San Donà di Piave
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
San Donà di Piave (San Donà in veneto, pronuncia [saŋ doˈna]) è un comune italiano di 41 980 abitanti[2] della città metropolitana di Venezia in Veneto. Situata nella Pianura Veneto-Friulana,[7], lungo la riva sinistra del fiume Piave[8][9] è il capoluogo storico del Basso Piave,[10] territorio che insieme ad alcuni comuni e all'area del Portogruarese costituisce il Veneto Orientale, teatro di aspri scontri nel corso della prima guerra mondiale.[11][12]
Il territorio di San Donà di Piave, esteso per 78,73 km²,[1] sorge nella bassa pianura veneta, a nord della Laguna Veneta. In origine tale area si estendeva interamente lungo la sponda sinistra del Piave.[13] Gli interventi idraulici attuati dalla Serenissima a partire dal Cinquecento, da ultima la diversione del corso del fiume operata nel 1664,[14] hanno diviso l'area in due settori separati dal Piave Nuovo.[15]
L'altitudine ufficiale del comune, corrispondente al punto sul quale sorge la sede comunale, è di 3 m s.l.m.[1] La differenza tra l'altitudine minima (−1 m s.l.m.) e il punto di massima (12 m s.l.m.) posiziona il territorio sandonatese al terzo posto tra i comuni con la maggiore escursione altimetrica nella Città metropolitana di Venezia.[16]
Il comune confina a nord con Noventa di Piave, Salgareda, Cessalto e Ceggia, a est con Torre di Mosto ed Eraclea, a sud con Jesolo, a ovest con Musile di Piave e Fossalta di Piave.[17] In linea d'aria, il centro urbano dista 37,9 km da Venezia, 34,2 km da Mestre, 26,1 km da Treviso, 13,5 km da Jesolo, e 36,8 km da Pordenone in Friuli Venezia Giulia.[18]
Il territorio sandonatese è percorso da corsi d'acqua di origine e natura differente tra i quali il più rilevante è il Piave, caratterizzato da tratti d'alveo naturali meandriformi e tratti realizzati artificialmente di limitata capacità e ristretti in arginature.[19] Di notevole interesse ambientale sono gli alvei del Sile-Piave Vecchia,[20] del Canale Bova Rosa e del Grassaga, quest'ultimo originariamente fiume di risorgiva, ad oggi canalizzato. All'idrografia principale, inoltre, si aggiunge una diffusa rete capillare irrigua e di scolo estesa all'intero territorio.[7]
Dal punto di vista geomorfologico, la porzione più settentrionale del territorio comunale è dotata di suoli alluvionali di natura argillosa. Segue l'area meridionale caratterizzata da suoli di tipo argilloso-limoso che formavano il fondale delle antiche lagune salmastre e delle paludi dolci preesistenti alla bonifica. La terza zona corrisponde all'alveo attuale e ai paleoalvei del Piave; si contraddistingue per i dossi naturali formati da suoli sabbiosi di origine fluviale.[13]
Il comune rientra nella zona 3 della classificazione sismica, ossia sismicità bassa.[21] Nel raggio di 30 km dal centro cittadino di San Donà di Piave, storicamente sono stati registrati cinque eventi sismici rilevanti.[22]
Il clima sandonatese è temperato umido con estate molto calda, tipico della Pianura Padano-Veneta.[23] L'umidità esterna è responsabile in inverno dei fenomeni nebbiosi che possono persistere durante tutta la giornata o, più frequentemente, durante le ore serali e notturne. Al contrario, in estate possono verificarsi episodi di afa. Le temperature medie di luglio superano i 22 °C, mentre quelle di gennaio si attestano a poco più di 3 °C. Durante l'anno si riscontra una piovosità significativa sia nei mesi freddi che in quelli caldi, con precipitazioni che si concentrano tra aprile e giugno e tra agosto e novembre, quest'ultimo con un picco di 115 mm. Il mese con meno precipitazioni si conferma gennaio con 61 mm di pioggia.
Dal punto di vista legislativo, il comune di San Donà ricade nella classificazione climatica «zona E» con 2 348 gradi giorno,[24] dunque il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 14 ore giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile.
