Timeline
Chat
Prospettiva
Tao
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Remove ads
Il Tao (道T, DàoP, TaoW; letteralmente la Via o il Corso) è uno dei principali concetti della storia del pensiero cinese e il centro della religione taoista. Si tratta di un termine di difficile traduzione, inizialmente concepito come una potenza inesauribile che sfugge a qualunque tentativo di definizione. Il carattere cinese 道 (la cui parte inferiore è il radicale cinese "piede") esprime innanzitutto il concetto di movimento, di flusso o di corso: dunque si può tentare di definire il Tao come l'eterna, essenziale e fondamentale forza che scorre perennemente attraverso tutta l'energia che muove la materia dell'Universo.

In ambito occidentale, viene talvolta tradotto come il Principio[1]. Nella filosofia taoista tradizionale cinese, il Tao è l'Universo stesso: quell'eterno, inesauribile "divenire", in costante movimento[1]. Tenendo presenti questi riferimenti, volendolo definire con una parola, il Tao "è".
Nel contesto della storia del pensiero cinese, il concetto di Tao acquisisce grande importanza in seno alla tradizione taoista, salvo poi estendere la sua influenza a tutto il panorama filosofico e speculativo cinese, fino ad essere integrato, riassorbito e reinterpretato da una molteplicità di scuole di pensiero, ivi inclusa quella confuciana. Nel corso dei secoli questa influenza si estenderà a molte altre delle cosiddette filosofie e scuole di pensiero orientali.
Remove ads
Struttura del Tao in origine
Riepilogo
Prospettiva
Il filosofo Lao-tzu, mitico fondatore del taoismo, mette in chiaro che prima di tutto vi era un non-essere vuoto trascendente e indifferenziato (che tuttavia non è il "nulla", ma la "non esistenza di materia"), "la Via" (interpretabile anche come "origine", la "Madre", la "femmina oscura", ecc.), il Tao appunto, che diede origine all'essere (detto "la madre dei viventi"), ciò che esiste e che mantenne una parte di quel vuoto iniziale da cui nacque il mondo[1]; anch'esso, tuttavia, è parte del Tao stesso, poiché della sua stessa natura, ma ha dei confini spazio-temporali.
Si tratta quindi di una filosofia del mutamento, in cui il Tao iniziale è però immutabile (e non può essere "detto", ma può essere mostrato[1]), eppure muta (e in questa forma "non è una via costante", dicono le numerose traduzioni del testo di Lao-tzu), una sorta di panenteismo (posizione che coniuga trascendenza e immanenza, in maniera monista).
Il Tao all'inizio del tempo - nello stato di non-essere - era in uno stato chiamato wu ji (无极 = assenza di differenziazioni/assenza di polarità). A un certo punto - nell'essere - si formarono due polarità di segno diverso che rappresentano i principi fondamentali dell'universo, presenti nella natura[1]:
- Yin, il principio negativo, freddo, luna, femminile ecc. sono simboleggiati dal nero.
- Yang, il principio positivo, caldo, sole, maschile, ecc. sono simboleggiati dal bianco.
Lo scopo del taoista è comprendere questa evoluzione e le successive, e tornare, tramite la meditazione e la retta pratica di vita, ad avvicinarsi all'unità iniziale del Tao: l'obiettivo finale è portare il discepolo, il praticante e lo studente, ad un completo stato di unificazione con l'universo, con il Tao quindi. Tutta la vita emerge dal Wuji, inconsapevolmente. Attraverso le pratiche taoiste è quindi possibile raggiungere l'immortalità (detta xian) e ritornare allo stato di Wuji, energia pura, dissolvendosi nell'Uno, quindi nel Tao.[1]
Remove ads
Affinità con concetti di altre filosofie
Il Tao è un concetto simile al brahman induista. Per fare un paragone con la filosofia occidentale, invece, il Tao è paragonabile principalmente all'ápeiron di Anassimandro[1], o all'Essere immutabile e perfetto di Parmenide. Si veda anche la riproposizione di Martin Heidegger, il quale avvicinò il suo concetto di Essere al taoismo e al buddhismo zen, in particolare l'identità tra senso nascosto del Tao e dell'Essere[2]. Inoltre si può fare un paragone con il Logos di Eraclito, degli stoici e di Giovanni evangelista, con l'Uno del platonismo, il Noumeno di Kant e dell'idealismo, lo slancio vitale di Bergson e l'Od di Karl von Reichenbach. La sua differenziazione mutevole è paragonabile allo scorrere nel divenire, alle idee platoniche che forgiano le forme sensibili.[1]
Il fisico Fritjof Capra ha tentato di conciliare il Tao con i moderni concetti scientifici della fisica quantistica e con l'olismo (alla maniera di quanto fatto da Carlo Rovelli con l'entanglement quantistico e la Śūnyatā del buddhismo) nel suo celebre testo Il Tao della fisica.
Remove ads
Evoluzione

Da essi - Yin e Yang - deriva tutto il mondo visibile e invisibile della cosmologia taoista.
I due principi, il divino individuo immaginario maschile e il divino immaginario femminile, iniziarono subito a interagire, dando origine alla suprema polarità o T'ai Chi o Taiji (Pronuncia Wu-ci), termine che indica anche l'omonima disciplina fisica. Il simbolo da tutti conosciuto come Taijitu è il più famoso di molti simboli che rappresentano questa suprema polarità e che sono chiamati T'ai Chi T'u. È importante evidenziare che nella filosofia Taoista Yin e Yang non hanno alcun significato morale, come buono o cattivo, e sono considerati elementi di differenziazione complementari.
Da essi deriva il qi (detto anche ki o chi) l'energia che scorre nel mondo fisico, nell'orizzonte naturalista del taoismo, rappresentato dai cinque elementi (acqua, legno, fuoco, metallo, terra), che si combinano a loro volta nelle otto forze; dal Tao, unica vera "divinità", derivano anche divinità minori, personificazioni di forze naturali (si veda la teologia taoista) o maestri divinizzati (Laozi, gli immortali tra cui gli otto saggi immortali, ecc.).
Descrizione
Riepilogo
Prospettiva
Essendo il Tao ineffabile, cioè indescrivibile, per comprenderlo si può ricorrere alla seguente analogia, tratta da Lao-tzu[1]: immagina una persona che cammina su una strada, portando sulle spalle un fusto di bambù. Alle due estremità del bambù, sono appesi due secchi. I due secchi rappresentano lo yin e lo yang. Il bambù rappresenta il Tai Chi, l'entità che collega lo yin e lo yang. L'andamento di quella persona sulla strada è il Tao.

Il Tao può essere interpretato come una "risonanza" che risiede nello spazio vuoto lasciato dagli oggetti solidi. Allo stesso tempo, esso scorre attraverso gli oggetti dando loro le caratteristiche. Nel Tao Te Ching si dice che il Tao nutra tutte le cose, che abbia una capacità innata di creare una trama nel caos. La caratteristica propria di questa trama è una condizione di inappagabile desiderio, per cui i filosofi taoisti associano il Tao al cambiamento; le rappresentazioni artistiche che tentano di rappresentare il Tao sono caratterizzate da flussi.
Se per il confucianesimo il Tao rappresenta un principio etico, una norma di comportamento sociale, per il taoismo esso non è altro che il processo di mutamento e divenire di tutte le cose. Nel Libro dei mutamenti si legge: "Una volta yin, una volta yang, ecco il tao". Questa definizione del Tao come risultato dell'alternanza di yin (principio femminile) e yang (principio maschile) sintetizza nel modo più appropriato l'idea di perenne divenire implicita nel Tao, che è costantemente incostante, comprensivo di ogni cosa e del suo opposto, di essere e non-essere, di vivere e morire, di conoscere e non-conoscere.
