Comportamento deimatico
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Negli animali, con le espressioni comportamento deimatico o esibizione di minaccia[1] si indica qualsiasi schema di comportamento, come l'esibire improvvisamente vistosi ocelli, per intimidire o distrarre momentaneamente un predatore, dando così all'animale preda un'opportunità di fuggire.[2][3] Il termine deimatico o dimantico trae origine dal greco δειματόω (deimatόo), che significa "spaventare".[4][5]
L'esibizione deimatica si verifica in gruppi di animali ampiamente distinti, incluse falene, farfalle, mantidi e fasmidi tra gli insetti. Nei cefalopodi, diverse specie di polpi,[6] calamari, seppie e l'argonauta sono deimatici.
Le esibizioni sono classificate come deimatiche o aposematiche in base alle risposte degli animali che le vedono. Dove i predatori sono inizialmente spaventati ma imparano a mangiare la preda che si esibisce, l'esibizione è classificata come deimatica, e la preda sta bluffando; dove essi continuano ad evitare la preda dopo averla assaggiata, l'esibizione è considerata come aposematica, che significa che la preda è di sapore relativamente disgustoso. Tuttavia, queste categorie non sono interamente mutuamente esclusive. È possibile che un comportamento sia tanto deimatico quanto aposematico, se spaventa un predatore e al tempo stesso indica la presenza di adattamenti antipredatori.
I vertebrati, incluse parecchie specie di rana, fanno esibizioni di avvertimento; alcune di queste specie hanno ghiandole velenose. Tra i mammiferi, le esibizioni deimatiche si trovano in specie con forti difese, come le moffette puzzolenti e i porcospini spinosi. Tali esibizioni spesso si combinano con la colorazione di avvertimento. Perciò queste esibizioni sia nelle rane che nei mammiferi sono almeno in parte aposematiche.