Di seguito è riportata la tabella dei dati meteorologici riferiti al territorio comunale.[23][25][26][27]
San Donà di Piave | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 6,8 | 8,8 | 12,7 | 16,9 | 21,6 | 25,3 | 27,7 | 27,2 | 23,8 | 18,7 | 12,4 | 7,9 | 7,8 | 17,1 | 26,7 | 18,3 | 17,5 |
T. media (°C) | 3,3 | 4,9 | 8,3 | 12,4 | 16,9 | 20,6 | 22,7 | 22,3 | 19,1 | 14,1 | 8,7 | 4,4 | 4,2 | 12,5 | 21,9 | 14,0 | 13,1 |
T. min. media (°C) | −0,1 | 1,1 | 4,0 | 8,0 | 12,2 | 15,9 | 17,8 | 17,4 | 14,4 | 9,6 | 5,1 | 0,9 | 0,6 | 8,1 | 17,0 | 9,7 | 8,9 |
Precipitazioni (mm) | 61 | 66 | 76 | 93 | 86 | 104 | 74 | 91 | 87 | 94 | 115 | 81 | 208 | 255 | 269 | 296 | 1 028 |
Giorni di pioggia | 7 | 4 | 2 | 9 | 10 | 6 | 7 | 12 | 10 | 12 | 10 | 8 | 19 | 21 | 25 | 32 | 97 |
Umidità relativa media (%) | 81 | 77 | 75 | 75 | 73 | 74 | 71 | 72 | 75 | 77 | 79 | 81 | 79,7 | 74,3 | 72,3 | 77 | 75,8 |
Eliofania assoluta (ore al giorno) | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 8 | 7 | 5 | 3 | 3 | 3,3 | 6 | 8,3 | 5 | 5,7 |
Radiazione solare globale media (centesimi di MJ/m²) | 5,9 | 9,3 | 13,2 | 17,0 | 20,5 | 22,9 | 22,5 | 18,3 | 14,7 | 8,8 | 6,1 | 4,4 | 19,6 | 50,7 | 63,7 | 29,6 | 163,6 |
Vento (direzione-m/s) | ENE 4 | E 4 | SSE 9 | SSE 16 | SSE 16 | SSE 16 | SSE 9 | SSE 9 | SSE 9 | SSE 4 | ENE 4 | ENE 4 | 4 | 13,7 | 11,3 | 5,7 | 8,7 |
Il toponimo San Donà ha origine agionimica e deriva dal troncamento di San Donato.[28] Il nome riflette, infatti, il culto di Donato d'Arezzo, santo venerato nelle terre poste lungo il basso corso del Piave già verso la metà dell’VIII secolo.[6] San Donato fu anche il primo patrono di San Donà e contitolare della chiesa arcipretale fino alla prima guerra mondiale.[6]
Un primo popolamento dell'area avvenne già in epoca preistorica: le ricerche archeologiche condotte durante il Novecento hanno rivelato vestigia di un insediamento neolitico nei dintorni di Chiesanuova, sulla sponda sinistra dell'alveo storico del fiume Piave.[7] Inoltre, tracce significative di centuriazione nella parte settentrionale del territorio e la presenza di una rete viaria articolata (imperniata sulla Via Annia) lasciano presumere che nell'età romana la zona fosse abitata.[7]
Durante l'Alto Medioevo le sorti dell'area furono legate alla città di Heraclia, sede vescovile e prima capitale del Ducato di Venezia. La città, sorta nel VII secolo nell'area della frazione di Cittanova, scomparve nel IX secolo.[29]
In seguito all'anno 1000, nella zona oggi compresa nel territorio comunale si formarono due borghi: San Donato e Mussetta, prima soggetti alla giurisdizione temporale del Patriarcato di Aquileia[30] e, successivamente, interessati dalle vicende che, tra XI secolo e XIII secolo, videro come protagonista la potente famiglia degli Ezzelini. A nord, si trovava il borgo di Mussetta, nei pressi di un castello edificato dai Patriarchi di Aquileia,[31] a sud sorgeva il villaggio di San Donato, raccolto attorno a una cappella la cui presenza è attestata a partire dal 1154.[30]
Nel 1250 il territorio subì una catastrofica alluvione del Piave[31] che deviò il corso del fiume, spostando la cappella di San Donato dalla sponda sinistra a quella destra. Questa deviazione dell'alveo comportò la separazione della chiesa dal suo territorio di riferimento, che cominciò ad essere detto San Donato de qua de la Piave per distinguerlo da quello attiguo alla cappella: San Donato oltre la Piave (l'attuale Musile di Piave).[30]
Nel corso del XIII e XIV secolo il territorio sandonatese venne a trovarsi in posizione strategica tra la Marca Trevigiana e la Repubblica di Venezia e per questo fu sottoposto a saccheggi e devastazioni, terminati con l'occupazione dell'area da parte delle truppe di Sigismondo di Lussemburgo (1412-1413) e la distruzione di Mussetta.[31][32]
