di statuine in legno con vestiti in stoffa immersa in un bagno di colla che li rende rigidi e brillanti[84]. Tra i capiscuola siciliani dell'arte dei presepi si deve ricordare Gaetano Zumbo, abile ceroplasta; un suo presepio in cera è esposto al Victoria and Albert Museum di Londra. Un presepe barocco trapanese, realizzato da Giovanni Antonio Matera, è ammirabile al Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitré.
Personaggi tipici del presepe siciliano sono: Susi Pasturi, che, in mezzo all'animazione generale, dorme su un'amaca (corrisponde al napoletano Benino e al bolognese Dormiglione), lo sbaundatu o scantatu ra stidda, che è il primo ad avvistare la stella cometa (corrisponde al calabrese 'u mmagatu di stii), Zu Innaru (Zio Gennaio), che è un vecchietto che si riscalda di fronte ad un fuoco acceso[69].
Presepe trentino ed altoatesino
La tradizione del presepio del Trentino-Alto Adige ha una storia secolare ed è legato all'artigianato della scultura del legno, attiva in molte località, ma specialmente in Val Gardena e a Tesero, in Val di Fiemme; il legno usato è quello del pino cembro.
Si ricordano alcuni importanti presepi del Trentino-Alto Adige: nel Museo diocesano di Bressanone sono allestiti tipi presepi della regione, naturalistici e scenografici; da segnalare quello di Franz Xaver Nissl, del 1790 e altri del XVIII e XIX secolo; a Miola un'usanza ventennale prevede che i tanti presepi allestiti in famiglia vengano posti in luoghi visibili dai visitatori, che possono così avere una rassegna della tradizione presepistica trentina; a San Sigismondo, nella chiesa, è conservato un presepe del 1390[87], tra i più antichi del mondo a figure mobili.
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Il presepe nel mondo
Riepilogo
Prospettiva
Il presepe, originario dell'Italia, si è diffuso in numerosi paesi, adattandosi alle tradizioni locali. Le scene della Natività variano per dimensioni, materiali e stile, passando da statuine in miniatura a rappresentazioni viventi. Oltre al valore religioso, il presepe è spesso un simbolo culturale e identitario, celebrato attraverso mostre, concorsi e manifestazioni natalizie.
Il presepe catalano
Le origini del presepe in Spagna sono da rintracciare all'epoca della regno borbonico a Napoli. Infatti, gli scambi e i traffici che si attuarono tra Napoli e la Spagna, influenzarono quest'ultima sulla tradizione della costruzione del presepe durante il periodo natalizio. In Spagna, il presepe si diffuse maggiormente nella regione della Catalogna, grazie anche alla passione di Ramon Amadeu (1745-1821) il più famoso scultore dell'epoca che si dilettava nella costruzione dei pastori in creta. È da ricordare che la prima associazione di appassionati del presepe nacque proprio in Spagna intorno al 1860, anche se quest'ultima ebbe vita assai breve. Si diffuse allora la più importante "Asociaçion de Pesebristas", che dal 1921 influenzò anche le successive scuole. Tra i vari appassionati del presepe, si distaccarono alcuni abili artigiani che diedero vita alla "scuola del gesso catalana", che stravolsero l'idea del presepe allora in voga. Essi diedero vita al cosiddetto presepe "storico", ossia quello che più riproduce fedelmente paesaggi, costumi e costruzioni della Palestina ai tempi della nascita di Gesù.
Il presepe provenzale
La tradizione provenzale vuole che la nascita del presepe sia da attribuirsi alla Madre Pica che già nel 1200 costruiva rappresentazioni di scene di vita religiosa in Provenza e in Linguadoca. Alcuni studiosi infatti, ritengono che la tradizione del presepe nacque proprio in Francia e che S. Francesco d'Assisi (a cui, per molti, si fa risalire le origini della tradizione del presepe) non fece altro che replicare questa tradizione con alcune significative varianti. Il presepe provenzale è comunque influenzato dai tratti del barocco italiano e non si sviluppò prima del settecento. Per ricreare i pastori si utilizzavano manichini lignei con mani, teste e piedi in terracotta o cera: segno evidente di una influenza dell'artigianato italiano. A livello storico la Rivoluzione francese spezzò la tradizione del presepe. Tradizione che riaffiorò prepotentemente ai tempi del concordato tra Pio VII e Napoleone Bonaparte. Il presepe entrò nelle case più umili anche grazie all'azione del figurinaio Jean Louis Lagnel, che produceva pastori di argilla, prodotti in stampi, a basso costo. Oggi queste statuine d'argilla, dette santons si trovano numerose in vendita, in tutti i mesi dell'anno nei negozi di souvenir per turisti.
Il presepio nei paesi di lingua tedesca


La tradizione del presepe nei paesi di lingua tedesca è molto sentita, anche perché leggenda vuole che nel Duomo di Colonia, in Germania, si trovino le spoglie dei Re Magi, qui trasportate da Milano dall'imperatore Federico Barbarossa nel 1164. In molte città come Monaco, Augusta, Norimberga si allestiscono nelle piazze dei veri e propri mercati di Gesù Bambino (letteralmente Christkindlmarkt). In questo rustico e caratteristico mercatino si vendono molti pastori e presepi veri e propri, oltre a dolciumi e decorazioni tipicamente natalizie.