Dunque, ogni qualità è potenzialmente presente nel Tao e si sviluppa in maniera spontanea, dando così origine e inserendosi in un universo concepito in termini non statici ma dinamici, il cui "ordine naturale" esclude però l'intervento finalizzato umano (secondo la concezione del wu wei, "non agire") in quanto nocivo al libero gioco delle alternanze.[3]
Remove ads
Letteratura taoista
Riepilogo
Prospettiva
«Il Tao di cui si può parlare non è l'eterno Tao»
Pur Laozi stesso affermando che esso non descrivibile, nel corso dei secoli il concetto di Tao non è rimasta solo una questione di teorie o discorsi complicati, perché molti testi hanno provato a spiegarla o comunque a usarla come riferimento. Dalle prime opere attribuite a Laozi fino alle raccolte più tardive delle dinastie Tang e Song, si trova un insieme piuttosto ampio di scritti che riprendono il concetto di Tao e lo sviluppano via via secondo modi diversi. Alcuni testi sono più filosofici, altri più legati a riti, pratiche spirituali o un po’ mistiche, e mostrano come il taoismo sia cambiato nel tempo e come abbia interagito con altre correnti del pensiero cinese. In generale questi testi formano il nucleo principale della tradizione taoista, anche se non sempre sono chiari o sistematici, ma aiutano a capire come si è mossa la riflessione sul Tao lungo più di un millennio. Di seguito i principali testi cinesi collegati al taoismo o influenzatii da esso, così come sono stati tramandati fino ad oggi.[4]
Periodo antico (dinastie Zhou – III sec. a.C.)
Le origini della letteratura taoista coincidono con la nascita della filosofia classica cinese. In questo periodo emergono le opere fondative:
- Yinfujing (“Classico del talismano segreto”), detto anche Classico del talismano segreto dell’Imperatore Giallo, è un trattato daoista tradizionalmente attribuito all’Imperatore Giallo (Huang Di). Il testo compare storicamente solo in epoca Tang, in due versioni: una del maestro Li Quan con commento, e una del maestro Zhang Guo, più lunga e preferita dai letterati Song. L’origine del testo è molto dibattuta: alcuni studiosi lo fanno risalire ai Regni Combattenti, altri alle epoche Jin o Wei del Nord. Lo Yinfujing, incluso nel Canone Daoista, tratta dei movimenti del Cielo e della Terra, delle trasformazioni di yin e yang e del loro rapporto con l’uomo: solo il “Saggio” che segue il Dao può governare il mondo e raggiungere lunga vita. Nonostante i dubbi sulla datazione e paternità, è considerato un classico fondamentale del Daoismo, oggetto di numerosi commentari con letture filosofiche, alchemiche o militari.[4][5]
- Yi Yin shu (“Libro del Ministro Yi”) è un trattato attribuito al ministro Yi Yin (nome personale Yi Zhi), consigliere di Tang il Perfetto, fondatore della dinastia Shang. Le fonti dinastiche, come la Bibliografia delle Arti e dei Testi nell’Han Shu, citano due opere: Yi Yin shu (51 capitoli) e Yi Yin shuo (“Discorsi del Ministro Yi”, 27 capitoli), oggi entrambe perdute. Nel periodo Qing, il filologo Ma Guohan raccolse frammenti dispersi in varie opere e li organizzò in 5 capitoli. Non è possibile stabilire con certezza se i frammenti appartengano all’uno o all’altro testo. Il contenuto non è principalmente taoista, ma classificato come “miscellaneo”. La composizione sembra risalire più verosimilmente al periodo degli Stati Combattenti. Il testo tratta consigli di governo basati su leggi, statuti e benevolenza, fondendo elementi legalisti e confuciani.[4][6]
- Xin Jia shu (Libro di Xin Jia) è un antico testo attribuito a Xin Jia (Xin Yin), ministro dell’ultimo sovrano della dinastia Shang (XVII–XI sec. a.C.), Re Zhou, che in seguito servì Re Wu della dinastia Zhou. Citato nello Zuozhuan, la sua storia fu analizzata dal commentatore Tang Kong Yingda. L’opera è menzionata nel Yiwen zhi dell’Hanshu come trattato daoista di 29 capitoli, ma andò perduta prima dell’epoca Tang. Il filologo Qing Ma Guohan ne raccolse frammenti conservati nello Zuozhuan e nell’Hanfeizi, pubblicandoli nella collezione Yuhan shanfang jiyi shu. I frammenti superstiti mostrano che il testo, nonostante la classificazione daoista, aveva in realtà carattere storico e politico più che religioso.[4][7]
- Daodejing (Classico della via e delle vitù), attribuito al filosofo Li Dan (李聃) detto Laozi (老子), è un testo fondamentale del Taoismo composto probabilmente in epoca Han. Presenta insegnamenti sui concetti di dao (道, “via”) e de (德, “virtù”), spiegati attraverso similitudini e parabole. In un’epoca di guerre e disordine, Laozi cercò un principio universale di costanza e armonia, individuandolo nel dao, entità immateriale che regola nascita , trasformazione e equilibrio del cosmo. Tutti gli esseri, le “diecimila cose” (wanwu 萬物), dipendono da questo principio. Il de è l’effetto o potenza del dao sulle cose. La filosofia taoista propone l’inazione (wuwei 無為) come via per mantenere l’ordine naturale e raggiungere la quiete universale. L’ideale sociale è una comunità semplice e spontanea. Uno dei commentari più antichi e influenti è quello di Wang Bi (王弼), morto nel 249.[4][8]
- Guanyinzi (關尹子, “Maestro Yin della Soglia”), dal titolo canonico Wushang miaodao wenshi zhenjing (“Perfetto Classico dell’Inizio della Suprema Via Meravigliosa”), è un trattato daoista attribuito a Yin Xi (尹喜), noto anche come Comandante della Soglia, vissuto secondo la leggenda sul monte Zhongnan e discepolo di Laozi. Il testo, originariamente composto di nove capitoli, è citato in varie opere antiche e menzionato nella Bibliografia delle Arti e delle Lettere dello Hanshu, ma andò perduto dopo la dinastia Han. Riapparve sotto i Song meridionali, sebbene la sua autenticità sia discussa: Song Lian lo considerò un falso, mentre i compilatori del Siku quanshu lo attribuirono a daoisti tardo-Tang o Cinque Dinastie. L’opera mescola concetti confuciani, daoisti e buddhisti, con influenze dell’Yijing e del Sutra Lankavatara, e fu ritenuta superiore ad altri testi come il Tianyinzi e il Wunengzi.[4][9]
- Laolaizi (老萊子, Maestro Laolai) è un antico trattato daoista attribuito al maestro omonimo del periodo delle Primavere e Autunni (770–V sec. a.C.) originario dello stato di Chu. Secondo le fonti, egli avrebbe composto un’opera di 15 capitoli, talvolta identificata con gli insegnamenti di Laozi, ma più spesso considerata autonoma. Lo Zhanguoce (“Strategie degli Stati Combattenti”) afferma che Laolaizi fu maestro di Confucio. La bibliografia imperiale Yiwen zhi del Hanshu (“Libro degli Han”) elenca il testo in 18 capitoli, oggi perduto probabilmente dall’inizio della dinastia Tang (618–907). Durante la dinastia Qing, lo studioso Ma Guohan raccolse i frammenti superstiti del Laolaizi conservati in opere come lo Zhuangzi, lo Shizi, il Kongcongzi e il Gaoshizhuan, ristampandoli nella sua raccolta Yuhan shanfang jiyi shu (“Opere perdute raccolte nella Casa di Giada”).[4][10]
- Liezi (列子, Maestro Lie), attribuito a Lie Yukou (Lie Zhoukou, V secolo a.C.) dello stato di Zheng, è un classico daoista affine per stile e dottrina allo Zhuangzi. L’opera, composta da otto capitoli, raccoglie parabole e racconti popolari su saggi, immortali e cercatori di longevità, come L’uomo sciocco che sposta le montagne o L’uomo di Qi che temeva la caduta del cielo. Considerato di alta qualità letteraria, il testo descrive tipi umani e riflessioni morali e filosofiche. Riorganizzato da Liu Xiang in epoca Han, fu poi commentato da Zhang Zhan nel IV secolo e divenne noto come Vero Classico della Serenità e della Virtù Suprema. Durante le dinastie Tang e Song, Liezi fu venerato come santo daoista e uno dei Quattro Grandi Maestri del Daoismo.[4][11]