Terminata la guerra tra la Serenissima e il Regno d'Ungheria, la Repubblica incentivò lo sviluppo del territorio offrendo esenzioni fiscali agli agricoltori disposti a trasferirsi. Venezia, infatti, era direttamente interessata alla ripresa economica dell'area di San Donà, in quanto gran parte della superficie comunale era di proprietà demaniale.[30]
Durante l'età moderna la Repubblica di Venezia avviò una serie di interventi di bonifica nel Basso Piave e destinò un funzionario (il gastaldo) alla gestione del territorio sandonatese.[33] Nel 1468 urgenti necessità finanziarie indussero la Repubblica a cedere la gastaldia di San Donà in enfiteusi.[34] Assegnata nel 1475 a Francesco Marcello e Angelo Trevisan, la gastaldia divenne successivamente possesso privato della sola famiglia Trevisan.[35] I pubblici poteri furono affidati ad un funzionario nominato dal Doge, il Vicario Ducale, che aveva l'obbligo di prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica e di risiedere a San Donà. Il primo vicario, Antonio Lupo, fu insediato nel 1476 dal doge Pietro Mocenigo.[36] Nello stesso anno fu avviata la costruzione di una nuova chiesa, dedicata a santa Maria delle Grazie e consacrata nel luglio 1480.[6]
La crescita e lo sviluppo del centro urbano fu inizialmente difficile, soprattutto a causa degli instabili equilibri idraulici del territorio. Allo scopo di preservare la laguna dalle periodiche inondazioni del Piave, nei secoli XVI e XVII la Repubblica di Venezia promosse una serie di opere idrauliche nell'area, deviando il corso dei fiumi.[37]
Nel 1797 con la Caduta della Repubblica di Venezia fu istituita la Municipalità di San Donà, capoluogo di uno dei quindici cantoni del distretto di Treviso. Con l'annessione di Venezia e delle sue dipendenze al Regno d'Italia napoleonico, il 1º maggio 1806 fu creato il Dipartimento dell'Adriatico, di cui San Donà entrò a far parte come capoluogo del distretto omonimo.[38] All'inizio del XIX secolo nacquero i primi consorzi per la bonifica delle aree paludose a est e a sud del centro urbano,[39] mentre San Donà aumentava significativamente le proprie funzioni amministrative.[38]
Parte del Regno Lombardo-Veneto dal 1815, durante la dominazione austriaca San Donà mantenne la sua posizione di capoluogo di distretto.[38] Durante la prima metà del XIX secolo il centro urbano si arricchì di palazzi, costruzioni commerciali e di un nuovo Duomo, realizzato tra il 1838 e il 1841.[40]
Con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, nuovi lavori di bonifica interessarono il sandonatese, segnando la metamorfosi ambientale del territorio e incrementando la produttività della zona,[41] furono stabiliti i servizi di collegamento ferroviari e via vaporetto, venne ampliata la rete stradale e furono aperte industrie e servizi per la popolazione.[39] Nella prima guerra mondiale ci fu un eroe sandonatese di nome Giannino Ancillotto che per distruggere un dirigibile austriaco si è avvicinato ad esso,ha spento il motore dell aereo, è entrato nel pallone del dirigibile ed è riuscito a uscirne sano e salvo. Durante l'epoca fascista fu costruito in centro alla città il monumento che si vede ancora oggi e a questo eroe sono state dedicate delle vie e una scuola.
L'impatto della prima guerra mondiale su San Donà fu devastante. In seguito allo sfondamento delle linee italiane a Caporetto, l'esercito Italiano ripiegò e si riorganizzò sul nuovo fronte lungo il corso del Piave. A partire dal 13 novembre 1917 iniziarono i lunghi mesi della guerra di trincea, culminati nella Battaglia del Solstizio.[42] Nell'autunno del 1918 l'esercito italiano lanciò l'offensiva risolutiva contro le postazioni austro-ungariche e il 31 ottobre del 1918 San Donà tornò in mani italiane.[43] Il bilancio dei lunghi mesi di combattimenti fu pesante: le infrastrutture cittadine risultavano completamente distrutte e la maggior parte del patrimonio architettonico e artistico era andato irrimediabilmente perduto.
