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scultore italiano (1913-1995) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Emilio Greco (Catania, 11 ottobre 1913 – Roma, 5 aprile 1995) è stato uno scultore, scrittore e illustratore italiano.
Figlio di Giuseppe e di Domenica Sambuco, frequentò le elementari nell'ex convento di San Placido e in quel periodo, affacciandosi da una grata dal Palazzo Biscari, osservava incantato i resti delle strutture greco-romane che lo portarono a sviluppare una passione per la scultura antica.[4]
Iniziò tredicenne a lavorare come apprendista scalpellino presso la ditta edile di un architetto locale che si occupava principalmente di restauro e realizzazione di monumenti civici.[4]
Tuttavia la Catania del tempo non riuscì a dargli lo spazio che meritava, in quanto «per i giovani la possibilità di esporre opere d'arte si limitava a qualche rara mostra sindacale (…). Nel volgere del tempo però, anche a Catania le cose sono cambiate. Ora esistono, laggiù, degli Istituti d'Arte e operano delle gallerie private».[5]
Nel 1934 conseguì un attestato da esterno presso l'Accademia di Palermo, poi intraprese il servizio di leva nel Regio Esercito.[4] Partecipò ad alcune battaglie coloniali (Africa, Albania) ma seguì passivamente a Roma gli avvenimenti della seconda guerra mondiale.[4] Nel 1947 risiedette e lavorò assieme ad altri celebri artisti a villa Massimo.[4] Dal 1948 al 1952 fu assistente a Quirino Ruggeri grazie ad un concorso per titoli, Liceo di via Ripetta per poi passare nel '52 alla cattedra di scultura all'Accademia di Carrara[4] grazie anche agli indiscussi successi ottenuti. In questo periodo ebbe come allievo il pittore Gualtiero Passani[senza fonte] con il quale intrattenne un rapporto di collaborazione.[6]
Ottenne una grandissima popolarità con il monumento Pinocchio e la Fatina (1956) per il paese di Collodi.[7] Poetico il suo ciclo delle Grandi bagnanti e i suoi ritratti di giovani donne. Suoi sono la Fontana Camillo Olivetti a Ivrea, il Monumento a Papa Giovanni XXIII in San Pietro e le Porte del Duomo di Orvieto (1970).[3] Successivamente ad una mostra tournée trionfale, dal 1971 si creò il mito di Greco, culminante con l'istituzione del museo all'aria aperta di Hakone (1800 mq)[4] chiamata "Giardino di Greco" (o "Greco Garden")[senza fonte].
Proseguì per diversi anni l'insegnamento a Napoli (1955-67) e poi di nuovo nella capitale dal 1967 al 1975,[4] dove incontrò il diciottenne artista curdo Aziz Fuad[senza fonte]; dopodiché ebbe dapprima la cattedra all'Accademia di Belle Arti a Monaco e più avanti lavorò a Salisburgo su interesse di Oskar Kokoschka.[4]
Visse per un periodo in Iran, dove fu apprezzato dall'alta dirigenza del Paese, che voleva servirsene per alcune opere.[4]
Il Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo e il Museo Puškin di Mosca gli dedicarono una sala di sculture e opere grafiche.[4] A Catania, il museo dedicatogli offriva una collezione di numerose litografie e acqueforti.
Fu un assiduo viaggiatore e viene attualmente considerato uno dei più grandi scultori del Novecento.[4]
È sepolto nel Cimitero di Sabaudia.
Musei che espongono opere dell'artista:
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