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attentato terroristico palestinese in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'attentato di Fiumicino del 1985 fu un attacco terroristico perpetrato il 27 dicembre 1985 dal gruppo palestinese estremista facente capo ad Abu Nidal, che assaltò l'aeroporto di Roma-Fiumicino; contemporaneamente venne colpito anche quello di Vienna; i due attacchi ebbero luogo con una differenza di pochi minuti l'uno dall'altro alle 9:15 circa[1]. In totale i due attentati causarono 19 morti e 120 feriti: 13 morti e 76 feriti a Roma, tre morti e 44 feriti a Vienna; tre terroristi del commando che attaccò l'aeroporto di Roma furono uccisi e uno, ferito, venne catturato, mentre nel commando che attaccò l'aeroporto di Vienna si contarono un morto e due feriti presi prigionieri[2].
Strage di Fiumicino del 1985 attentato | |
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L'aeroporto di Fiumicino poco dopo l'attentato | |
Tipo | Strage |
Data | 27 dicembre 1985 8:15 |
Luogo | Aeroporto di Roma-Fiumicino, Fiumicino, Roma Italia Aeroporto di Vienna-Schwechat, Vienna, Austria |
Coordinate | 41°48′27″N 12°15′02.88″E |
Responsabili | 4 terroristi palestinesi legati a Abu Nidal |
Conseguenze | |
Morti | 19 (inclusi 4 terroristi) |
Feriti | 138 |
L'azione terroristica fu perpetrata da uomini armati che, dopo aver gettato bombe a mano, aprirono il fuoco con raffiche di mitra sui passeggeri in coda per il check-in dei bagagli presso gli sportelli della compagnia aerea nazionale israeliana El Al e dell'americana TWA, scegliendo le loro vittime in modo indiscriminato. Nell'attacco all'aeroporto di Fiumicino furono uccise 13 persone (tra cui il diplomatico statunitense Wes Wessels e il generale Donato Miranda Acosta, addetto militare del Messico in Italia) e 76 furono ferite. I terroristi che parteciparono alla strage di Fiumicino furono in totale quattro: tre di essi furono uccisi con un colpo alla testa[senza fonte] dagli agenti di sicurezza israeliani che lavoravano presso il terminal per conto della El Al e uno, il capo del commando Mohammed Sharam, fu catturato vivo dalla Polizia italiana[1][3].
L'attacco all'aeroporto di Vienna, con modalità simili a quello di Roma, causò tre vittime, un israeliano e due austriaci, tra i passeggeri, e 44 feriti. L'attacco coinvolse tre terroristi poi fuggiti su un'automobile rubata: uno di loro, Mongi Ben Aballah Saadaoui, venne ucciso durante l'inseguimento, gli altri due, Abdelaziz Merzaughi e Mongi Ben Ahmed Shaaouali, furono catturati alla fine dell'inseguimento[4].
La regia del duplice attentato è stata attribuita al capo politico estremista e terrorista palestinese Abu Nidal. Secondo quanto riferisce l'ammiraglio Fulvio Martini (all'epoca direttore del SISMI) nella sua autobiografia Nome in codice: Ulisse, i servizi italiani erano stati avvertiti fin dal 10 dicembre della possibilità di un attentato e poi, grazie alle informazioni ricevute dai servizi di un paese arabo amico, il 19 dicembre erano riusciti a restringere il periodo temporale in cui sarebbe avvenuto tra il 25 e il 31 dicembre e a individuare il bersaglio nell'aeroporto di Fiumicino.
Stando a quanto afferma l'ammiraglio, sia le forze di polizia italiane sia i servizi alleati furono avvertiti. Gli stessi israeliani, dopo questo avvertimento, fecero appostare diversi tiratori scelti in difesa della postazione della compagnia El Al. Furono poi questi tiratori tra i primi ad aprire il fuoco sugli attentatori. Tuttavia, sempre secondo Martini, qualcosa non funzionò nella gestione delle forze dell'ordine italiane e nonostante le informazioni ottenute con più di una settimana di anticipo l'azione dei terroristi non venne fermata in tempo.
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