Il primo dopoguerra fu caratterizzato dalla completa ricostruzione della città e dal ripristino delle attività socioeconomiche, della viabilità intercomunale e del servizio ferroviario.[44] Nel 1940 l'Italia entrò in guerra a fianco della Germania nazista. Dopo l'8 settembre 1943 furono centinaia i sandonatesi impegnati nella lotta partigiana.[45] Nel 1944 la città fu sottoposta a diversi bombardamenti: durante le incursioni aeree vennero distrutti il teatro Verdi e l'ospedale Umberto I.[46] Il 25 aprile 1945, in presenza di seimila soldati tedeschi, venne proclamata l'insurrezione della città e nella stessa giornata San Donà fu liberata.[45]
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 12 ottobre 1987.[47] La descrizione ufficiale dello stemma è la seguente:[1]
«Campo di cielo, all'angelo di carnagione, con le ali di bianco, al naturale, con chioma castana, dello stesso, indossante la dalmatica di cuoio, al naturale, e la corazza d'argento, cimata dalla gorgiera di azzurro, le gambe protette da schinieri d'argento, bordati d'oro all'insù, impugnante con la mano destra l'asta d'oro, cimata dall'elmo, dello stesso, piumato a sinistra di rosso, essa asta munita a mezza altezza di bilancia a due coppe, d'oro; e reggente con la mano sinistra lo scudo ovale, poggiante sulla campagna, troncato in scaglione, d'azzurro e di rosso, con lo scaglione diminuito, d'argento, sulla partizione; l'angelo ritto e attraversante sulla campagna di terra, al naturale, con ciuffi d'erba, di verde, sostenente a destra la casetta, e a sinistra la piccola chiesa, munita di campanile, entrambe di argento, coperte di rosso. Ornamenti esteriori da Città.»
Il gonfalone è un drappo di azzurro.
|
San Donà di Piave è inclusa tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione in quanto insignita della Medaglia d'argento al valor militare per i grandi meriti che essa ha avuto, con la seguente motivazione:[48]
La città è inoltre decorata della Croce al merito di guerra:[49]
San Donà di Piave si fregia, infine, del titolo di città:[1]
In tutto il territorio sandonatese si contano numerosi parchi ed aree verdi tra cui:[96]
Abitanti censiti[107]
Al 31 dicembre 2022 gli stranieri sono 4214, pari al 10,32% della popolazione.[108]
A San Donà, oltre all'italiano, è parlata la variante sandonatese della lingua veneta, usata anche in altre città vicine. Il vernacolo sandonatese è stato definito: «inconfondibile nella sua pronuncia che tanto si distingue, con le sue «z», da quello veneziano».[109]
La maggior parte del territorio ricade sotto la diocesi di Treviso che amministra nove parrocchie su dodici, con la parrocchia del duomo al vertice di un vicariato.[110] Le parrocchie di Fossà e Grassaga, al di là del canale che prende il nome da quest'ultima, fanno parte della diocesi di Vittorio Veneto.[111][112] A testimonianza dell'antico legame del Sandonatese con Venezia, la frazione di Cittanova fa parte del patriarcato di Venezia.[113] Non mancano anche altre comunità religiose quali la Chiesa ortodossa rumena[114], la Chiesa greco-cattolica rumena[115] e la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.[116]
Una delle tradizioni di San Donà di Piave è il "Patto Solenne d'Amistà" (Patto dell'amicizia), che viene ricordato il 7 agosto di ogni anno nel giorno di San Donato.[117] Questa consuetudine, che consiste nel dono di due capponi da parte del Sindaco di San Donà di Piave a quello di Musile di Piave[118], nasce da un fatto storico: nel Medioevo, tra i centri di San Donà e Musile di Piave esisteva una cappella consacrata a San Donato.[117] Intorno al 1250, a causa di una grande alluvione che deviò il corso del Piave, la cappella passò dalla sponda sinistra alla sponda destra del fiume, nel territorio di "San Donato oltre la Piave", conosciuto oggi come il comune di Musile.[119] Secondo la leggenda le due comunità sancirono un patto: gli abitanti dell'antica Musile conservarono San Donato come proprio patrono[120] e in cambio San Donà poté fregiarsi di tale nome versando un tributo annuo di gallos eviratos duos, vivi et ruspanti pingues et optimi che tradotto dal latino significa "due capponi, belli, grassi e gustosi".[121] La prima edizione in epoca moderna della manifestazione risale al 1957.[117]
