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sottogeneri della fantascienza incentrati sulla fine del mondo o della civiltà Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La fantascienza apocalittica e la fantascienza postapocalittica sono due sottogeneri della fantascienza aventi in comune il tema dell'apocalisse intesa come evento distruttivo, e catastrofico su scala planetaria, in grado di minacciare o di causare l'estinzione della società tecnologica o l'estinzione della specie umana. Si differenziano tra loro perché la fantascienza apocalittica è incentrata sull'imminenza del verificarsi di un evento apocalittico, indipendentemente dal suo reale avverarsi o meno, mentre la fantascienza postapocalittica è incentrata su un mondo devastato da un evento apocalittico già verificatosi, nella sua successiva immediatezza o molto tempo dopo dall'essere avvenuto.[1][2]
Inizialmente ambito delle religioni, la fine del mondo è diventata oggetto di studio della scienza soprattutto a partire dalla formulazione del paradosso di Fermi, e la ricerca di sue possibili soluzioni, che includevano ipotesi apocalittiche sulla fine delle civiltà.[3][4] È possibile ipotizzare tanti motivi dovuti all'uomo quanti dovuti alla natura per il verificarsi di un evento apocalittico. Al primo gruppo appartengono, ad esempio, le guerre nucleari, il collasso della biosfera per inquinamento ed eccessivo sfruttamento, il collasso del sistema economico per l'impoverimento delle risorse energetiche fossili e minerarie, la bioingegneria con la creazione di organismi geneticamente modificati e le armi batteriologiche, la ribellione delle intelligenze artificiali, la scoperta di micro-organismi patogeni in altri pianeti, gli esperimenti estremi di fisica negli acceleratori di particelle. Al secondo gruppo appartengono, ad esempio, le pandemie, l'impatto con corpi celesti, l'irraggiamento di energia da brillamenti solari o da esplosioni di supernove, le eruzioni di supervulcani, l'inversione del campo magnetico terrestre, la perdita dello strato dell'ozono e, infine, l'invasione di alieni, biologici o robotici, ostili e aggressivi. Attualmente la scienza ritiene probabile che nel passato la specie umana sia andata realmente incontro ad un evento apocalittico, l'eruzione del supervulcano Toba, avvenuta circa 70.000 anni fa.[5][6] La fantascienza apocalittica e quella postapocalittica, anche quando creano delle trame complesse ed originali, traggono origine da questi temi scientifici.
Alcune opere postapocalittiche o apocalittiche, possono essere tratte invece che dalla fantascienza, dalle religioni e dalle mitologie come ad esempio l'apocalisse cristiana o il Ragnarok nordico, sebbene di fantascienza ci sia poco, restano comunque opere di fantasia.
La fantascienza apocalittica è un sottogenere della fantascienza incentrato sull'imminente fine del mondo o della civiltà, a causa di guerre nucleari, pandemie, o qualche genere di disastro naturale o artificiale. Un sottogruppo del genere apocalittico è rappresentato dal filone catastrofista.
La fantascienza postapocalittica è invece ambientata in un mondo (o civiltà) già devastato da una catastrofe. L'ambientazione temporale può essere immediatamente successiva alla catastrofe, focalizzandosi sui viaggi o sulla psicologia dei sopravvissuti, o considerevolmente posteriore, comprendendo spesso il tema della perdita della memoria storica, per cui ci si è dimenticati dell'esistenza di una civiltà precatastrofe o la sua storia è divenuta leggenda o mito. La civiltà perduta possedeva in genere un elevato sviluppo scientifico-tecnologico e poteva anche essere una civiltà basata sullo spazio.
Questo meccanismo narrativo consente di scrivere fantascienza soft mentre si giustifica la carenza di avanzamento tecnologico, in tal modo la storia rimane rilevante per il nostro presente al di là di quanto lontano nel futuro possa essere ambientata.
Tra questa forma di fantascienza e quella che si occupa di "false utopie" o società distopiche vi è un'ampia gradazione.
Come gran parte della fantascienza, i temi principali di questo genere si riferiscono spesso a fatti o temi contemporanei all'autore.
«Nella fase finale del ventesimo secolo abbiamo avuto l'opportunità, prima accessibile solo attraverso la teologia o la finzione narrativa, di vedere oltre la fine della nostra civiltà, di scorgere, in una strana sorta di retrospettiva prospettica, come si presenterebbe la fine: come un campo di sterminio nazista, o un'esplosione atomica, o una wasteland ecologica o urbana. E se siamo stati in grado di vedere queste cose è solo perché esse sono già accadute.[7]»
L'uso di un contesto postapocalittico nei film e l'immaginario tipico che vi si riferisce, come i deserti sconfinati o le vedute aeree di città demolite, i vestiti fatti di cuoio e di pelli di animali, le bande di razziatori, è ormai comune e oggetto di frequenti parodie.
Il gran numero di canovacci di film di serie B a soggetto apocalittico negli anni ottanta e novanta è dovuto ai ridotti bilanci preventivi di produzione di film postapocalittici, nei quali sono stati utilizzati, per rimanere entro gli esigui limiti di budget, complessi industriali ed edifici abbandonati, risparmiando così sulla costruzione di set artificiali. Come risultato, buona parte di questi film sarebbero poi stati scartati dai maggiori studios sulla base dei soli canovacci o quando - a soggetto concluso - si sarebbero cominciati a girare di lì a poco, mentre altri sarebbero in seguito stati convertiti in ambientazioni postapocalittiche, sull'onda del successo ottenuto dalla serie di Mad Max.
Alcuni racconti apocalittici sono stati criticati perché ritenuti non verosimili o forieri di propaganda allarmista. Dal momento che si basano su paure attuali, essi possono diventare anacronistici piuttosto in fretta; senza per altro che ciò si traduca, necessariamente, in un diminuito valore letterario oppure in un loro minor valore come riflessioni sull'uomo e l'umanità: cose, queste ultime, che ad esempio ben si possono osservare nelle opere di John Christopher.
Le opere sul tema - assieme alla saggistica - hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo del movimento moderno del survivalismo.
Nelle opere postapocalittiche o apocalittiche, di natura mitologica o religiosa, i temi trattati (oltre ad eventualmente quelli sopra descritti), si possono rifare tranquillamente ai temi narrativi dell'apocalisse originaria descritta nella religione o mitologia presa d'ispirazione, ad esempio un opera basata sull'apocalisse cristiana può riprendere i temi dell'apocalisse cristina oppure un'opera basata sul Ragnarock nordico può riprendere i temi del Ragnarock, e così via.
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