- Zhuangzi (Maestro Zhuang) è, insieme al Daodejing di Laozi, uno dei testi fondamentali del Taoismo del periodo degli Stati Combattenti (V–III sec. a.C.). È tradizionalmente attribuito a Zhuang Zhou (Maestro Zhuang), vissuto nello stato di Song, filosofo che rifiutò incarichi ufficiali per condurre una vita semplice in accordo con la propria dottrina. Il testo, fissato da Liu Xiang durante la dinastia Han, oggi consta di 33 capitoli(7 interni, 15 esterni e 11misti) nella versione curata dal commentatore Guo Xiang. Nel corso dei secoli studiosi come Su Shi, Jiao Hong e Feng Youlan hanno discusso l’autenticità e la paternità delle varie sezioni. Durante il periodo Jin, lo Zhuangzi divenne uno dei Tre Clasici Misteriosi e fu in seguito venerato come Nanhua zhengjing (“Classico perfetto del Fiore del Sud”). Le sue numeroseedizioni e commentari — da Cheng Xuanying a Guo Qingfan — ne testimoniano la lunga influenza. Scritto in uno stile letterario elevato e ricco di aneddoti e parabole, lo Zhuangzi unisce filosofia e immaginazione, presentando riflessioni sul Dao, sulla libertà spirituale e sulla relatività delle cose. La sua influenza si estese al Buddhismo cinese e al Neo-confucianesimo, divenendo un pilastro della cultura e del pensiero cinese.[4][12]
- Wenzi (Maestro Wen, 通玄真經 “Libro perfetto che penetra il mistero”) è un trattato daoista tradizionalmente attribuito a un discepolo di Laozi, forse Xin Jian di Kuiqiu, attivo durante il periodo degli Stati Combattenti (V-III sec. a.C.). Il testo, di 12 capitoli, espone una dottrina centrata sul Dao, principio supremo e informe che abbraccia cielo e terra, fonte di ogni movimento e armonia. La quiete e la purezza conducono all’unione con il Dao, fondamento della virtù e dell’ordine naturale e politico. Il Wenzi propone anche riflessioni etiche e di governo, sostenendo che la rettitudine del sovrano garantisce pace e prosperità al popolo. Pur sospettato in epoca Tang di essere un falso posteriore, il testo fu canonizzato nel 742, e Wenzi elevato a “Perfetto che penetra il mistero”. Gli studiosi moderni ne datano la redazione definitiva all’epoca Han anteriore, con radici più antiche, come conferma un frammento ritrovato in una tomba Han a Dingxian.[4][13]
- Gongzi Mouzi (公子牟子, “Maestro Mou, il Principe”) era un trattato taoista attribuito al principe ducale Mou dello stato di Wei. Secondo il commentatore Zhang Zhan del periodo Jin (265–420), Mou era figlio del marchese Wen. Il Liezi riferisce che egli amava viaggiare con maestri taoisti e rifiutava gli obblighi del servizio statale. L’opera, composta da quattro capitoli, è registrata nella sezione bibliografica Yiwen zhi del Hanshu ma non più menzionata nelle bibliografie dell’epoca Tang. Il letterato Ma Guohan del periodo Qing ne raccolse frammenti e testimonianze da testi come Zhuangzi, Zhanguoce, Lüshi chunqiu e Shuoyuan, pubblicandoli nella collezione Yuhan shanfang jiyi shu. Il pensiero del Principe Mou fu spesso criticato dai confuciani, in particolare da Mengzi (Mencio).[4][14]
- Tianzi (Maestro Tian) è un trattato daoista composto da Tian Pian (Tian Qian, anche chiamato Chen Pian), studioso dell’Accademia Jixia nello stato di Qi durante il periodo degli Stati Combattenti (V-III sec. a.C.). Discepolo del maestro daoista Peng Meng e amico del filosofo legalista Shen Dao, Tian Pian sosteneva una visione egualitaria dell’universo: ogni cosa possiede la capacità di svolgere qualunque funzione, e le distinzioni tra giusto e sbagliato devono essere abbandonate.Si oppose al Confucianesimo, che imponeva rigide gerarchie sociali. Considerato un importante esponente del Daoismo antico, il suo libro, originariamente composto da 25 capitoli, andò perduto prima dell’epoca Tang. Il filologo Ma Guohan dei Qing ne ricostruì frammenti tratti da testi come il Lüshi chunqiu e lo Huainanzi, oggi raccolti nella serie Yuhan shanfang jiyi shu.[4][15]
- Qianlouzi (Maestro Qianlou) è un trattato daoista attribuito al maestro Qianlou (il “Maestro della veste nera”) dello stato di Qi, vissuto durante il periodo degli Stati Combattenti (V-III sec. a.C.) sotto il regno del re Wei di Qi. Secondo la bibliografia imperiale Yiwen zhi del Hanshu, l’opera comprendeva quattro capitoli. Qianlou, descritto anche nel Gaoshizhuan di Huangfu Mi (periodo Jin), fu un uomo leale che rifiutò incarichi pubblici sia a Qi che a Lu. Il testo andò presto perduto e fu parzialmente ricostruito in epoca Qing dallo studioso Ma Guohan, che ne raccolse frammenti dal Kongzi yiyu di Cao Tingdong. Tuttavia, l’autenticità di tali frammenti è stata messa in dubbio dagli studiosi del Xuxiu siku quanshu, e il testo sopravvive solo nella raccolta Yuhan shanfang jiyi shu di Ma Guohan.[4][16]
- Zheng Zhangzhe shu (Libro dell’amministratore di Zheng) era un trattato daoista composto da un autore ignoto del periodo degli Stati Combattenti (V-III secolo a.C.).Secondo il Yiwen zhi del Hanshu (Storia degli Han), l’autore fu maestro del legalista Han Fei e avrebbe scritto un commento al Daodejing. Una fonte più antica, il Bielu, afferma che proveniva dallo stato di Zheng, ma il suo nome non è noto. Il testo risultava già perduto in epoca Tang (VII-IX sec.). In età Qing (XVII-XIX sec.) Ma Guohan citò alcuni frammenti conservati nel Hanfeizi, dedicati ai principi daoisti di non-azione (wuwei) e di armonia del Dao come vuoto e quiete (xujing). I frammenti furono raccolti nella serie Yuhan shanfang jiyi shu.[4][17]
- Hégōngzǐ (鶡冠子) – Libro del Signore della Cresta di Fagiano. Questo testo filosofico, risalente al periodo degli Stati Combattenti (475-221 a.C.), è tradizionalmente attribuito a un autore noto come Hégōngzǐ, ma il suo autore esatto è incerto. Il testo esplora temi legati al taoismo e alla politica, con una particolare enfasi sulla virtù, l'autosuficienza e la relazione tra il governante e il popolo. È noto per il suo approccio pratico e pragmatico alla filosofia.[18]
- Wu-fu Ching (武符经), tradotto come Il Classico dei Cinque Talismani, è un testo sacro taoista che esplora concetti spirituali e rituali centrali nella pratica taoista.[19] Il termine "Wu-fu" si riferisce ai "Cinque Talismani", simboli sacri che rappresentano forze protettive e spirituali.[20] Il testo è strutturato attorno a questi cinque talismani e fornisce istruzioni su come utilizzarli nei rituali per ottenere armonia spirituale e fisica.[21] Il Wu-fu Ching si inserisce nel contesto taoista più ampio, in cui l'equilibrio energetico, il lavoro interiore e la connessione con il Tao (ovvero la Via) sono fondamentali per il benessere del praticante.[22] La sua funzione è quella di guidare il praticante verso un'unione profonda con l'universo attraverso la purificazione e l'integrazione delle energie vitali.[23]
- Wénshǐ Zhēnjīng (文始真經) – Classico della Vera Origine. Questo testo taoista, scritto probabilmente nel periodo Han, è dedicato agli insegnamenti religiosi e spirituali del taoismo. Esamina la relazione tra l’uomo, il cielo e la terra, e la ricerca dell’illuminazione attraverso l’alchimia interna, la meditazione e il giusto comportamento. Viene considerato uno dei testi fondamentali della corrente taoista della scuola della Vera Origine (Wénshǐ).[24]
- Yùzǐ (鬻子) – Libro di Yuzi. Un testo taoista, di origine incerta, che offre un'esplorazione della filosofia taoista e delle sue applicazioni pratiche. Il nome Yuzi si riferisce probabilmente a un maestro o un personaggio che ha interpretato il taoismo in modo particolare. Il testo esplora la natura della realtà e dell’esistenza, enfatizzando l’armonia con il Dao.[25]
- Lǎozǐ Héshànggōng Zhāngjù (老子河上公章句) – Commentario del Maestro del Fiume al Dao De Jing. Un importante commentario del Dàodéjīng, redatto da un maestro taoista noto come Héshànggōng. Questo commentario esplora e interpreta il testo fondamentale del taoismo, offrendo chiarimenti sul significato profondo delle sue parole, e integrando concetti taoisti di spiritualità, governance e filosofia naturale.
