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Saci

antico gruppo di popolazioni della Siberia e dell'Asia centrale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Saci
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I Saci (in persiano antico 𐎿𐎣𐎠, Sakā; in sanscrito शक, Śaka; in greco antico: Σάκαι?, Sákai; in latino Sacae; in cinese S, SāiP) erano un antico gruppo di popolazioni, per lo più nomadi, della Siberia meridionale e dell'Asia centrale, generalmente considerati il ramo orientale degli Sciti e quindi di lingua e cultura iranica. Ai Saci vengono spesso associati, in senso lato, i Sogdiani, i Massageti, gli Issedoni, i Sacarauli, gli Ashguzai e gli Indo-sciti (Saci migrati nel subcontinente indiano).

Disambiguazione – Se stai cercando il personaggio del folclore brasiliano, vedi Saci (folclore).
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Il Guerriero d'oro dal kurgan di Esik nel Kazakistan sud-orientale. Astana, Museo Nazionale.

I Saci erano strettamente imparentati con gli Sciti delle steppe occidentali; entrambi i gruppi derivavano, almeno in parte, da precedenti complessi culturali dell'Età del Bronzo delle steppe euroasiatiche, tra cui la cultura di Andronovo, e parlavano lingue appartenenti al gruppo scitico delle lingue iraniche.[1] Di norma, il nome "Saka" è usato specificamente per indicare gli antichi nomadi delle steppe orientali, mentre "Scita" è impiegato per quelli stanziati nelle steppe occidentali.[2] I Cimmeri, che le fonti antiche descrivono spesso come culturalmente affini agli Sciti, potrebbero tuttavia essere stati etnicamente distinti dagli Sciti propriamente detti, pur condividendo con essi tratti culturali e storici; con questi ultimi i Saci risultano più strettamente imparentati.[3]

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Uso del nome "Saka"

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Secondo Erodoto, gli Sciti erano chiamati Saka (sakā) dai Persiani. Come il termine collettivo "scita" nell'Europa antica, nelle fonti dell'antico Impero persiano achemenide il nome sakā (o "Saka") era spesso utilizzato come termine generico per indicare qualsiasi abitante della steppa. Ad esempio, l'antica regione di Sakasene dell'Albania caucasica (nell'attuale Azerbaigian), così come la vicina città di Sheki, prendevano il nome dall'antico persiano sakā anche se, in realtà, vi si erano stabiliti nomadi sciti provenienti dalla regione del Mar Nero.[4] Seguendo queste convenzioni, nella letteratura storica greco-romana tutti i popoli nomadi, culturalmente molto affini, attivi tra l'VIII secolo a.C. e il I secolo a.C.-III secolo d.C. circa, nell'area compresa tra il basso Danubio, i monti Altaj, la Siberia meridionale e l'Oxus, venivano talvolta indicati genericamente come "Sciti", mentre nella letteratura iranica erano chiamati "Sak" o Sakā.

Tuttavia, nella storiografia moderna si tende a distinguere tra i gruppi specificamente sciti (steppe russo-ucraine, ca. VIII-III sec. a.C.), i Sarmati (inizialmente stanziati più a est, III sec. a.C.-III sec. d.C., poi migrati nelle aree precedentemente occupate dagli Sciti), i Massageti (VI-III sec. a.C., nell'area intorno al Mare d'Aral) e i Saci in senso stretto, localizzati nel Kazakistan e nell'Uzbekistan orientali e nello Xinjiang occidentale. Inoltre, i portatori delle culture archeologiche scite dell'età del ferro della Siberia meridionale e dell'Altai, dei quali non si conoscono i nomi etnici, sono spesso distinti dai gruppi precedenti e talvolta riuniti sotto il termine collettivo di "Sciti dell'Altai".