Il presepio nei paesi dell'est europeo
Ai paesi dell'est europeo sono riconducibili quattro tradizioni diverse, rappresentate da quattro nazioni diverse: Ungheria, Russia, Polonia e Slovacchia. La tradizione ungherese vuole che il presepe, o Betlemme, si costruisca in una cassa a forma di chiesa o stalla e che sia trasportabile a mano. I personaggi che animano il presepe invece sono fatti di legno o carta o tutt'al più di ovatta e davanti a questa rappresentazione arde costantemente una candela votiva. Il presepe russo è costruito su due piani. Sul lato superiore vengono riprodotti i classici episodi della nascita del Cristo in una grotta; sul lato inferiore, invece, vengono riprodotte scene umoristiche di vita quotidiana e popolare. In Polonia, invece, tradizione vuole che il presepe abbia forma di una cattedrale ricoperta di carta stagnola colorata. Si compone di tre parti: una superiore dove angeli annunciano il tanto atteso evento della nascita del bambino Gesù, in quella centrale viene raffigurata la grotta con il bue e l'asinello, e infine la parte inferiore è costituita da rappresentazioni di contadini polacchi insieme ai Re Magi. Per quanto riguarda la Slovenia, infine, in ogni casa contadina si costruisce un presepio che adornerà un lato della casa definito per questo "sacro".
Il presepe nel resto del mondo
Il presepio nei paesi dell'America Latina può essere definito un presepe folcloristico a cui si dà risalto il sole splendente e l'azzurro dei cieli, in quanto in questi Paesi il Natale ricade in piena estate. In questi luoghi il presepe si diffuse a causa dell'evangelizzazione degli "indigeni" da parte di gesuiti e sacerdoti portoghesi, spagnoli e francesi. In Africa invece, i primi presepi che si costruirono erano fatti di gesso e furono portati dai missionari. Con il passare del tempo il presepe africano si è arricchito di scenografie e materiali maggiormente di origine africana. Nei lontani paesi d'oriente il presepe si affermò soprattutto nelle varie oasi cristiane. Si narra che l'imperatore delle Indie Akbar (1556-1605), nonostante non si convertisse al Cristianesimo, provò sempre grande simpatia per questa arte che lasciò diffondere nel suo vasto impero[88].
Il presepe vivente
La tradizione del presepe vivente, sulla scia della prima rievocazione francescana, è diffusa in tutta la penisola. Nel presepe vivente viene proposta una breve rappresentazione teatrale che rappresenta, in una scenografia dedicata, la nascita di Gesù.
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Aspetti commerciali e turistici

Da anni, ormai, vengono costruite ogni sorta di statuette per la rappresentazione della nascita di Gesù: angeli, pastori, Re Magi ed altri personaggi, creando così un vero e proprio mercato a livello mondiale. Di statuette se ne possono trovare di diversi tipi, per dimensione, artista, materiale e prezzo.
Altri moderni articoli da presepio sono: la carta-roccia per la riproduzione delle pareti rocciose, le lampadine elettriche che simulano il fuoco, le lanterne girevoli per la proiezione di immagini di angeli, le fontane che versano acqua in un circuito chiuso azionato da una pompa elettrica, le statuine meccaniche che riproducono vari movimenti.
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La tradizione dei lari
Riepilogo
Prospettiva
Per comprendere la tradizione e la genesi del moderno presepe, alcuni hanno tentato di trovarne le radici nella figura del lari (lares familiares), profondamente radicata nella cultura etrusca e latina[89].
I lari erano gli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia. Ogni antenato veniva rappresentato con una statuetta, di terracotta o di cera, chiamata sigillum (da signum = segno, effigie, immagine).
Le statuette venivano collocate in apposite nicchie e, in particolari occasioni, onorate con l'accensione di una fiammella. In prossimità del solstizio d'inverno si svolgeva la festa detta Sigillaria (20 dicembre), durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla dei familiari defunti durante l'anno.
In attesa della festa, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale, era di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura. Nella vigilia della festa, dinnanzi a tale recinto, la famiglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole con cibo e vino. Il mattino seguente, al posto delle ciotole, i bambini trovavano giocattoli e dolci, "portati" dai loro trapassati nonni e bisnonni[89].
Dopo l'assunzione del potere nell'impero (IV secolo), i cristiani tramutarono alcune feste tradizionali in feste cristiane, mantenendone parte dei riti e delle date, ma mutando i nomi e i significati religiosi. Essendo una tradizione molto antica e particolarmente sentita (perché rivolta al ricordo dei familiari defunti), la rappresentazione dei larii sopravvisse nella cultura rurale con parte del significato originario almeno fino al XV secolo e, in alcune regioni italiane, anche altrove esisteva forse una tradizione di rappresentazione della Natività[senza fonte]
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
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