L'ospedale civile di San Donà è situato in via Nazario Sauro ed è il quarto di una serie di edifici che hanno accompagnato la storia della cittadina, l'ultimo dei quali costruito nel 1953.[122] Ci sono inoltre uffici delI'INPS, compagnie della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Polizia stradale.[123] Nel territorio comunale ha sede un distaccamento operativo del Raggruppamento Unità Difesa[124], apparato interforze dell'Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna e la sezione diagnostica per la città metropolitana di Venezia dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.[125]
I punti di riferimento fondamentali per la gran parte dell'offerta culturale della città sono costituiti dal Museo della Bonifica e dal Centro culturale "Leonardo da Vinci". Ubicato in piazza Indipendenza, in uno degli edifici più antichi della città, il Centro culturale è sede della Biblioteca civica, della Galleria civica d'arte moderna e contemporanea, e del Caffè letterario.
La biblioteca comunale è stata istituita nel 1964 e aperta al pubblico il 24 aprile 1965 nel palazzo di piazza Indipendenza, già sede della pretura.[135] Dopo essere stata trasferita in via Risorgimento nel 1976,[136] nel 1991 la biblioteca ha trovato una nuova e definitiva sede nel Centro Culturale Leonardo da Vinci.[137] Dal 2004 la Biblioteca civica è in funzione con tre punti decentrati di lettura e prestito librario presso la Biblioteca "Giovanni XXIII", il Centro di lettura "Anna Trevisiol" situato nel quartiere di Tessère, e il reparto di Pediatria dell'Ospedale civile.[138] Nel 2009 la "sezione ragazzi" è stata trasferita al piano terra della "Casa dei Bambini", inaugurata nello stesso anno nello stabile dell'ex casa del Mutilato in via Gorizia,[139] in passato sede della caserma dei vigili del fuoco.[140] La biblioteca possiede attualmente un patrimonio complessivo di più di 50 000 volumi e 2 500 documenti multimediali.[141]
Ha sede poi la biblioteca del Museo della Bonifica che possiede un patrimonio complessivo di circa 11 000 volumi inerenti soprattutto all'agricoltura, alla bonifica, alla storia del Veneto e alla storia della Grande guerra. Il nucleo antico è costituito da oltre 200 volumi e comprende, oltre a vari importanti testi editi tra il Cinquecento e il Settecento, un esemplare del primo atlante italiano, il famoso Atlante Geografico d'Italia di Giovanni Antonio Magini.[142]
C'è anche la biblioteca Giovanni XXIII, istituita nel 2004 e avente sede presso l'oratorio San Domenico di Mussetta di Sotto.[143] La sua dotazione bibliografica comprende un'ampia sezione dedicata alla letteratura per ragazzi e testi relativi alle tematiche della fede cristiano-cattolica, alla pedagogia e alla storia locale. Il patrimonio complessivo della biblioteca consta di circa 7 000 volumi.[138][144]
Nel territorio comunale si contano diverse scuole primarie e dell'infanzia e tre scuole medie.[145] I nove istituti superiori costituiscono il principale polo scolastico per migliaia di studenti provenienti dai comuni limitrofi.[146]
Il più importante museo sandonatese è il Museo della Bonifica, aperto nel 1983 al posto di un ex convento per monache clarisse.[147] All'interno del museo sono esposti numerosi modellini, plastici e fotografie riguardanti la storia della cittadina e le attività di bonifica del territorio iniziate verso la fine dell'Ottocento. Nel museo si trovano, oltre alla biblioteca specializzata, anche l'archivio storico comunale e numerosi archivi inerenti ai conflitti del primo Novecento.[148]