Non è chiaro quali associazioni o confederazioni tribali esistessero effettivamente nell'area dei Saci in senso stretto. Gli autori greci, in particolare Erodoto, riportano racconti e miti relativi a tribù lontane a oriente, tra cui i Melanchlaeni (uomini neri), gli Iperborei (che vivrebbero al di là del nord), gli Arimaspi (esseri con un solo occhio, alla cui esistenza lo stesso Erodoto dichiarava di non credere), i "Grifoni custodi dell'oro" (dal nome dell'animale mitico), gli Argippei e gli Issedoni. Nel complesso, tuttavia, queste narrazioni esotiche sono considerate inaffidabili e troppo simili a leggende per consentire classificazioni o localizzazioni certe. Strabone, alcuni secoli più tardi, menziona altri gruppi tribali nella stessa area, tra cui gli Asii, i Pasiani (in altri manoscritti Gasiani), i Tocari (nel XIX-XX secolo elevati impropriamente a eponimi della lingua tocaria) e i Sacarauli. Anche queste associazioni restano incerte, a causa della grande distanza geografica e delle difficoltà di identificazione e localizzazione.[5]

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Archeologia

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Il re saka sconfitto Skunkha, dal rilievo di Behistun

I Saci vivevano come nomadi in quella che oggi è la steppa kazaka, tra il Mare d'Aral, le aree su entrambi i lati dei monti Tianshan e la Cina occidentale, comprendendo territori dell'attuale Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan. A differenza della maggior parte degli Sciti occidentali, che usavano un copricapo simile al berretto frigio (bashlik), alcuni gruppi di Saci indossavano alti berretti di feltro appuntiti; per questo motivo gli autori antichi li chiamavano «Sciti dal cappello a punta».

Gli archeologi associano i Saci soprattutto alle culture di Issyk e Beshatyr. Lo stile di vita nomade, l'economia pastorale, il culto dei morti e i manufatti rinvenuti nei kurgan mostrano numerose analogie con le altre componenti del mondo scitico, dalla Siberia alla regione del Mar Nero. I reperti archeologici risalgono perlopiù al VII-VI secolo a.C.

Sebbene la maggior parte dei rituali funerari e delle caratteristiche archeologiche dei Saci sia molto simile a quelli di altri gruppi nomadi iranici (Sciti delle steppe russo-ucraine, Sarmati, Massageti e culture contemporanee dell'Altai), con uno stile animalistico condiviso, i calderoni di bronzo (probabilmente utilizzati in contesti rituali) rappresentano una peculiarità dei Saci e delle popolazioni dell'Altai. Tali calderoni, che si diffusero ampiamente in tutta la steppa solo a partire dall'epocaunna, nel periodo scitico risultano attestati quasi esclusivamente nelle tombe dei Saci e dell'Altai, mentre sono praticamente assenti nelle sepolture dei Massageti, dei Sarmati e degli Sciti occidentali.

Lungo il corso del fiume Syr Darya, parte dei Saci si stabilì anche in insediamenti sedentari, favoriti dalla presenza di terreni coltivabili, e lasciò tombe di tipo più complesso (come la tomba a cupola di Balandy, il cimitero di Ujgarak e Tegermansu III). Sembra che in quest'area popolazioni sedentarie e nomadi abbiano convissuto per lunghi periodi.

I loro immediati vicini erano i Massageti, stanziati a nord del Syr Darya, sebbene gli autori greci non fossero in grado di distinguere chiaramente tra le due popolazioni. Erodoto menziona anche gli Issedoni e gli Argippei, la cui localizzazione resta problematica. Secondo la tradizione greca, anche gli Sciti della regione del Mar Nero provenivano originariamente dall'Oriente. A sud, i principali vicini sedentari dei Saci erano gli abitanti della Battriana e del Gandhāra.

Il tesoro d'oro di Tillia Tepe, in Afghanistan, è generalmente attribuito a nomadi di origine saka, probabilmente Saci in senso stretto, sebbene non si escluda un coinvolgimento di gruppi Yuezhi.

La cultura di Tasmola

Dalla necropoli di Tasmola prende nome l'omonima cultura, sviluppatasi in tre fasi: una prima fase nel VII-VI secolo a.C., una seconda nel V-IV secolo a.C. e una terza nel III-I secolo a.C. A questa cultura appartengono i cosiddetti "kurgan con i baffi", orientati a est, circondati da un doppio recinto di pietra e costituiti da un tumulo principale con la sepoltura del defunto e da uno laterale destinato ai cavalli, forse in relazione al culto solare e a sepolture di élite. Nelle tombe maschili sono stati rinvenuti armi, punte di freccia, pugnali, teste di cavallo ornate da ricchi finimenti, fermagli in osso o corno e placchette di bronzo; in quelle femminili, invece, specchi di bronzo e incensieri ovali in pietra. Nelle fasi più tarde diminuisce la presenza di armi e di resti equini.