Periodo Han (206 a.C.–220 d.C.)
- Huangdi sijing(Quattro Classici dell’Imperatore Giallo) è una raccolta di testi trovati nel 1973 nel sepolcro di Mawangdui (Changsha, Hunan), risalenti al periodo degli Stati Combattenti (V-III secoli a.C.). I quattro capitoli—Costanza delle leggi, Dieci Grandi Classici, Aforismi e Sull’origine del Dao—uniscono il pensiero daoista di Laozi con elementi legalisti. Il testo tratta di governo, legge e ordine cosmico, sostenendo che il sovrano debba governare con equilibrio tra non-azione e disciplina, premi e punizioni. La legge, derivata dal Dao (la Via), deve rispecchiare l’ordine naturale del Cielo. Fondamentale è la corrispondenza tra “nome” e “realtà” (ming-shi) per mantenere l’armonia sociale. L’opera propone un’ideale politica di moderazione, giustizia e compassione, dove la ricompensa prevale sulla punizione. Il Huangdi sijing influenzò pensatori di scuole diverse, ma la sua importanza declinò con l’affermazione del confucianesimo durante la dinastia Han posteriore.[4][27]
- Liexianzhuan (Biografie degli immortali) è una raccolta di vite di personalità taoiste, tradizionalmente attribuita al dotto della dinastia Han Liu Xiang (Liu Siang), ma in realtà di epoca successiva. L’opera comprende 71 biografie di figure mitiche e storiche, da Maestro Pino Rosso (Chisongzi) al medico Xuan Su, ciascuna seguita da un elogio morale. I racconti illustrano il percorso verso l’immortalità non come frutto di magia, ma di virtù, distacco dai beni terreni e aiuto ai deboli. Sebbene non compaia nel catalogo del Libro degli Han (Hanshu), è citata in testi posteriori come il Baopuzi e lo Shenxianzhuan, segno della sua esistenza nel tardo periodo Han. Diverse edizioni presentano variazioni nel numero di biografie e negli elogi finali. L’opera è conservata nel Canone Taoista (Daozang) e nel Siku quanshu.[4][28]
- Huainanzi (Maestri di Huainan) è un’opera enciclopedica di filosofia composta dai seguaci di Liu An (Principe di Huainan) durante la dinastia Han anteriore (II secolo a.C.). Originariamente intitolata Grande Illuminazione di Huainan, comprendeva 21 capitoli “interni”, 33 “esterni” e 8 “centrali”, oggi perduti. Il testo mescola dottrine di Daoismo, Confucianesimo, Legalismo e della scuola di Yin-Yang, con una predominanza del pensiero Huang-Lao. Il concetto centrale è il Dao (la Via), principio primordiale e impersonale da cui nascono cielo, terra e tutte le cose tramite le forze di Yin e Yang. L’uomo e il sovrano devono adeguarsi al Dao attraverso il non agire (wuwei), la moderazione e la cura del popolo. L’opera tratta cosmologia, etica, politica e armonia tra natura e governo, riconoscendo la necessità di adattarsi ai mutamenti storici. Include miti famosi come Nü Wa che ripara il cielo, Hou Yi che abbatte i soli, Chang E sulla luna e Yu il Grande che doma le inondazioni. Commentata da studiosi come Gao You e, in epoca moderna, da Liu Wendian, il Huainanzi è oggi considerato un testo fondamentale del pensiero sincretico cinese antico.[4][29]
- Zhouyi cantong qi («Accordo dei Tre secondo il Libro dei Mutamenti»), attribuito al maestro Wei Boyang (nome personale Ao, appellativo Maestro dalle Denti di Nuvola) del periodo Han posteriore (I-II sec.), è il più antico e influente trattato taoista di alchimia interiore. Wei Boyang, originario di Guiji (oggi Shaoxing), avrebbe unito in quest’opera tre tradizioni: il Libro dei Mutamenti (Yijing), il pensiero di Huang-Lao e l’alchimia. In tre capitoli descrive la trasformazione spirituale e fisica che conduce all’immortalità, paragonando la creazione della pillola d’oro alla formazione dell’universo. Simboli come piombo e mercurio, drago e tigre, yin e yang rappresentano forze complementari da armonizzare nel “forno interiore”. Scritto in linguaggio oscuro e simbolico, il testo richiede interpretazione meditativa. Nel tempo subì revisioni e numerosi commenti (oltre quaranta), dai Tang ai Song, che ne diedero letture sia alchemiche materiali sia spirituali. Fu venerato da taoisti e confuciani per la fusione di filosofia e cosmologia.[4][30]
- Taipingjing (in cinese 太平經 che significa Scrittura della Grande Pace), è un testo taoista redatto tra il I e il II secolo d.C., durante la dinastia Han orientale. Composto originariamente da centosettanta capitoli (di cui ne restano cinquantasette), il testo combina cosmologia, etica, medicina, politica e profezia, proponendo il ritorno all’armonia universale attraverso la virtù, l’equilibrio tra Yin e Yang e la riforma morale dei governanti. È strettamente legato al movimento millenarista del Taiping Dao e alla rivolta dei Turbanti Gialli. Considerato un testo rivelato, ha avuto un’influenza duratura nel taoismo e nella visione escatologica cinese.[31] L’opera esalta la venerazione di Cielo e Terra e l’armonia con i Cinque Agenti come fondamento della prosperità dello Stato. Riflette l’intreccio tra insegnamenti daoisti e confuciani, in particolare con il Libro dei Mutamenti (Yijing) e la dottrina dello Yin e Yang. Sviluppa anche il principio del sovrano del non-agire (wuwei), comune a diverse scuole di pensiero. Il testo insegna pratiche per raggiungere l’immortalità tramite meditazione, respirazione e fitoterapia. Alcuni lo interpretano come un appello all’uguaglianza sociale e al valore del lavoro. Fu considerato la “bibbia” della rivolta dei Turbanti Gialli, guidata da Zhang Jiao durante la dinastia Han.[32]
- Renzi daolun (Discorso sul Dao del Maestro Ren, 任子道論), noto anche come Renzi daode lun (Discorso sul Dao e sulla Virtù del Maestro Ren, 任子道德論), è un trattato daoista composto dallo scrittore Ren Gu (任嘏) del periodo Wei (220–265). L’opera, originariamente articolata in dieci volumi, è oggi conservata solo in frammenti raccolti dallo studioso Ma Guohan (馬國翰) nel Yuhan shanfang jiyi shu (玉函山房輯佚書). Alcuni passi potrebbero però appartenere a Ren Yi (任奕), contemporaneo di Ren Gu e più vicino al confucianesimo. Tale confusione deriva da errori nei repertori antichi, come il Beitang shuchao (北堂書抄) e il Chuxueji (初學記). L’opera confuciana Renzi (任子) di Ren Yi fu infatti spesso scambiata con il Renzi daolun. Il Xixiu siku quanshu tiyao (續修四庫全書提要) chiarisce in modo più attendibile questa distinzione.[4][33]
- Tangzi (Maestro Tang) è un trattato taoista redatto da Tang Pang (Tang P'ang) durante il periodo Wu (222-280). Originariamente composto da dieci juan (rotoli), l’opera è oggi nota solo attraverso frammenti raccolti dal letterato Qing Ma Guohan nella raccolta Yuhan shanfang jiyi shu. Citazioni del Tangzi compaiono in antiche antologie come Yilin, Beitang shuchao, Yiwen leiju e Taiping yulan.I frammenti superstiti mostrano che il testo esorta al distacco dal mondo secolare e alla ricerca dell’immortalità, tema centrale del pensiero taoista.[4][34]
Periodo Jin e dinastie del Sud e del Nord (III–VI secolo)
