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Via de' Macci

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Via de' Maccimap
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Via de' Macci si trova a Firenze, tra via San Giuseppe e piazza Sant'Ambrogio. Lungo il tracciato si innestano: via dei Conciatori, via Ghibellina, via dell'Agnolo, via Mino, via Andrea del Verrocchio.

Fatti in breve Nomi precedenti, Localizzazione ...
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Storia

Riepilogo
Prospettiva
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Il Canto alla Mela verso il 1977, nel 2008 e nel 2013

I Macci erano una ricca famiglia ghibellina che aveva le sue case e torri presso via Calzaiuoli attorno a Orsanmichele; confiscati tutti loro beni durante le lotte politiche tra guelfi e ghibellini, essi si ritirarono in questa zona, al tempo tra le più povere del centro di Firenze, dove Caio Macci vi aveva fondato l'ospedale e convento di San Francesco al Tempio de' Macci, nel 1335, in memoria del padre Francesco. L'ospedale e il convento furono affidati alle clarisse e qui vi trovarono asilo le "malmaritate", cioè le vedove, o le donne abbandonate dal marito, o sposate a uomini che non potevano mantenerle, come gli invalidi o i carcerati.

Prima di prendere il nome attuale la strada aveva tre diverse intitolazioni: nel tratto fra piazza Sant'Ambrogio e via Ghibellina, si chiamava via dei Pentolini, a causa di un'osteria che aveva per insegna una frasca a cui erano attaccati dei pentolini, usati dall'oste per vendere la mostarda; tra via dell'Agnolo e via Ghibellina si chiamava via Malborghetto, per la presenza delle case misere della popolazione più povera della città; tra via Ghibellina e via San Giuseppe infine ebbe vari nomi: via del Crocifisso, per via di una croce dipinta sul muro di una casa, poi via dei Bucciai (dei conciatori delle pelli, che vi lavoravano e abitavano) e poi divenne, dopo la fondazione dell'ospedale, via San Francesco.

Il riferimento al Tempio presente nel nome dello spedale è da riferirsi al fatto che l'attuale via San Giuseppe, dove termina via de' Macci, in antichità si chiamava via del Tempio, probabilmente derivato dal nome dell'antico spedale presente nella via e gestito dall'Ordine Templare. L'oratorio che ne faceva parte, dopo la soppressione del 1307, passò alla Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio verso il 1347 (anno di fondazione della Compagnia) diventando prima sede della Compagnia stessa. Gli edifici di questo ospedale, gestito poi dalla Compagnia, si affacciavano anche in via de' Macci.

Nella pianta di Firenze delineata da Ferdinando Ruggieri nel 1731, se ancora è presente la titolazione di via dei Pentolini tra via dell'Agnolo e la piazza di Sant'Ambrogio, il restante tratto appare già unificato sotto la denominazione di via de' Macci. Per quanto riguarda le trasformazioni subite nel tempo si ricorda come l'apertura delle vie Mino e Andrea del Verrocchi sia moderna, funzionale a collegare la strada con l'ugualmente recente piazza Lorenzo Ghiberti e il mercato di Sant'Ambrogio, con espropri avviati nel 1867 e lavori eseguiti entro il 1873.

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Descrizione

Riepilogo
Prospettiva

La via - in ragione di questa sua storia - mantiene ancora carattere residenziale popolare, per quanto negli ultimi decenni la popolazione residente sia andata decrescendo a indicare un tenore e una qualità di vita decisamente migliorate rispetto ai dati del periodo precedente (si valuti come lo Stradario Storico e Amministrativo del Comune del 1913 riporti in questa via una popolazione di ben 1 329 abitanti).

Edifici

Zona di residenza popolare, via de' Macci non si distingue in generale per gli edifici, i quali però presentano spesso memorie dei loro antichi proprietari, spesso istituti religiosi della zona. Gli edifici con voce propria hanno le note bibliografiche nella voce specifica. Nell'edilizia semplice e popolare della strada si distinguono numerose abitazioni con pietrino e altri segni, che ne ricordano gli antichi possedimenti.

Ulteriori informazioni Immagine, N° ...

Lapidi

La via è ricca di targhe. Al n. 11 rosso è ormai illeggibile una vecchia targa dei Signori Otto, nota tuttavia da trascrizioni:

L'ILLMO E RVDMO
MONSIG. ARCIVESCOVO
PROIBISCE CHE NESSUNO
ARDISCA SOTTO PENA DI
L. 25 FARE IMMONDIZIE
DI SORTA ALCVNA VICINO
AL MONASTERO DI S. FRANCESCO
A BA 200

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Per esteso: «L'illustrissimo e revrendissimo monsignor arcivescovo proibisce che nessuno ardisca sotto pena di lire 25 fare immondizie di sorta alcuna vicino al monastero di san Francesco a braccia 200» (circa 120 metri).