La Galleria civica d'arte moderna e contemporanea, sita nel Centro culturale "Leonardo da Vinci", possiede numerose esposizioni plastico-figurative create da artisti di interesse nazionale ed internazionale.[149] Sempre all'interno del centro culturale, si trova anche lo spazio espositivo "Italvanto Battistella", dedicato al fotografo Italvanto Battistella a cui si deve l'importante documentazione fotografica della città distrutta dalla Grande guerra e della sua prima ricostruzione.[150]
L'unica emittente radiofonica è stata Radio San Donà, operante in tutto il Veneto Orientale fino a maggio 2016.[151]
La città dispone di un teatro dalla capienza di 498 spettatori, il Teatro Metropolitano Astra, inaugurato nel dicembre del 2014. Attività teatrale è svolta da alcune compagnie cittadine. Il Teatro dei Pazzi promuove la formazione teatrale attraverso i laboratori e i corsi di recitazione.[152] Diverse le associazioni teatrali e le accademie in attività.[153] Nel Novecento la vita culturale di San Donà di Piave è stata ravvivata dall'attività di una poetessa e scrittrice vernacolare: Lisa Davanzo (1917-2006), soprannominata "la maestra dei sandonatesi", ricordata come drammaturga per la sua commedia La fameja dei Finotti.[109]
Il caimano del Piave, un film del 1951 diretto dal regista Giorgio Bianchi, è ambientato a San Donà negli anni della prima guerra mondiale.[154] Nel film del 1972 Il prode Anselmo e il suo scudiero del regista Sergio Corbucci, Erminio Macario interpreta il ruolo di fra' Prosdocimo Zatterin da San Donà di Piave, religioso che fa il mestiere del castratore.[155]
La realtà musicale della cittadina è costituita da alcune bande di rilevanza storica tra cui la Banda musicale dell'oratorio Don Bosco[156], la Fanfara del Piave[157] e la sezione sandonatese della Fanfara dell'Associazione Nazionale Bersaglieri.[158][159] Nell'ambito internazionale è attivo il coro Monte Peralba, istituito nel 1967, il quale conta oltre seicento concerti ed undici tournée in cinque paesi europei.[160] A San Donà nacque anche un complesso heavy metal classico: gli Smash Hits[161], attivi dal 1976 al 1986.[162]
La cucina sandonatese, profondamente legata alla civiltà contadina, condivide con il comprensorio del Basso Piave una tradizione gastronomica comune. Nei primi piatti è evidente il forte legame con le zone vicine: la Marca Trevigiana, l'area lagunare e il litorale adriatico.[163] I piatti tipici comprendono il cotechino (musétto), brodo di rane, lumache, radicchio e fagioli (radìci e fasiòi), pasta e fagioli (pasta e fasiòi), frittata (fortaja, preparata con salame, asparagi, bruscandoli o altre erbe spontanee), uova e cipolla, polenta bianca con gamberetti grigi di laguna (poénta e schìe), trippa di maiale e dadini di lardo in tegame (tzotùi). I piatti a base di pesce, influenzati dalla cucina veneziana, comprendono granchi di laguna (masanéte), polpi (folpetti), lumache di mare, stoccafisso (bacałà) e sarde in saor (sardèe in saór). Si producono numerosi insaccati e salumi tra cui ossocollo, pancetta, lingua, soppressa, salame, salsiccia e la sua variante con ritagli di fegato macinato, detti figadéi.[163]
Tra i dolci, spiccano la focaccia (fugàza, preparata in occasione della Pasqua), frittelle (frìtołe, consumate durante il Carnevale), chiacchiere (gałàni o cròstołi), pane con l'uva e la pinza, dolce tipico del periodo natalizio, spesso accompagnato dal Vin brulé e consumato, in particolare, in occasione del panevìn.[163]
San Donà rientra nella zona di produzione dei vini Piave DOC.[164] I principali vini tipici sono: Piave Rosso, Piave Cabernet, Piave Merlot, Piave Raboso, Piave Tai, e Piave Verduzzo.[165]
La manifestazione più importante dell'anno è la tradizionale Fiera del Rosario, popolarmente chiamata "Le Fiere".[166] Si svolge il primo lunedì del mese di ottobre, e durante la settimana immediatamente precedente.[167] L'evento richiama decine di migliaia di persone da tutto il Triveneto nelle strade della città tra padiglioni e bancarelle di vario genere, in particolare nella giornata di domenica.[168] Le origini della Fiera del Rosario non sono note con certezza, pare comunque abbia avuto inizio prima del XVII secolo. Alcuni elementi la fanno risalire alla Battaglia di Lepanto. In quell'occasione la vittoria fu consacrata alla Vergine del Rosario e la sua celebrazione si sovrappose a fiere e feste popolari preesistenti. Nel 1856, l'Imperial Regia Luogotenenza di Venezia, nell'elencare i mercati e le fiere della provincia, la dichiarava "di antica tradizione", dunque, molto probabilmente anteriore al 1814, anno a cui risale il più antico manifesto pervenutoci.[166]