- Baopuzi (Maestro che abbraccia la semplicità) è un trattato daoista scritto dal maestro Ge Hong (283-343) del periodo Jin (265-420). L’opera è divisa in Capitoli interni (Neipian), di carattere filosofico e alchemico, e Capitoli esterni (Waipian), di tono politico e morale. I Neipian trattano la ricerca dell’immortalità attraverso l’alchimia (raffinazione del cinabro), la coltivazione interiore (respiro embrionale, ginnastiche, dieta, arte della camera da letto) e la virtù morale. Il Dao 道 e il Mistero 玄 sono principi naturali e impersonali da cui derivano Yin e Yang, energia (qi) e tutti gli esseri. Gli Waipian uniscono elementi confuciani, discutendo il buon governo, l’etica e la letteratura come strumenti pratici e morali.Ge Hong integra daoismo e confucianesimo, affermando che la perfezione spirituale richiede anche rettitudine sociale. Il Baopuzi è stato tramandato in varie edizioni, incluso nel Canone Daoista (Daozang), e commentato e ristampato fino all’età Qing; rappresenta una sintesi fra filosofia, religione e scienza alchemica nella Cina antica.[4][35]
- Trattato sul non avere sovrani (無君論, Wujunlun) di Bao Jingyan (鮑敬言): riflessione anarchica e critica al potere, conservata nel Baopuzi.[4]
- Shenxianzhuan (傳神仙,Biografie degli immortali) è una raccolta di racconti fantastici compilata da Ge Hong (葛洪) durante ilperiodo Jin orientale (317-420). L’opera, in dieci volumi, intende dimostrare ai discepoli dell’autore la reale possibilità di conseguire l’immortalità. Ge Hong attinse a variefonti, tra cui opere storiche e il Liexianzhuan(Biografie degli immortali illustri) di Liu Xiang(劉向), ma ampliò notevolmente la materia includendo decine di nuove biografie. Le versioni successive, dal periodo Ming (1368-1644) in poi, contano da 84 a 190 biografie, segno che il testo originale è andato perduto. I racconti, in parte tratti da testi come lo Zhuangzi, lo Shiji e il Hanshu, descrivono tecniche di immortalità, come l’assunzione di elisir di cinabro, e trasformazioni miracolose di figure leggendarie quali Pengzu (彭祖) e Miss Magu (麻姑). L’opera influenzòmolto la letteratura taoista successiva ed è conservata in varie raccolte, tra cui il Daozang (Canone taoista) e il Siku quanshu (Enciclopedia delle quattro raccolte).[4][36]
- Zhenzhongshu (Libro nel guanciale) è un antico testo daoista attribuito a Ge Hong (葛洪) dell’epoca Jin orientale (317-420). Conosciuto anche come Zhenzhongji o Yuanshi shangzhen zhongxian ji (“Raccolta degli immortali del Sommo Perfetto del Principio Primordiale”), è una raccolta di racconti sugli immortali e sui metodi per raggiungere stati superiori di coscienza. L’opera inizia con la visione di Ge Hong del Re del Sommo Perfetto della Capitale Misteriosa sul Monte Luofu, che gli consegna due libri, Zhenshu e Zhenji. Il Zhenshu descrive la cosmogonia: il dio Pan Gu, unito alla F fanciulla di giada del grande mistero, genera il Sovrano Celeste, origine di dei e imperatori mitici. Il Zhenji narra le biografie di immortali e sovrani mitici, fino a personaggi contemporanei di Ge Hong. L’attribuzione a Ge Hong fu poi messa in dubbio: studiosi dei Qing ne ipotizzarono un’origine nelle dinastie Meridionali o coeva al Zhengao della scuola Shangqing. Il testo è incluso nel Canone Daoista (Daozang) con titoli varianti, ma non nel Siku quanshu.[4][37]
- Suzi (蘇子, "Maestro Su") è un trattato daoista compilato durante la dinastia Jin (265-420) dallo scrittore Su Yan (蘇彥) o Su Chun (蘇淳). Il testo fu erroneamente attribuito dal studioso Song (960-1279) Wang Yinglin (王應麟) al politico del periodo degli Stati Combattenti Su Qin (蘇秦), autore di un’opera omonima. Originariamente il libro era composto da 6-8 juan (rotoli), secondo fonti come il Gengshizi chao e lo Yilin. L’opera è oggi conservata solo in frammenti raccolti dal studioso Qing Ma Guohan (馬國翰) nello Yuhan shanfang jiyi shu. Durante la dinastia Tang (618-907) sembra fosse ancora disponibile nella sua interezza. Il testo tratta tematiche daoiste, riflettendo la filosofia e la pratica del Dao secondo la tradizione Jin. La sua importanza risiede anche nella storia della trasmissione dei testi e nella confusione attribuitiva tra autori con lo stesso titolo.[4][38]
- Luzi (陸子, "Maestro Lu") è un trattato daoista compilato da Lu Yun (陸雲, 265-420) durante la dinastia Jin. Lu Yun era un noto letterato del suo tempo, autore della raccolta di scritti Lu Yun ji (陸雲集) e del libro Xinshu (新書),che potrebbe coincidere con il Luzi. L’opera originale è perduta e ci è nota solo attraverso frammenti raccolti dallo studioso della dinastia Qing Ma Guohan (馬國翰) in Yuhan shanfang jiyi shu (玉函山房輯佚書), estratti da enciclopediecome Chuxueji (初學記) e Taiping yulan (太平御覽). I frammenti comprendono anche citazioni dalla biografia di Lu Yun nel Jinshu (晉書), che potrebbero derivare da commenti di Wang Bi (王弼) piuttosto che da testi originali dell’autore. Il Luzi rappresenta quindi una fonte frammentaria per lo studio del pensiero daoista nel periodo Jin.[4][39]
- Sunzi (孫子), detto anche Sun Chuozi (孫綽子), è un testo daoista attribuito allo studioso Jin 晉 (265-420) Sun Chuo (孫綽), distinto dal trattato militare Sunzi bingfa (孫子兵法). Originariamente composto da 12 juan "rotoli", il testo andò presto perduto. Durante la dinastia Qing (清, 1644-1911), lo studioso Ma Guohan (馬國翰) raccolse oltre 20 frammenti sopravvissuti. Successivamente Huang Yizhou (黃以周) li revisionò e aggiunse ulteriori frammenti. L’analisi dei paragrafi suggerisce che il testo non sia esclusivamente daoista, includendo elementi di pensiero confuciano e della scuola dialettica (mingjia, 名家). I frammenti sono conservati nella serie di ristampe di Ma Guohan Yuhan shanfang jiyi shu (玉函山房輯佚書). Il Sunzi rappresenta un esempio significativo della letteratura filosofica e dottrinale del periodo Jin.[4]
- Fuzi (苻子, "Maestro Fu") è un trattato taoista compilato durante la dinastia Jin (265-420) dallo scrittore Fu Lang (苻朗). L’opera, originariamente composta da 20 o 30 juan (rotoli), era ancora presente durante la dinastia Tang (618-907), ma si è successivamente persa. Solo frammenti sono giunti fino a noi grazie alla raccolta del periodo Qing (1644-1911) dello studioso Ma Guohan (馬國翰) nel Yuhan shanfang jiyi shu, che li estrasse da enciclopedie come Beitang shuchao, Yiwen leiju, Chuxueji e Taiping yulan. Tra i frammenti conservati, il capitolo Fangwai (方外) risulta relativamente completo, offrendo spunti sulla pratica e il pensiero taoista dell’epoca. L’opera testimonia la trasmissione e la preservazione della cultura taoista attraverso le raccolte enciclopediche cinesi.[4][41]
