Caffeicoltura a El Salvador
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La caffeicoltura a El Salvador ha alimentato l'economia del paese e modellato il corso della sua storia per più di un secolo. La produzione cominciò ad impennarsi rapidamente a partire all'incirca dalla metà del 1800, giungendo a fornire più del 50% dei ricavi dell'intero export alla fine degli anni 1970; ha toccato il suo picco nel 1980 con un fatturato di oltre 615 milioni di dollari[1].
A causa delle turbolenze politico-economiche prodotte da una persistente situazione di guerra civile, situazione verificatasi nei primi anni 1980, l'industria del caffè ha combattuto per recuperare interamente la sua tradizionale preminenza e nel 1985 è riuscita a guadagnare all'incirca 403 milioni di dollari[1].
I rendimenti del "caffè verde", una specialità salvadoregna, sono diminuiti in termini assoluti da 175.000 tonnellate nel 1979 a 141.000 nel 1986; una cifra corrispondente al 19% attribuibile direttamente ai minori investimenti provocati dalla guerriglia[2]. Dal 2.000 l'industria è stata fortemente influenzata dall'aumento della concorrenza di altri paesi sul mercato mondiale, i cui chicchi meno costosi hanno prodotto un sensibile calo dei prezzi.
A partire dal 2002 il commercio caffeicolo è responsabile solamente del 3,5% del prodotto nazionale lordo; più del 90% di Coffea viene coltivata in piantagioni ombreggiate e circa l'80% del patrimonio forestale nazionale è associato alla "coltura del caffè in ombra"[3] [4].