Il Gaudium Sancti Donati è la rievocazione storica del Patto Solenne d'Amistà che si svolge il 7 agosto di ogni anno.[169] Nel centro cittadino viene organizzata una grande festa con spettacoli, musiche e costumi tradizionali del Medioevo.[121]
Vi è Ziogando inte a Strada, che tradotto dalla lingua veneta significa "Giocando sulla strada". Posto tra l'ultima settimana di settembre e le prime due di ottobre, l'evento si svolge in una sola giornata ed è una manifestazione di rievocazione delle antiche tradizioni popolari della zona. Si svolge in costume e propone al pubblico giochi, canti e vecchi mestieri praticati fino alla prima metà del Novecento.[170]
Infine dal 2022, viene recitato tutte le sere di maggio il Santo Rosario, al capitello di San Giovanni Bosco di Via Trieste. Questo capitello, costruito nei pressi di uno demolito nel 2021, è stato voluto dalla Famiglia Rotondi.
Dopo i bombardamenti della prima guerra mondiale e la distruzione della città, San Donà venne riprogettata completamente con la costruzione di nuovi edifici nonché il collegamento della città con la stazione ferroviaria e il potenziamento della rete stradale. La costruzione dell'autostrada Venezia-Trieste ha permesso lo sviluppo urbano ed economico della cittadina, con la realizzazione di poli funzionali di rilievo territoriale sul versante del terziario avanzato, delle attività ricreativo-sportive e culturali. L'area urbana include corso Silvio Trentin, sede delle attività commerciali di San Donà, il teatro cittadino di via Ancillotto, la stazione ferroviaria e degli autobus, il complesso scolastico nella zona est e l'ospedale civile nella zona nord-ovest.[171]
Il comune si suddivide in nove quartieri, sei località e undici frazioni.[1]
Di seguito vengono riportate le principali frazioni del comune.
L'espansione dell'agricoltura sandonatese fu determinata dalle bonifiche attuate agli inizi del XX secolo le quali permisero la trasformazione dell'ambiente palustre in terreni coltivabili e quindi costruirono la base dello sviluppo socioeconomico del territorio.[183] Le prime coltivazioni comprendevano avena, frumento, granturco e trifoglio; circa il 10% di ogni podere era costituito da vigneti, nonché da altre colture quali bietole, tabacco e semi oleari. Tuttavia, l'economia agricola dell'area bonificata risentì particolarmente della crisi economica che investì l'Italia tra il 1929 e il 1934; nello stesso periodo si stava attuando la meccanizzazione agraria.[184] Nella prima metà degli anni trenta iniziò a diffondersi la coltivazione dei vigneti, incidendo fortemente sulla produzione di vino, settore in seguito diventato di rilevanza in tutta l'area del Basso Piave.[185]
Essendo un importante centro di produzione vinicola, in tutto il territorio vengono coltivate numerose varietà di vitigni, tra cui il Cabernet franc e Sauvignon, il Merlot, il Friulano e il Verduzzo.[164] È diffusa la coltivazione del Raboso, il cui nome deriva dall'omonimo torrente che scorre nelle Prealpi Bellunesi.[186]
Tra i frutti, gli ortaggi e i cereali tipici della campagna sandonatese, hanno ottenuto il riconoscimento di prodotti agroalimentari tradizionali[187] la noce dei grandi fiumi, l'asparago bianco di Palazzetto, le pere del veneziano e il mais Biancoperla, quest'ultimo dichiarato Presidio di Slow Food.[188][189] Nel comune, inoltre, è diffusa la coltivazione del fagiolo Verdon, prodotto che non dispone ancora di un riconoscimento formale, ma che fa parte delle tradizioni alimentari del territorio.[189]