- Youqiu xinshu (幽求新書), noto anche come Dushi Youqiu xinshu (杜氏幽求新書) o brevemente Youqiuzi (幽求子), è un testo daoista tradizionalmente attribuito a Du Yi (杜夷, 265-420), nativo di Lujiang (盧江, oggi Huoshan, Anhui), noto come Youqiuzi "Maestro che cerca nell’oscurità". Du Yi visse in modo semplice e austero, dedicandosi allo studio dei testi antichi senza esercitare attività commerciale. Secondo le bibliografie imperiali, il testo era composto da 20 o 30 juan (rotoli), ma la sua forma originale si è persa dopo il periodo Tang. Frammenti sopravvissuti sono citati nelle enciclopedie Beitang shuchao (北堂書抄) e Taiping yulan (太平御覽) e furono raccolti dallo studioso Qing Ma Guohan (馬國翰) nella serie Yuhanshanfang jiyi shu (玉函山房輯佚書). La sua attribuzione e lunghezza rimangono oggetto di dibattito tra gli studiosi. Il testo rappresenta un esempio significativo della letteratura daoista degli studi eruditi antichi.[4][42]
- Shaozi (少子, “Maestro minore”) è un trattato daoista compilato da Zhang Rong (張融, 479-502) del periodo Qi meridionale (南齊). Originario di Wujun (吳郡, odierna Suzhou 蘇州, Jiangsu), Zhang Rong fu consigliere del Ministro dell’Educazione (司徒) e noto per la sua abilità dialettica, pur non avendo avuto insegnanti. Tra le sue opere si segnalano i Yuhai (玉海, “Oceano di giada”), perduti, e il trattato sui diapason Wenlü zixu (問律自序).Lo Shaozi, composto da cinque juan, è citato nella bibliografia imperiale Jingjizhi del Sui Shu (隋書), ma risulta perduto già nel periodo Tang (618-907). Il filosofo Qing Ma Guohan (馬國翰) raccolse frammenti dello Shaozi nel Hongmingji (弘明集) e vi aggiunse approfondimenti sulla filosofia di Zhang Rong, incentrata sul dialogo tra buddismo e daoismo. L’opera è inclusa nella serie di ristampe Yuhan shanfang jiyi shu (玉函山房輯佚書).[4][43]
- Yixialun (夷夏論, “Sulle religioni dei barbari e dei Cinesi”) è un trattato scritto dal letterato Gu Huan (顧歡, nome di cortesia Gu Jingyi 顧景怡) durante le Dinastie Meridionali (420-589), sotto la dinastia Qi meridionale (479-502). Nato a Wujun (oggi Haining, Zhejiang) da una famiglia povera, fu discepolo di Lei Cizong (雷次宗) e in seguito si ritirò sul monte Tiantai (天臺山), dedicandosi agli studi taoisti. Nell’opera, Gu Huan confronta buddismo e taoismo, sostenendo che, nonostante le differenze fondamentali e apparenti contraddizioni, entrambe le religioni condividono lo stesso principio di sacralità (“Dao è Buddha, Buddha è Dao”). Il trattato fu criticato dai taoisti contemporanei, tra cui Yuan Can (袁粲) del periodo Liu-Song (420-479). Il Yixialun è menzionato nelle storie ufficiali Nanqishu e Suishu, ma si è perduto prima della fine della dinastia Tang. I pochi frammenti sopravvissuti furono raccolti dal Qing Ma Guohan (馬國翰) nella serie Yuhanshanfang jiyi shu.[4][44]
- Zhengao (真誥, "Proclamazione del perfetto") è un trattato daoista compilato da Tao Hongjing (陶弘景) durante la dinastia Liang (502-557). L’opera, composta da 20 juan, raccoglie tradizioni e insegnamenti daoisti prevalentemente trasmessi oralmente, appartenenti soprattutto alla scuola Shangqing (上清派), con alcune influenze buddhiste. Il testo descrive interazioni tra immortali, divinità, fantasmi e umani, sottolineando la ricompensa dei virtuosi e la punizione dei malvagi. Contiene pratiche religiose come dieta, respirazione embrionale (taixi 胎息), magie (songzhou 誦咒) e tecniche per mantenere l’unità (shouyi 守一), insieme a metodi medici come agopuntura e massaggi. Alcuni capitoli, tra cui Zhenmingshou (甄命授) e gli ultimi due juan, furono probabilmente aggiunti da successivi autori come Yang Xi (楊羲), Xu Mi (許謐) e Xu Hui (許翽). L’opera è divisa in sette capitoli, ciascuno con un titolo di tre caratteri, seguendo uno schema derivato dai testi confuciani apocrifi. L’edizione del Daozang (道藏) contiene una prefazione del Song scrittore Gao Sisun (高似孫), ed è inclusa anche nella raccolta imperiale Siku quanshu (四庫全書).[4][45]
Periodo Tang (618–907)
- Compendio supremo dei segreti (無上祕要, Wushang biyao) di Autori vari: manuale di dottrine rituali compilato per ordine imperiale.[4]
- Kangcangzi (Maestro Kangcang), noto anche come Gengsangzi o Kangsangzi, è un trattato daoista intitolato Dongling zhenjing (“Classico perfetto della grotta del numinoso”), compilato dal dotto della dinastia Tang Wang Shiyuan. L’opera, erroneamente attribuita al discepolo di Laozi Gengsang Chu del periodo Zhou, sviluppa un pensiero politico ispirato al Dao. Diviso in nove capitoli, analizza il ruolo del sovrano, dei ministri, dei contadini e dell’esercito, sostenendo che ciascuno debba seguire la propria via conforme al Dao per l’armonia dello Stato. Promuove la semplicità, la virtù e l’austerità contro il lusso e la corruzione. Il testo mira a trasferire i principi daoisti alla società e al governo. Canonizzato nel 742 come Dongling zhenren (“Uomo perfetto della grotta del numinoso”), il Kangcangzi fu incluso nel Daozang e nel Siku quanshu. La paternità è oggi attribuita a Wang Shiyuan.[46][4]
- Xuanzhenzi (Maestro della Perfetta Misteriosità), noto anche come Yuanzhenzi (Maestro della Perfetta Originarietà), è un testo daoista scritto da Zhang Zhihe (Zhang Zhihe 張志和) durante la dinastia Tang. Zhang fu funzionario dell’Accademia Hanlin e del corpo delle Guardie Imperiali, ma dopo una degradazione si ritirò a vita eremitica come pescatore, dedicandosi a poesia, calligrafia, pittura e musica. L’opera, originariamente in 12 capitoli, ne conserva solo 3 nella versione del Canone Daoista (Daozang), mentre l’edizione del Siku quanshu la riduce a uno. Scritta in stile simile allo Zhuangzi e al Liezi, tratta la natura, la creazione del cosmo, il Dao e l’essere, attraverso parabole e dialoghi. Concetti centrali sono la “trasformazione perfetta” e la “misteriosa esistenza spontanea”. Gli studiosi del Siku quanshu la considerarono una versione minore del Baopuzi.[47][4]
- Wunengzi ("Maestro della Potenza del Non-Essere") è un testo daoista redatto da un autore ignoto verso la fine della dinastia Tang (618-907). L’opera, composta di 34 capitoli in tre rotoli, raccoglie gli insegnamenti del “Maestro del Non-Potere”, dedito all’ascesi e al perfezionamento fisico e spirituale per prolungare la vita.La prima parte tratta della cosmogenesi e dell’origine naturale dei diecimla esseri;la seconda analizza l’ascesa e il declino delle dinastie e i fallimenti dei saggi nella politica; la terza contiene dialoghi, parabole e riflessioni. Il maestro critica il modello del “santo confuciano”, sostenendo invece una vita di non-azione (wuwei), priva di desideri e conforme alla coltivazione del respiro vitale (qi) e alla meditazione (zuowang, “sedersi nell’oblio”). Chi perfeziona tali pratiche può raggiungere l’immortalità. L’opera fu apprezzata in epoca Song e inclusa nel Canone Daoista (Daozang) e nella raccolta imperiale Siku quanshu, benché ritenuta da alcuni studiosi troppo influenzata dal buddismo.[48][4]
