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artista italiano (1940-2019) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Eliseo Mattiacci (Cagli, 13 novembre 1940 – Fossombrone, 25 agosto 2019) è stato un artista italiano.
Dopo gli studi all'Istituto Statale d'Arte Gaetano Lapis di Cagli si diploma nel 1959 all'Istituto di Belle Arti di Pesaro e nel 1961 realizza la sua prima mostra: una collettiva dedicata ai giovani artisti dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma in occasione della quale si aggiudica il primo premio con l'opera Uomo meccanico realizzata in metallo con materiali di recupero assemblati. Dal 1964 l'artista si trasferisce a Roma, dove frequenta l'ambiente culturale della capitale, in quegli anni in pieno fermento.
Queste frequentazioni gli permetteranno di esporre in una delle gallerie simbolo del milieu artistico romano dell'epoca, La Tartaruga di Piazza del Popolo. È il 1967 e la galleria dedica all'artista una personale che ne segnerà il primo grande successo di critica e pubblico. Lo scultore invade la galleria con un tubo snodabile in ferro nichelato, lungo 150 metri, smaltato di "giallo Agip" e trasportato per le strade della città. In questa occasione esce il primo testo critico dedicato all'artista, scritto da Mario Diacono e pubblicato sulla rivista Bit. Il Tubo è presentato in diverse rassegne tra cui Arte Povera e Im-Spazio alla galleria La Bertesca di Genova nel 1967 la mostra curata da Germano Celant che segnerà l'avvio della vicenda critica dell'arte povera. Dello stesso anno la mostra presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma assieme al già affermato Pino Pascali. Al 1968 risale l'approdo a L'Attico di Fabio Sargentini (catalogo con testo di Vittorio Rubiu), galleria simbolo del nascente movimento poverista. Qui espone oggetti d'uso e materiali industriali, come cilindri in lamiera o pneumatici, manipolati in modo tale da generare insoliti effetti tattili o da esaltarne valori fisici, quali peso, forza di gravità o magnetismo. La stessa dinamica compare in Tensione con pietra, esposto nella rassegna Prospekt 69 a Düsseldorf e in Contrasti di peso e Calamita e trucioli, presentati da Alexander Iolas a Parigi nel 1969 (catalogo con testo di Eliseo Mattiacci). L'opera Calamita e Trucioli è ora esposta permanentemente alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia. Malgrado ai suoi esordi l'artista mostri strette affinità con l'area poverista, nel 1969 declina l'invito alla mostra di Amalfi Arte povera +azioni povere curata da Germano Celant, con l'espressa intenzione di non essere intrappolato in un movimento ed etichettato. Alla fine degli anni Sessanta parallelamente inizia da parte di Mattiacci l'interesse per un'arte d'azione in cui la performance artistica diviene protagonista. Risale a quell'anno Lavori in corso, realizzata al Circo Massimo a Roma insieme agli allievi dell'Istituto d'Arte; seguono nel 1969 Percorso a L'Attico e Zatteronmarante compiuta nell'ambito della mostra Al di là della pittura a San Benedetto del Tronto.
L'indagine sull'essere fisico e sul concetto di esistenza ed identità, con forti connotazioni antropologiche, diviene sempre più urgente e protagonista in questi anni, tanto che il corpo dell'artista si rende fulcro della sua produzione. Nel 1971 Mattiacci espone se stesso a L'Attico con le braccia ed il busto ingessati; dello stesso anno Radiografia ossea del proprio corpo, presentata per la prima volta nella galleria Franco Toselli di Milano, una sorta di autoritratto dell'artista attraverso 12 radiografie di parti del suo corpo. Nel 1972 con l'ausilio del pubblico mette in scena le azioni Sostituirsi con una parte dell'artista alla galleria Schema di Firenze; nel 1973 presenta Rifarsi e Pensare il pensiero alla galleria di Alexander Iolas di Milano. Il tema della comunicazione, del linguaggio e del senso di cultura sono portanti nelle opere presentate alla Biennale di Venezia del 1972: Alfabeti primari, Cultura mummificata, Planisfero con fusi orari e Progetto totale. Storiche le mostre dedicate alle civiltà precolombiane e degli indiani d'America Rituale pellerossa del 1972 - 1973, Sette corpi di energia del 1973 e la spettacolare mostra del 1975 a L'Attico, Recupero di un mito sequenza fotografica nella quale l'artista assume le sembianze dei pellerossa americani, popolo sconfitto culturalmente spezzato ed interrotto. Il 1976 è l'anno del Premio Bolaffi al quale segue l'importante pubblicazione di una monografia a cura di Maurizio Fagiolo Dell'Arco. Nel 1981 il Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano gli dedica una personale assieme a Vito Acconci nella quale espone Roma 1981 una versione della quale, realizzata in cemento e intitolata Nato sulla città e rapportato alla città viene successivamente collocata lungo le mura di Terni.