La cultura dei Sauromati

Questa popolazione è nota principalmente attraverso le fonti greche. Erodoto, storico del V secolo a.C., e l'anonimo autore del Periplo del Ponto Eusino (VI secolo a.C.) ne forniscono descrizioni mitizzate: il primo afferma che i Sauromati sarebbero nati dall'unione tra Sciti e Amazzoni, mentre il secondo riferisce che gli uomini erano subordinati alle donne. Archeologicamente, i Sauromati sono rappresentati dalle necropoli di Besoba, Syntas e Nagornensk. Le tombe, realizzate in legno o scavate nel terreno, sono di forma circolare, rettangolare o ovale, spesso dotate di corridoio di accesso; talvolta si riscontrano sepolture collettive. I corredi funerari comprendono punte di freccia in bronzo, pugnali di ferro, finimenti per cavalli, coltelli di ferro a lama stretta, vasi d'argilla a fondo piatto, morsi equini, fibbie di bronzo e ganci di ferro per faretre decorate con motivi zoomorfi. Le donne godevano di uno status elevato, come indicano tombe monunentali con strutture a portale, probabilmente legate a funzioni sacrali; rilevante appare il loro ruolo sacerdotale.

Il kurgan di Issyk

Il kurgan di Issyk faceva parte di una necropoli piuttosto estesa, composta da circa quaranta tombe databili tra il V e il III secolo a.C. Dal punto di vista geografico, il sito si trova nella regione del Semireč'e, nei pressi dell'attuale Almaty. Il tumulo era alto circa 6 metri e aveva un diametro di 60 metri; era costituiti da strati di ghiaia, argilla e pietrisco e copriva due sepolture. La tomba principale era già stata saccheggiata al momento della scoperta, mentre l'altra risultò intatta, con il defunto e il corredo funerario completi. La camera sepolcrale era rettangolare, con pareti lignee costruite con travi di abete disposte orizzontalmente. Il defunto giaceva supino, con il capo rivolto a ovest, la mano destra sull'inguine e il braccio sinistro lungo il fianco. Il pavimento era coperto da una stuoia di stoffa decorata con placche d'oro. Attorno erano disposti vasi contenenti cibi per il banchetto rituale, recipienti di legno e di argilla, brocche, mestoli, piatti e due coppe d'argento, una delle quali recava un'iscrizione di 26 segni. In una ciotola di bronzo furono rinvenute placche d'oro a forma di becchi e artigli di rapaci; una coppa di bronzo era collocata ai piedi del defunto.

La cultura dei Sarmati

La necropoli di Prochorovka ha restituito reperti risalenti al V secolo a.C. Vi sono documentate sepolture collettive di famiglie aristocratiche, ma anche tombe singole di guerrieri e di donne. Le tombe sono generalmente rettangolari e strette, talvolta dotate di gradini, oppure costituite da camere funerarie con corridoio di accesso. Nei corredi, sia maschili sia femminili, sono presenti frecce di ferro ad innesto, spade lunghe, pugnali e armature catafratte, destinate sia al cavaliere sia al cavallo.

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Linguaggio

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Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua saka.

Il consenso degli studiosi moderni è che una lingua iranica orientale, antenata sia delle lingue del Pamir dell'Asia centrale sia della lingua medio-iranica dei Saci dello Xinjiang, appartenesse al gruppo delle lingue scite.[6] Testimomianze di questa lingua medio-iranica, spesso indicata come saka o scito-khotanese, sono sopravvissute nella Cina nord-occidentale, dove sono stati rinvenuti documenti in lingua khotanese che spaziano da testi medici a testi buddisti, provenienti principalmente da Khotan e da Tumshuq (a nord-est di Kashgar). Tali testi sono in gran parte anteriori all'islamizzazione dello Xinjiang, avvenuta sotto il dominio del Khanato kara-khanide di lingua turca. Documenti affini, noti come manoscritti di Dunhuang, sono stati anch'essi rinvenuti in lingua khotanese e risalgono per lo più al X secolo.[7]

Le attestazioni linguistiche mostrano chiaramente che il saka era una lingua iranica orientale. Il suo centro principale era il Regno di Khotan, nel quale si distinguevano due varietà, corrispondenti ai principali insediamenti di Khotan (oggi Hotan) e Tumshuq (oggi Tumxuk). Le varietà khotanese e tumshuqese del saka presentano numerosi prestiti dalle lingue medio-indo-arie, ma condividono anche tratti strutturali con alcune moderne lingue iraniche orientali, come il wakhi e il pashto.[8]

L'iscrizione di Issyk, un breve testo inciso su una coppa d'argento rinvenuta nel kurgan di Issyk, è generalmente considerata uno dei più antichi esempi noti di lingua saka e costituisce una delle rarissime testimonianze epigrafiche autoctone di questa lingua. L'iscrizione è redatta in una variante della scrittura kharoshthi.