- Tianyinzi (天隱子, “Maestro del Ritiro Celeste”) è un breve testo taoista di autore anonimo risalente al periodo Tang (618-907). Spesso allegato all’opera Xuanzhenzi (玄真子), include una prefazione attribuita al maestro taoista Sima Chengzhen (司馬承禎, VII secolo), che già ne riconosce l’autore ignoto. L’opera, divisa in otto capitoli, insegna al praticante a raggiungere la serenità e la semplicità per liberarsi dalle distrazioni e unirsi al Dao, ottenendo così l’immortalità spirituale. Sima Chengzhen la considera pari per valore al Zhouyi cantong qi (周易參同契). Secondo alcuni studiosi della dinastia Song (960-1279), come Chao Gongwu (晁公武), la versione tramandata è incompleta e la prefazione potrebbe essere apocrifa. Tuttavia, i commentatori della dinastia Qing (1644-1911) ne difesero l’autenticità. Il Tianyinzi è incluso anche nel Canone taoista (Daozang 道藏), nella sezione della tradizione Taixuan (太玄部).[49][4]
- Zuowanglun (Trattato sul “sedersi e dimenticare”) è un testo daoista del periodo Tang, composto da Sima Chengzhen (Sima Chengzhen, 647-735), maestro della Scuola di Maoshan della tradizione Shangqing. L’opera espone in modo sistematico le tecniche di coltivazione interiore volte all’unione con il Dao, inteso come realtà miracolosa e principio eterno. Il trattato descrive sette stadi di pratica – venerazione e fede, distacco dai legami, concentrazione mentale, semplificazione,, contemplazione del vero, quiete profonda e ottenimento del Dao – finalizzati a purificare la mente e mantenere la tranquillità interiore. Secondo Sima, la mente, originariamente pura e proveniente dal Dao, è offuscata dalle passioni; solo attraverso il distacco e la calma assoluta essa può “ritornare alla radice” e fondersi nuovamente con il Dao, raggiungendo longevità e saggezza. L’opera, inclusa nel Canone Daoista (Daozang), influenzò anche il pensiero del neoconfucianesimo di Zhou Dunyi e Cheng Hao.[50][4]
- Xuanyuan bianzhu (珠苑編仙, “Perle raccolte nell Giardino degli Immortali”) è una raccolta di biografie di immortali, attribuita al maestro taoista Wang Songnian (王松年) del monte Tiantai (天臺山), attivo alla fine della dinastia Tang (618–907). L’opera si ispira a testi precedenti come il Lie xian zhuan di Liu Xiang, il Shen xian zhuan di Ge Hong, il Dengzhen yinjue e lo Zhengao di Tao Hongjing, e il Yuanshi shangzhen zhongxian ji.Comprende 132 brevi biografie redatte in versi di quattro sillabe, secondo lo stile del Mengqiu jizhu. Ogni sezione è accompagnata da un commento che cita fonti taoiste, buddhiste e confuciane, oltre a testimonianze orali. Le figure trattate spaziano da divinità mitologiche come Yuanshi Tianzun, Fuxi e Pangu fino a personaggi storici dell’epoca Tang. Diffuso in diverse versioni di tre volumi, il testo è oggi incluso nel Canone taoista (Daozang).[51][4]
- Xuxianzhuan ("Biografie successive degli immortali") è un’opera taoista compilata da Shen Fen (沈汾) del periodo dei Tang meridionali (937-975). Composta in tre juan (rotoli), costituisce il seguito del Shenxianzhuan di Ge Hong (Biografie degli immortali), e per questo è nota anche come Xu shenxianzhuan. L’autore intese creare un testo più dettagliato del Liexianzhuan di Liu Xiang, ma meno complesso del modello di Ge Hong. L’opera raccoglie le biografie di 36 personaggi dei periodi Tang e Cinque Dinastie, suddivise in tre capitoli: il primo su immortali capaci di ascendere al cielo, come Zhang Zhihe, Xie Ziran e Qi Xiaoyao; gli altri due su eremiti e maestri taoisti quali Sun Simiao, Qian Lang, Sima Chengzhen e Cao Dexiu. Importante fonte storica e religiosa del X secolo, il testo è conservato nel Yunji qiqian, nel Daozang e nel Siku quanshu.[52][4]
Periodo Song (960–1279)
- Yunji qiqian ("Sette tavolette nel Padiglione delle nuvole") è un’enciclopedia daoista compilata da Zhang Junfang (張君房) durante la dinastia Song settentrionale (960–1126) per ordine dell’imperatore Song Zhenzong (宋真宗, r. 997–1022). Completata nel 1019, comprende 122 juan ed è un compendio del perduto canone Da-Song tiangong baozang (大宋天宮寳藏).L’opera raccoglie oltre 700 testi daoisti, citandone passi per spiegare concetti fondamentali come il Dao e la virtù (道德), la cosmologia, l’alchimia interna ed esterna, i talismani e le biografie di immortali. I testi della scuola Shangqing (上清) occupano un posto di rilievo, riflettendo l’orientamento religioso della corte Song. Considerata una sorta di “Piccolo Canone Daoista” (Xiao daozang 小道藏), l’opera è di grande valore filologico perché conserva citazioni di testi oggi perduti. È inclusa nel Daozang (正統道藏) e in edizioni moderne come quella del 1989 a cura dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali.[4][53]
- Wuzhenpian (悟真篇, Versi sul risveglio della verità) di Zhang Boduan (張伯端): poema alchemico che espone i principi del neidan (alchimia interna).[4]
- Daoshu (Il perno della Via) è una raccolta di testi taoisti compilata nel 1136 dallo studioso della dinastia Song Zeng Zao (Zeng Zao). L’opera comprende 42 o 60 juan (rotoli), per un totale di 112 temi, e raccoglie scritti provenienti da diverse scuole e tradizioni taoiste. I testi, generalmente brevi, trattano argomenti che spaziano dalle fondazioni cosmologiche del Taoismo alle pratiche religiose e alchemiche. Le fonti utilizzate coprono un arco storico dal tardo Han (25-220) fino all’inizio della dinastia Song meridionale (1127-1279). Il Daoshu è incluso nel Canone Taoista (Daozang) ed è considerato una fonte fondamentale per lo studio del Taoismo. Riveste particolare importanza per comprendere lo sviluppo dell’alchimia interiore dopo la fine della dinastia Tang (618-907).[4][54]
- Trasmissione esterna del Libro dei Mutamenti (易外別傳, Yiwai biezhuan) di Yu Yan (俞琰): commentario esoterico sull'I Ching da prospettiva taoista.[4]
- Dongxianzhuan (傳仙洞, “Biografie degli immortali della caverna”) è una raccolta di biografie di maestri taoisti compilata da un autore anonimo durante la dinastia Song (960-1279). L’opera comprende 77 figure leggendarie e storiche, da personaggi mitici come il Signore dell’Origine (Yuanjun) a maestri reali come Yu Ji, discepolo di Laozi, Xu Fu del periodo Qin, Wang Qiao dell’epoca Han, Guo Pu del Jin e Kou Qianzhi dei Wei Settentrionali. Citata per la prima volta nella Bibliografia imperiale Jingjizhi della Storia dei Sui, viene attribuita nel Jiutangshu a un certo Suzi. Sebbene non appaia in bibliografie private coeve, il testo è frequentemente citato nel Taiping guangji e riprodotto integralmente nell’enciclopedia taoista Yunji qiqian. Una copia di Wang Ruli fu utilizzata per l’edizione della Siku quanshu.[4][55]
- Yixianzhuan (疑仙傳, Biografie dubbie di immortali) è una raccolta di biografie di maestri taoisti attribuita a Yu Jian (玉簡), noto anche come Wang Jian (王簡), vissuto durante la dinastia Song (960-1279). L’opera, composta da tre juan (rotoli), prende il titolo dal fatto che l’autore non osò parlare apertamente di divinità e immortali. Contiene 22 biografie di personaggi vissuti a partire dalla metà della dinastia Tang (618-907). Contiene 22 biografie di personaggi vissuti a partire dalla metà della dinastia Tang (618-907). Lo stile è considerato rozzo e poco curato, con parti incomplete. Per questo motivo non fu inclusa nella grande collezione imperiale Siku quanshu (四庫全書), anche se venne esaminata dai compilatori, che utilizzarono una copia appartenente allo studioso Ji Yun (紀昀). Altre versioni si trovano nelle raccolte Baoyantang miji (寶顏堂秘笈) e Daozang jinghua lu (道藏精華錄).[4][56]