Gli anni 80 segnano l'affermarsi del crescente interesse per l'astronomia, tanto che Bruno Corà definisce le produzioni di questi anni “Opere spaziali - cosmiche – astronomiche”. Nel 1982 in una mostra personale nella galleria Appel und Fertsch di Francoforte a cura di Giuliano Briganti espone per la prima volta i disegni Predisporsi ad un capolavoro Cosmico - astronomico. Nel giugno del 1984 al Kunstforum di Monaco, invitato dalla Stätische Galerie im Lenbachhaus, realizza l'installazione Alta tensione astronomica. In novembre espone da Piero Cavellini a Brescia, Scultura stratosferica del 1984. Nel giugno del 1985 alla Casa del Machiavelli a San Casciano in Val di Pesa presenta una selezione di disegni ispirati alle energie cosmiche dei corpi celesti. Nell'agosto del 1986, Mattiacci espone per la prima volta Carro solare del Montefeltro, elegante assemblage di grandi discoidi, in una mostra a confronto con Enzo Cucchi da Franca Mancini a Pesaro (catalogo con testo di Paolo Volponi). Nel corso del 1988 è invitato con una sala personale alla LXIII Biennale di Venezia; partecipa alla mostra Undici artisti a Villa Domenica a Moncenigo (Treviso), in occasione della quale realizza l'installazione permanente Porta del sole e la Galleria Civica di Modena gli dedica un'ampia mostra antologica a cura di Fabrizio D'Amico. Nel 1989, nasce, su idea dell'artista, il Centro per la Scultura Contemporanea Torre Martiniana di Cagli, con opere, oltre che di Mattiacci, di Pietro Coletta, Marco Gastini,(Anthony Caro, Hidetoshi Nagasawa, Nunzio, Pino Pascali. Gli anni 90 vedono l'affermarsi dell'interesse per grandi masse e dimensioni con monumentali installazioni in spazi aperti, alcune permanenti altre realizzate in occasione di eventi espositivi. I materiali sono quelli di sempre: lastre di acciaio corten, sfere di ghisa e diversi elementi in ferro. Su questi sembra ricreare le traiettorie celesti e i cerchi concentrici degli ordini cosmici, generando moti di infinito dalle massicce forme e dalle consistenze dei metalli. Luogo privilegiato diviene quindi il paesaggio nel quale l'artista agisce replicando nell'artificio meccanico delle sue installazioni le leggi fisiche naturali in sottile sfida con esse. Da qui l'interesse crescente per i fenomeni legati alla precarietà dell'equilibrio, al magnetismo, alle relazioni tra corpi e alle energie tra questi sprigionatesi. Il cosmo continua ad essere protagonista e nell'inverno del 1994 Mattiacci installa il lavoro Riflesso cosmico - Dall'alba al sorgere del sole sulla pista di pattinaggio di Cervinia (Aosta). Nel 1992, nell'ambito di una serie di eventi promossi da Bruno Corà e raggruppati sotto il titolo "Micce", dà vita ad Un ascolto di vuoto, un'azione-installazione ambientata nella cava di Sant'Anna nei pressi del Passo del Furlo (Pesaro e Urbino), ripetuta nel dicembre del 1993 nel caos di un cantiere edile ad Alexanderplatz a Berlino. Una sfera precipita contro un grande disco metallico e innesca una miccia che risalendo la montagna fa esplodere una carica a salve. Il suono si propaga nello spazio concavo della cava, rendendo percettibile il vuoto. Tra il maggio ed il giugno del 1993 tiene un'ampia mostra negli spazi PradaMilanoArte a cura di Fabrizio D'Amico. Nello stesso anno l'Istituzione Premio Marche gli dedica un omaggio con la