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Tabarro
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Il tabarro (anche capparella o mantella[1]) è un mantello a ruota da uomo che ha antichissime origini. Realizzato in panno, grosso e pesante, di colore scuro, solitamente nero, ha un solo punto di allacciatura sotto il mento e viene tenuto chiuso buttando un'estremità sopra la spalla opposta in modo da avvolgerlo intorno al corpo. Vi erano due modelli: quello classico lungo fino al polpaccio, e quello, usato per andare a cavallo e poi in bicicletta, più corto.

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Storia


Già nell'antichità se ne trova una forma molto simile a quella attuale; una sua derivazione è la toga dei patrizi e senatori romani. In seguito, si ritrova nel Medioevo usato dai cavalieri durante le investiture e dai medici e notabili nella vita quotidiana. Nel Rinascimento cade quasi in disuso presso l'aristocrazia e la borghesia, ma rimane molto comune presso gli artigiani, i pastori (in lana sottoposta a follatura) e il mondo rurale in genere.
Nell'Ottocento ritorna in uso presso i dandy dell'epoca. Sopravvive fino agli anni cinquanta del XX secolo, usato in ambiente rurale e montanaro, e viene descritto anche nei quadri di Ottorino Garosio, negli scritti di Giovannino Guareschi e nei film dell'epoca.
Tale mantello dà anche il nome al melodramma Il tabarro di Giacomo Puccini, del 1918, atto unico, primo titolo del Trittico.
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