- Jixianzhuan (Raccolta di biografie di immortali) è un’opera di autore anonimo dell’epoca Song, talvolta ma erroneamente attribuita a Zeng Zao. Composta da 15 juan (rotoli), raccoglie le biografie di 162 maestri daoisti dell’epoca Tang (618–907), a partire da Cen Daoyuan. Ogni biografia riporta la fonte utilizzata, sebbene i testi presenti nel Taiping guangji differiscano talvolta da quelli del Jixianzhuan. L’opera non ebbe ampia diffusione e ne esistono poche copie.[4][57]
- Sandong qunxian lu (Registri della moltitudine di immortali delle Tre Caverne) è un’opera in 20 juan (rotoli) compilata durante la dinastia Song meridionale (1127–1279) dal maestro Chen Baoguang (Chen Baoguang 陳葆光). Il testo raccoglie 1.054 biografie di immortali e divinità taoiste, iniziando dal mitico Pan Gu (P’an Ku 盤古), il creatore del mondo, fino al periodo della dinastia Song settentrionale (960–1126). Per la redazione, Chen consultò oltre 200 opere diverse. L’opera è conservata nel Canone taoista Daozang (正統道藏) ed è una delle più ampie collezioni biografiche di figure divine del taoismo.[4][58]
- Yongcheng jixian lu (Raccolta delle biografie delle immortali di Yongcheng) è un’opera taoista del X secolo compilata da Du Guangting. Il testo raccoglie biografie di donne divenute immortali, legate al culto della Regina Madre d’Occidente (Xi Wangmu), la cui residenza mitica, Yongcheng (detta anche Jincheng), dà il nome all’opera. La raccolta esiste in due versioni principali: una di 3 juan (rotoli) con 27 biografie inclusa nell’enciclopedia taoista Yunji qiqian, e una di 6juan con 37 biografie nel Daozang (Canone taoista) dell’epoca Zhengtong. Le prime biografie derivano da fonti anteriori, tra cui l’Han Wudi neizhuan e lo Zhengao.[59][4]
Periodo Jin–Yuan–Ming–Qing (XII–XIX secolo)
- Changchun zhenren xiyou ji (Viaggio a occidente del Vero Uomo Changchun) è il resoconto del viaggio compiuto dal patriarca taoista Qiu Chuji (丘處機) alla corte del sovrano mongolo Gengis Khan (r. 1206-1227). L’opera, redatta dal monaco Li Zhichang (李志常) durante la dinastia Jin (1115-1234), consta di due juan (capitoli). Narra la missione iniziata nel 1219, quando Gengis Khan invitò Qiu Chuji dalla sua residenza di Laizhou (oggi Yexian, Shandong). Il viaggio toccò Yanjing (Pechino), Xuande (Xuanhua, Hebei), Samarcanda e infine il campo del khan nell’Hindukush, con ritorno nel 1223. Li Zhichang, discepolo e partecipante, divenne poi patriarca della scuola Quanzhen del taoismo. Il testo, incluso nel Canone taoista (Daozang), fu riscoperto come fonte storica sul XIII secolo solo in epoca Qing, e nel 1926 Wang Guowei ne pubblicò un’edizione annotata.[60][4]
- Sanjiao soushen daquan (“Grande raccolta delle divinità delle Tre Dottrine”), dal titolo completo Sanjiao zuanliu soushen daquan (“Grande raccolta delle divinità e delle origini delle Tre Dottrine”), è un’opera illustrata di epoca Ming (1368-1644) di autore ignoto. Il testo, composto da sette volumi, presenta 120 immagini di divinità e santi venerati nel confucianesimo, nel buddhismo e nel taoismo, ciascuna accompagnata da descrizioni, titoli onorifici e brevi biografie. La sezione confuciana apre con Confucio (Kǒngzǐ 孔子), quella buddhista con il Buddha Śākyamuni, e quella taoista con Laozi (Lǎozǐ 老子). Alcuni studiosi ipotizzano che l’opera sia una versione o estensione del Soushen guangji dell’epoca Yuan, derivato dal Soushenji dei Jin. Durante la dinastia Qing (1644-1911), Ye Dehui (Yè Déhuī 葉德輝) ne curò la stampa, includendola nella collana Likan congshu (麗偘叢書).[61][4]
- Lishi zhenxian tidao tongjian (歷世真仙體道通鑒, «Specchio comprensivo dei veri immortali che incarnarono la Via attraverso le epoche»), noto anche con il titolo abbreviato Xianjian (仙鑒, «Specchio degli immortali»), è una vasta raccolta biografica taoista compilata durante la dinastia Yuan (1279–1368) dal maestro taoista Zhao Daoyi (趙道一). L’opera si compone di 53 juan (rotoli) e propone una narrazione storica continua delle figure considerate immortali nella tradizione taoista. Zhao Daoyi concepì il progetto in risposta all’esistenza di grandi opere storiografiche di altre tradizioni religiose, in particolare lo Zizhi tongjian del confucianesimo e lo Shishi tongjian del buddhismo, con l’intento di creare uno specchio storico equivalente per il taoismo. La raccolta principale comprende 745 biografie, iniziando dall’Imperatore Giallo (Huangdi 黃帝) e giungendo fino a personaggi vissuti alla fine della dinastia Song (960–1279). L’opera fu successivamente ampliata con un supplemento (Xubian 續編) in cinque juan, che aggiunge 34 figure dei periodi Jin (1115–1234) e Yuan, e con un seguito (Houji 後集) in sei juan, dedicato a 120 immortali di sesso femminile. Il Lishi zhenxian tidao tongjian è conservato nel Canone taoista Zhengtong daozang (正統道藏) e rappresenta uno dei più ambiziosi tentativi di costruire una storia complessiva della santità taoista. [61][4]
- Canone taoista (Daozang) è la raccolta delle scritture religiose del taoismo, la cui versione principale fu compilata durante il regno Zhengtong (1436-1449) della dinastia Ming, con un supplemento nel periodo Wanli (1573-1619). La tradizione dei cataloghi taoisti risale tuttavia all’antichità, con autori come Ge Hong e Lu Xiujing, che nel V secolo classificò i testi secondo le “Tre Caverne” (Shangqing, Lingbao e Sanhuang) e le “Quattro Sezioni Ausiliarie”. Sotto i Tang, l’imperatore Xuanzong standardizzò il canone, poi ampliato e ristampato in epoca Song e Jin. Dopo la distruzione del canone da parte di Kublai Khan nel 1281, l’imperatore Chengzu dei Ming ne promosse la ricostruzione, completata nel 1444 da Shao Yizheng con 4.551 fascicoli. Il supplemento del 1585 diretto da Zhang Guoxiang integrò testi di origine confuciana. Sotto i Qing, il taoismo decadde e non si produssero nuove edizioni ufficiali. Il canone fu ripubblicato nel 1926 dalla Shangwu Yinshuguan di Shanghai.[62][4]
- Du Baopuzi (Lettura del Maestro che abbraccia la semplicità) è un breve studio dello studioso Qing Yu Yue (俞樾) dedicato all’opera Baopuzi di Ge Hong. Il testo combina osservazioni filologiche e riflessioni intellettuali, offrendo un commento che integra e corregge l’opera originale. Pur considerato di alto livello critico, presenta alcune interpretazioni errate o superficiali. Nonostante ciò, resta un contributo significativo agli studi taoisti del periodo Qing. Nella raccolta "Xuxiu siku quanshu" fu valutato di qualità solo media, ma è stato successivamente ristampato nel "Chunzaitang quanshu".[35][4]
Remove ads
Note
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
Wikiwand - on
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Remove ads
