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Titone
principe troiano amato da Eos nella mitologia greca Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Titone (in greco antico: Τιθωνός?, Tithōnós) o Titono è un personaggio della mitologia greca, presente anche nella cultura degli Etruschi. Fu un principe di Troia e divenne padre dell'eroe Memnone.
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Mito
Titone era figlio di Laomedonte,[1][2] e di Strimo[1] o Placia (figlia di Otreo)[1] o Leucippe.[1] Uomo di mirabile bellezza, fu rapito da Eos, dea dell'aurora, innamoratasi di lui,[3][3][4] e portato in Etiopia.[4][5] Qui la dea ebbe da lui due figli maschi: Emazione, il maggiore,[4] e Memnone, il minore.[4] Insieme a quest'ultimo, Titone emigrò in Persia, dove fondò la città di Susa, divenuta poi la capitale del regno di Memnone, e sposò una donna del posto, Cissia. [6]
La dèa chiese a Zeus di donargli l'immortalità, dimenticandosi però di fargli avere anche l'eterna giovinezza. Di conseguenza Titone non morì mai ma Eos non poté impedire che egli invecchiasse sempre più fino a perdere completamente le forze e parlare con un filo di voce.[3] Su richiesta dell'affranta dea, venne pertanto mutato da Zeus in una cicala.[7]
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Iconografia
- Titone (Tinthu o Tinthun) ed Eos (Thesan) erano spesso raffigurati sul posteriore degli specchi a mano ed in bronzo degli Etruschi. Uno di questi è conservato nei Musei Vaticani[8].
Nell'arte
- Sebastiano Ricci eseguì il dipinto Aurora e Titone, dove quest'ultimo appare ormai decrepito.
Note
Bibliografia
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Collegamenti esterni
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