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Le chiese di Napoli sono circa un migliaio[2][3][4][5][6] e costituiscono un patrimonio ricco di storia artistica, architettonica, civile e spirituale, formatosi nell'arco di diciassette secoli. Napoli nel XVIII secolo era detta la città delle cinquecento cupole[7].
«La cosa che ci è sembrata più straordinaria, a Napoli, è il numero e la magnificenza delle sue chiese: posso dirvi, senza esagerare, che ciò oltrepassa l'immaginabile.»
Le prime chiese cristiane, a Napoli, risalgono a poco dopo l'editto di tolleranza costantiniano di Milano del 313.
In città si trovano differenti tipi di tracce paleocristiane: le più diffuse sono quelle i cui resti absidali, affreschi e quant'altro sono locati negli ipogei delle ben più recenti chiese barocche, oppure quelle in cui l'architettura paleocristiana si è fusa con le successive correnti architettoniche/artistiche (un mescolamento che ha dato vita a delle vere e proprie chiese "ibride"). Tuttavia, esempi di chiese paleocristiane pressoché integre sono riscontrabili in alcune catacombe.
Tra le più antiche chiese paleocristiane vi è la basilica di San Pietro ad Aram; l'edificio, seppur rifatto secondo altri stilemi possiede ancora marcate origini paleocristiane, come testimoniato soprattutto dai suoi grandi sotterranei che hanno conservato rigorosamente arte ed architettura paleocristiana. Molto simile al caso precedente è la chiesa di San Giorgio Maggiore che possiede al suo interno, un raro esempio di abside antica completa[8]. Infine vi è la basilica di San Giovanni Maggiore che conserva nell'abside i resti di un preesistente tempio pagano e che già a partire dal VI secolo, fu assieme a quella di San Giorgio Maggiore una dei maggiori luoghi di culto della città.[9]
Pochi frammenti sono rimasti delle chiese altomedievali e romaniche. Per quanto riguarda le chiese gotiche, ricordiamo la basilica di Santa Chiara che con il suo semplice interno tipicamente francescano e la sua navata lunga ben 130 metri (compreso il Coro), alta 46 e larga circa 20, costituisce la maggiore opera gotica cittadina: al suo interno vi sono vari monumenti sepolcrali di varie dinastie o famiglie nobiliari dell'epoca, oltre ad altri riferimenti artistici e/o architettonici. Altro punto di riferimento è la basilica di San Domenico Maggiore eretta secondo i classici canoni del gotico; venne rimaneggiata nel Rinascimento e durante il periodo barocco. Altro esempio gotico è San Pietro a Majella, la cui struttura ha conservato l'aspetto spoglio originario, ad eccezione del soffitto barocco. La basilica di San Lorenzo Maggiore rappresenta invece una pregevole mescolanza in stile gotico francese con quello francescano; anch'essa subì poi dei ritocchi barocchi.
Il Rinascimento si impose grazie alla presenza di Alfonso d'Aragona, che trasformò Napoli in una delle principali città rinascimentali del tempo[10]. In realtà i legami artistici e culturali con Firenze avevano già prodotto un parziale mutamento nel contesto architettonico della città; lo dimostra soprattutto la chiesa del Gesù Nuovo che con la sua classica facciata a punta di diamante, rispecchia i primi esempi e/o elementi rinascimentali della città. Altro esempio rilevante di questo periodo è Sant'Anna dei Lombardi che attraverso le sue grandi cappelle a pianta centrale fa intuire chiaramente come sia stata influenzata dalle analoghe costruzioni fiorentine. Con l'avvento del manierismo, infine, il Rinascimento a Napoli fu in piena caduta ma ciò nonostante, l'ultimo cinquantennio produsse la notevole chiesa rinascimentale di Santa Maria la Nova.
Le chiese monumentali di Napoli si presentano per lo più sotto una veste barocca. La loro pittura, soprattutto quella del XVII secolo, è stata influenzata direttamente o indirettamente da Caravaggio[11]; dal 1610 e nei decenni avvenire a Napoli si costruirono numerose chiese barocche, spesso ornate con ricche decorazioni marmoree o a stucco (confrontabili con gli interni berniniani). Ma i risultati più notevoli si ebbero tuttavia nel XVIII secolo, con Ferdinando Sanfelice. La certosa di San Martino, tra i maggiori complessi monumentali e religiosi di Napoli, costituisce in assoluto uno dei maggiori esempi di questa corrente. Un altro importante esempio barocco della città e non, è la reale cappella del Tesoro di san Gennaro della cattedrale di Napoli: uno dei gioielli universali dell'arte, ricca di marmi, affreschi, dipinti e altre opere d'arte dei migliori artisti dell'epoca è sicuramente uno dei monumenti più importanti del barocco napoletano seicentesco, per l'insieme di decorazioni che videro la partecipazione di artisti di eccezionale levatura ed essenzialmente di scuola emiliana (per quanto riguarda la pittura) e napoletana (per sculture, decorazioni ed architettura).
Tra le più "recenti" chiese monumentali della città vi sono quelle partorite dal neoclassicismo; esse possono dividersi in due categorie distinte, ovvero: nella prima appartengono le chiese che sono ancora vicine al tardo barocco, conservando ancora un'impronta tipica di quest'ultimo periodo, mentre nella seconda tipologia appartengono le chiese caratterizzate da interni e/o da facciate severe, che preludono al neoclassico puro. Il maggior esempio di questo periodo, nonché la più importante chiesa neoclassica italiana, è la basilica di San Francesco di Paola[12] realizzata da Pietro Bianchi, il quale mostrò nella realizzazione della nuova chiesa grandi qualità ingegneristiche, attestate dalla solidità dell'opera e dall'intelligenza delle soluzioni tecniche[13].
Le seguenti architetture religiose (la certosa, le basiliche e le chiese "maggiori") sono tutte situate nel centro storico ad eccezione della basilica di Santa Maria della Neve di Ponticelli e della chiesa di San Giuseppe Maggiore dei Falegnami (Poggioreale).
Così come altre chiese della città, anche molte basiliche e chiese maggiori rappresentano il cuore di un ben più vasto disegno monumentale.
In particolare, sono descritti anche dei complessi religiosi privi di chiese o cappelle: sia quelli che meritano una descrizione specifica poiché, pur rappresentando interessanti strutture monumentali, risultano poco conosciuti; sia quelli propriamente "orfani" di luoghi di preghiera, ma, che ad ogni modo, rappresentano anch'essi importanti testimonianze del costruito storico-religioso di Napoli. Inoltre, costituiscono una voce a sé, anche quelle strutture religiose che hanno spiccate differenze storiche, dalle chiese ivi annesse.
L'attribuzione del titolo di basilica è basata su dati forniti dall'arcidiocesi di Napoli.
Il toponimo "maggiore" di molti edifici di culto sopracitati, non fa riferimento a nessun titolo concesso dalle autorità ecclesiastiche, ma approssimativamente:
Tuttavia, vi sono anche varie basiliche riconosciute dall'arcidiocesi che, oltre al principale titolo onorifico di basilica, si servono anche di questo superlativo: come nel caso della basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore. Ad ogni modo, col termine "maggiore" non necessariamente si indica una condizione oggettiva dell'edificio rispetto ad altri "minori", i cui questi ultimi, in diversi casi, raggiungono una rilevanza storico-artistica-culturale ben più ampia di chiese o basiliche maggiori (vedasi i casi di Sant'Anna dei Lombardi, di Sant'Angelo a Nilo, di Santa Caterina a Formiello eccetera).
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