Il territorio dei Saci fu progressivamente conquistato nel corso dell'espansione dei popoli turchi a partire dal VI secolo d.C., e la regione venne gradualmente turchizzata dal punto di vista linguistico e culturale, in particolare sotto il dominio degli Uiguri.

Popoli affini o imparentati con i Saci

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Sogdiani

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Testa di guerriero Saka dal palazzo Kushan di Khalchayan

La Sogdiana (Uzbekistan meridionale e Tagikistan Occidentale), provincia o satrapia dell'Impero persiano achemenide, prende il nome dalla popolazione sogdiana, di lingua iranica orientale, strettamente affine ai Saci ma distinta da essi sul piano etnico e storico. In Sogdiana si parlava il sogdiano, una lingua iranica orientale, almeno fino alla conquista mongola; ancora oggi ne sopravvive una forma diretta nella valle dello Yaghnob, in Tagikistan, con la lingua yaghnobi, generalmente considerata l'ultima continuazione vivente del sogdiano.

Sageti

Con il termine Sageti gli storici dell'antica Grecia indicavano alcune tribù scitiche. In particolare, Erodoto cita i Massageti (gr. Μασσαγέται[9]) e i Tissageti (gr. Θυσσαγέται[10]), nei cui etnonimi il termine "Sageti" appare come secondo elemento, probabilmente preceduto da un qualificativo.

Secondo alcune interpretazioni moderne[11], il nome Sageti deriverebbe da una forma protoindoeuropea ricostruita *swagwau-tas, con cui nel IV-III millennio a.C. sarebbe stata indicata una popolazione protoscitica nomade nelle praterie dell’Asia centrale, tra gli attuali Kazakistan e Uzbekistan. Il termine *swagwau-tas deriverebbe a sua volta da *swa-gwaus, interpretabile come "bovino proprio", "bovino addomesticato" o "mandria", e designerebbe quindi un popolo specializzato nell'allevamento di grandi mandrie, forse in relazione all'addomesticamento dell'uro.

Tra il III e il II millennio a.C. una parte di questi gruppi si sarebbe concentrata più a sud, in un'area più ristretta, che da essi avrebbe preso il nome di *Swagwautān o *Swagwautana, "terra degli *Swagwautas". Da questa base, forme intermedie ricostruite (*Sagatana, *Sagtana), si farebbero derivare i nomi storici Suguda[12], Sukhda[13], Sogdia (gr. Σόγδια[14]), Sogdiana (gr. Σογδιανή[15]). Le restanti popolazioni continuarono invece a muoversi nelle praterie settentrionali, sfruttando pascoli più estesi e allevando mandrie più numerose; da ciò deriverebbe il nome *Magaswagwautas o *Magsagatas, "allevatori di grandi mandrie", identificabili con i Massageti. Erodoto colloca i Massageti oltre il fiume Arasse e a est del Mar Caspio, in contatto con gli Issedoni (gr. Ἰσσηδόνες)[16].

Il nome dei Tissageti è stato talvolta ricondotto a una forma ricostruita *Thyrswagwautas[17], riferita a un gruppo di *Swagwautas stanziato in una zona di confine (cfr. gr. θύρα, "porta") a contatto con popolazioni differenti. Da ulteriori ricostruzioni (*Thyrswagwaunas, *Thyrgwau-nas) sono state proposte derivazioni molto ampie che richiamano gli Issedoni[18] e, in maniera più congetturale, altri etnonimi antichi quali i Tirseni (gr. Τυρσηνοί[19]), gli Unni e i Turchi; tali collegamenti restano tuttavia altamente ipotetici e non accettati dal consenso della ricerca.

Massageti

Lo stesso argomento in dettaglio: Massageti.