La realtà artigiana svolge un ruolo molto importante nell'economia locale, incidendo per il 28% circa sul totale delle imprese del comune. San Donà risulta inoltre essere il primo comune veneto non capoluogo per numero di imprese artigiane, più di mille.[190]
La città è connessa all'autostrada A4 Venezia-Trieste tramite la strada provinciale 83[191] ed è collegata con il casello autostradale di San Donà-Noventa.[192]
San Donà è raggiungibile percorrendo diverse strade provinciali che la collegano alle città della costa, come Jesolo, Eraclea e Caorle[193] e con la città di Treviso attraverso la strada regionale 89 Treviso-Mare.[194] San Donà, inoltre, è attraversata dalla Strada statale 14 della Venezia Giulia.[195]
La stazione di San Donà si trova sulla ferrovia Venezia-Trieste. Serve il territorio comunale, la località balneare di Jesolo e l'intero comprensorio del Basso Piave.[196]
La città è sede e snodo centrale dell'azienda di trasporto su gomma ATVO, che opera collegamenti in concessione per la città metropolitana di Venezia nel Veneto Orientale, espletando anche il servizio urbano nella città stessa.[197]
Attraverso lo scambio di esperienze all'interno del Programma d'Azione Agenda 21, sono stati effettuati contatti anche con la città svedese di Alingsås, anche se ciò non ha portato a un gemellaggio ufficiale delle due città.[199]
ll Rugby San Donà, fondato nel 1959,[200] partecipò al suo primo torneo federale nel campionato 1960-1961.[201] Dal 1979 la squadra ha militato lungamente nella serie A nazionale, nelle varie strutturazioni che il campionato maggiore ha avuto, arrivando a disputare quattro semifinali scudetto nel 1990, 1992, 1993 e 1996.[202]
La prima squadra della società di pallavolo maschile sandonatese, il Volley Team San Donà Jesolo ASD, gioca attualmente nel campionato nazionale di serie A3.[203] Sono attive anche formazioni giovanili che militano nei campionati provinciali e regionali.[204] La pallavolo femminile è rappresentata dall'associazione AGS Volley San Donà che attualmente gioca in serie B1. La società ha conseguito dieci titoli nazionali con le varie squadre giovanili e una vittoria in Coppa Italia di Serie A2 1999-2000.[205] Molte giocatrici hanno vestito la maglia della Nazionale; la prima è stata Rachele Sangiuliano, Campionessa del Mondo nel 2002 con la Nazionale maggiore.[206]
La squadra cittadina di pallacanestro è il New Basket San Donà, nata nel 2013. Dal 2018 al 2020 la prima squadra milita nel campionato di Promozione. Dopo un anno di campionato di serie C Silver nel 2020-2021, la società passa, dall'anno 2021-2022, nel campionato di serie C Gold, disputando una grande annata d'esordio in categoria, qualificandosi per i playoff.
Nel calcio c'è l'Associazione Calcio Sandonà 1922, fondata nel 1922, che ha cambiato diverse denominazioni nel corso della sua storia. La società milita nel girone B di Eccellenza.[207] La seconda squadra della città è l'A.S.D. Basso Piave, nata nel 2023, che gioca nella frazione di Mussetta, e milita nel girone sandonatese della Terza Categoria.[208]
Tra gli sport individuali vi sono Pavel Sivakov e Moreno Argentin nel ciclismo, il secondo è campione del mondo su strada nel 1986,[209] Ileana Salvador nell'atletica leggera,[32] Cristina Chiuso nel nuoto[38] e Maria Elena Camerin nel tennis. La città di San Donà è stata, inoltre, sede di arrivo dell'undicesima tappa del Giro d'Italia 2003[210] e della tredicesima tappa del Giro d'Italia 2015.[211]
Nella periferia nord di San Donà sorge lo Stadio Romolo Pacifici, campo degli incontri in casa del Rugby San Donà.[212] Nella stessa area c'è il palazzetto dello sport Guido Barbazza, inaugurato nel 1982.[147] Nella stessa zona vi è il Centro Sportivo Mario Davanzo sede degli incontri del settore giovanile dell'A.C. Sandonà 1922. Poco distante dal centro cittadino si trova lo Stadio Verino Zanutto, impianto storico di San Donà inaugurato nel 1929 e sede degli incontri in casa dello stesso A.C. Sandonà 1922.[213]