mostra antologica presentata prima ad Ancona e successivamente all'Istituto italiano di cultura di Parigi (a cura di Renato Barilli). Nel 1994 una grande scultura di Mattiacci in cemento e ferro, Le vie del cielo, viene installata nell'alveo del fiume Bidente presso Santa Sofia (Forlì). Risale al 1995 il lavoro Equilibrio compresso, collocato su uno sperone della Rocca di San Gimignano e realizzato nell'ambito del progetto, comprendente la partecipazione di altri artisti, curato da Giuliano Briganti e da Luisa Laureati. Tra luglio ed ottobre Pesaro gli dedica un'ampia mostra, a cura di Bruno Corà, che inaugura il Centro per le Arti Visive ospitato nell'ex pescheria ottocentesca. In questa occasione lungo il vecchio porto della città viene installata, in permanenza, la scultura Riflesso dell'ordine cosmico. Nel 1997 il Centro di Scultura Contemporanea presso il Torrione Martiniano di Cagli, viene inaugurato e per l'occasione viene allestita una mostra antologica dedicata all'artista che dissemina otto sue opere di grandi dimensioni in acciaio corten nella zona antica ed archeologica della città. La spazialità cosmica continua ad essere in questi anni il grande tema di Mattiacci, a lungo cercato, interpretato, continuamente esaminato, con sempre nuove elaborazioni, come ha dimostrato l'imponente mostra ai Mercati di Traiano a Roma nell'estate del 2001. Questa costante è alla base anche dei lavori scelti per la personale Capta spazio tenutasi nell'inverno 2002-2003 alla Galleria dello Scudo, in occasione della quale alcune sculture di grandi dimensioni vengono esposte nel giardino del Museo di Castelvecchio rinnovando un dialogo ideale con le architetture del passato. Nel 2004 la Galleria dell'Oca dedica all'artista un'antologica che ne ripercorre la fertile carriera con l'esposizione di alcuni dei suoi lavori storici oltre che lavori inediti.
Nell'autunno 2006 installa per il Mart di Rovereto, Sonda Spaziale del 1993-1995, una colonna alta 17 metri assemblage di due strutture metalliche. All'anno dopo risale una collettiva d'arte italiana che lo vede esporre a Shanghai, a Pechino, a Taiwan e in Corea. Nel 2008 è invitato alla mostra di sette scultori italiani nei giardini dell'Ambasciata Italiana per le Olimpiadi di Pechino. Nello stesso anno gli viene assegnato il Premio Antonio Feltrinelli per la scultura 2008, attribuito dall'Accademia Nazionale dei Lincei alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Nel dicembre 2010 la Galleria dello Scudo torna a rendere omaggio a Mattiacci proponendo una selezione di opere di grande formato realizzate tra il 1976 e il 2010, imperniate sul tema delle possibili relazioni tra terra, spazio e corpi astronomici, oggetto delle sue riflessioni da più di trent'anni. La fabbrica del cosmo, come titola la mostra, è stata e continua ad essere il luogo immaginario in cui l'artista, in un costante rinnovamento, cattura le forme e le forgia in un dialogo continuo con gli elementi dell'universo e con le forze che lo governano. Attraverso la forma, il peso, la gravità dei materiali tramutata in aerea leggerezza, il suo sguardo sempre incantato, dotato d'ingenuo candore – come ha scritto Giuliano Briganti – cerca ancora, nelle traiettorie tra il cosmo e la terra, l'alterno senso delle cose.
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