Sulla facciata dell'ex convento di San Francesco de' Macci, sopra un antico stemma dei Macci, si trova l'iscrizione latina:

ISTUD MONASTERIUM QUOD VOCATUR
SANCTUS FRANCISCUS A TEMPIO DE MACCIS
FECIT CAIUS DE MACCIS PRO ANIMA
FRANCISCI PATRIS SUI ET PRO ANIMA SUA
ET OMNIUM SUORUM, ANNO DOMINI
1344, DE MENSE JANUARII

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Traduzione: «Questo monastero, che è chiamato San Francesco del Tempio de’ Macci, fu fatto costruire da Caio de’ Macci per l’anima di Francesco, suo padre, e per la propria anima e quelle di tutti i suoi cari, nell’anno del Signore 1344, nel mese di gennaio."».

Al 19-21-23, nell'androne che conduce a una corte interna, è stata apposta nel 2024 una lapide al maestro Giuseppe Bufalari:


GIUSEPPE BUFALARI
PER TUTTI “BEPPE IL MAESTRO”

INSIGNE SCRITTORE, OLTRE CHE INSEGNANTE,
FORMATORE DI INTERE GENERAZIONI DEL QUARTIERE,
VISSE QUI FINO ALLA MORTE
IL 20 GIUGNO 2022.

I CONDOMINI DI VIA DE’ MACCI
POSERO IN RICORDO DELL’AMICO BEPPE


FIRENZE, LI’ 20 GIUGNO 2024

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Un'altra targa ricorda l'alluvione del 3 novembre 1844, mentre un'altra, all'angolo con via dell'Agnolo, ricorda la piena del 1966:

DA PONTE A PONTE COLMÒ
SELVAGGIA PIENA...
DI FANGO SOZZA,______
LIVIDA PALUDE
FIORENZA FU SOMMERSA
M. R.

QUÌ L'ACQUA GIUNSE IL
DÌ IV - XI - MCMLXVI
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Il canto con via Ghibellina si chiama Canto alla Mela ed è segnalato oltre che dalla normale lapide di segnaletica stradale, anche da un piccolo bassorilievo, forse cinquecentesco, dove è scritto mela e vi è una raffigurazione del frutto e di racemi con foglie. Qui si radunavano i "sudditi" del "Duca della Mela", uno degli altisonanti titoli dei capi della Potenze festeggianti, brigate cittadine che organizzavano feste, competizioni e divertimenti. Il particolare nbome del canto derivava da un antico tabernacolo della Madonna col Bambino che reggeva tra le mani una mela[19].

Sull'angolo di via de' Macci con Borgo La Croce, sulla piazza Sant'Ambrogio, vi è il tabernacolo di Sant'Ambrogio, in terracotta smaltata riconducibile a Giovanni della Robbia, recante l'iscrizione in ricordo del passaggio di papa Pio VII per Firenze, nel maggio del 1805.

ME
FERMA PASSEGGIERO
LEGGI, PER QUESTE
DUE CONTRADE PASSÒ
L'IMMORTAL PIO VII
P · O · M · L'ANNO MDXXXV IL
DÌ VIII MAGGIO E COMPARTÌ
AI DEVOTI ED UMILIATI
ABITANTI L'APOSTOLICA
BENEDIZIONE

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Tabernacoli

Francesco Bocchi, nelle Bellezze della città di Firenze, ricordava in testa a questa via un tabernacolo con una Deposizione di Francesco Salviati, opera di cui non si ha altra traccia. Parimenti sparito è il tabernacolo della Madonna col Bambino e una mela, che dà il nome al Canto alla Mela.

Sulla strada restano oggi piccolissime edicole, legate alla devozione popolare più minuta. Una di queste, con un tondo robbiano della Madonna col Bambino, fornito di portalanterna in ferro battuto, si trova vicino a piazza Sant'Ambrogio, al 75, dirimpetto all'edificio del più noto tabernacolo di Sant'Ambrogio. Un'altra nicchietta si trova invece al 74, vicino all'angolo con via dell'Agnolo, ed ha una terracotta smaltata con la Madonna dei dolori della Manifattura Ginori riferibile al XIX secolo.

In antichità era presente un tabernacolo all'incrocio fra via de' Macci e via San Giuseppe con un'immagine della Madonna. Secondo il Fioretti[20] la Vergine del tabernacolo si riferisce alla Maria Vergine del Giglio che indusse la formazione della Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio. Oggi di questo tabernacolo non rimane più traccia.

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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