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singolo di Fabrizio De André del 1978 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Andrea/Volta la carta è il 26º singolo discografico di Fabrizio De André pubblicato nel 1978 come primo estratto dall'album in studio Rimini.
Andrea/Volta la carta singolo discografico | |
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Artista | Fabrizio De André |
Pubblicazione | 1978 1982 |
Durata | 9:13 |
Album di provenienza | Rimini |
Genere | Musica d'autore[1] Pop[1] |
Etichetta | Dischi Ricordi (Italia) Philips (Paesi Bassi) |
Produttore | Tony Mimms |
Registrazione | Studi Fonorama, Milano |
Formati | 7" |
Fabrizio De André - cronologia | |
«Questa canzone la dedichiamo a quelli che Platone chiamava, in modo addirittura poetico, i "figli della luna"; [in realtà per Platone gli uomini gay erano figli del Sole] quelle persone che noi continuiamo a chiamare gay oppure, per una strana forma di compiacimento, diversi, se non addirittura culi. Ecco, mi fa piacere cantare questa canzone, che per altro è stata scritta per loro una dozzina di anni fa, così a luci accese, anche a dimostrare che oggi, almeno in Europa, si può essere semplicemente se stessi senza più bisogno di vergognarsene.»
Andrea è diventato, negli anni, uno dei brani più fortemente antimilitaristi del cantautore ligure. Si tratta di una canzone sulle diversità (tema presente in innumerevoli brani di De André), che racconta la storia di un amore omosessuale durante la prima guerra mondiale, tra il contadino Andrea e un soldato dai riccioli neri partito per il fronte e morto in guerra. Il dolore della perdita spinge il povero Andrea a suicidarsi, gettandosi in un pozzo.[2]
«Il secchio gli disse signore il pozzo è profondo ... lui disse mi basta che sia più profondo di me»
Il brano affonda le sue radici in un filone di filastrocche di varie tradizioni italiane che accostano, verso dopo verso, concetti molto distanti tra loro (introdotti dalla frase «volta la carta»), ma spesso legati dalla rima, sfociando in quello che Bubola ha definito «un esempio di surrealismo popolare».[3] Tra le strofe c'è inoltre una citazione della canzone popolare Madamadorè.[4]
Il ritornello, che prende ispirazione contemporaneamente da una canzone popolare (Angiolina, bell'Angiolina) e dal neorealismo di Pane, amore e fantasia, racconta invece la storia di una ragazza di nome Angiolina, che inizialmente patisce delusioni d'amore a causa di un carabiniere, ma che infine riesce a trovare il suo uomo e sposarsi.[4]
Nell'album dal vivo, Fabrizio De André in concerto - Arrangiamenti PFM del 1979 il cantautore ha riproposto in live entrambi i brani del disco riarrangiati dalla PFM.[5]
Testi e musiche di Fabrizio De André e Massimo Bubola.[6]
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