Antônio de Castro Mayer
vescovo cattolico brasiliano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Antônio de Castro Mayer (Campinas, 20 giugno 1904 – Campos, 25 aprile 1991) è stato un vescovo cattolico brasiliano.
Antônio de Castro Mayer vescovo della Chiesa cattolica | |
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Antônio de Castro Mayer nel 1973 | |
Ipsa Conteret | |
Incarichi ricoperti |
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Nato | 20 giugno 1904 a Campinas |
Ordinato presbitero | 30 ottobre 1927 |
Nominato vescovo | 6 marzo 1948 da papa Pio XII |
Consacrato vescovo | 23 maggio 1949 dall'arcivescovo Carlo Chiarlo (poi cardinale) |
Deceduto | 25 aprile 1991 (86 anni) a Campos |
Firma | |
Già vescovo di Campos, fu il fondatore e il leader dell'Unione Sacerdotale di San Giovanni Maria Vianney.[1]
Monsignor de Castro Mayer inizialmente divenne famoso come vescovo a causa di diverse lettere pastorali da lui scritte nelle quali respingeva il progressismo e difendeva il dogma e la fede cattolica nella sua diocesi. Alcune delle sue opere divennero dei bestseller in Brasile e furono tradotte in diverse lingue.
Divenne celebre soprattutto perché nel 1969, con l'autorizzazione di papa Paolo VI, conservò l'uso della messa tridentina nella diocesi di Campos, non attuando la riforma liturgica e pubblicando diverse lettere pastorali nelle quali correggeva quelli che lui definiva errori dottrinali.
Quando nel 1981 si ritirò, il suo successore nella guida diocesi, monsignor Carlos Alberto Etchandy Gimeno Navarro, sospese tutti i sacerdoti tradizionalisti che poi sarebbero entrati nell'Unione Sacerdotale di San Giovanni Maria Vianney, diretta e assistita da monsignor de Castro Mayer. Successivamente il vescovo e la sua Unione Sacerdotale si associarono alla Fraternità sacerdotale San Pio X di Marcel Lefebvre. Monsignor de Castro Mayer partecipò come co-consacrante all'ordinazione di quattro vescovi tenutasi a Ecône nel 1988 senza mandato pontificio. Per questo incorse nella scomunica Latae sententiae. Alla sua morte, nella direzione dell'Unione Sacerdotale di San Giovanni Maria Vianney gli succedette padre Licínio Rangel.