I Massageti possono essere definiti, in senso lato, come gruppi saka dell'Asia centrale. Il nome è spesso interpretato in chiave iranica come "grande orda saka", con riferimento all'indo-iranico maha ("grande"), interpretazione che ne rafforza l'inquadramento nel mondo iranico orientale. Un anonimo sofista greco, nei Ragionamenti doppi, attribuisce ai Massageti pratiche funerarie estreme, affermando che essi smembravano e mangiavano i genitori anziani, ritenendo che l'essere sepolti nei propri figli fosse la più nobile delle sepolture; una descrizione che riflette probabilmente stereotipi etnografici greci piuttosto che una realtà storica verificabile[20].

Issedoni

Erodoto riferisce che Aristea di Proconneso, nel suo poema epico, narrava di essere giunto presso gli Issedoni e che oltre di essi abitassero gli Arimaspi, uomini con un solo occhio, seguiti dai grifi custodi dell'oro e infine dagli Iperborei. Secondo questo racconto, una catena di pressioni migratorie avrebbe spinto gli Issedoni verso occidente, fino a provocare la migrazione degli Sciti e dei Cimmeri (Erodoto, Storie, IV, 13).

Del poema di Aristea sono sopravvissuti solo pochi frammenti, citati dal bizantino Tzetze nelle Chiliadi (VII, 687-692): un verso descrive gli Issedoni come fieri delle loro lunghe chiome, mentre altri presentano gli Arimaspi come valorosi guerrieri e allevatori di cavalli, pecore e buoi, dotati di caratteristiche fisiche straordinarie. Tolomeo menziona inoltre una città chiamata Issedon Serica, nel paese dei Seri, spesso identificata con l'area di Khotan, dove in antico su parlava il khotanese, una lingua iranica orientale.

Il nome Arimaspi è talvolta spiegato attraverso l'iranico *ariama-aspa, "coloro che amano i cavalli", etimologia che ben si adatta a popolazioni nomadi dell'Asia centrale, sebbene l'interpretazione resti discussa.

Sacarauli

I Sacarauli sono nominati da Strabone nella Geografia (talvolta nella forma Sakarauke) tra le tribù che contribuirono alla distruzione del regno greco-battriano, insieme ai Tocari, agli Assi e ai Passiani, gruppi di identificazione incerta. Essi sono talvolta collegati ai processi che portarono alla formazione dell'Impero kushan e, più tardi, del regno delle Satrapie occidentali.

Affini ai Sacarauli sono talvolta considerati i Sagaruce, citati da Tolomeo a est del Mar Caspio, e i Sakaraukae, che divennero una tribù dominante tra gli Sciti Amirgi.

Ashguzai

Gli Ashguzai compaiono nelle cronache neo-assire del VII secolo a.C., in relazione alle incursioni e devastazioni inflitte ai territori assiri. Sono talvolta messi in relazione con il nome biblico Askenaz, citato nella cosiddetta Tavola delle Nazioni, ma tale identificazione è generalmente ritenuta improbabile: l'etimologia e il contesto culturale rendono infatti da escludere una parentela con i popoli semitici, e il collegamento con la Germania o con gli Ebrei ashkenaziti è frutto di interpretazioni molto posteriori.

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Estensioni delle popolazioni scitiche e saci nel I secolo

Indo-Sciti

Lo stesso argomento in dettaglio: Indo-sciti.

Le regioni dell'odierno Afghanistan e dell'Iran orientale occupate dai Saci divennero note come "terra dei Saka", o Sakastan. Ciò è attestato da un'iscrizione in scrittura kharoshthi rinvenuta a Mathura, relativa a sovrani indo-sciti (ca. 200 a.C.-400 d.C.) dell'India settentrionale, in un periodo in cui le fonti cinesi riferiscono che i Saci avevano invaso e colonizzato il paese di Jibin (罽賓), identificato generalmente con il Kashmir. Nella tradizione persiana, la Drangiana era chiamata Sakastāna, in armeno Sakastan, con equivalenti in greco e in medio-persiano attestati anche a Turfan, nello Xinjiang. I Saka conquistarono inoltre Gandhāra e Taxila, migrando poi nell'India settentrionale, dove si affermarono prima nelle satrapie settentrionali, successivamente assorbite dall'Impero kushan, e nei regni indipendenti delle Satrapie occidentali.

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