Citro
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Con il termine citro, nell'area tarantina viene indicata una sorgente d'acqua dolce che sbocca dalla crosta sottomarina.
Il vocabolo "citro" vien fatto comunemente derivare dal greco χύτρος (chýtros), cioè "pentola". Il collegamento con il significato di questo termine greco, che sta comunque a testimoniare l'influsso della lingua degli antichi colonizzatori spartani sul dialetto tarantino, è visto dalla fantasia popolare nella particolare struttura del citro: infatti la bocca della sorgente si apre sul fondale marino e il fiotto d'acqua dolce che ne scaturisce risale verso l'alto ribollendo per la spinta della pressione, un po' come succede all'acqua in una pentola messa a scaldarsi sul fuoco; in superficie poi il flusso ascendente va a formare un'area liquida di forma più o meno tondeggiante distinta dalle acque marine che la circondano.[1]
Suggestiva ma poco esplorata è invece l'etimologia che vorrebbe collegare i citri tarantini con le sorgenti d'acqua calda delle Termopili, dette appunto οἱ Χύτροι, "i Chitri". In entrambi i casi la radice del termine greco χύτρος è il verbo χέω, "verso, spargo, faccio scorrere", che rimanda chiaramente alla funzione propria dei citri.